abramo23 settembre 2012

Abramo. L'inquietudine del padre. Una figura biblica più che mai attuale

Il padre di tutte le vocazioni

“Abramo tra storia e fede” è stato il tema della 42ª Settimana biblica nazionale promossa dall’Associazione biblica italiana (Abi) in collaborazione con diverse realtà editoriali. Svolta la scorsa settimana presso il Pontificio Istituto Biblico dell’Università Gregoriana a Roma, vi hanno preso parte oltre 200 studiosi italiani e stranieri. Sulla figura di Abramo, il Sir ha rivolto alcune domande a Giuseppe De Virgilio, docente di esegesi del Nuovo Testamento e teologia biblica alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma.

La figura di Abramo è una delle più “forti” nella Bibbia. Tutti conoscono l’episodio della sua obbedienza a Dio, pronto a sacrificare suo figlio Isacco. Cosa può dire oggi ai “padri” contemporanei?
“Nel racconto biblico della Genesi, Abramo presenta l’immagine dell’uomo che ama la libertà . È questa una sfida per il nostro tempo e soprattutto per quanti s’interrogano sul futuro dell’umanità, mentre assistono al frustrante declino del modello ‘occidentale’. La figura di Abramo non è facile da comprendere per la sua valenza ‘inquietante’. Nella sua relazione con Dio il patriarca mette in gioco la sua identità, la sua famiglia e il suo futuro. L’episodio del sacrificio di Isacco (Gen 22) costituisce una delle pagine più drammatiche della Sacra Scrittura: la paternità diventa una prova che pone l’uomo di fronte al mistero di Dio. Il Dio che ama la vita e prometta la posterità diventa improvvisamente incomprensibile: Abramo vive la prova come ogni padre che sperimenta il distacco dal proprio figlio. Solo alla fine il patriarca comprende che essere padri non implica la logica del possesso, ma quella del dono e del servizio”.

Un altro aspetto di Abramo che colpisce molto è la sua disponibilità a “partire” su comando di Dio, senza sapere esattamente la destinazione, in piena fiducia. Come si applica questo al nostro mondo che ha bisogno di “sicurezze” in tutti i campi?
“La vicenda abramitica è preceduta dal racconto di Babele e della ‘dispersione dei popoli’ (Gen 11,1-9). In un mondo ormai diviso dall’arroganza e dalla contrapposizione, Dio sceglie un uomo e lo chiama a ‘partire’ per andare in una terra straniera. Lasciare ciò che è sicuro per affrontare l’insicurezza: tutto nasce dalla promessa celeste. Se Abramo obbedisce, è in vista della futura paternità: in lui saranno benedette tutte le genti. Egli crede alla promessa e si mette in cammino con la sua famiglia. In questa scelta si coglie la sfida della fede per l’uomo del nostro tempo: oltrepassare la crisi mettendosi in cammino verso una nuova prospettiva di vita, un nuovo stile in grado di affrontare le difficoltà imparando ad avere fiducia di Dio e degli altri”.

Abramo è anche figura di riferimento per tre religioni: ebraica, cristiana e musulmana. Come valutare questa sua “esemplarità” in chiave interreligiosa?
“La tradizione religiosa dà testimonianza dell’universalità della figura di Abramo. Sia nella Bibbia, sia nelle Scritture cristiane e nella letteratura islamica il patriarca ricopre il ruolo di padre di tutti i popoli. Secondo la tradizione ebraica e le sue riletture rabbiniche, Abramo è il fondamento della grande promessa di Dio all’umanità. I cristiani vedono in Abramo la prefigurazione della missione trinitaria che realizza la salvezza a favore dell’umanità. Ugualmente la tradizione mussulmana si ritiene che Abramo sia il vero fondatore dell’Islam. Nel Corano egli appare come il campione del monoteismo che lotta contro l’idolatria, il primo muslim o ‘sottomesso’ a Dio, perché accetta di sacrificargli il figlio. La comune radice implica un necessario dialogo interreligioso e la scoperta dei comuni valori che guidano l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo alla ricerca di Dio e del bene comune”.

Oggi è ancora proponibile un esempio come quello di Abramo?
“Nel contesto della celebrazione dell’alleanza con Dio (Gen 15) Abramo apre il suo cuore al Signore rivelando con amarezza la delusione della mancata paternità. La scena ‘notturna’ fotografa la condizione dell’uomo contemporaneo, che vive la difficoltà e lo straniamento della fede. Abramo deve imparare a scoprire che credere significa andare oltre i propri progetti e punti di vista. È quello che accade nel racconto: Dio ascolta il lamento dell’uomo e lo conduce fuori dalla sua tenda per mostrargli le stelle del cielo. In questo cammino notturno, condotto da Dio, Abramo conferma la sua fiducia profonda e crede alla Parola divina. Soprattutto per l’uomo di questo tempo è necessario imparare ad ascoltare e a interiorizzare la Parola di salvezza. Abramo rimane l’esempio di una fede viva, che sa accogliere la Parola e sa aprire il suo cuore al progetto di Dio”.

(a cura di Luigi Crimella su www.agensir.it)