SVILUPPI DELLA CURA PASTORALE DELLE VOCAZIONI NELLE CHIESE PARTICOLARI

ESPERIENZE DEL PASSATO E PROGRAMMI PER L'AVVENIRE

 

Il Santo Padre, dopo aver preso visione del Documento Conclusivo, ha benevolmente voluto esprimere il Suo compiacimento, di cui si è reso interprete l'E.mo Sig. Cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato., con lettera N. 84.906, in data 29 marzo 1982:

«Il Sommo Pontefice mi ha incaricato di rendermi interprete del Suo grato compiacimento per tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita del Congresso, e del Suo fervido auspicio che le indica­zioni e le proposte contenute nel documento conclusivo siano fatte oggetto di attenta riflessione e di oculata applicazione, in modo che ne derivino, per tutta la Chiesa, un effettivo incremento ed una maggiore efficacia nella pastorale per le Vocazioni. A conferma di questi voti il Santo Padre invoca su tutti coloro che si occupano dei problemi vocazionali, i desiderati favori celesti e di gran cuore imparte loro una speciale Benedizione Apostolica, pegno anche della Sua benevolenza».

Nel presentare il testo del Documento Conclusivo agli Ecc.mi Ve­scovi e agli altri Responsabili della Vita Consacrata, le SS. Congrega­zioni per le Chiese Orientali, per i Religiosi e gli Istituti Secolari, per l'Evangelizzazione dei Popoli, per l'Educazione Cattolica uniscono i propri sentimenti a quelli del Santo Padre, e sentono il dovere di manifestare la loro profonda gratitudine al Santo Padre stesso, che ha ispirato i lavori del Congresso Internazionale; a tutti gli Ecc.mi Vescovi che hanno portato il prezioso contributo dei loro Programmi o Piani di Azione; ai singoli Congressisti che hanno arricchito il Congresso con la loro saggezza e competenza; alla Commissione Post-Congresso, che ha sviluppato e perfezionato le «proposizioni finali» in base ai suggerimenti proposti dai Congressisti durante e dopo il Congresso.

Coloro che faranno oggetto di attenta riflessione questo Documento Conclusivo potranno avere la certezza che esso è frutto di una colla­borazione offerta da ogni parte della Chiesa. Nel sentirsi membra vive di questa grande comunità, unita nella preghiera e nell'azione, i Respon­sabili della Vita Consacrata troveranno nuovo coraggio e nuova fidu­cia per compiere tutto il loro dovere, con l'aiuto di Dio.

Roma, 2 maggio 1982.

XIX Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni.


NOTA INFORMATIVA

Marzo 1976: l'Assemblea Plenaria dei Cardinali e Vescovi membri della S. Congregazione per l'Educazione Cattolica propose di tenere un altro Congresso Internazionale di Responsabili delle vocazioni ecclesiastiche. Un precedente Congresso Internazionale si era svolto nel 1973.

La S. Congregazione per l'Educazione Cattolica prese accordi con le SS. Congregazioni per le Chiese Orientali, per i Religiosi e gli Istituti Se­colari, per l'Evangelizzazione dei Popoli, al fine di procedere insieme nella preparazione.

I Sommi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II incoraggiarono il pro­getto e approvarono il tema generale.

Gennaio-febbraio 1978: fu comunicato invito ai Vescovi, affinché voles­sero redigere e trasmettere a Roma i propri Programmi o Piani di Azione diocesani per tutte le vocazioni consacrate. Lo straordinario contributo of­ferto da oltre 700 Diocesi formò la base del «Documento di Lavoro» del Congresso.

Aprile 1979: fu rivolta preghiera ai Presidenti delle Conferenze Episco­pali, affinché presentassero i nomi di Vescovi, Direttori Nazionali e altri Responsabili, delegati a partecipare al Congresso. Le SS. Congregazioni per le Chiese Orientali, per i Religiosi e gli Istituti Secolari, per l'Evangelizzazione dei Popoli presentarono i Delegati di propria competenza. I partecipanti furono oltre 250.

10 maggio 1981: il Santo Padre Giovanni Paolo II inaugurò il Congresso, presiedendo la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana.

11-15 maggio: il Congresso si svolse nell'Aula nuova del Sinodo dei Ve­scovi, messa a disposizione dal Santo Padre. Ogni mattina si tennero As­semblee Plenarie, poi i lavori proseguivano in cinque Gruppi Linguistici, i quali affidarono ad una Commissione l'incarico di redigere alcune Pro­posizioni Finali.

16 maggio: le Proposizioni Finali furono esaminate e approvate dall'Assemblea, che suggerì anche vari emendamenti. Una speciale Commissione, eletta dal Congresso, integrò e perfezionò le Proposizioni Finali. Un testo provvisorio di Documento Finale fu inviato a tutti i Congressisti, affinché esprimessero le loro osservazioni. Di esse tenne conto la Commissione nel redigere il Documento Conclusivo in forma definitiva.


NOTA REDAZIONALE

Destinatari. Il Congresso ha avuto come punto di partenza e fondamento i Piani di Azione diocesani dei Vescovi. Quindi il Documento Conclusivo si rivolge in primo luogo ai Vescovi. I Piani di Azione erano stati elaborati in collaborazione con i Superiori Religiosi e altri Responsabili della vita consacrata. Anche ad essi si rivolge il Documento.

Fonti. Fonte del Documento Conclusivo sono le Proposizioni Finali del Congresso. La Commissione ha pure tenuto presenti: le Relazioni svolte in Assemblea; i venti verbali dei Gruppi Linguistici; gli interventi dei Con­gressisti durante e dopo il Congresso.

Limiti. Il Documento Conclusivo resta fedele al tema generale del Con­gresso. Quindi:

A) Quando parla di «vocazioni ai ministeri ordinati e ad altre forme di vita consacrata», oppure di «vocazioni consacrate», o semplicemente di «vocazioni», se il contesto lo consente, vuole comprendere le vocazioni:

- ai ministeri ordinati: presbiterato e diaconato; anche suddiaconato e Ordini inferiori secondo le leggi vigenti nelle singole Chiese Orientali;

- alla vita religiosa in tutte le sue forme: contemplativa e apostolica, monastica di tradizione orientale e occidentale, clericale e laicale, maschile e femminile;

- agli Istituti Secolari nella varietà delle loro funzioni e dei loro soci: laici uomini e donne; presbiteri e diaconi;

- alla vita missionaria nel senso preciso di missione «ad gentes».

Il testo non ripete ogni volta questo elenco e suppone come cosa nota che ogni vocazione consacrata può essere vissuta in condizioni diverse. Il presbitero e il diacono possono essere diocesani, religiosi, missionari, mem­bri di Istituti Secolari. Il religioso può essere presbitero, diacono, missio­nario, fratello laico. Il missionario può essere presbitero, diacono, religioso, religiosa, consacrato secolare, laico.

B) Il Documento Conclusivo prende in considerazione solo alcuni aspetti dell'azione pastorale che si svolge nelle Chiese particolari. Pertanto, non può trattare la complessa materia relativa ai problemi delle vocazioni: teologia, sociologia, psicologia, ma deve limitarsi a brevi cenni. Neppure può trat­tare le questioni circa la formazione degli aspiranti, che si svolge negli ap­positi Istituti: Seminari, Noviziati, Facoltà Ecclesiastiche.

Adattamenti. Il Documento Conclusivo si esprime per lo più in termini generali e non può riflettere ogni volta le varie differenze di ambienti e di persone. Precisamente:

A) Il Documento parla di Chiese particolari o locali in genere (i termini «particolari» e «locali» vengono usati come sinonimi, sebbene talvolta as­sumano significati diversi ed in certe lingue sia preferito l'uso dell'uno o dell'altro) e non può soffermarsi sulle diversità che esistono tra esse e che risultano evidenti nei Piani di Azione dei Vescovi: Chiese di antica o re­cente fondazione; Chiese con popolazioni concentrate in aree urbane e in­dustrializzate, oppure disperse in zone rurali sempre più abbandonate; Chiese con numerosa popolazione cattolica o minoranze radicate in propri terri­tori di origine o sparse in Paesi di emigrazione.

B) Il Congresso fu preparato e celebrato in profonda armonia tra Rap­presentanti di Chiese appartenenti ad ogni parte del mondo. Il Documento si rivolge a tutte queste Chiese, anche quando non vi sono diretti riferimenti.

C) Il Documento parla sovente di giovani. Nel termine sono compresi, secondo il contesto, anche ragazzi e adolescenti.

D) Il Documento parla, a suo luogo, di vocazioni di adulti, ma queste vocazioni si, intendono presenti anche quando il testo non vi fa esplicito riferimento.

Il Lettore vorrà quindi adattare il Documento alle diverse situazioni di ambienti e di persone che maggiormente lo interessano e che appartengono alla sfera della sua competenza.


DOCUMENTO CONCLUSIVO

Intenzioni del Congresso
Il Congresso Internazionale, nel presentare queste Conclusioni ai Vescovi e agli altri Responsabili delle vocazioni:

È cosciente della gravità del suo compito, affermata dal Santo Pa­dre nel giorno della inaugurazione: «Il problema delle vocazioni sa­cerdotali - e anche di quelle religiose maschili e femminili - è, e lo dirò apertamente, il problema fondamentale della Chiesa». (1)

Ringrazia i Vescovi di ogni parte del mondo, che hanno orien­tato il lavoro del Congresso mediante lo straordinario patrimonio di idee e di esperienze, contenute nei Piani di Azione diocesiani. (2)

Si propone di concentrare l'attenzione sulla cura delle vocazioni nelle Chiese particolari o locali, «nelle quali è presente e agisce la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica». (3)

Sente il dovere di prendere in considerazione tutte le vocazioni consacrate, che lo Spirito Santo continuamente dona alla Chiesa: (4) vocazioni ai ministeri ordinati del presbiterato e diaconato; ai cari­smi degli Ordini e Congregazioni Religiose e degli Istituti Secolari; alla vita missionaria. (5)

Dichiara di avere lavorato in spirito di fraternità e servizio evan­gelico, nella fiducia di potere offrire qualche aiuto alle Chiese particolari, soprattutto a quelle che si trovano in maggiore difficoltà. (6) Il Congresso tuttavia conosce le differenze esistenti tra l'una e l'altra Chiesa locale, le quali non consentono di formulare suggerimenti applicabili ovunque.

Sottolinea alcuni punti più rilevanti che hanno formato oggetto di approfondita riflessione: necessità di una forte e costante ispira­zione di fede; ruolo primordiale della preghiera; situazione nuova della gioventù nella Chiesa e nel mondo; missione della Chiesa par­ticolare, dove ognuno deve svolgere il suo servizio, sotto la respon­sabilità primaria del Vescovo.

Esprime riconoscenza al Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale, dopo aver incoraggiato la preparazione del Congresso, ha voluto inau­gurarlo, presiedendo l'Assemblea Eucaristica nella Basilica Vaticana.

Rinnova la sua fede profonda in «Colui che opera tutto in tutti»(7) e con questa fede, nonostante le difficoltà, guarda con rin­novata fiducia alle cose del presente e dell'avvenire «in nomine Do­mini».

INTRODUZIONE
LA SFIDA DEL 2000

2. Rispondere alla sfida di un mondo nuovo
La fede assicura che il Signore Gesù, mediante il suo Spirito, non mancherà mai di chiamare al suo seguito uomini e donne, come ser­vitori e testimoni totalmente consacrati alla causa del Vangelo. Que­sta chiamata è connessa con il mistero di salvezza, che continuamente opera nel mondo: «Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità».(8) Ma «come potranno sentirne parlare senza che uno lo annunzi ? E come lo an­nunzieranno, senza essere prima inviati?».(9)

Oggi la risposta alla chiamata diventa tanto più urgente, in quanto la Chiesa, «sacramento universale di salvezza»,(10) deve rispondere alla sfida di un mondo nuovo. Questo mondo vuole recare agli uomini più benessere, libertà, felicità. Assicura un dominio più vasto sulla materia e sulle forze della natura. Permette comunicazioni universali estremamente rapide. È pieno di promesse e di speranze. Ma è anche così orgoglioso da presumere di potersi costruire da solo, senza Dio.(11)

È un mondo pieno di possibilità e di realizzazioni, ma che allo stesso tempo sperimenta insicurezze e squilibri profondi. Malgrado le sue ricchezze, un numero grande di uomini continua ad essere tormentato da miseria e da fame. Malgrado i suoi progetti di liberazione, l'ingiustizia, l'oppressione, la violenza continuano a regnare in molte parti della terra.

3. Piccolo gregge: grande missione
La Chiesa, piccolo gregge nel cuore di questo mondo, attraversa con esso il deserto.(12) Ne sperimenta i cambiamenti, ne condivide le angosce. È comprensibile che le crisi profonde del mondo abbiano creato difficoltà in certe istituzioni ecclesiastiche e in persone consacrate.
In questa situazione la Chiesa si pone come segno di speranza, perché «siamo anche noi, in certo modo, nel tempo di un nuovo Avvento, che è tempo di attesa».(13) La Chiesa è sicura che «il deserto fiorirà».(14) Essa «crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla suprema sua vocazione... Crede ugualmente di trovare nel suo Si­gnore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana».(15)
La Chiesa accetta le sfide del nostro tempo. Essa annuncia al mondo la Buona Novella che risponde alle inquietudini e angosce dell'uomo d'oggi. Tutte le vie della Chiesa conducono all'uomo.(16) E la parola della Chiesa sarà tanto più credibile, quanto più essa avrà coscienza di essere redenta da Cristo e associata alla sua missione universale di salvezza.
Nel vedere la Chiesa che vive in pienezza la sua missione nel mondo, molti uomini e donne, specialmente i giovani, sentiranno la chiamata ad impegnarsi nel ministero sacro e nelle diverse forme di vita consacrata.
Questa rinnovata disponibilità per la vita totalmente consacrata a Dio e alla Chiesa già si manifesta come una realtà in varie parti del mondo. Il Congresso ne prende atto con gioia ed esprime gratitudine allo Spirito, «che provvede la Chiesa di diversi doni gerarchici e carismatici, coi quali la dirige e la abbellisce dei suoi frutti».(17)

4. La Chiesa e il mondo della gioventù
È opinione diffusa che molti giovani sono aperti alla persona di Cristo, ma non alla Chiesa e alle sue istituzioni. Questo fatto ci in­terpella. Quale immagine della Chiesa offriamo alla gioventù? Quale Chiesa essa rifiuta? E perché?
È certamente un problema di fede, ma anche di credibilità. I gio­vani non credono, perché non trovano segni e testimonianze con­vincenti che possano stimolarli ad impegnarsi con la Chiesa. Anzi, certe incoerenze tra fede e vita, manifestate da persone e istituzioni, creano ostacoli ancora maggiori. Non è facile ai giovani concepire una Chiesa «che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione».(18) E talvolta le persone e le istituzioni hanno difficoltà a capire le inquietudini, le critiche, le aspi­razioni dei giovani d'oggi.
La Chiesa esprime fiducia nei giovani e crede che essi l'aiuteranno a rivelare il suo vero volto al mondo. La risposta dei giovani sarà più generosa, se essi si sentiranno membri responsabili della Chiesa, anzi membri privilegiati, e se la Chiesa li chiamerà ad impegnarsi maggiormente nella costruzione di una civiltà dell'amore.(19)
Gli educatori devono riconoscere i valori che molti giovani sen­tono e vivono: giovani pronti all'amicizia, disponibili a servire, aperti a una seria esperienza religiosa, aperti soprattutto a Cristo; giovani che vogliono essere autentici e responsabili. Su questi valori si fonda una pedagogia costruttiva.
Se presentiamo ai giovani il vero volto della Chiesa, la sua mis­sione nel mondo, che è servizio di comunione, partecipazione, salvezza, vita, essi troveranno aiuto per aderire e impegnarsi. Se li guidiamo a scoprire, nella amicizia di Gesù per essi il filo conduttore della loro esistenza, essi saranno fedeli all'amicizia per Lui, pronti a lasciarsi chiamare anche ad una vita consacrata totalmente a suo servizio.(20)
Molti giovani sono lontani dalla Chiesa ed è difficile raggiungerli. Questo fatto sottolinea l'importanza di impegnare i giovani stessi, affinché siano i primi evangelizzatori di altri giovani.(21) Queste affer­mazioni ovviamente si applicano ad un ampio arco di età.

5. Vocazione della Chiesa e pastorale delle vocazioni
La pastorale delle vocazioni nasce dal mistero della Chiesa e si pone a servizio di essa. Pertanto, questa pastorale, mentre rinnova la sua fede nella missione redentrice di Cristo mediante la Chiesa, si propone di servire la Chiesa, affinché i «doni gerarchici e carismatici», che Dio continua ad elargire al suo Popolo, trovino ovunque generosa accoglienza, nonostante le difficoltà che possono sorgere nei chiamati e quelle che derivano dalle condizioni generali del mondo moderno.
Il Congresso è convinto che la pastorale delle vocazioni deve con­tinuamente rinnovarsi, accogliendo le ispirazioni che nascono dalla fede e i «segni» che vengono dall'uomo, per prestare un servizio fedele di mediazione tra Dio che chiama e coloro che sono chia­mati.(22)

PARTE PRIMA
FORTE E COSTANTE ISPIRAZIONE DI FEDE

Il Congresso ritiene di dover porre in evidenza al­cuni temi dottrinali,
perché siano approfonditi e di­vulgati nelle Chiese particolari.
Questi temi sono presenti in numerosi Piani di Azione.

6. Anima dell'apostolato e fondamento delle motivazioni
La forte e costante ispirazione di fede, unita alla preghiera, co­stituisce l'anima dell'apostolato di chi opera nella pastorale delle vo­cazioni. Questa ispirazione di fede costituisce anche il solido fondamento delle motivazioni in coloro che accolgono la divina chia­mata. Ma il dovere di promuovere le vocazioni appartiene a tutta la comunità cristiana. Di conseguenza tutta la comunità deve pos­sedere questa forte e costante ispirazione di fede.(23)

Si richiama l'attenzione su alcuni temi fondamentali:

- Dal mistero di Dio al mistero della Chiesa.
- Tutta la Chiesa continua la missione di Cristo nello Spirito.
- I ministeri ordinati nella vita della Chiesa.
- La consacrazione religiosa nella vita della Chiesa.
- La consacrazione secolare nella vita della Chiesa.
- La vocazione missionaria nella vita della Chiesa.
- La Chiesa: madre di vocazioni.
- La Chiesa: in stato di preghiera e sempre in via di conversione.
- La Chiesa particolare: in stato di vocazione e di missione.
- Il mistero di Dio e della Chiesa nella coscienza e nella vita dei chiamati e della comunità.
- Maria SS.ma: mediatrice di vocazioni e modello di ogni chia­mato.

7. Dal mistero di Dio al mistero della Chiesa
Per comprendere e apprezzare la vocazione cristiana e le voca­zioni alla vita consacrata, occorre considerare queste vocazioni alla luce del mistero della Chiesa. E per penetrare nel mistero della Chiesa, per quanto è consentito alle limitate forze umane sostenute dalla Grazia, è necessario risalire al mistero di Dio.
È esattamente la via indicata dal Vangelo, quando ci invita a ele­vare la mente al Padre che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito... perché il mondo si salvi per mezzo di lui».(24) È dunque il Padre che per libero disegno di amore prende l'iniziativa. È il Padre che chiama e invia. Chiama il suo antico popolo ed invia i suoi profeti, perché quel popolo impari a conoscerlo, amarlo, ser­virlo. Così viene prefigurata e preparata nel secoli la Chiesa, nuovo Popolo di Dio.
È il Signore Gesù, il Salvatore, Figlio di Dio, che nella pienezza dei tempi, mediante il suo sacrificio, porta a compimento il disegno del Padre. Gesù costituisce la sua Chiesa, la comunità universale dei chiamati, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato»,(25) Regno di Dio già presente sulla terra, aperto a tutte le genti, sino alla fine del mondo.(26)
Dopo che Gesù ebbe compiuto la sua missione, è lo Spirito del Signore che continuamente edifica, santifica e guida la Chiesa nella sua missione di salvezza universale. È lo Spirito che continuamente arricchisce la Chiesa con i suoi doni, perché «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune».(27)
Ogni vocazione, quindi, si ricollega al disegno del Padre, alla mis­sione del Figlio, all'opera dello Spirito. Ogni vocazione si illumina e si fortifica alla luce del mistero della Chiesa e del mistero di Dio.(28)

8. Tutta la Chiesa continua la missione di Cristo nello Spirito
Tutta la Chiesa è chiamata nel mondo per continuare la missione di Gesù con la forza dello Spirito: il Popolo di Dio, «costituito da Cristo in una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui preso per essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, è inviato a tutto il mondo».(29)

Tutta la Chiesa è costituita in stato di vocazione e di missione, e quindi ogni membro della Chiesa, ciascuno per la sua parte, è co­stituito in stato di vocazione e di missione. Ognuno, in forza del sacerdozio comune del Popolo di Dio, coopera alla missione della Chiesa, con la professione della fede, con l'evangelizzazione, con la partecipazione all'Eucaristia e agli altri Sacramenti, con la preghiera, con la testimonianza della vita, con la carità operosa e le varie forme di apostolato.(30)

Con questa universale chiamata a svolgere la missione del sacer­dozio comune si ricollega la chiamata universale della santità nella sequela del Signore Gesù, modello e maestro di tutta la vita cri­stiana.(31)

9. I ministeri ordinati nella vita della Chiesa
Il Signore Gesù, nel fondare la Sua Chiesa, volle istituire in essa vari ministeri a servizio della comunità: «È Lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo».(32) Egli, Pastore eterno, ha chia­mato gli Apostoli e li ha inviati nel mondo come il Padre aveva in­viato lui, e ha voluto che i Vescovi, successori degli Apostoli, fossero i Pastori della Chiesa sino alla fine dei tempi, quali maestri della fede, sacerdoti del culto divino, ministri del governo spirituale.(33) E quindi: «Le Chiese dagli Apostoli, gli Apostoli da Cristo, Cristo da Dio».(34)
Ai Vescovi è affidato il ministero della chiamata nei riguardi di coloro che aspirano agli Ordini sacri, per divenire loro cooperatori nell'ufficio apostolico.(35) La vocazione ai ministeri ordinati è quindi un appello - mediante il Vescovo - a consacrare la vita all'annuncio della Parola di Dio, alla celebrazione della Liturgia, al servizio della comunità.
In particolare, il sacerdozio ministeriale, istituito dal Signore Gesù con le parole stesse con cui istituì l'Eucaristia, ha rapporti profondi con l'Eucaristia e, mediante essa, con tutto il Popolo di Dio, nel quale l'Eucaristia è segno di unità e vincolo di carità.(36) Il sacerdozio ministeriale è «dono per la comunità e proviene da Cristo stesso, dalla pienezza del suo sacerdozio».(37)
Questo la comunità deve comprendere nella luce della fede. In questa luce deve apprezzare sempre più il dono fondamentale e in­sostituibile del sacerdozio ministeriale.

10. La consacrazione religiosa nella vita della Chiesa
Anche la consacrazione religiosa, mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, fondati sull'esempio e sull'insegna­mento del Signore Gesù, è un dono che Egli ha offerto alla sua Chiesa e che la Chiesa, con il suo aiuto, sempre conserva. La vita religiosa è cresciuta nei secoli con una straordinaria ricchezza di carismi dello Spirito e continua a manifestarsi in varie forme «che si sviluppano sia per il profitto dei loro membri, sia per il bene di tutto il corpo di Cristo».(38) Molte vie si aprono alla generosità dei chiamati.
Chi segue questa vocazione è pronto a donarsi totalmente a Dio sommamente amato, «così da essere con nuovo e speciale titolo de­stinato all'amore di Lui», ed allo stesso tempo, con carità senza li­miti, «si unisce in modo speciale alla Chiesa e al suo mistero», per consacrare ad essa tutta la vita.(39) La vocazione religiosa diventa così rivelatrice di una realtà fondamentale: che essere cristiani è essere membri di una comunità consacrata a servizio degli altri.
La vita religiosa, nella sua essenza e nella varietà delle sue forme, deve essere compresa ed apprezzata sempre più dai Pastori e dalle comunità credenti. Deve essere meglio compresa e sostenuta anche la missione dei religiosi Fratelli e delle Suore, che oggi affronta nuovi e gravi problemi. In particolare, le vocazioni femminili sentono le difficoltà derivanti dalle mutate condizioni della donna nella società moderna. In molte giovani sorgono conflitti e incertezze quanto al modo in cui possono servire meglio la Chiesa.
Ma sono problemi comuni a tutti gli aspiranti. Gli Istituti Reli­giosi sanno che le nuove vocazioni esigono comunità rinnovate, si­cure della loro identità, liete di esprimere il proprio carisma «con rinnovato vigore e freschezza» a servizio di Dio, della Chiesa, dell'umanità.(40)

11. La consacrazione secolare nella vita della Chiesa
Gli Istituti Secolari(41) richiedono una vera e completa professione dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, riconosciuta dalla Chiesa. Questa professione conferisce una speciale consacrazione a laici - uomini e donne - e a ministri ordinati, che vivono, secondo la propria condizione, nella vita ordinaria di questo mondo. Essi sono chiamati a donarsi totalmente a Dio in perfetta carità.(42)
Gli Istituti Secolari e i loro membri hanno una particolare fisionomia, che è quella «secolare», per essere in grado di compiere, ef­ficacemente e dovunque, la missione apostolica, per la quale essi sono sorti. «Essere nel mondo, cioè essere impegnati nei valori secolari, è il loro modo di essere Chiesa e di renderla presente, di salvarsi e di rendere presente la salvezza».(43)
Essi sono segno della realtà futura, vivendo radicalmente il Van­gelo nelle comuni condizioni di vita e assumendo le realtà temporali per santificarle e trasformarle: per «cambiare il mondo dal di dentro».(44)

12. La vocazione missionaria nella vita della Chiesa
La vocazione missionaria ha il suo fondamento nella missione stessa della Chiesa, che per sua intima natura è missionaria. La Chiesa trae origine e ragione di esistere dalla missione del Signore Gesù e dalla missione dello Spirito Santo, inviati ad attuare il disegno di­vino di salvezza universale, concepito dall'amore infinito del Padre. Per questo Gesù ha detto: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni...»;(45) e: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».(46)
Pertanto, tutta la Chiesa è missionaria e ogni vocazione nella Chiesa è missionaria. Ogni vocazione è segnata, fin dal momento dell'«invio», per una missione da compiere. Si è chiamati per essere inviati: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi».(47) E «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune».(48)
La vocazione missionaria «ad gentes» è una vocazione partico­larmente consacrata alla fondazione e alla crescita delle nuove co­munità credenti. La Chiesa, in forza del mandato del Signore Gesù, continua ad inviare senza interruzione i suoi «missionari», affinché siano costituite nuove Chiese, che a loro volta proseguiranno l'opera della evangelizzazione.(49) I missionari sono chiamati e inviati da Chiesa a Chiesa. Questo consente di attuare un arricchimento re­ciproco tra le Chiese e anche di «liberare», con la forza dello Spi­rito, energie crescenti di donazione apostolica. La vocazione missionaria è dunque essenziale per la vita e l'avvenire della Chiesa.(50) Le comunità credenti devono prenderne coscienza sempre più pro­fondamente.

13. La Chiesa: madre di vocazioni
La Chiesa, chiamata da Dio, costituita nel mondo come comu­nità di chiamati, è a sua volta strumento della chiamata di Dio. La Chiesa è appello vivente, per volontà del Padre, per i meriti del Si­gnore Gesù, per la forza dello Spirito Santo.
Questa verità di ordine teologico deve continuamente farsi realtà nell'ordine esistenziale. Tutti, nella Chiesa, hanno ricevuto una vo­cazione. Tutti, ora, in comunione tra loro e con i Vescovi, in co­munione con il Sommo Pastore della Chiesa, devono avere chiara coscienza di essere una comunità di chiamati. Devono scoprire il va­lore del proprio dono, nella luce del mistero di Dio e della Chiesa.
La comunità, che prende coscienza di essere chiamata, allo stesso tempo prende coscienza che deve continuamente chiamare. Così in essa continua a manifestarsi il mistero del Padre che chiama, del Fi­glio che invia, dello Spirito che consacra.
Attraverso l'annuncio del Vangelo, la celebrazione della Eucari­stia e degli altri Sacramenti, la preghiera e il servizio della carità, che costituiscono la sua testimonianza di vita,(51) essa manifesta la sua ma­ternità feconda. «La vita genera la vita».(52)

14. La Chiesa: in stato di preghiera e sempre in via di conversione
La prima comunità cristiana attendeva in preghiera il giorno della Pentecoste: «Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui».(53) Ciò che avvenne allora deve avvenire sempre.
Il Signore Gesù pregò prima di scegliere gli Apostoli.(54) Pregò per essi e per coloro che avrebbero ascoltato la loro parola.(55) Insegnò a pregare, affinché venga il Regno di Dio e sia fatta la sua volontà.(56) Il comando di «pregare il padrone della messe che mandi operai nella messe»(57) si comprende in tutto il suo valore alla luce dell'esempio e dell'insegnamento del Signore.
La preghiera è valore primario ed essenziale in ciò che riguarda la vocazione. Come dono di Dio, liberamente offerto all'uomo, la vocazione si colloca per sua natura sul piano del mistero. La pre­ghiera, fatta nel nome del Signore Gesù, è preghiera dello Spirito che abita in noi,(58) ed è esaudita dal Padre, perché corrisponde alle esigenze fondamentali della Chiesa per la venuta del Regno.
La vera preghiera è ascolto della Parola di Dio, che non solo crea l'uomo, ma gli rivela la verità del suo essere e l'identità del suo personale e irripetibile progetto di Vita,(59) e lo chiama a collaborare alla missione del Signore Gesù, Salvatore del mondo.(60)
Gesù ha anche ammonito che non basta dire «Signore, Signore»,(61) ma e necessario «fare la volontà del Signore». Questa volontà comprende il dovere della conversione.(62) È un dovere che riguarda tutta la Chiesa, «santa insieme e sempre bisognosa di conversione».(63)

15. La Chiesa particolare in stato di vocazione e di missione
La Chiesa particolare o locale è «una porzione del Popolo di Dio, affidata alle cure pastorali del Vescovo coadiuvato dal suo presbite­rio»; in essa «è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica».(64) Come la Chiesa universale, anche la Chiesa particolare è costituita in stato di vocazione e di missione, di appello e di risposta, e quindi di responsabilità.
La Chiesa particolare è in stato di vocazione, perché si identifica con tutte le vocazioni di cui è costituita. In essa i battezzati ricevono la chiamata universale al sacerdozio comune dei fedeli e alla santità. In essa sorgono, per dono dello Spirito, le chiamate speciali ai mi­nisteri ordinati, alla consacrazione religiosa e secolare, alla vita mis­sionaria. Essa è dunque l'insieme di tutti coloro che, in comunione con il Vescovo e fra di loro, sono chiamati dal Padre alla sequela del Signore Gesù, secondo i carismi dello Spirito.
È quindi dovere essenziale, per la Chiesa particolare, accogliere, discernere e valorizzare tutte le vocazioni. Anche per essa vale il prin­cipio che le vocazioni «sono la verifica della vitalità spirituale della Chiesa e anche la condizione di tale vitalità».(65)
La Chiesa particolare è in stato di missione. «In virtù della cat­tolicità le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa»; sorgono quindi «tra le diverse parti della Chiesa vincoli di intima comunione anche circa gli operai apostolici».(66)
Di conseguenza, le vocazioni sono un dono che la Chiesa parti­colare riceve anche per offrirle alla Chiesa universale, «soprattutto a quelle regioni, dove più urgente è la richiesta di operai per la vigna del Signore».(67) Anche questo dovere è essenziale: «La Chiesa particolare non può chiudersi in se stessa, ma, come parte della Chiesa universale, deve aprirsi alle necessità di altre Chiese. Pertanto, la sua partecipazione alla missione evangelizzatrice universale non è lasciata al suo arbitrio, anche se generoso, ma deve considerarsi come legge fondamentale di vita».(68) Si avvera così l'invito: «Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio».(69)

16. Il mistero di Dio e della Chiesa nella coscienza e nella vita dei chiamati e dell'intera comunità
Il Congresso, mentre eleva la mente al mistero di Dio e della Chiesa., invita i chiamati a riflettere su questi punti:
Ogni chiamato deve mantenersi in vivo rapporto con il Padre. Chi si rivolge con fiducia al Padre, perché «venga il suo Regno», perché «sia fatta la sua volontà», si trova nella disposizione migliore per accogliere una chiamata speciale. Chi medita sul disegno divino di salvezza universale scopre le motivazioni per consacrare la vita alla Chiesa che porta questa salvezza nel mondo. Chi è disposto a compiere la volontà di Dio è pronto a rispondere con gioia ai doveri della vita consacrata nell'intero corso della sua esistenza.
Ogni chiamato deve mantenersi in vivo rapporto con il Figlio. Chi si mette alla sequela del Signore trova forza per sostenere il peso quotidiano della vita consacrata totalmente a Dio e alla Chiesa; trova forza per trasformare il suo servizio apostolico in atto di amore.
Ogni chiamato deve mantenersi in vivo rapporto con lo Spirito Santo. Dallo Spirito procede ogni dono di servizio e di consacrazione. Nello Spirito ogni chiamato trova forza per rinnovare il suo Sì a Dio e alla Chiesa; il Sì all'appello alla perfezione cristiana; il Sì al servizio dei fratelli; il Sì alla donazione nella carità, senza ricerca di soddisfazioni umane.
In questo vivo rapporto con Dio sta dunque la sorgente della vo­cazione e il segreto della perseveranza.
L'invito a riflettere su questi temi è rivolto non soltanto ai chia­mati, ma ad ogni membro della comunità credente. Infatti, il mistero di Dio e della Chiesa si crede e si vive nell'intera comunità.(70)

17. Maria SS.ma: mediatrice di vocazioni e modello di ogni chiamato
Il Congresso eleva la mente a Maria SS.ma, la cui persona è inti­mamente congiunta con il mistero di Dio e della Chiesa e, di conse­guenza, con il mistero di ogni chiamata a servizio di Dio e della Chiesa.
Ella ha accolto con il suo Sì perfetto l'invito del Padre; ha ricevu­to nella sua persona purissima il dono dello Spirito Santo; con la sua maternità ineffabile ha donato al mondo il Signore Gesù. Ella si pre­senta come esempio alla Chiesa universale e ad ogni Chiesa partico­lare, che per volontà di Dio, per i meriti di Cristo, per virtù dello Spirito, genera sempre nuove vocazioni a servizio di Dio e della Chiesa.
E la comunità credente, mentre adempie i suoi doveri nella cura delle vocazioni, vede in Maria SS.ma colei che «con la sua moltepli­ce intercessione continua ad ottenere i doni della salvezza eterna»(71) - e quindi anche i doni delle vocazioni - e la invoca come Madre di tutte le vocazioni.
Ogni chiamato, che eleva lo sguardo a Maria, trova in essa un mo­dello attraente: nel conoscere il disegno divino di salvezza; nei rapporti con Dio: Padre, Figlio, Spirito Santo; nella disposizione a ser­vire il Signore secondo la sua volontà; nel desiderio di donare Gesù al mondo; nell'accettazione della croce; nell'amore verso la Chiesa.(72)

PARTE SECONDA
LINEE PER L'AZIONE: «LA VITA GENERA LA VITA»

Il Congresso ritiene opportuno accennare a persone, comunità, attività che concorrono, con 1'aiuto divino, a rendere efficace la cura delle vocazioni nelle Chiese particolari. Questi punti sono posti in evidenza nei Piani di Azione dei Vescovi.

18. Pastorale delle vocazioni nella pastorale d'insieme
«La vita genera la vita. Come un terreno dimostra la ricchezza dei propri umori vitali con la freschezza ed il rigoglio della messe che in esso si sviluppa, così una comunità ecclesiale dà prova del suo vigore e della sua maturità con la fioritura delle vocazioni, che riesce in essa ad affermarsi».(73)
Questo messaggio del Santo Padre al Congresso si ricollega alla direttiva del Concilio: «Il dovere di dare incremento alle vocazioni... spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana».(74)
La comunità cristiana, vivente in una Chiesa particolare, è for­mata da singole persone e comunità minori, ognuna delle quali ha responsabilità nell'attuare il Piano di Azione per le vocazioni, nel quadro della pastorale d'insieme.
La pastorale d'insieme ha il compito di creare nel Popolo di Dio un clima in cui le vocazioni possano crescere. I credenti devono prendere coscienza che le vocazioni ai ministeri ordinati sono un dono per la Chiesa, per ogni Diocesi e parrocchia, per ogni famiglia e co­munità. La comprensione dei consigli evangelici e di una consacra­zione che dura tutta la vita deve essere risvegliata tra i genitori e i giovani. La pastorale d'insieme deve, per così dire, tessere una rete sempre più fitta di contatti personali e istituzionali, in cui le voca­zioni possano essere scoperte, incoraggiate, coltivate. La vocazione e le vocazioni devono diventare tema fondamentale nella predica­zione, nella preghiera, nella catechesi. E non basta che il tema sia trattato in forma diretta: esso deve essere presente, come annuncio indiretto, anche in altri momenti di predicazione, preghiera, catechesi.
Il Congresso fa proprio il pensiero manifestato nei Piani di Azione di molti Vescovi e sottolinea che la pastorale delle vocazioni:

si inserisce in modo organico nella pastorale d'insieme: non è quindi attività separata;

si occupa in forma specifica delle vocazioni consacrate: non è quindi attività generica;

si interessa di tutte le vocazioni consacrate: non è quindi at­tività unilaterale;

si dedica al «problema fondamentale della Chiesa»: non è quindi attività marginale.

Alcuni punti meritano particolare attenzione:

1. Momenti forti dell'azione pastorale per le vocazioni.

2. Responsabilità, testimonianza, mediazione di persone e comu­nità.

3. Cura pastorale della gioventù e vocazioni di adulti.

4. Forme di accompagnamento.

5. Organismi e strutture.

1 MOMENTI FORTI DELL'AZIONE PASTORALE PER LE VOCAZIONI

La profonda ispirazione di fede anima tutta l'azione pastorale per le vocazioni. I momenti forti di questa azione consistono essenzialmente, secondo la regola apostolica, «nella preghiera e nel ministero della pa­rola».(75) Si aggiunge la testimonianza della fede o ser­vizio della carità, di cui il Documento Conclusivo
parlerà successivamente.

A) PREGHIERA E VOCAZIONI

19. Eucaristia e vocazioni
L'azione pastorale della Chiesa particolare si manifesta in primo luogo nella Liturgia, «Culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, fonte da cui promana tutta la sua virtù».(76) La Liturgia è anche l'espressione più alta della preghiera della Chiesa, che si apre al dono delle divine chiamate. L'Eucaristia ha importanza decisiva per ogni vocazione. Il Signore Gesù vi è presente come Colui che si dona a ciascuno e si fa pane per la vita del mondo. L'Eucaristia è sorgente del sacerdozio mini­steriale, fonte e culmine di tutta la vita cristiana e di ogni consacra­zione totale alla causa del Vangelo.(77)
La comunità credente deve convertirsi alla adorazione eucaristica. Questa adorazione deve partire dalle persone consacrate. All'inizio, Gesù scelse i primi collaboratori tra le persone che stavano insieme a lui.(78) Anche oggi nello stare vicino a Lui in adorazione, nel riceverlo, nel partecipare al Sacrificio Eucaristico, nel servire all'altare, molti ricevono le sue chiamate. È nello stesso tempo la comunità e le persone consacrate chiedono a Lui che le sue chiamate siano ac­colte.

20. Penitenza e vocazioni
Il sacramento della Riconciliazione, intimamente collegato con l'Eucaristia,».(79) occupa un posto di importanza vitale nella pastorale delle vocazioni. Ogni risposta alla vocazione è una «metànoia», un capovolgimento della vita. Così avvenne nei primi discepoli del Si­gnore e in Saulo sulla via di Damasco. L'annunzio evangelico s'inizia con un forte invito alla conversione.(80)
Una vocazione sincera esige la conversione che è opera della Gra­zia e si matura nella preghiera. La conversione è confermata dalla Chiesa nel sacramento della Penitenza.
Una persona, soprattutto giovane, guidata alla comprensione di questo Sacramento, vi si accosta volentieri, liberamente, non per abi­tudine. Dal Sacramento riceve, con la Grazia propria di esso, anche serenità di spirito, lucidità di mente, delicatezza di coscienza, coraggio nella perseveranza.
Il Sacramento si accompagna con lo spirito e la virtù della pe­nitenza. La vocazione alla vita consacrata avvicina un uomo e una donna al mistero della Croce. Spirito e virtù di penitenza sono in­dispensabili a questo avvicinamento. Vocazione e perseveranza sono congiunti ad una condizione necessaria di conversione permanente che ogni persona chiamata e consacrata, senza eccezioni, deve rispet­tare.
Il sacramento della Riconciliazione richiede Pastori d'anime che sappiano amministrarlo come si conviene. Essi riceveranno una pre­parazione adeguata e così potranno aiutare i penitenti a superare al­cune difficoltà che incontrano nell'accostarsi al Sacramento. Potranno anche aiutarli, sia in occasione della Penitenza, sia con la direzione spirituale, a scoprire e a seguire la divina chiamata.

21. Gli altri Sacramenti e le vocazioni
Nel Battesimo si riceve la vocazione fondamentale alla vita cri­stiana, che contiene in germe ogni vocazione consacrata. Nella Con­fermazione si riceve, mediante lo Spirito Santo, un dono particolare di consacrazione a Cristo e alla Chiesa.(81) Le Chiese d'Oriente, che per venerabile tradizione uniscono il Battesimo e la Confermazione, conoscono provvide iniziative pastorali che rendono vivo, nella co­scienza dei credenti, il dono dello Spirito Santo. I Sacramenti della iniziazione cristiana sono anche i Sacramenti della iniziazione verso la vita totalmente consacrata a Dio e alla Chiesa.
La saggia opera pastorale, rivolta a preparare i giovani al sacramento del Matrimonio e a sostenere i coniugi nella loro missione, mette in luce la responsabilità della famiglia anche in rapporto alla vocazione dei figli.(82)
La celebrazione del sacramento dell'Ordine Sacro, particolarmente nelle comunità di origine degli ordinandi, è occasione provvidenziale per risvegliare il senso di responsabilità del Popolo di Dio verso i chiamati. L'Ordinazione è un avvenimento per la comunità. Essa scopre un dono grande di Dio offerto alla comunità stessa e a tutta la Chiesa. Essa trova incoraggiamento a rendersi più degna di rice­vere altri doni.

22. Altre liturgie della vita consacrata e vocazioni
I Religiosi e le Religiose si donano a Dio e alla Chiesa seguendo l'itinerario del noviziato, della prima professione, della professione perpetua. Vi sono Istituti che, secondo le proprie Costituzioni, cele­brano anche la rinnovazione dei voti. Ognuno di questi avvenimenti e accompagnato da riti liturgici.(83) È conveniente che alcuni di questi riti si svolgano pubblicamente, in modo che la comunità, mentre si unisce alla preghiera dei consacrati e per i consacrati, approfon­disca la conoscenza di questa consacrazione e senta crescere la responsabilità verso i chiamati.

Suggerimenti analoghi valgono per i riti della vita missionaria ed eventualmente per le altre forme di vita consacrata.

23. Spirito di preghiera e vocazioni
La Liturgia non esaurisce il dovere della preghiera.(84) Iniziative di preghiera si moltiplicano nel mondo. La pastorale delle vocazioni insiste sulla necessità, ma anche sulla qualità di questa preghiera. La Preghiera autentica è frutto di fede, di Grazia, di disponibilità a Dio. È inseparabile dalla fede nella mediazione del Signore Gesù, «per Mariam». È inseparabile dal dovere di conversione e testimonianza.
La preghiera della comunità conduce all'azione della comunità. La preghiera personale apre l'anima alla volontà di Dio. La vocazione si configura come «chiamata - risposta». La preghiera mantiene viva questa relazione tra l'uomo e Dio. Il chiamato non può non essere uomo di preghiera.
La preghiera non è un mezzo per ricevere il dono delle chiamate divine, ma il mezzo essenziale, comandato dal Signore. La pastorale delle vocazioni, mentre si propone di elevare la qualità della preghiera, fa in modo che essa non sia ripetizione occasionale di devozioni o motivo per trascurare l'azione.
La preghiera di domanda deve essere compresa nel suo giusto va­lore. Secondo l'esempio e il comando di Gesù, essa fa parte della esistenza cristiana e si colloca nel quadro del «Padre nostro», con cui si chiede che sia fatta la sua volontà e venga il suo Regno. La preghiera di domanda acquista piena luce nell'insegnamento totale di Gesù sulla preghiera, come adorazione, lode, riconoscenza.(85)
La preghiera non riguarda solo il sorgere di nuove chiamate, ma comprende tutte le necessità della Chiesa in ordine alla vita consa­crata: qualità delle vocazioni, varietà secondo i doni dello Spirito, fecondità apostolica, perseveranza.
Il Signore Gesù è stato il primo a pregare per la perseveranza di coloro che aveva chiamato.(86) La comunità cristiana deve interrogarsi nel caso che qualche chiamato sia venuto meno alle promesse. Da parte sua, il chiamato che si trova in difficoltà deve avere coscienza che il suo problema non è soltanto personale, ma concerne l'intera comunità. Il suo abbandono può avere effetti devastanti, particolar­mente tra i giovani. Egli pregherà, per ottenere il dono della perse­veranza. E la comunità pregherà, affinché «il Signore si ricordi di lui, dell'affetto della sua giovinezza».(87)

24. Iniziative di preghiera ed educazione alla preghiera per le vocazioni
I Piani di Azione diocesani descrivono molte iniziative di preghiera.(88) Il Congresso ricorda particolarmente la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, istituita e confermata dai Sommi Pontefi­ci, illustrata ogni anno dai loro Messaggi rivolti a tutta la Chiesa. La Giornata Mondiale costituisce una pubblica testimonianza della comunità in preghiera e rappresenta il momento forte di una preghiera che, come monastero invisibile, non si interrompe mai. La Giornata Mondiale riafferma il primato della fede e della grazia in ciò che ri­guarda le vocazioni consacrate. Allo stesso tempo offre occasioni per iniziative di spiritualità ed invita i credenti, soprattutto i giovani, a mettersi davanti a Dio in posizione di ascolto e disponibilità. In molte Chiese particolari si formano cenacoli di preghiera per le vocazioni. Seminari, Case Religiose e Missionarie si aprono per accogliere incontri di preghiera. Molte famiglie sono comunità di preghiera.
Ogni iniziativa di preghiera: liturgica, comunitaria, personale, ha valore di preghiera in atto, e allo stesso tempo diviene scuola di preghiera. La pastorale delle vocazioni promuove questa educazione alla preghiera dedicando particolare cura al giovani. Il Signore Gesù, che ha comandato di pregare, ha voluto essere anche maestro di preghiera: «Signore, insegnaci a pregare».(89)

B) PAROLA DI DIO E VOCAZIONI

25. Evangelizzare la vocazione
L'annuncio della Parola di Dio costituisce, con la preghiera, l'altro elemento fondamentale della pastorale per le vocazioni. La Parola di Dio ha rapporti profondi con ogni vocazione. È Parola che chiama e che fa essere. Ogni incontro con la Parola di Dio è momento felice per la proposta vocazionale. Il credente, che si lascia penetrare dalla Parola di Dio, acquista nuova coscienza della propria vocazione; si trattiene in dialogo con Dio; si sente interpellato con forza; scopre vie più impegnative nel cooperare con il Signore Gesù per l'avvento del Regno. La Parola di Dio deve essere annunziata mediante una adeguata catechesi.(90) Molte persone, e molti giovani, hanno scarsa o imper­fetta conoscenza della vocazione cristiana fondamentale e delle forme specifiche di vita consacrata a servizio di Dio e della Chiesa. Urge, pertanto, una catechesi che, in primo luogo, sappia guidare i credenti, specialmente i giovani, a considerare la vita cristiana come risposta alla chiamata di Dio. Tutta la catechesi acquista così una dimensione vocazionale.
La catechesi specifica, a sua volta, pone in rilievo il carattere pro­prio della vocazione presbiterale, diaconale, religiosa, missionaria, consacrata nella vita secolare, affinché la comunità credente ne com­prenda l'importanza per il Regno di Dio.(91)
Questa catechesi, in particolare, illustra la differenza essenziale che esiste tra sacerdozio comune dei fedeli, derivante dal Battesimo, e sacerdozio ministeriale del vescovo e del presbitero, derivante dall'Ordine Sacro.(92) Questa catechesi fa scoprire che il sacerdozio ministeriale è dono grande e gratuito che Dio offre alla sua Chiesa, in una comunione più radicale con il Sacerdozio di Cristo.(93)
La catechesi mette in giusta luce il dono e il valore della verginità e del celibato ecclesiastico, come vie evangeliche che portano alla consacrazione totale a Dio e alla Chiesa e moltiplicano la fecondità(94) dell'amore spirituale cristiano. Nel sottolineare il dono e il valore del celibato ecclesiastico, la catechesi esprime il dovuto rispetto verso le venerabili Chiese Orientali, le quali, d'altronde, tengono in grande onore questo celibato, anche quando legittimamente conservano al­tre antiche tradizioni.(95)

26. Catechesi biblica
La catechesi biblica guida i credenti, particolarmente i giovani, all'ascolto della Parola di Dio; li aiuta a comprendere il senso pro­fondo dell'Alleanza di Dio con gli uomini; li prepara ad accogliere la propria vocazione, come risposta alla chiamata di Dio e dono della propria vita alla volontà di Dio e al servizio del Popolo di Dio: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta».(96)
La catechesi biblica dà il massimo rilievo al mistero di Dio: Pa­dre, Figlio, Spirito Santo, come sorgente e fondamento di ogni vocazione, e come anima di ogni apostolato.(97)
La catechesi biblica presenta le grandi personalità dell'Antico e Nuovo Testamento chiamate da Dio a cooperare nella attuazione della storia della salvezza, in modo speciale la Vergine Maria, testi­moni concreti ed efficaci della pedagogia di Dio e della risposta dell'uomo.(98)

27. Catechesi e storia e vita della Chiesa
La catechesi illumina la storia della Chiesa in cammino verso i popoli, come storia di martirio, di evangelizzazione, di carità, di san­tità. La catechesi mette in risalto la vita e l'opera dei Santi, che più perfettamente hanno seguito Cristo, realizzando la propria vocazione nel servizio totale a Dio e alla Chiesa. La catechesi, nell'illustrare la vita e l'opera dei Santi Fondatori di Ordini e Congregazioni Re­ligiose e di Istituti Missionari, fa comprendere il valore e l'attualità dei carismi e delle vocazioni relative alle loro fondazioni.
La catechesi aiuta i credenti a conoscere meglio la vita e la mis­sione della Chiesa di oggi; la sua risposta di fronte alle sfide del mondo; la sua opera, quasi universalmente riconosciuta, rivolta a servire l'umanità, salvando i valori della dignità umana, della vita, della giu­stizia, della libertà, della pace.(99)
La migliore comprensione della Chiesa, nella sua storia e nella sua vita, incoraggia i credenti e particolarmente i giovani, alla co­munione con essa, alla partecipazione, alla collaborazione.

28. Occasioni di catechesi e preparazione dei Responsabili
La prima occasione di catechesi è offerta dalla Liturgia.(100) L'As­semblea Eucaristica, che comprende l'omelia, è l'occasione più immediata ed efficace. Nella Eucaristia il Signore Gesù è presente come Colui che offre in sacrificio la vita per i fratelli. La catechesi insegna che la presenza del Risorto nella Eucaristia è essenzialmente dina­mica e missionaria: è presenza chiamante. Connessa con l'Eucaristia è la catechesi penitenziale. Nella conversione e purificazione dello spirito il credente si apre alla voce del Signore: «Chi salirà sul monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro».(101) La vocazione è dono dello Spirito e quindi è col­legata con la Confermazione. La catechesi insegna che la Confer­mazione rende il giovane credente più idoneo e sensibile al rapporto con Dio che chiama.(102)

Riservata alla Liturgia la parte primaria che le compete, i Piani di Azione diocesani descrivono numerose altre esperienze di cate­chesi: esercizi spirituali, giornate di ritiro o «di deserto», pellegri­naggi giovanili, settimane e anni vocazionali, insegnamento religioso nella scuola e nelle associazioni, tempi di approfondimento sulle scelte della vita al termine dei corsi medio - superiori, secondo i sistemi sco­lastici delle diverse Nazioni.(103)
I Responsabili delle vocazioni profittano di queste occasioni e al­tre ne sperimentano con la loro creatività. La loro missione è deli­cata. Essi devono essere esperti nel parlare ai giovani d'oggi. Devono possedere il dono dell'efficacia nel presentare la vita cristiana come vocazione e nell'illustrare il senso e il valore delle varie vocazioni consacrate.
La Chiesa particolare verrà in loro aiuto. I responsabili delle vo­cazioni si terranno in contatto con i Centri della catechesi, esistenti in ogni Diocesi, affinché tutta la catechesi abbia questa necessaria dimensione vocazionale.(104)

2 RESPONSABILITÀ, TESTIMONIANZA, MEDIAZIONE DI PERSONE E COMUNITÀ

Tutta la comunità credente è responsabile in ordine alle vocazioni.
Le persone consacrate ne sono respon­sabili in modo particolare.
Anche le comunità mi­nori, che fanno parte della comunità diocesana,
portano le loro responsabilità.
Persone e comunità svolgono una mediazione necessaria, che
corrisponde ai disegni della Provvidenza.(105)

29. Il Pastore della Diocesi: primo responsabile delle vocazioni
Il Vescovo è il primo responsabile delle vocazioni. I Pastori ne sono coscienti e anche i Piani di Azione diocesani lo dimostrano. Il Concilio illustra questa responsabilità: «Come incaricati di con­durre alla perfezione, i Vescovi si studino di fare avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno; persuasi di essere tenuti a dare l'esempio della santità, nella carità, nell'umiltà e nella semplicità della vita. Condu­cano le Chiese loro affidate a tale punto di santità che in esse risplenda pienamente il senso della Chiesa universale di Cristo. Di conseguenza cerchino di incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacer­dotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie».(106)
L'ufficio del Vescovo, pertanto, si volge a tre obiettivi: perfezione dei consacrati, santificazione della comunità, promozione delle nuove chiamate. La connessione tra gli obiettivi è evidente. Il Vescovo, Pa­dre, Pastore, Fratello, opera affinché la vita divina, che lo Spirito elargisce alla comunità, si sviluppi e si diffonda. Perché ciò avvenga, il Vescovo ha bisogno della cooperazione di persone consacrate, e questa cooperazione deve continuare nel tempo con l'affluire di nuove forze.(107)
Il Vescovo, dunque, per la natura del suo ministero, è guida e coordinatore della pastorale d'insieme e della pastorale vocazionale.
Il Vescovo non può agire da solo. Egli svolge il suo servizio come centro di comunione della Chiesa locale. Incoraggia persone e co­munità, annuncia e testimonia l'ottimismo cristiano. Risveglia la fede nel mistero di Cristo risorto che sostiene la sua Chiesa. La fede pa­squale è cosciente che oscurità e sofferenza rappresentano la Croce, la quale contiene gia in sé il mistero della Risurrezione.
Il Vescovo attua il suo ministero della chiamata particolarmente in questi modi:

- annuncia, nella predicazione e in altri atti di magistero, la gra­zia dei ministeri ordinati e delle varie forme di vita consacrata, e mette in rilievo la dimensione universale della loro missione;
- invita tutti a rispondere alla propria chiamata con docilità a Dio, per compiere la sua volontà e realizzare la propria vita a ser­vizio della comunità;
- mantiene vivo lo spirito di preghiera e sollecita la correspon­sabilità di persone e gruppi, perché nessuno resti in atteggiamento passivo;
- rivolge direttamente appello personale a coloro che sono disponibili, specialmente a giovani, e si impegna, sull'esempio del Signore, ad aiutarli nel maturare la scelta;
- interviene in modo che i Consigli Presbiterale e Pastorale, e altre Istituzioni e Associazioni, soprattutto quelle giovanili, prendano a cuore l'impegno per le vocazioni;
- sostiene, guida, coordina, mediante l'opera del Direttore Dio­cesano e di altre persone competenti, il Centro o altro Ufficio Dio­cesano a servizio di tutte le vocazioni.(108)

30. Conferenze Episcopali, Sinodi Patriarcali e Assemblee interrituali
Le Conferenze Episcopali, i Sinodi Patriarcali e le Assemblee interrituali, nella loro responsabilità verso il Popolo di Dio, condivi­dono sicuramente il pensiero del Santo Padre, che qui si tratta «del problema fondamentale della Chiesa... e della condizione della sua missione e del suo sviluppo».(109) Infatti le Conferenze Episcopali, i Sinodi Patriarcali e le Assemblee interrituali hanno moltiplicato il loro interessamento verso questo problema. In numerosi Paesi hanno costituito le Commissioni Episcopali, i Centri o Segretariati o altri Organi Nazionali per le vocazioni; hanno pubblicato i Piani di Azione per tutte le vocazioni consacrate.
Il Congresso esprime gratitudine per questo intervento continuo ed efficace e rispettosamente manifesta il desiderio che le Conferenze, i Sinodi Patriarcali e le Assemblee interrituali vogliano continuare:

- a diffondere gli insegnamenti della Chiesa circa i ministeri or­dinati e le altre forme di vita consacrata, in modo che si faccia chia­rezza nella mente dei credenti, particolarmente dei giovani, e siano superati pericoli di confusioni;
- a dedicare ogni cura per salvaguardare l'identità della vita con­sacrata, nelle diverse forme suscitate dallo Spirito Santo e approvate dalla Chiesa;
- ad offrire autorevoli direttive circa la pastorale delle vocazioni e l'adeguata formazione dei chiamati;
- a creare o a consolidare, ove sia necessario, le Commissioni Episcopali e i Centri Nazionali per le vocazioni.

31. Conferenze dei Superiori e Superiore Maggiori
Le Conferenze dei Superiori e delle Superiore Maggiori, istituite dalla S. Sede in un grande numero di Nazioni, contribuiscono al bene dei propri Istituti e al tempo stesso promuovono una più efficace cooperazione per il vantaggio generale della Chiesa.(110)
Il problema fondamentale delle vocazioni consacrate rientra nella sfera di responsabilità di queste Conferenze, per collaborare alla pro­mozione sia delle vocazioni religiose, sia delle vocazioni ai ministeri ordinati a servizio delle Diocesi, sia delle vocazioni missionarie.(111)
Questa fruttuosa opera si svolge in collegamento con le Confe­renze Episcopali, con i Sinodi Patriarcali e le Assemblee interrituali, nello spirito di norme sapienti, già poste in atto con positivi risultati.(112)
Importanza analoga hanno le Conferenze per gli Istituti Secolari, istituite in armonia con le disposizioni del Concilio.(113)

32. Presbiteri
Il Concilio riconosce il valore insostituibile della loro opera: la cura delle vocazioni «è una funzione che fa parte della loro stessa missione sacerdotale, in virtù della quale il presbitero partecipa della sollecitudine per la Chiesa intera, affinché nel Popolo di Dio qui sulla terra non manchino mai gli operai».(114)
Nel dedicarsi a questo fondamentale ministero, i presbiteri sanno valutare obiettivamente le difficoltà, ma non si lasciano vincere da esse. Non permettono che le difficoltà arrivino a generare sfiducia, reticenze, colpevoli omissioni. I presbiteri ricevono ispirazione unicamente dalla fede: «e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede».(115)
I presbiteri, in stretta cooperazione con il Vescovo, fra loro e con gli altri Responsabili, compiono il proprio dovere particolarmente in questi modi:
- annunciano alla comunità la Parola di Dio, in ciò che riguarda la vocazione cristiana, la vocazione presbiterale, le altre vocazioni consacrate;
- si dimostrano aperti a tutti, specialmente ai giovani; incorag­giano la ricerca di valori autentici; sostengono le esperienze spirituali, apostoliche, missionarie; promuovono una educazione cristiana com­pleta, in modo che ogni credente diventi consapevole della sua vo­cazione;(116)
- offrono testimonianza di fede, vita evangelica, fervore aposto­lico, carità vera, speranza e ottimismo cristiano, anche perché altri, mossi dal loro esempio, sentano desiderio di essere come loro e di unirsi a loro;(117)
- sanno individuare persone, specialmente giovani idonei e di­sponibili ad una scelta di vita consacrata; manifestano ad essi, pru­dentemente ma chiaramente, e dopo aver pregato, questa possibilità, senza timore; li guidano con saggia direzione spirituale.

33. Diaconi
Il diacono appartiene alla costituzione divina della Chiesa. E i diaconi, consacrati con l'imposizione delle mani «non per il sacer­dozio, ma per il servizio... sostenuti dalla grazia sacramentale, nel servizio (diaconia) della liturgia, della Parola e della carità sono al servizio del Popolo di Dio, in comunione col Vescovo e il suo pre­sbiterio».(118)
Essi svolgono il loro ministero nella rappresentanza di Cristo servo. Loro carisma specifico è di essere «animatori del servizio, ossia della diaconia della Chiesa, presso le comunità locali, segno e sacramento dello stesso Cristo Signore, il quale non venne per essere servito ma per servire».(119)
I diaconi, che lavorano in mezzo al popolo e vicino ai giovani, possiedono una grazia particolare nel cooperare col Vescovo, con i presbiteri e gli altri Responsabili, al ministero delle vocazioni, me­diante la preghiera, la parola, il consiglio, l'esempio di una vita consacrata a servizio della comunità.
Nelle Chiese Orientali svolgono analogo servizio, secondo i ri­spettivi carismi, anche gli altri ministri ordinati nel suddiaconato e in Ordini inferiori, in armonia con le norme vigenti in ciascuna Chiesa particolare.(120)

34. Religiosi e Religiose
La Chiesa locale costituisce lo spazio dove la vita religiosa, «con­sacrata al bene di tutta la Chiesa»,(121) si può esprimere pienamente e creativamente, nel quadro della pastorale d'insieme guidata dal Ve­scovo e nella prospettiva del bene generale della Chiesa stessa.(122)
Il primo contributo che Religiosi e Religiose offrono alla comu­nità credente deriva dal loro «essere religiosi»: «Ciò che più conta non e quello che i Religiosi fanno, è quello che essi sono, come per­sone consacrate al Signore».(123) La loro presenza è segno di una «Chiamata - risposta» ad una esistenza radicalmente evangelica, che per ciascun Religioso e Religiosa costituisce la ragione di vivere.
Ne consegue l'impegno di una testimonianza coerente, come fe­deltà gioiosa alla vocazione, chiarezza di vita evangelica, donazione a servizio della Chiesa e del mondo.(124) «Con tutta la loro vita... diano testimonianza al Regno, che non è di questo mondo e che non passa mai».(125) La testimonianza più alta viene dalla vita contemplativa. La di­mensione contemplativa è il vero segreto del rinnovamento spirituale e della fecondità apostolica della vita religiosa. Gli Istituti speci­ficamente contemplativi, da parte loro, possiedono un «ricco patri­monio spirituale e dottrinale, che costituisce un richiamo e un dono al mondo, e una risposta agli uomini che ai nostri giorni cercano con ansia».(126) La presenza della vita contemplativa in una Chiesa par­ticolare ha valore incalcolabile anche per la causa di tutte le voca­zioni consacrate.
In armonia con i Piani di Azione diocesani, i Religiosi e le Re­ligiose hanno anche avviato fruttuose esperienze di comunità o gruppi di orientamento, come momento educativo aperto a tutte le voca­zioni. Questo e altre esperienze meritano di essere valorizzate.(127)
Gli Istituti Religiosi, mentre cooperano con la comunità dioce­sana a servizio di tutte le vocazioni, hanno pure il diritto e il dovere di fare conoscere i propri carismi e promuovere le proprie vocazioni. La Chiesa particolare sarà vicina ad essi ed offrirà preghiera ed aiuto fraterno, in modo che nessun Istituto si senta trascurato.(128) Speciale attenzione verrà dedicata a quelle Comunità femminili, di vita con­templativa e attiva, che rendono servizi preziosi alla Chiesa, ma forse hanno minori possibilità di farsi conoscere.

35. Istituti Secolari
Secolarità, consacrazione e apostolato sono i tre fondamenti su cui si basa la vita dei membri di Istituti Secolari. Per la loro seco­larità, essi vivono la vita ordinaria, svolgono normali attività pro­fessionali e pastorali, e fanno della loro vita un impegno per realizzare queste attività secondo Dio, contribuendo «quasi dall'interno a modo di fermento alla santificazione del mondo».(129)
Per questo, essi danno alla pastorale delle vocazioni non soltanto il contributo nella linea specifica della loro spiritualità, che deve es­sere sempre meglio conosciuta, ma anche l'apporto della loro espe­rienza di armonia tra ideale evangelico e impegno temporale.(130) Questo è il particolare contributo che essi offrono alla pastorale delle vocazioni, mentre si uniscono alla preghiera e all'azione degli altri Responsabili e di tutta la comunità locale.

36. Missionari
La presenza dei missionari «ad gentes» nella Chiesa particolare assume grande valore.(131) Essa è segno della vocazione missionaria della comunità locale; è strumento e stimolo della sua animazione missionaria. È punto di incontro tra le Chiese di diverse Nazioni. È testimonianza viva e proposta concreta per i credenti, specialmente per i giovani. Nella figura del «Missionario», infatti, si scopre non solo la dimensione missionaria della Chiesa universale, ma anche l'urgenza dell'impegno missionario e del servizio verso i Paesi poveri.(132) Questi problemi hanno notevole incidenza nel mondo gio­vanile di oggi.(133)

37. Fedeltà, carità, unità, preparazione
La Chiesa nascente offre una testimonianza collettiva di fede, unità, carità: «Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere».(134) Una Chiesa unita, docile ai carismi dello Spirito, pronta ad una mis­sione universale. Anche oggi l'intera comunità vivente in una Chiesa particolare deve offrire questa testimonianza.
Ma in primo luogo devono offrirla, nel loro insieme, tutte le per­sone consacrate. Nel loro insieme, esse testimoniano la risposta fe­dele e gioiosa alla propria vocazione; la coerenza tra fede e vita; sentimenti di stima reciproca e rapporti fraterni; servizio alla co­munità, con preferenza verso i poveri, gli ultimi, gli abbandonati, i lontani; unità e carità in tutto e fra tutti.(135)
Anche nel ministero delle vocazioni nessuno può isolarsi e lavo­rare solo per la sua Istituzione. «È necessario che l'Opera delle vo­cazioni con larghezza di vedute si apra oltre i confini delle singole Diocesi, nazioni, famiglie religiose e riti, guardando alle necessità della Chiesa universale».(136) Si lavora insieme, restando se stessi. Ren­dere conto della propria vocazione è una ricchezza per tutti. Guar­dare oltre i particolari interessi è dovere di ciascuno. Queste disposizioni sono necessarie per affrontare insieme le at­tuali difficoltà. Ma occorre anche preparazione per operare effica­cemente e con questo spirito. Nei piani di studio dei vari Istituti di formazione devono trovare posto le basi dottrinali circa la vocazione e le vocazioni, ed anche la conoscenza degli impegni pastorali che ne derivano, «senza trascurare nessun utile aiuto offerto dalla moderna scienza psicologica e sociologica».(137) Da parte sua la Chiesa particolare aiuta tutte le persone impegnate in questo ministero me­diante opportuni aggiornamenti dottrinali e pastorali.

38. Responsabili laici
Numerosi laici, uomini e donne, assumono nella Chiesa locale particolari responsabilità. Merita grande rispetto e gratitudine l'opera svolta da catechisti, insegnanti, educatori, animatori della pastorale delle vocazioni.
Quanto più essi approfondiscono il senso della propria vocazione e missione laicale nella Chiesa, tanto più riconoscono il valore e la necessità dei ministeri ordinati e della vita consacrata.
La Chiesa particolare aiuta questi laici a scoprire la propria vo­cazione e missione. Il loro esempio di vita, la serietà professionale, l'azione apostolica avranno favorevole riflesso su molte persone, spe­cialmente sui giovani, anche in ciò che riguarda le scelte consacrate a servizio della comunità.(138)

39. Famiglia: Chiesa domestica
La chiamata viene da Dio e si manifesta nella Chiesa particolare, la quale, a sua volta, si articola in numerose altre comunità, e gruppi. In primo luogo nella famiglia cristiana, Chiesa domestica, «posta al servizio dell'edificazione del Regno di Dio nella storia, mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa».(139)
La missione educativa dei genitori cristiani, «radicata nella loro partecipazione all'opera creatrice di Dio», «consacrata» nel Sacra­mento del Matrimonio, «riceve la dignità e la vocazione di essere un vero e proprio "ministero" della Chiesa al servizio della edifi­cazione dei suoi membri».(140)
La famiglia, comunità di fede, di vita, di amore, è il luogo nor­male della crescita umana, cristiana, vocazionale dei figli. La missione educativa della famiglia investe tutta la complessa sfera educativa. Anzi, una solida educazione «umana» prepara nei figli un terreno migliore per la stessa educazione cristiana.(141)
Il Concilio riconosce la specifica missione educativa della fami­glia in ordine alle vocazioni consacrate: «I figli, mediante l'educazione, devono venire formati in modo che, giunti alla loro maturità, pos­sano seguire con pieno senso di responsabilità la vocazione loro, com­presa quella sacra».(142)
L'efficacia educativa della famiglia dipende dal suo essere comunità credente ed evangelizzante, comunità in dialogo con Dio e a servizio della Chiesa e dell'uomo.(143) Con i figli, i genitori partecipano alla Liturgia, particolarmente alla Eucaristia. Con i figli pregano. Ai figli assicurano una buona catechesi. Insieme ai figli operano nelle attività apostoliche della comunità. Questo lavorare insieme ricon­cilia i figli con i genitori e impedisce che i figli diventino estranei alla famiglia e alla comunità stessa.
In questa ricchezza di vita cristiana e dedizione apostolica geni­tori e figli crescono insieme nella sequela del Signore. In questo clima evangelico i doni dello Spirito trovano il terreno buono per essere accolti e fruttificare.
La famiglia, di cui qui si parla, può apparire una famiglia ideale, che oggi non è molto frequente. La Chiesa particolare, che conosce la realtà delle condizioni locali, si mette a servizio dei genitori me­diante una adeguata pastorale familiare. Li aiuta quindi nella loro missione educativa generale ed in quella specifica riguardante la vo­cazione dei figli. Per questo, li aiuta a comprendere e a stimare le vocazioni ai ministeri ordinati e alle altre forme di vita consacrata. Li aiuta a comportarsi in modo che i figli si possano avvicinare, con rispetto e fiducia, ai presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, secolari consacrati, missionari. Li aiuta ad assistere con delicatezza e prudenza i figli, quando stanno per compiere le loro scelte, mentre li accompagnano con la preghiera.(144)

40. Comunità parrocchiale e altre comunità
La vita e la missione della Chiesa locale si svolge particolarmente nelle comunità parrocchiali. Esse sono, in prospettiva, comunità adulte nella fede, tutte ministeriali nel servizio. Esse «rappresentano in certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra».(145) Sono «come le cellule della Diocesi», scuole di apostolato(146) e di spirito missio­nario,(147) il luogo dove ciascuno ha un dono per il bene di tutti. In esse il presbitero è animatore di carismi tra i fratelli, uomo di co­munione, servitore dell'unità dei credenti. Egli condivide le responsabilità del Vescovo anche nel favorire le varie vocazioni.(148)

Si sottolinea l'importanza della comunità parrocchiale come am­biente provvidenziale per la manifestazione e lo sviluppo delle vo­cazioni consacrate. Nel compiere questo ministero, la comunità parrocchiale dispone dei grandi mezzi pastorali, di cui si è detto in precedenza: la celebrazione della Eucaristia e degli altri Sacramenti, la preghiera, l'annuncio della Parola di Dio, il servizio della carità. Si rileva, quindi, la forza di animazione vocazionale che hanno le co­munità parrocchiali impegnate nelle attività apostoliche, aperte alle necessità delle missioni, dedicate particolarmente al servizio dei poveri, dei dimenticati, degli emarginati. Qui i giovani trovano una palestra efficace per la maturazione umana, cristiana, apostolica.
La comunità parrocchiale è il luogo naturale di incontro con altre comunità e gruppi che si stanno moltiplicando in ogni parte della Chiesa. Questo fenomeno deve essere accolto come forma nuova di essere membri attivi della Chiesa.
I valori cristiani delle comunità di base, illustrati dal Magistero della Chiesa,(149) quali oggi emergono in diversi Paesi, arricchiscono l'immagine della comunità parrocchiale. Le comunità di base servono la Chiesa in forme diverse, ma collegate nella comunione ecclesiale e nella comunione con il Pastore della Diocesi. Le autentiche co­munità di base, anch'esse cellule vive della Chiesa, offrono un campo fertile per la pastorale delle vocazioni. L'intensa educazione alla fede e l'esperienza del servizio concreto ai fratelli sono validi mezzi per il manifestarsi di nuove vocazioni ai ministeri ordinati e alle altre forme di vita consacrata.
Questo si avvera anche in altre comunità che sorgono per annun­ziare il Vangelo e servire il Popolo di Dio.
Le comunità religiose, presenti nella comunità parrocchiale, con­tribuiscono molto ad arricchirla nella spiritualità e nell'apostolato. Esse hanno, come carisma specifico, la chiamata a vivere in comu­nità di fede, di preghiera, di servizio. Gli effetti della vita consacrata si irradiano nella comunità parrocchiale. Grande efficacia dimostra la presenza di comunità religiose che si dedicano alla scuola, alla edu­cazione, alla assistenza degli infermi. Eccezionale valore acquista la presenza di comunità di vita contemplativa.
La comunità parrocchiale si arricchisce con la vita e le opere di associazioni, movimenti e gruppi laicali che «lavorano intimamente uniti ai loro sacerdoti»(150) e che, «mantenendo un più stretto legame con la Gerarchia, perseguono fini propriamente apostolici».(151) Que­ste associazioni, movimenti, gruppi, per loro stessa natura, possiedono una pedagogia più idonea a favorire vocazioni presbiterali, religiose, missionarie, laicali consacrate, proprio perché cooperano più direttamente al ministero pastorale e quindi alla vita e missione della Chiesa. Le varie comunità, nelle quali si manifestano vocazioni, mentre ringraziano Dio per i doni ricevuti, sono liete di offrirli con larghezza di vedute per il bene generale della Chiesa, aprendosi oltre i confini degli interessi particolari.(152)

41. Istituti di formazione ecclesiastica
Sono privilegiate quelle Chiese particolari nelle quali sorgono Isti­tuti di formazione per le vocazioni consacrate: Seminari, Noviziati, e altre Comunità formative alla vita religiosa, Centri di preparazione missionaria, Facoltà e Università ecclesiastiche.
Nessuno è più adatto dei giovani per evangelizzare i giovani. I giovani studenti che si preparano al presbiterato, i giovani e le gio­vani in via di formazione religiosa e missionaria, a titolo personale e come comunità sono «i primi e immediati apostoli» e testimoni della vocazione in mezzo agli altri giovani.(153)
I Seminari e gli altri Istituti di formazione sono i luoghi naturali di una chiara proposta vocazionale che i giovani chiamati offrono ai loro coetanei. La vita stessa dei chiamati è una proposta. Da parte loro, i Seminari e altri Istituti formativi, come comunità viventi nella Chiesa particolare, possiedono per loro natura un ruolo specifico di evangelizzazione e animazione vocazionale. La loro forza di ir­radiazione deve manifestarsi sempre più efficacemente.

3 CURA PASTORALE DELLA GIOVENTÚ E VOCAZIONI DI ADULTI

Ciò che in precedenza è stato detto si riferisce alle vocazioni di ogni età.
Il Congresso ritiene opportuno dedicare alcune considerazioni particolari
alla pasto­rale giovanile e alle vocazioni di persone adulte.

42. Pastorale giovanile e pastorale vocazionale
Pastorale giovanile e pastorale vocazionale sono complementari. La pastorale specifica delle vocazioni trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale. La pastorale giovanile diventa completa ed ef­ficace quando si apre alla dimensione vocazionale. Questa pastorale esige una graduale e solida formazione dei giovani:
- alla vita nella fede. Ciò comporta la Parola di Dio conosciuta, accolta, trasformata in preghiera, operante nella vita. Comporta una partecipazione cosciente alla vita liturgica e sacramentale, nella consapevolezza che tutto si riceve da Cristo.(154)
- Alla comprensione della identità e missione della Chiesa, come comunità e servizio. Ciò comporta l'esperienza di «essere Chiesa», come scelta di partecipare in forma comunitaria alla attuazione, nell'oggi, del disegno divino di salvezza.
- Alla scoperta della vocazione e missione personale. Ciò com­porta la presa di coscienza di quello che ciascuno può e deve com­piere, perché la propria vita abbia significato. E quindi scelta di «dare la vita», come ha fatto il Signore Gesù, in una costante tensione co­struttiva.(155)
- Al senso della storia. Ciò comporta l'ascolto dei «segni del tempo», come capacità di vedere la propria esperienza personale e comunitaria alla luce della Parola di Dio.(156)

43. Comunità cristiana: luogo di itinerario vocazionale
In questo quadro, la pastorale vocazionale consiste essenzialmente nella iniziazione a partecipare in modo concreto e attivo alla vita e missione della Chiesa particolare. La ricerca vocazionale si svolge specialmente nella comunità parrocchiale, di cui i giovani sono partecipi e responsabili.
Qui i giovani sperimentano come costruire una comunità viva, come ascoltare la Parola di Dio, come fare catechesi, come pregare, come servire insieme la Chiesa e l'umanità. In questa esperienza i giovani devono essere aiutati. Però devono sentirsi veri protagonisti, secondo i carismi personali e nella misura delle possibilità di ciascuno: «Essi devono divenire i primi e immediati apostoli dei giovani, eser­citando da loro stessi l'apostolato fra loro, tenendo conto dell'ambiente sociale in cui vivono».(157) Ma la loro opera si estende oltre il mondo giovanile. Altri ne hanno bisogno: persone povere, anziane, emar­ginate, abbandonate.
Operando nella comunità, i giovani scoprono la realtà in cui vi­vono e i ministeri e servizi di cui la comunità ha bisogno. E gli im­pegni di oggi, se ciò è nei disegni del Signore, potranno preludere ad una consacrazione definitiva per tutta la vita.
Ogni parte della Chiesa, ogni Nazione, presenta problemi par­ticolari. La pastorale giovanile deve rispondere a quelle situazioni concrete, che richiedono varietà e unità di ministeri e servizi.

44. Associazioni giovanili e vocazioni

Oggi acquistano particolare importanza le organizzazioni giova­nili cattoliche, i gruppi di ministranti, i movimenti di spiritualità che coltivano vivi contatti con i giovani. Movimenti, gruppi, associazio­ni, operanti nell'ambiente parrocchiale, devono tendere a realizzare una parrocchia che sia «comunione di comunità». Essi costituiscono significativi itinerari di fede e devono qualificarsi sempre meglio anche come itinerari di vocazione.
Questi movimenti, gruppi, associazioni non hanno, per lo più, una finalità specifica in ordine alle vocazioni consacrate. Ma, di fatto, molte vocazioni si manifestano precisamente in tali organizzazioni. E, senza dubbio, altri giovani membri portano in sé vocazioni non scoperte.
I Responsabili centrali e locali di queste organizzazioni, e i rela­tivi programmi, hanno quindi il dovere di dedicare speciale atten­zione anche alla cura delle vocazioni. Quando nelle organizzazioni giovanili si coltiva un'alta stima per i ministeri ordinati, per la vita consacrata secondo i consigli evangelici, per l'impegno missionario; quando si approfondisce la fede in Dio che ama e chiama uno per uno; quando si promuovono comportamenti umani e spirituali fa­vorevoli ad una speciale vocazione, allora noi abbiamo fatto la no­stra parte, affinché la divina chiamata sia ascoltata e seguita da tutti coloro a cui essa è rivolta.(158)

45. Scuola e vocazioni
Anche la scuola ha grande importanza nell'orientamento voca­zionale dei giovani. I Piani di Azione dei Vescovi, in modo quasi unanime, lo confermano.
Nei Paesi dove la scuola è «secolarizzata» si valorizza partico­larmente il prestigio personale e l'azione educativa di Insegnanti professionalmente preparati e cristianamente ispirati.
L'insegnamento religioso nella scuola, dove è ammesso, offre oc­casioni per presentare la visione cristiana del mondo e della vita, e quindi contribuire anche all'orientamento vocazionale.
La scuola propriamente cattolica, che in ogni parte del mondo riunisce un imponente numero di giovani, sente in modo speciale il dovere di creare un clima aperto a questo orientamento.
Infatti, la scuola cattolica, inserita nella realtà ecclesiale, integrata negli organismi della società civile per l'educazione, animata nell'interno da persone consacrate e da laici cristianamente impegnati, è una comunità educativa capace di proporre un progetto di vita com­pleto, umano e cristiano.(159)
La scuola cattolica, coerente con la sua definizione di essere «scuola» ed essere «cattolica», possiede una profonda visione cri­stiana del mondo; elabora un progetto di cultura e di educazione che, ispirato dalla fede, tende a creare una atmosfera evangelica; pro­muove una pedagogia delle scelte professionali ed in questo quadro propone con chiarezza i valori dei ministeri ordinati, della vita con­sacrata, della dedizione missionaria.(160)
Il dovere degli Insegnanti è delicato e grave. Essi certamente co­noscono gli insegnamenti della Chiesa sulla vocazione e le vocazioni ed hanno competenza in ciò che riguarda la psicologia e la pedagogia dell'orientamento giovanile.
I contributi preziosi offerti dalla scuola si completano con altre iniziative svolte al di fuori della scuola: movimenti studenteschi, as­sociazioni giovanili, inserimento nella vita delle comunità parrocchiali.

46. Aprirsi alla Chiesa e alla sua missione universale
Le varie esperienze della pastorale giovanile e vocazionale non si concepiscono come chiuse in sé ed esclusive, ma come canali mol­teplici che si aprono e si utilizzano nell'interesse della Chiesa uni­versale e della umanità.
Al di là di ogni esperienza particolare, la vocazione dei giovani si fa matura se essi comprendono di essere impegnati da Cristo e con Cristo nella costruzione della civiltà dell'amore.
I giovani vengono invitati ad allargare la loro visione della realtà e a rispondere ai bisogni dell'uomo d'oggi, non solo in circostanze eccezionali, ma soprattutto nelle occasioni di ogni giorno. Vengono incoraggiati a servire altri gruppi di diversa età e condizione: ragazzi, giovani, adulti in situazioni di difficoltà e sofferenza.
L'invito ad allargare l'orizzonte si fa più pressante e urgente, se si considera la grande massa di uomini che ancora non conoscono la luce del Vangelo e versano in gravi condizioni di ingiustizia e di miseria, specialmente nel Paesi del Terzo Mondo.
Questa esperienza educativa, difficile ma gratificante, costituisce una iniziativa concreta a servizio della Chiesa, premessa a scelte to­tali.(161)

47. Vocazioni di adulti
Le vocazioni in età adulta(162) non sono avvenimento eccezionale. Oggi stanno moltiplicandosi in ogni parte della Chiesa. Lo Spirito Santo non conosce limiti di età e «soffia dove vuole».(163) Il Signore Gesù aveva chiamato, come discepoli e apostoli, persone mature. La Chiesa nascente seguì l'esempio.(164) La Chiesa possiede una ricca tra­dizione di Pastori, di Santi, di Fondatori, che hanno scelto in età adulta la via di totale consacrazione.
Nell'interesse della Chiesa particolare e della Chiesa universale, la pastorale delle vocazioni deve essere attenta al fatto che vi sono persone impegnate nella professione, lavoratori, tecnici, studenti già inoltrati nei corsi universitari, disponibili ad una riflessione appro­fondita sul servizio che possono rendere alla Chiesa.
Particolare attenzione esige la vocazione al diaconato permanente che, di fatto, riguarda persone adulte.
La vocazione in età adulta pone problemi non lievi. Essa richiede prudente discernimento, solida direzione spirituale, adeguata prepa­razione prima dell'ingresso negli Istituti di formazione ecclesiastica. Il Concilio invita i Responsabili a dedicarvi il necessario impegno.(165) Le Chiese particolari, anche in cooperazione fra loro, stanno spe­rimentando le forme migliori per aiutare le persone che in età adulta si aprono ad una vocazione consacrata. In varie parti sono sorte o stanno sorgendo apposite comunità, forse limitate in dimensione, ma ricche di umanità, di spirito evangelico, di zelo apostolico, grazie ad una saggia animazione sacerdotale, religiosa, missionaria.(166)

4 FORME DI ACCOMPAGNAMENTO

Quando un giovane, una giovane o una persona adulta, avverte la chiamata divina, e ha chiesto e ricevuto consiglio, sente il bisogno e l'utilità di un aiuto e di una guida per trovare con crescente chiarezza la sua strada e seguirla. È il problema dell'accompagnamento.

48. Sguardo d'insieme all'itinerario di una vocazione
La graduale maturazione di una vocazione consacrata segue ge­neralmente un itinerario che si può specificare nel modo seguente:

- il punto di partenza della pedagogia vocazionale si trova or­dinariamente in comunità cristiane sensibilizzate mediante la Parola di Dio, i Sacramenti e la preghiera, l'impegno apostolico. Nella co­munità si manifesta la testimonianza di persone consacrate e di altre persone responsabili. È quella mediazione che risponde ai disegni della Provvidenza divina.
- Il passo successivo è costituito dalla proposta diretta, dall'appello personale, rivolto particolarmente a giovani idonei, affinché vogliano prendere in considerazione una scelta di vita consacrata.
- L'altro passo consiste nell'accompagnamento degli aspiranti mediante la direzione spirituale, gruppi di apostolato, gruppi voca­zionali, convivenze istituite a questo scopo. - Finalmente con decisione libera e motivata, l'aspirante potrà accedere alle Istituzioni specifiche di formazione: Seminari, Novi­ziati, Istituti di preparazione missionaria. Gli Istituti Secolari pre­vedono tempi e programmi propri di formazione, secondo i carismi particolari di ciascuno.(167)

Alcuni punti di questo itinerario meritano speciale attenzione.

49. Appello, discernimento, accompagnamento
La vocazione ad una vita consacrata non è problema puramente individuale. Esso concerne la Chiesa. La vocazione nasce nella Chiesa e si sviluppa nella Chiesa, ed è sostenuta dalla Chiesa durante tutta la sua evoluzione.
Il momento della presa di coscienza della vocazione è particolar­mente importante. La presa di coscienza può avvenire in modo spon­taneo, come dono di Grazia, quasi appello interiore generalmente collegato a segni, avvenimenti, testimonianze, che l'aspirante percepisce dentro di sé. La Chiesa deve essere presente fin da questo momento, come primo testimone dell'appello divino. I Responsabili metteranno in evidenza il ruolo di questo testimone che è la Chiesa, invitando l'aspirante a confidarsi soprattutto con il sacerdote, o con altra persona capace di illuminarlo.(168)
La presa di coscienza può avvenire - e deve avvenire sempre di più - in seguito ad invito diretto, ad appello personale, rivolto da persona responsabile ad un soggetto ritenuto idoneo. Anche l'appello è atto di Grazia.(169) C'è un giusto momento per l'appello. L'educatore esperto e prudente sa valutarlo. Quando le condizioni esistono, non è mai troppo presto per rivolgere l'invito. L'importante è che non giunga troppo tardi.
In ogni caso, il Responsabile deve possedere la saggezza del di­scernimento.(170) Col discernimento si penetra in quei fatti esterni e movimenti interiori che portano una persona verso una vocazione. Si cerca di chiarire se l'aspirante è mosso da retta intenzione, oppure da motivi di altro genere; se è pronto a lasciare tutto per seguire il Signore che chiama, oppure è condizionato da legami di varia natura.
Il discernimento iniziale si inserisce in una sapiente opera di di­rezione spirituale, che assisterà l'aspirante fino al momento in cui la vocazione verrà riconosciuta dalla Chiesa mediante l'appello uf­ficiale del Vescovo o del Superiore competente.
Quando un giovane o una giovane prendono coscienza di una chiamata divina, avvertono ordinariamente il bisogno e l'utilità di unirsi con altri che vivono gli stessi ideali. Sentono pure la necessità di una guida spirituale adeguata, per scoprire con crescente chiarezza la propria strada e seguirla. Sorgono così nella Chiesa gruppi guidati, che assumono forme diverse: gruppi vocazionali parrocchiali o zo­nali; comunità vocazionali di accoglienza; centri giovanili di orien­tamento; Seminari minori ed analoghe Istituzioni per la vita religiosa e missionaria.

50. Accompagnamento individuale
Un accompagnamento individuale è sempre necessario, anche quando esiste l'accompagnamento di gruppo. Tuttavia in certe situa­zioni l'accompagnamento individuale è l'unico possibile.(171) Esso è un servizio di ascolto, di misericordia e di speranza, che trova la sua sorgente nella contemplazione dei misteri di Dio e della Chiesa.
La persona che svolge il ministero dell'accompagnamento è rispet­tosa verso la libertà del cammino del giovane e della giovane, che è sempre cammino personale. L'accompagnatore propone innanzi­tutto Cristo, venuto ad attuare il disegno divino di salvezza. Pro­pone il Vangelo che illumina il senso della vita. Propone il mistero della Chiesa che continua nel mondo la missione salvatrice di Gesù. Aiuta a prendere coscienza delle diverse vocazioni consacrate per vivere totalmente secondo Cristo, nella Chiesa, per il mondo. Sol­lecita affinché ciascuno cerchi il «suo» posto: «Signore cosa vuoi che io faccia?».(172) Lo sostiene, perché risponda il suo «Si».
L'accompagnatore deve dunque possedere conoscenza ed esperienza nel discernimento e nella direzione spirituale. In tale compito egli trova utili sussidi nelle moderne acquisizioni della psicologia,(173) che in ogni caso non hanno mai valore sostitutivo.
Il campo dove può e deve svolgersi l'accompagnamento è ampio. Ogni pastore d'anime, o altra persona responsabile, sente la neces­sità di dedicare attenzione a quei giovani e adulti che incontra nelle attività pastorali, personalmente o nei gruppi, e che destano interesse per le loro particolari qualità. È doveroso, in questi casi, ricercare prudentemente i segni di una vocazione, coltivarli, metterli alla prova.
L'apprendimento di ciò che riguarda il riconoscere i segni di una vocazione e l'avviamento all'arte del discernimento e della direzione spirituale appartiene al programma di formazione e alla sfera ordi­naria di attività del pastore d'anime e di altre persone responsabili nell'accompagnamento delle vocazioni.

51. Accompagnamento di gruppo
Esistono nelle Chiese particolari diverse esperienze: gruppi per lo scambio di esperienze di fede e di apostolato; gruppi per una ri­flessione riguardante l'orientamento della vita; gruppi per l'approfondimento della vocazione in direzione di scelte consacrate. Questi gruppi sorgono presso parrocchie, Istituti religiosi, associa­zioni, movimenti giovanili.
Il gruppo svolge un ruolo particolarmente efficace per la matu­razione umana e cristiana, per la conquista dell'equilibrio affettivo, per il consolidamento della fede, specialmente in situazioni ambien­tali contrassegnate da diffusa indifferenza e incredulità.
Nel gruppo, mediante un itinerario accuratamente stabilito, è pos­sibile:
- proporre esplicitamente la vocazione ai ministeri ordinati e alle altre forme di vita consacrata;
- scoprire il valore della preghiera, della meditazione, della vita comunitaria, dell'impegno apostolico, della direzione spirituale che illumina e sostiene le varie esperienze;
- mantenere contatti e collaborare con le famiglie nelle quali i giovani vivono la loro vita quotidiana;
- mantenere contatti con la comunità parrocchiale e collaborare con le sue attività spirituali e apostoliche;
- mantenere contatti e collaborare con Seminari e seminaristi; con Noviziati e novizi; con Istituti di formazione missionaria e loro aspiranti; con membri di Istituti Secolari e persone che si orientano verso di essi.(174)

52. Accompagnamento in comunità o centri giovanili di orientamento vocazionale
Sono comunità in senso proprio, animate da sacerdoti o religiosi o religiose, in relazione con la Chiesa particolare, con tensione espli­cita alla consacrazione totale della vita per il Regno di Dio. Hanno dunque carattere di autentiche comunità di orientamento vocazio­nale ai ministeri ordinati e alle altre forme di vita consacrata.
Queste comunità si propongono di aiutare i giovani e le giovani nella maturazione della loro scelta vocazionale e si impegnano per­ché l'orientamento vocazionale sia un itinerario educativo, mediante una forte esperienza di fede e di apostolato. A tale fine, le comunità offrono persone, ambienti e mezzi adeguati. I giovani e le giovani, che vivono in questi ambienti, sperimentano come fare comunità, come pregare, come servire la Chiesa. Così sono aiutati a seguire Cristo secondo la loro personale specifica vocazione. Al giusto momento saranno pronti per entrare nei Seminari, nei Noviziati, in al­tri Istituti di formazione alla vita consacrata.(175)

53. Accompagnamento in Seminari minori e Istituzioni analoghe
Nella pastorale vocazionale di oggi i Seminari preparatori al Se­minario maggiore e le Istituzioni analoghe per le altre forme di vita consacrata, hanno la loro precisa identità, come luoghi particolar­mente idonei per l'accoglienza, il discernimento e l'accompagnamento delle vocazioni.
La presenza di Seminari minori e Istituti analoghi è sostenuta da valide motivazioni:
- le comunità parrocchiali, le famiglie, i vari gruppi, comunità, esperienze di orientamento e accompagnamento chiedono aiuto nella educazione di quei ragazzi e adolescenti che manifestano disponibi­lità verso una speciale vocazione;
- a tal fine, il Seminario minore e analoghi Istituti possono of­frire un ambiente ed un clima di serena fraternità giovanile;
- possono esprimere proposte chiare di radicalità evangelica, di preghiera, di servizio ecclesiale, di amicizia profonda con il Signore Gesù, nel pieno rispetto delle fasi di crescita e maturazione durante l'età evolutiva;
- la proposta vocazionale, oggi, deve essere continuamente ri­presentata e riformulata, poiché la realtà culturale e sociale è in con­tinuo cambiamento e crea nei giovani atteggiamenti critici ed incertezze;
- la vita in comunità può offrire condizioni favorevoli ad una normale e completa crescita umana e cristiana, sociale e apostolica, e ad una meditata apertura al progetto vocazionale di ognuno.
I Seminari preparatori al Seminario maggiore e le Istituzioni ana­loghe possono dare questo contributo, se rimangono profondamente inseriti nella realtà della Chiesa particolare e si manifestano come comunità sensibili alla vita e missione della Chiesa universale.(176)

54. Difficoltà nell'accompagnamento
L'accompagnamento vocazionale, come ogni altra opera della Chiesa, è una esperienza pasquale. Morte e risurrezione sono fra loro connesse, come passaggio doloroso, illuminato da fede e da speranza.
Difficoltà più frequenti:
- scarso numero di persone che possono dedicarsi all'accompagnamento. Talvolta le persone idonee a questo ministero sono sovraccariche di impegni e non possono attendere ad esso per tutto il tempo necessario.
- Scoraggiamento di fronte a tentativi falliti. Non rare volte le esperienze infelici dipendono da persone non preparate a questa de­licata missione educativa; persone che, forse, hanno istituito convivenze bene organizzate, ma non comunità giovanili vive, respiranti il messaggio liberante del Vangelo.
- Atteggiamenti negativi di giovani che temono di essere ma­nipolati, rinchiusi, privati della loro libertà. Forse alcuni giovani hanno conosciuto «iniziative vocazionali» non autentiche, che in realtà erano solo forme imprudenti e improvvisate di «reclutamento». Di conseguenza essi dimostrano diffidenza verso altre proposte voca­zionali, anche se compiute in modo serio e responsabile. Altri gio­vani non hanno idee esatte circa la direzione spirituale e non la accolgono volentieri.

55. La figura del Responsabile dell'accompagnamento
Le stesse difficoltà di questo ministero mettono in rilievo che la presenza di una persona idonea all'accompagnamento è di importanza fondamentale. Deve essere:
- una persona capace di ascoltare con cuore libero da pregiudizi la storia personale dei giovani d'oggi;
- una persona a servizio della misericordia, che aiuta un aspiran­te a superare il passato e ad aprirsi al futuro nella luce di Dio; il mo­mento culminante di questo aiuto si trova nel sacramento della Ri­conciliazione;
- una persona capace di dare risposte, non secondo prudenza umana, ma secondo il progetto di Dio;
- una persona, dunque, di contemplazione, che verifica in Dio, assieme al giovane, il cammino della vita;
- una persona attenta alla solidità della formazione, in modo che la crescita umana e cristiana, la ricerca, la scoperta, l'iniziazione alla vocazione personale siano, nella vita di un giovane e di una giovane, momenti di un unico cammino di fede;
- una persona capace di testimoniare una pazienza piena di spe­ranza, nella carità e nella gioia di una profonda fiducia nella Grazia del Signore.
È giusto che le persone, aventi responsabilità di accompagnamento, si tengano in contatto fra loro e anche con gli Istituti specifici di formazione, nei quali l'accompagnamento trova il suo traguardo.

56. Indicazioni per l'avvenire
È constatazione comune che molti giovani si aprono al colloquio e accettano di essere accompagnati: «I cuori di molti giovani, e meno giovani, sono predisposti ad ascoltarvi. Molti di essi cercano uno scopo per cui vivere; sono in attesa di scoprire una missione che vale, per consacrare ad essi la vita. Cristo li ha sintonizzati sul suo e sul vostro appello. Noi dobbiamo chiamare. Il resto lo farà il Signore».(176) È dunque necessario creare un clima di amicizia e confidenza, che fa­ciliti il dialogo e la ricerca.
I responsabili dell'accompagnamento, soprattutto il direttore spi­rituale, devono essere persone di fede e devono parlare con la testi­monianza della vita. I giovani sono sensibili a questo. Ovviamente, occorre distinguere tra direzione spirituale e animazione di gruppo.
La Chiesa particolare deve incoraggiare ed utilizzare il contributo di tutte le persone consacrate. Ciò esige fraterna collaborazione tra sacerdoti diocesani, religiosi, religiose, missionari, membri di Istituti Secolari nell'opera di accompagnamento. È un problema molto sen­tito che concerne l'unità di missione della Chiesa locale nella cura pastorale delle vocazioni.
La Chiesa particolare deve pure incoraggiare l'opera che i laici, personalmente e associati, svolgono in questo campo con significa­tivi risultati.
In certe situazioni, le varie iniziative di accompagnamento non si possono attuare agevolmente nel limitato raggio locale. Le Chiese particolari dovranno dunque ricorrere ad opportune collaborazioni tra loro. Certe Istituzioni di accompagnamento alla vita religiosa non sufficientemente frequentate, possono mettere persone e ambienti a disposizione di aspiranti diocesani e di altri aspiranti alla vita re­ligiosa e missionaria. La collaborazione dei vari Responsabili com­prenderà sia l'aspetto educativo, sia quello scolastico, sia quello economico dell'impegno comune.
In ogni caso, è urgente curare la preparazione specifica dei diret­tori spirituali e degli altri responsabili dell'accompagnamento. Ver­ranno utilizzate le iniziative offerte da Chiese locali e da Istituzioni che organizzano centri e corsi specializzati a questo fine.(178)

5 ORGANISMI E STRUTTURE

Anche la pastorale delle vocazioni ha bisogno di al­cuni organismi e strutture.
Le forme variano da luogo a luogo. Però si osserva la tendenza ad unificare le
forze a servizio di tutte le vocazioni consacrate, nell'interesse di ciascuna
Chiesa particolare e della Chiesa universale.

57. Centro Diocesano Vocazioni
Per favorire una pastorale vocazionale unitaria, che svolga un co­stante servizio di animazione, si richiede in ogni Chiesa particolare la presenza operante del Centro Diocesano Vocazioni.(179) Non si pro­pone l'ampliamento di strutture burocratiche, ma si vuole inserire la pastorale delle vocazioni, mediante l'apposito Centro, nella pastorale generale e nelle istituzioni locali, a servizio della comunione. Ogni ritardo nel costituire questo organismo e nel renderlo efficiente si traduce in un danno alla Chiesa.

Il Centro Diocesano Vocazioni, sotto la guida del Vescovo:
- ha lo scopo di aiutare e coordinare l'animazione vocazionale che deve svolgersi nella Diocesi e in ogni parrocchia, secondo le di­rettive del Concilio,(180) senza sostituirsi all'attività della comunità parrocchiale, che è il centro primario dell'animazione di tutte le vo­cazioni;
- costituisce il luogo naturale di incontro di persone, istituzioni, associazioni che possono contribuire alla pastorale delle vocazioni, operando con forze unite e rispettando i carismi e le finalità proprie di ciascuno;
- estende la sua opera a servizio di tutte le vocazioni consacrate, senza invadere il campo di quelle iniziative che singole Istituzioni pos­sono legittimamente promuovere a favore di vocazioni specifiche;(181)
- mantiene i necessari contatti con le varie iniziative di accom­pagnamento e con gli Istituti di formazione presbiteriale, diaconale, religiosa, missionaria, esistenti nella Chiesa locale.
Al Direttore del Centro Diocesano Vocazioni, nominato dal Ve­scovo in accordo con gli altri Rappresentanti della vita consacrata, si uniscono presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, missionari, mem­bri di Istituti Secolari, laici, i quali vengono scelti per cooperare alle attività del Centro, in armonia con il programma o Piano di Azione diocesano a favore delle vocazioni. Queste persone sono consapevoli dell'importanza del loro ministero e si prestano a svolgerlo nel modo migliore con competenza ed esperienza.

58. Centro Nazionale Vocazioni
La Chiesa particolare, mediatrice di tutte le vocazioni, trova nel Centro Nazionale Vocazioni il luogo ordinario di comunione della pastorale vocazionale. Esso è uno strumento idoneo di studio, pro­grammazione, coordinamento, e di servizio per l'animazione della pastorale unitaria a favore delle vocazioni consacrate.
Questo servizio comprende:
- proposta delle linee di pastorale vocazionale, secondo i program­mi della Conferenza Episcopale e le direttive del Magistero universale;
- promozione dei Centri Diocesani unitari;
- aiuto alla formazione dei Responsabili e preparazione di sus­sidi pastorali per comune utilità;
- collaborazione con altri organismi nazionali, associazioni, mo­vimenti, aventi fine di apostolato, di educazione, di spiritualità;
- luogo di incontro, di scambio, di comunione con i Centri Dio­cesani.(182)

59. Coordinamento, collaborazione, programmi
I Centri Diocesani e Nazionali Vocazioni, eventualmente i Cen­tri Regionali e altre diramazioni a livello parrocchiale, offrono dun­que occasioni provvidenziali per realizzare quel coordinamento di forze che oggi da ogni parte viene richiesto e a cui questo stesso Documento Conclusivo più volte ha fatto riferimento. Coordinamento tra clero diocesano, Religiosi e Religiose, Missionari, Istituti Secolari. Coordinamento a livello nazionale, possibilmente regionale, dioce­sano, fino a livello di comunità parrocchiale e di altre comunità, gruppi e movimenti locali, a comune vantaggio e per edificazione del Po­polo di Dio.
Da questo coordinamento di forze nasce una efficace collabora­zione che si manifesta in programmi accuratamente studiati ed at­tuati insieme con carità e zelo. I programmi contengono i vari aspetti già in precedenza menzionati:


- diffondere una forte ispirazione di fede;
- alimentare la spiritualità e la preghiera;
- innestare l'animazione vocazionale nella pastorale d'insieme delle Chiese particolari;
- portare l'animazione vocazionale nella pastorale delle comu­nità parrocchiali, coinvolgendo movimenti, gruppi, servizi e altre comunità in esse operanti;
- inserire l'animazione vocazionale nella pastorale giovanile;
- sostenere le varie iniziative di accompagnamento, specialmente i Seminari minori e Istituzioni analoghe per altre forme di vita consacrata;
- risvegliare le comunità, affinché prendano coscienza del valore e della necessità anche di alcune vocazioni che, forse, sono meno conosciute (la consacrazione secolare), o talvolta dimenticate (voca­zioni contemplative, Congregazioni di «Fratelli» e di Suore, che si dedicano all'insegnamento, alla cura degli infermi, ad altri mini­steri e servizi, di cui la Chiesa ha grandemente bisogno);
- creare e diffondere pubblicazioni, adatte alle diverse necessità della pastorale vocazionale;
- curare la preparazione delle persone che hanno ricevuto dai Vescovi, dai Superiori e Superiore Religiosi, da altri Responsabili della vita consacrata, il mandato specifico della cura e accompagna­mento dei chiamati. L'opera preziosa di queste persone deve essere riconosciuta e valorizzata. Esse meritano la riconoscenza della Chiesa.

60. Strumenti della comunicazione sociale
Nei programmi di pastorale vocazionale oggi assumono partico­lare rilievo gli strumenti della comunicazione sociale. Essi, impiegati saggiamente e professionalmente, possono contribuire a diffondere la conoscenza delle vocazioni consacrate e a creare attorno ad esse un clima favorevole di attenzione e di stima. E quindi a risvegliare la coscienza della comunità.
Anche nel campo della pastorale vocazionale vale quanto è detto a riguardo della evangelizzazione: «La Chiesa si sentirebbe colpe­vole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati; servendosi di essi la Chiesa "predica sui tetti" il messaggio di cui è depo­sitaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle moltitudini».(183)

61. Povertà di mezzi e ricchezza di Spirito: appello alla carità ecclesiale
Nel presentare queste linee di pastorale vocazionale il Congresso Internazionale non è stato condizionato dalla immagine di Chiese locali ricche per numero di credenti, per abbondanza di presbiteri e di altre persone consacrate, per varietà di associazioni e istituzioni, per disponibilità di mezzi di ogni genere.
Il Congresso, invece, ha avuto chiara coscienza che in ogni parte del mondo esistono Chiese in stato di diaspora, di libertà limitata, di persecuzione. Chiese con pochi fedeli, con scarso numero di pre­sbiteri e di altre persone consacrate, con mezzi umani quasi inesistenti. In tali condizioni, la pastorale d'insieme e la pastorale delle vo­cazioni, si muovono con grave difficoltà. Certe iniziative sono im­possibili.
Però «nulla è impossibile a Dio».(184) Anche se esiste povertà di persone e di mezzi, vi è ricchezza inesauribile di spirito. Dove c'è la Parola di Dio, l'Eucaristia, la preghiera, l'impegno di conversione, la testimonianza della fede, c'è anche l'essenziale perché si manife­stino le divine chiamate.
Da parte loro, tutte le altre Chiese che in diverse condizioni pos­sono svolgere liberamente le proprie iniziative, non mancheranno di venire incontro alle Chiese in difficoltà, con la preghiera e ogni altra possibile assistenza. È una doverosa testimonianza di carità ecclesiale.

CONCLUSIONE

62. Congresso Internazionale: evento dello Spirito Santo
Il Congresso, che è stato un evento dello Spirito Santo, in cui le Chiese particolari hanno messo in comune esperienze e prospet­tive per una valida pastorale delle vocazioni, esprime la convinzione di potere costituire, con l'aiuto di Dio, «il punto di partenza d'un nuovo impulso per la pastorale delle vocazioni in ogni Chiesa particolare». È l'augurio che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha for­mulato durante la Concelebrazione Eucaristica inaugurale, assicurando la sua presenza al Congresso anche «col pensiero e con la preghiera».
Il Congresso ritiene che quell'augurio si è fatto certezza, dopo l'esperienza vissuta insieme. Al Santo Padre, Pastore universale e suscitatore di vocazioni, si rivolge la gratitudine commossa di tutti i congressisti.
Nuova vitalità della Chiesa si annuncia con questo Congresso, perché le vocazioni rivelano e accrescono tale vitalità. Un segno con­solante è stato rilevato: una graduale ma progressiva diffusione della coscienza vocazionale nella comunità cristiana, ed al tempo stesso il fatto di una pastorale unitaria, espressa nei Piani di Azione dio­cesani per le vocazioni e realizzata con l'azione e collaborazione di tutte le componenti ecclesiali: Vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, missionari, secolari consacrati, laici.
Per questo, a tutti gli animatori della pastorale vocazionale, ope­ranti nelle Chiese particolari, il Congresso vuole fare giungere il plauso e il ringraziamento per il loro prezioso servizio.
Il Congresso, convinto che il problema delle vocazioni consacra­te «è il problema fondamentale della Chiesa», riafferma che nella preghiera al Padrone della messe si trova la sua sicura soluzione. Ri­volge, pertanto, vivo appello alle comunità, ai singoli fedeli, alle persone consacrate, in particolare alle comunità di vita contemplativa, affinché vogliano pregare e pregare incessantemente per le vocazioni. I Congressisti concludono questi lavori portando in sé i semi di un più grande coraggio apostolico nel lavorare per le vocazioni in ogni parte della Chiesa, ed ancora i segni di sicura speranza. Il Santo Padre infatti ha detto: «Nonostante tutte le circostanze che fanno parte della crisi spirituale esistente in tutta la civilizzazione contem­poranea, lo Spirito Santo non cessa di operare nelle anime. Ed è proprio qui che si aprono anche dinanzi alla Chiesa di oggi favorevoli prospettive in fatto di vocazioni, solo che essa cerchi di essere au­tenticamente fedele a Cristo; solo che illimitatamente speri nella po­tenza della sua redenzione, e cerchi di fare tutto il possibile per "avere diritto" a questa fiducia».(185)
Realmente tutti: Vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, missionari, secolari consacrati, laici, comunità e singoli credenti, com­piano tutto il loro dovere «per avere diritto a questa fiducia».
Maria, Madre della Chiesa, modello di ogni vocazione, interceda per tutti e accompagni tutti nel cammino di luce e di speranza per le vocazioni.

Note
(1) IOVANNI PAOLO II, Omelia, 10 maggio 1981.
(2) Cfr. Documento di Lavoro del Congresso.
(3) Christus Dominus 11; cfr. ibid. 6.
(4) Cfr. Lumen Gentium 4; 1 Cor 12, 4.
(5) Presentazione delle diverse vocazioni nel Vaticano II: Lumen Gentium 41.43; Christus Dominus 15; Ad Gentes 23; Perfectae Caritatis 11.
(6) Cfr. Optatam totius 2, in fine.
(7) Cfr. 1 Cor. 12, 6
(8) 1 Tim. 2, 3 s.
(9) Rom. 10, 14 s.
(10) Lumen Gentium 48.
(11) Cfr. Gn 11, 4 e l'analisi in Gaudium et Spes 4-6.
(12) Cfr. Lc 12, 32 con Sap 11, 1-3.
(13) GIOVANNI PAOLO II, Redemptor Hominis l.
(14) Is 35, 1.
(15) Gaudium et Spes10.
(16) GIOVANNI PAOLO II, Redemptor Hominis 14, dove questi pensieri sono sviluppati.
(17) Lumen Gentium 4.
(18) Lumen Gentium 8; cfr. Gaudium et Spes 19, in fine.
(19) Cfr. i messaggi di Giovanni Paolo II ai giovani del Messico, Polonia, Irlanda, Stati Uniti d'America, Africa, Francia, Brasile, Germania, Filippine; cfr. anche: III Assemblea Generale dell'Episcopato Latino Arnericano a Puebla: «Opción preferencial por los jóvenes»; Atti IV, 2.
(20) Cfr. Gravissimum Educationis 2-3: dalla educazione umana alla maturità cristiana e alla donazione apostolica.
(21) Cfr. Apostolicam Actuositatem 12.
(22) Cfr. Optatam totius 2, che illustra questa mediazione.
(23) Cfr.Optatam totius 2, inizio. (24) Gv. 3, 16 s.
(25) 1 Pt 2, 9.
(26) Cfr. Mt 28, 19 s.
(27) 1 Cor 12, 7.
(28) Cfr. Lumen Gentium 2-4; Dei Verbum 2-4; Ad Gentes 2-4.
(29) Lumen Gentium 9; cfr. Evangelii Nuntiandi 14: « Il mandato di evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa... Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità profonda».
(30) Cfr. Lumen Gentium 10-11.
(31) Cfr. ibid. 40.
(32) Ef 4, 11 s.
(33) Cfr. Lumen Gentium 18-20.
(34) TERTULLIANO, De praescriptione haereticorum 41, 4: CCSL 1, 202.
(35) Cfr. Lumen Gentium 28; anche Catechismus Romanus II, 7: «De ordinationis sacra­mento» 3: «Vocari autem a Deo dicuntur, qui
a legitimis Ecclesiae ministris vocantur».
(36) Cfr. CONCILIO DI TRENTO: Denz.-Schon. 1740-1742; anche Sacrosanctum Concilium 47; Lumen Gentium 28; Presbyterorum Ordinis 2.
(37) GIOVANNI PAOLO II, A tutti i Sacerdoti della Chiesa in occasione del Giovedí Santo 1979, 4.
(38) Lumen Gentium 43; cfr. Perfectae Caritatis.
(39) Cfr. Lumen Gentium 44; Evangelica Testificatio 50.
(40) Evangelica Testificatio 51; cfr. anche ibid. 52-55.
(41) Cfr. Pio XII, Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia, 2 febbraio 1947; Motu Proprio Primo Feliciter, 12 marzo 1948.
(42) Cfr. Perfectae Caritatis 11; Ad Gentes 40.
(43) PAOLO VI, Ai Responsabili Generali degli Istituti Secolari, 20 settembre 1972.
(44) GIOVANNI PAOLO II, Ai Rappresentanti degli Istituti Secolari di tutto il mondo, 28 ago­sto 1980.
(45) Mt 28, 19 s.
(46) A t 1, 8.
(47) Gv 20, 21.
(48) 1 Cor 12, 7; cfr. Lumen Gentium 17; Christus Dominus 6. 15; Ad Gentes 1-5; Evangelii Nuntiandi 13-16. 59.
(49) Cfr. Ad Gentes 23 s.
(50) Cfr. S. CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, Vocazione e Formazione dei Missionari, Pentecoste 1970.
(51) Cfr. Optatam Totius, inizio.
(52) GIOVANNI PAOLO II, Omelia, 10 maggio 1981.
(53) At 1, 14.
(54) Cfr. Lc 6, 12 s..
(55) Cfr. Gv. 17, 9.20.
(56) Cfr. Mt 6, 9 s..
(57) Cfr. ibid. 9, 37 s.; Lc 10, 2.
(58) Cfr. 1 Cor. 3,16.
(59) Cfr. At. 22, 10.
(60) Cfr. Gv 17, 18.
(61) Mt 7, 21
(62) Ibid 4, 17.
(63) Lumen Gentium 8.
(64) Cfr. Christus Dominus 11.
(65) GIOVANNI PAOLO II, Omelia, 10 maggio 1981.
(66) Lumen Gentium 13.
(67) Optatam totius 2, in fine.
(68) S. CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Postquam Apostoli 14, 25 marzo 1980.
(69) 1 Pt 4, 10.
(70) Cfr. At 2, 42. 46- 48.
(71) Lumen Gentium 62.
(72) Per questa esemplarità di Maria SS.ma , cfr. Lc 1, 28-38; Gv 19, 25; At 1, 14; cfr. anche Lumen Gentium 56-59.
(73) GIOVANNI PAOLO II, Omelia, 10 maggio 1981.
(74) Optatam totius 2, inizio.
(75) At 6,4.
(76) Sacrosanctum Concilium 10.
(77) Cfr. Denz.-Schon. 1740; Lumen Gentium 11; Evangelica Testificatio 47-48.
(78) Cfr. Lc 6, 12 s.
(79) Cfr. 1 Cor 11, 28 s.
(80) Cfr. Mc 1, 15.
(81) Cfr. Lumen Gentium 11.
(82) Cfr. Gaudium et Spes 52.

(84) Cfr. Sacrosanctum Concilium 12.
(85) Cfr. Mt 9, 37 s., con Mt 6, 9-13; Lc 10, 21; Gv 17, 1-24.
(86) Cfr. Lc 22, 32; Gv 17, 15.
(87) Cfr. Ger 2, 2.
(88) Una descrizione particolareggiata si trova nel Documento di Lavoro del Congresso. Tale documento merita di essere ampiamente diffuso.
(89) Lc 11, 1.
(90) «Catechesi» si intende qui nel senso più ampio del termine, come annuncio della Pa­rola di Dio e, mediante esso, come iniziazione alla vita cristiana e come orientamento vocazionale.

(92) Cfr. Lumen Gentium 10.
(93) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lettera a tutti i Sacerdoti della Chiesa in occasione del Giovedì Santo 1979, 4-5.
(94) Cfr. Lumen Gentium 42; Optatam totius 10; Presbyterorum Ordinis 16; Perfectae caritatis 12.
(95) Cfr. Presbyterorum Ordinis 16.
(96) 1Sam 3, 10; cfr. Dei Verbum 21; Catechesi Tradendae 27.
(97) Cfr Documento Conclusivo 7.
(98) Cfr. i luoghi della ricca Rivelazione biblica circa la Parola di Dio che chiama, luoghi che sono stati ampiamente illustrati lungo tutto il corso della Tradizione cristiana. Ad esem­pio: Gen 12, 1-3; Es 3, 1-12; 1 Sam 3, 1-10; Ger 1, 1-10; Is 6, 8 s.; Mt 4, 18-22; Mc 1, 16-20; Lc 5, 1-11; Gv 1, 35-51; At 9, 1-30; Ef 1, 3-10.
(99) Cfr. Gaudium et Spes 41-42; Redemptor Hominis 14.21.
(100) «La catechesi è intrinsecamente collegata con tutta l'azione liturgica, perché è nei Sacramenti e, soprattutto, nella Eucaristia, che Gesù Cristo agisce con pienezza per la trasfor­mazione degli uomini»: Catechesi Tradendae 23.
(101) Sal 23 (24), 3 s..
(102) Analogamente per gli altri Sacramenti e per le altre celebrazioni liturgiche, cfr. Docu­mento Conclusivo 19-22.
(103) Cfr. Documento di Lavoro del Congresso, dove tali esperienze sono ampiamente documentate.
(104) Cfr. S. CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Directorium Catechisticum Generale 126.
(105) Cfr. Optatam Totius 2.
(106) Christus Dominus 15, confrontato con Lumen Gentium 24-27.
(107) Cfr. S. CONGREGAZIONE PER I VESCOVI, Directorium de Pastorali Ministerio Episcoporum 14-19.
(108) Cfr. Optatam totius 2.
(109) GIOVANNI PAOLO II, Omelia, 10 maggio 1981.
(110) Cfr. Perfectae Caritatis 23; cfr. anche: S. CONGREGAZIONE PER I VESCOVI E S. CONGREGAZIONE PER i RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI, Notae Directivae pro Mutuis Rela­tionibus inter Episcopos et Religiosos in Ecclesia 21; Mutuae Relationes, citato in seguito.
(111) Cfr. Mutuae Relationes 18. 38-39.
(112) Cfr. Perfectae Caritatis 23; Ecclesiae Sanctae 11, 43; Mutuae Relationes 60-65.
(113) Cfr. Perfectae Caritatis 23.
(114) Presbyterorum Ordinis 11; cfr. Perfectae Caritatis 24; Ad Gentes 39; Mutuae Relationes 39.
(115) 1 Gv. 5,4.
(116) Cfr. Gravissimum Educationis 2.
(117) Cfr. Optatam Totius 2; Presbyterorum Ordinis 11.
(118) Lumen Gentium 29.
(119) PAOLO VI, Ad Pascendum, introduzione.
(120) Cfr. Orientalium Ecclesiarum 17.
(121) Lumen Gentium 44.
(122) Cfr. Mutuae Relationes 18. 23.52.
(123) GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione, i ottobre 1979.
(124) Cfr. Perfectae caritatis 20.
(125) Giovanni Paolo II, Omelia, 10 maggio 1981.
(126) S. CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI, Dimensione contemplativa della vita religiosa 24, 12 agosto 1980; cfr. Ad Gentes 18.40.
(127) Cfr. Mutuae Relationes 39. Di queste esperienze il Documento Conclusivo parlerà al paragr. 52.
(128) Cfr. Perfectae Caritatis 24.
(129) Lumen Gentium 31; cfr. Pio XII, Primo Feliciter 6.
(130) Cfr. PAOLO VI, Nel XXV anniversario di Provida Mater Ecclesia, 2 febbraio 1972.
(131) Cfr. Ad Gentes.
(132) Cfr. Optatam Totius 2, in fine; Ad Gentes 12.
(133) Cfr. S. CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, Vocazione e Formazione dei Missionari 2. 6, Pentecoste 1970.
(134) At 2, 42.
(135) Cfr. Mutuae Relationes 39 e passim.
(136) Optatam Totius 2.
(137) Ibid.
(138) Di questi Responsabili laici il Documento Conclusivo parla in modo specifico nei punti seguenti dedicati alla famiglia, alla scuola, alle associazioni.
(139) Familiaris Consortio 49.
(140) Ibid 38.
(141) Cfr. Gravissimum Educationis 1-3.
(142) Gaudium et Spes 52; cfr. Familiaris Consortio 53.
(143) Cfr. Familiaris Consortio 51-64.
(144) Per i tempi, le strutture e gli operatori della pastorale familiare, cfr. Familiaris Consor­tio 65 s.
(145) Sacrosanctum Concilium 42.
(146) Cfr Apostolicam Actuositatem 10.
(147) Cfr. Christus Dominus 30.
(148) Cfr. Ibid. 15, confrontato con 30.
(149) Cfr. Evangelii Nuntiandi 58.
(150) Apostolicam Actuositatem 10.
(151) Ibid 20.
(152) Cfr. Optatam Totius 2, in fine.
(153) Cfr. Apostolicam Actuositatem 12.
(154) Cfr. Apostolicam Actuositatem 33.
(155) Cfr Ibid 30.
(156) Cfr. Gaudium et Spes 11. E nell'insieme, cfr. Gravissimum Educationis 2.
(157) Apostolicam Actuositatem 12.
(158) Apostolicam Actuositatem 19.
(159) Cfr. Gravissimum Educationis 1.2.8.
(160) Cfr. S. CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, La Scuola Cattolica 8. 12. 34-36. 45-47. 60-63, 19 marzo 1977.
(161) Cfr. Lumen Gentium 17; Ad Gentes 12; Gaudium et Spes 32.42.88; Evangelii Nuntiandi 64; Familiaris Consortio 54; S. CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, Voca­zione e Formazione dei Missionari 2-6; S. CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, La Scuola Cattolica 62.
(162) Come «età adulta» qui si intende quell'età in cui ordinariamente altre persone ricevono o hanno ricevuto gli Ordini Sacri, oppure emettono o hanno emesso la professione religiosa perpetua.
(163) Cfr. Gv 3, 8.
(164) Cfr. 1 Tim 3, 1-7; Tit 1, 5-9.
(165) Cfr. Optatam Totius 3; Presbyterorum Ordinis 11.
(166) Cfr. S. CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Ratio Fundamentalis Institu­tionis Sacerdotalis 19, 6 gennaio 1970.
(167) Cfr. S. CONGREGAZIONE PER i RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI, La Formazione negli Istituti Secolari, Pasqua di Risurrezione 1980.
(169) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio in occasione della XVI Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, 29 aprile 1979: «Pregare, chiamare, rispondere». «Dio è sempre libero di chiamare chi vuole e quando vuole... Ma ordinariamente egli chiama per mezzo delle nostre persone e della nostra parola. Dunque non abbiate paura di chiamare. Scendete in mezzo ai vostri giovani. Andate personalmente incontro ad essi e chiamate... ».
(170) In questo luogo, per «discernimento» si intende il carisma o la capacità acquisita me­diante esperienza e prudenza e con l'aiuto della Grazia, per cui si intuisce l'origine sopran­naturale o no dei moventi o motivazioni di una persona in ordine alla vocazione. Per le complesse questioni concernenti il discernimento, cfr. Dictionnaire de spiritualité III, 1281-1291.
(171) Si pensi ai luoghi dove non è possibile costituire gruppi organizzati. Si pensi particolarmente alle vocazioni di adulti, alle vocazioni diaconali, alle vocazioni orientate verso la secolarità consacrata.
(172) At 9, 6.
(173) Cfr. Optatam Totius 2: «Senza trascurare nessun utile aiuto offerto dalla moderna scienza psicologica».
(174) Il Documento di Lavoro del Congresso presenta diverse esperienze di accompagnamento che si compiono in varie Chiese locali. Il Documento Conclusivo si limita ad offrire alcuni elementi più generali.
(175) Per le varie forme di accompagnamento, cfr. Optatam Totius 3; S. CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis 18; S. CONGRE­GAZIONE PER I RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI, Renovationis Causam 4. 10-12, 6 gennaio 1969.
(176) Cfr. Optatam totius 3. Il Concilio sottolinea anche questi aspetti: guida paterna dei superiori, coadiuvati opportunamente dai genitori; tenore di vita conveniente all'età, allo spi­rito e allo sviluppo degli adolescenti e in piena armonia con le norme della sana psicologia, senza trascurare una conveniente esperienza delle cose umane e i rapporti con la propria fa­miglia; ordinamento degli studi tale da permettere agli alunni di proseguirli altrove senza danno. Cfr. S. CONGREGAZOINE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Ratio Fundamentalis Institutionis Sa­cerdotalis 11-17; S. CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI, Renovationis Cau­sam 4.10-12.
(177) GIOVANNi PAOLO II, Messaggio per la XVI Giornata Mondiale di pregbiera per le vocazioni.
(178) In linea di massima, un programma di preparazione dovrebbe comprendere i tre aspetti: teologico, psico-pedagogico, pastorale.
(179) Questo organismo assume denominazioni diverse nelle varie Chiese locali: Centro, Opera, Servizio, Segretariato, Dipartimento, Ufficio, ecc. Il Documento Conclusivo usa il ter­mine «Centro», diffuso in molte parti. Il termine indica propriamente il «Centro operativo dell'Opera delle Vocazioni», di cui tratta il Concilio.
(180) Cfr. Optatam totius 2, dove il Concilio illustra finalità e compiti di questo organismo diocesano e di analoghi organismi nazionali e regionali: «Le Opere delle vocazioni, già erette o da erigersi nelle singole diocesi, regioni o nazioni, a norma delle direttive pontificie, deb­bono dirigere in maniera metodica e armonica tutta l'azione pastorale per favorire le voca­zioni». Ovviamente le benemerite Opere per le Vocazioni, già istituite da molto tempo, devono adeguarsi alle nuove norme del Concilio. Cfr. anche Presbyterorum Ordinis 11 e S. CONGRE­GAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis 8-10.
(181) Cfr. Perfectae Caritatis 24.
(182) Direttive ed esperienze concernenti i Centri Nazionali si trovano nei Piani di Azione nazionali per tutte le vocazioni, pubblicati dalle Conferenze Episcopali di numerosi Paesi.
(183) Evangelii Nuntiandi 45.
(184) Lc 1, 37.
(185) GIOVANNI PAOLO II, Omelia, 10 maggio 198l.