I PIANI PASTORALI DIOCESANI PER LE VOCAZIONI


I. LETTERA CIRCOLARE

Eccellenza reverendissima,

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Agli inizi del corrente decennio, quando la crisi di aspiranti alla vita consacrata nella chiesa aveva raggiunto limiti di eccezionale gravità, la S. Sede, e in particolare questo s. dicastero, non volle tirarsi indietro di fronte alla difficile situazione, ma ritenne suo dovere affrontarla insieme con i vescovi, nella volontà di pervenire ad una visione comune dei complessi problemi esistenti e degli interventi che essi esigevano.

Per tali motivi la s. congregazione, dopo avere consultato le conferenze episcopali, rivolse preghiera alle conferenze stesse, affinché volessero redigere e approvare i nuovi "piani di azione" nazionali per tutte le vocazioni consacrate.

Le conferenze episcopali accolsero l'invito, ed in un breve volgere di anni i "piani di azione" nazionali divennero realtà: mirabile esempio di iniziativa concorde in un settore essenziale per la vita e l'avvenire della chiesa. Il santo padre riconobbe che i "piani di azione" furono "elaborati dalle conferenze episcopali in spirito di autentica collegialità" (cf. L'osservatore romano, 22-11-1973).

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Gli em.mi cardinali ed ecc.mi vescovi membri di questa s. congregazione, nelle riunioni plenarie tenute durante il decennio, seguirono premurosamente l'evolversi della situazione. Nella riunione più recente, del 29-30 marzo 1977, poterono rilevare i segni evidenti di miglioramento che si stanno manifestando in varie parti del mondo. Il santo padre li aveva già interpretati come "simboli di confortante ripresa" (cf. AAS 68, 1976,§658). Tuttavia la stessa riunione plenaria dovette riconoscere che, accanto a segni positivi, sussistono ancora fenomeni preoccupanti i quali potrebbero aggravarsi, qualora si diffondessero ancora di più un certo spirito di indifferenza o di rassegnazione al peggio, o certe valutazioni in contrasto con il bisogno di sacri ministri.

In considerazione di ciò, gli em.mi ed ecc.mi membri della plenaria dopo avere espresso gratitudine ai pastori di diocesi per quanto è stato attuato in questi anni, manifestarono unanimi il parere che sia necessario compiere ancora uno sforzo comune e deciso, al fine di dare piena applicazione, nelle chiese particolari, alle direttive contenute nei "piani di azione" nazionali degli episcopati. L'iniziativa avrebbe il duplice scopo: di consolidare ed estendere, con il divino aiuto, i successi già conseguiti; di offrire incoraggiamento ed esempio, con vera carità ecclesiale, a quelle parti che si trovassero ancora in difficoltà.

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Questa s. congregazione, pertanto, in ossequio al voto formulato dalla riunione plenaria, in accordo con le altre ss. congregazioni competenti, con il consenso dell'augusto pontefice, rivolge ora rispettosa preghiere all'eccellenza vostra reverendissima, affinché voglia personalmente prendere in considerazione la grande convenienza di redigere e pubblicare - se ciò non fosse ancora avvenuto - un programma pastorale o "piano di azione" diocesano per tutte le vocazioni consacrate. Nel manifestare a vostra eccellenza questo cordiale ma pressante invito, la s. congregazione è cosciente di muoversi sulle linee stabilite dal concilio:

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1. Si chiede infatti ai pastori un nuovo sforzo operante non solo a vantaggio delle proprie diocesi, ma di tutta la chiesa (cf. LG 22; CD 6; AG 38). La s. congregazione contribuirà con il suo interessamento, affinché le migliori esperienze di singole chiese siano conosciute e poste a servizio di altre.

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2. Si chiede ai pastori un nuovo sforzo a favore di tutte le vocazioni consacrate, perché tutte sono state confidate alle loro cure( cf. CD 15; OT 2; AC 38). La chiesa ha immenso bisogno, in primo luogo, di vocazioni presbiterali. Ma ha pure immenso bisogno di vocazioni alle altre forme di vita consacrata. Senza il continuo affluire di persone consacrate, le istituzioni educative, culturali, caritative, sociali della chiesa deperiscono. E con il loro declino si riduce il raggio operativo della chiesa in ordine alla sua missione.

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3. Si chiede ai pastori un nuovo sforzo "in aiuto particolarmente a quelle regioni, dove più urgente è la richiesta di operai per la vigna del Signore" (cf. OT 2). L'esaurirsi di vocazioni in paesi che finora avevano offerto numeroso personale ecclesiastico a chiese in stato di necessità, causerebbe conseguenze di portata incalcolabile.

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Per contribuire fin d'ora, in qualche modo, alla elaborazione del "piano" diocesano, ci permettiamo di allegare alla presente comunicazione un breve "indice di argomenti", che meritano di essere particolarmente considerati e approfonditi in sede locale. Tali argomenti sono tratti dal concilio, da direttive pontificie, dalla "summa" formata dai "piani di azione" nazionali, da suggerimenti degli em.mi cardinali ed ecc.mi vescovi membri di questa s. congregazione.

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Nel medesimo spirito di servizio con cui porgiamo a vostra eccellenza il nostro modesto contributo, la preghiamo di volerci comunicare, se già pubblicato, o quando sarà pubblicato, il testo del suo "piano" diocesano. Questo cortese atto dell'eccellenza vostra ci consentirà di iniziare il previsto scambio di informazioni con altre chiese particolari. Ma esso sarà pure prezioso per la preparazione di un nuovo congresso di vescovi delegati dalle conferenze episcopali e dalle assemblee episcopali dei patriarchi, di superiori e superiore generali, di direttori nazionali delle vocazioni, e di altri responsabili. Da quell'incontro dovrebbe derivare nuovo impulso alla causa delle vocazioni consacrate, nella prospettiva del prossimo decennio. Tale congresso dovrebbe avere luogo alla fine del 1979.

In fiduciosa attesa della sua gradita risposta, significhiamo a vostra eccellenza reverendissima la nostra riconoscenza per questo dono che ella vorrà offrire alla sua diocesi e a tutta la chiesa.

Con sensi di profonda stima e sincera venerazione la ossequio e mi confermo suo devotissimo.

Gabriel-Marie card. Garrone

II. SUGGERIMENTI E INDICE DI ARGOMENTI

I. Come dovrebbe essere elaborato il "piano"

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In analogia con i "piani di azione" degli episcopati, anche il "piano" diocesano per le vocazioni dovrebbe rispettare alcune condizioni:

1. La pastorale delle vocazioni nel quadro della pastorale d'insieme. - Il "piano" dovrebbe essere concepito in relazione all'insieme della pastorale diocesana e definire il suo programma in rapporto ai vari settori che possono condizionare la manifestazione e la perseveranza delle vocazioni consacrate. E quindi, praticamente: in rapporto alla evangelizzazione interna, alla pastorale giovanile e familiare, alla vita e apostolato del clero e altre persone consacrate, al funzionamento degli istituti destinati alla formazione specifica dei nuovi aspiranti, anche di coloro che optano per gli istituti missionari.

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2. Aspetti essenziali della pastorale per le vocazioni. - Il "piano" deve dare rilievo agli aspetti essenziali dell'azione da svolgere. Praticamente: all'aspetto dottrinale (la comunità che accoglie la parola di Dio sulla vocazione cristiana e le vocazioni consacrate e che deve produrre presbiteri per la perpetuazione della "frazione del pane"). All'aspetto spirituale (la comunità che partecipa alla liturgia, soprattutto all'eucaristia, e domanda operai per la messe del Signore). All'aspetto organizzativo-operativo (la comunità che agisce ordinatamente a servizio dei nuovi chiamati, cooperando, per la sua parte, con colui che chiama).

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3. Realismo e adattamento. - Il "piano" diocesano non può essere un" piano" nazionale in miniatura. Esistono differenze tra diocesi e diocesi. Ogni chiesa particolare ha la sua identità. Praticamente: il "piano" deve cercare di vedere chiaro nella realtà locale, anche se non fosse delle migliori. Deve scegliere obiettivi prioritari. Ammettere delle tappe. Indicare modi e mezzi per raggiungere gli scopi: le direttive più sagge resterebbero inefficaci, se non si accettassero i sacrifici necessari per attuarle.

II. Quale iter il "Piano" dovrebbe seguire

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Un semplice cenno a questi punti: redazione, approvazione, pubblicazione, trasmissione alla S. Sede.

1. Redazione in collaborazione. - Il "piano" deve servire a tutte le vocazioni, salva la preminenza che compete, per sua natura, al presbiterato. Praticamente: il "piano" dovrebbe essere elaborato con il concorso, e sostenuto dal consenso dei responsabili delle varie vocazioni: presbiterato, diaconato permanente, istituti religiosi, istituti secolari, vita missionaria. Quegli stessi che dovranno poi anche cooperare attivamente alla applicazione.

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2. Applicazione e pubblicazione. - E' necessario che il testo definitivo sia munito dell'approvazione del vescovo diocesano. Cosى il" piano" costituirà norma di comportamento per l'intera comunità. Nell'ipotesi che sorgesse qualche conflitto di competenza in materia di pastorale delle vocazioni, il concilio ha già offerto il criterio per la composizione: attenersi alle disposizioni della S. Sede e dell'ordinario del luogo (cf. PC 24). E' conveniente che il "piano" venga pubblicato, ossia presentato ufficialmente dal vescovo alla diocesi. Da qualche parte la pubblicazione è avvenuta in occasione della "giornata mondiale di preghiera per le vocazioni".

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3. Trasmissione alla S. Sede. - il "piano" diocesano dovrà concorrere al bene di tutta la chiesa. Perciò si rivolge cortese invito, affinché il testo sia trasmesso alla s. Congregazione per l'educazione cattolica - Città del Vaticano - non oltre ia pasqua del 1979. La trasmissione potrà essere effettuata direttamente dall'ordinario diocesano, oppure attraverso la rappresentanza pontificia.

III. Indice degli argomenti

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Il "piano" potrà assumere la forma che sembrerà più opportuna al pastore della diocesi e ai suoi collaboratori. Anche i "piani di azione" nazionali degli episcopati furono redatti in modi assai diversi. Questo "indice di argomenti" segue un semplice schema logico, non esclusivo, non esauriente, tanto meno obbligante:

1.Premesse; 2. Persone responsabili; 3. Mezzi necessari; 4. Conclusioni operative.

1 - Premesse

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In via preliminare il "piano" dovrebbe contenere: 1) Un esame della situazione locale. 2) Una riflessione teologica sulla chiesa particolare in ordine alle vocazioni consacrate.

1. Esame della situazione locale. - I "piani di azione" degli episcopati hanno illustrato le situazioni nazionali. Sarà utile che il" piano" diocesano esamini bene la situazione su scala locale. L'esame dovrebbe riguardare:

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a) Alcuni aspetti quantitativi: ad esempio, numero ed età dei sacerdoti operanti a servizio della diocesi. Numero degli aspiranti al clero diocesano. Previsioni circa le nuove ordinazioni. Analogamente per altre persone consacrate, operanti a servizio della diocesi. Personale ecclesiastico che la diocesi offre ad altre chiese. Aspiranti alla vita consacrata e missionaria, nativi nella diocesi, ma che svolgeranno la loro missione altrove. Previsioni sul personale ecclesiastico ritenuto necessario alla diocesi, a breve e medio termine. Previsioni su parrocchie e altre istituzioni che si troveranno eventualmente in difficoltà, per insufficienza di personale, ecc.

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b) Alcuni aspetti qualitativi: aspetti positivi e meno positivi nella vita della comunità; nella vita e apostolato del clero diocesano e di altre persone consacrate; nell'atteggiamento dei giovani verso la chiesa, ecc.

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c) La ricerca delle cause di una eventuale rarefazione e scarsa perseveranza degli aspiranti. Potrebbero esservi cause esterne, ad esempio, le rapide trasformazioni di mentalità e di costume, ecc.; e cause interne alla comunità, ad esempio, incomprensione dei giovani verso la chiesa e le sue istituzioni; insufficienze nella pastorale giovanile e nella pastorale delle vocazioni; forse difetti di "leadership", ecc.

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2. Riflessione teologica sulla chiesa particolare in ordine alle vocazioni. - Il "piano" dovrebbe trascendere le realtà immediate e porre in rilievo, nella luce della fede, il valore e la missione della chiesa particolare (cf. LG 23; CD 11 ss.; AG 19 ss.). La chiesa particolare deve apparire essa stessa in stato di vocazione alla santità, in stato di missione, in stato di testimonianza, in stato di servizio (cf. At 2,42-48; 4, 32 s.). Ne derivano applicazioni importanti.

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Il concilio ha affermato che "il dovere di promuovere le vocazioni appartiene a tutta la comunità cristiana", e che "tale dovere si assolve anzitutto con una vita perfettamente cristiana" della stessa comunità (cf OT 2). E quindi la "necessità di formare vere comunità profonde nella preghiera, fraterne nella carità, dinamiche nella missione. La vocazione viene compresa all'interno di una comunità, di cui normalmente è il frutto più prezioso" (dagli Atti della congregazione plenaria del 30-31.3.1976). La riflessione teologica dovrebbe indurre ad un esame di coscienza. Il "piano" dovrebbe porre la questione della immagine che la chiesa locale offre di se stessa alla sua gioventù. "Bisogna riconoscere che le vocazioni corrispondono alla vita della chiesa. Se i giovani vedono che la chiesa vale, essi vengono. Molti giovani dicono le motivazioni della propria scelta. Ci vuole infatti una ragione per offrire la vita. E' molto importante vedere come la chiesa vive in determinati luoghi" (dagli Atti citati).

2 - Persone responsabili

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Premesso che "il dovere di promuovere le vocazioni appartiene a tutta la comunità cristiana", il concilio enumera le persone che più direttamente ne sostengono la responsabilità (l. c.). Il "piano" dovrebbe dunque fare riferimento ad esse: 1. Il vescovo; 2. Sacerdoti e altre persone consacrate; 3. Genitori e altri educatori.

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1. Il vescovo. - E' opportuno (e sarà motivo di edificazione) che in un documento pubblicato per sua iniziativa e con la sua approvazione, il vescovo manifesti alla diocesi le proprie sollecitudini pastorali. Il concilio ha insistito sul dovere e sulla responsabilità del vescovo verso tutte le vocazioni (cf. testo fondamentale in CD 15, che applica LG 44-45; anche AG 38; OT 2). In sostanza, il vescovo opera per le vocazioni nell'esercizio del suo ordinario "munus docendi, sanctificandi et regendi". E quindi: "La soluzione del problema delle vocazioni dipende in gran parte dai vescovi, che sono gli animatori della chiesa locale; dipende dal modo con cui esercitano il loro episcopato, dalle loro relazioni, come padri della fede, con il popolo di Dio" (dagli Atti della congregazione plenaria del 30-31.3.1976). Gli em.mi ed ecc.mi pastori, membri della s. congregazione, hanno particolarmente menzionato:

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a) Atti di magistero episcopale per illuminare i fedeli in genere e gruppi particolari: giovani, famiglie, educatori.

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b) Assemblee liturgiche: "Si segnala l'interesse che presenta la preparazione al sacramento della confermazione mediante il contatto personale del vescovo con i cresimandi e anche con i loro genitori e educatori, da attuarsi prima della celebrazione liturgica. E' un impegno oneroso, però molto vantaggioso, poiché consente un incontro diretto, semplice e franco, che fa cadere vari pregiudizi e contribuisce a rafforzare la comunione dei fedeli con il primo pastore della diocesi" (dagli Atti citati). Analogamente avviene nella "giornata mondiale di preghiera per le vocazioni", preparata con interventi del pastore e celebrata, nella sede episcopale, sotto la sua presidenza.

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c) Personale appello del vescovo a singoli giovani e a gruppi di giovani, scelti e maturi, perché apprendano direttamente dal loro pastore le necessità della chiesa particolare e della chiesa universale.

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d) Inoltre: "Interessare le nuove strutture ecclesiali, come il consiglio presbiterale e pastorale. Anche il sinodo diocesano dovrebbe interessarsi alla questione" (dagli Atti citati). Incoraggiare il clero, le persone consacrate, i seminari e i responsabili di essi. Dare impulso all'opera delle vocazioni, secondo le finalità pastorali, l'estensione, i mezzi previsti dal concilio (cf. OT 2-3).

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2. Sacerdoti e altre persone consacrate. - Il "piano" deve sottolineare con forza la responsabilità privilegiata dei sacerdoti e di altre persone consacrate. Per il clero, testo-base del concilio in PO 11, dove si illustra il principio che la responsabilità verso le vocazioni "sane pertinet ad ipsam missionem sacerdotalem" (cf. anche OT 2; AG 39). Per analoghe responsabilità di altre persone consacrate, cf. PC 24. All'efficacia di questa azione si oppongono alcuni fatti: "Il grande numero di sacerdoti che chiedono la riduzione allo stato laicale crea l'impressione che il sacerdozio non costituisca un impegno serio e perpetuo". "Accade che sacerdoti tormentati da una crisi d'identità dissuadano i giovani dal pensare a una vocazione sacerdotale. Accade che altri sacerdoti, che abbandonano il ministero, creino scoraggiamento tra i giovani, timorosi di andare incontro, fra pochi anni, ad una medesima sorte di frustrazione senza speranza" (dagli Atti della congregazione plenaria del 29-30.3.1977). Praticamente, il "piano" dovrebbe porre in rilievo alcuni punti:

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a) L'efficacia dipende innanzitutto dalla persona stessa del sacerdote, sostenuto dalla grazia divina: "Un sacerdote sereno e felice nel suo ministero, svolto con generosità e dedizione, è il migliore promotore delle vocazioni" (dagli Atti citati). Un ministero nel quale il sacerdote deve sentirsi segno visibile di Cristo sacerdote, strumento di Cristo salvatore, testimone del suo Vangelo, servitore del popolo di Dio (cf. PO 1-3; 10; 11; 12; 16). Un ministero nel quale deve rivelarsi, in comunione col vescovo, maestro di dottrina, di preghiera, di vita cristiana, di apostolato. Analogamente, per i religiosi, cf. LG 44: consacrazione, segno: testimonianza. Per i missionari, cf. AG 24. Per i diaconi, cf. LG 29.

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b) L'efficacia deriva dalla qualità dell'azione apostolica che il sacerdote svolge nell'esercizio quotidiano del suo ministero. Al sacerdote, cooperatore del vescovo, si applica ciò che è stato accennato a riguardo del vescovo. Quindi: qualità della sua predicazione e catechesi. Qualità della cura dedicata alle azioni liturgiche, particolarmente alle assemblee eucaristiche e al sacramento della penitenza. Qualità dei suoi contatti personali con i giovani, dei suoi consigli, della sua direzione spirituale.

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c) Ma tutto questo esige competenza, e quindi preparazione. Esige scambio di esperienza e collaborazione con altri sacerdoti, religiosi, religiose, laici. Esige anche incoraggiamento: "Occorre ravvivare nel cuore dei sacerdoti la preoccupazione costante di suscitare, con l'aiuto divino, delle vocazioni sacerdotali, religiose, missionarie. Appositi incontri sacerdotali su questo argomento rinvigoriscono la fede dei sacerdoti e gli restituiscono la speranza" (dagli Atti citati).

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d) Quanto si è detto del sacerdote, vale pure, con le dovute distinzioni, per altre persone consacrate. Particolare menzione meritano le molte suore e fratelli che dedicano la loro vita ai giovani, nelle scuole e in altre istituzioni, in ogni parte del mondo, e possono svolgere un'opera mirabile anche in ordine alle vocazioni.

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3. Genitori e altri educatori. - Il "piano" diocesano deve invitare i genitori - e altri educatori che ne prolungano l'azione educativa - ad una migliore cooperazione. Il concilio ha trattato l'argomento: cf. LC 11: PC 24; OT 2; AA 11; AG 19; 39; 41; PO 11; GS 52. Quest'ultimo testo è fondamentale, perché delinea l'immagine della famiglia credente, che educa i figli alla maturità umana e cristiana, con cui potranno seguire in piena responsabilità la loro vocazione, anche alla vita consacrata. Questo è il contributo essenziale che la famiglia deve dare. Se volesse spingersi oltre, potrebbe invadere la competenza specifica dei pastori, condizionare la libertà dei figli, turbare l'azioni della grazia. Praticamente, il "piano" deve dare suggerimenti:

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a) Per aiutare i genitori, e altri educatori, a formarsi una giusta mentalità, e ad acquisire la necessaria preparazione anche in questo settore della loro responsabilità educativa. b) Invitarli quindi a operare: con l'impegno dei mezzi educativi che ad essi competono con l'esempio di vita cristiana, di amore alla chiesa, di dedizione apostolica; con la preghiera; con il saggio consiglio dato al giusto momento.

3 - Mezzi necessari

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La chiesa si serve di determinati "mezzi" per conseguire i suoi fini generali di evangelizzazione e santificazione (cf. CIC, can. 726). La chiesa applica i medesimi mezzi, con modalità opportune, anche al fine particolare di promuovere le vocazioni consacrate. Qui vengono menzionati brevemente alcuni punti. I "piani" diocesani potranno svilupparli e completarli. I) Annuncio della parola di Dio sulla vocazione e sulle vocazioni. 2) La vocazione e le vocazioni nella liturgia e nella preghiera della comunità. 3) Educazione, istituzioni educative e vocazioni. 4) Lo strumento operativo: l'opera delle vocazioni secondo il concilio.

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1. Annuncio della parola di Dio sulla vocazione e sulle vocazioni. - Il "piano" diocesano deve dare indicazioni per la predicazione e la catechesi sulla vocazione cristiana e le vocazioni consacrate. Una predicazione e catechesi completa, sicura, proporzionata, nell'esposizione, al grado di comprensione delle diverse categorie. Il concilio ha offerto alla chiesa un ricco patrimonio di dottrina. Ha illustrato la vocazione nel suo oggetto, come vocazione generale e come vocazioni particolari. Precisamente: vocazione generale dell'umanità alla salvezza; vocazione della chiesa ad essere sacramento di salvezza; vocazione cristiana battesimale alla fede, alla santità, alla missione evangelizzatrice. Vocazioni particolari ai ministeri gerarchici; alla vita consacrata mediante i voti e altri sacri legami; alla vita missionaria. Vocazione dei laici alle ordinarie mansioni della vita laicale e a certi uffici ecclesiali. Il concilio ha illustrato la vocazione nella sua natura: come dono di Dio; come appello della coscienza individuale; come chiamata della chiesa attraverso i legittimi pastori, nel caso di particolari vocazioni ecclesiali. Il concilio ha illustrato la vocazione nei suoi fini: gloria di Dio; santificazione dei chiamati; servizio per il bene e la salvezza dell'umanità (cf. LG nell'insieme; DV 2; PC 1; 7-11; AG 1; 2-7; 16-17; 23; 35; AA 2-5; PO 2; 4-5; 11; OT 2; GS 52. Cf. anche testi del magistero pontificio: messaggi del s. padre per le "giornate mondiali di preghiera per le vocazioni"; lettera apostolica Sacrum diaconatus ordinem, 18-61967, per la vocazione diaconale, AAS 59 (1967) 697-707; esortazione apostolica Evangelica testificatio. 29-6-1971, per le vocazioni religiose, AAS 63 (1971) 497-526; esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 8-12-1975, per una visione d'insieme, AAS 68 (1976) 5-76. cf. anche i rispettivi "piani di azione" delle conferenze episcopali). Sull'aspetto dottrinale, gli em.mi ed ecc.mi pastori, membri della s. congregazione hanno manifestato preoccupazioni e suggerimenti: "Se guardiamo ad una certa confusione di idee sul sacerdozio ministeriale, ne consegue la necessità che la dottrina della chiesa sul sacerdozio ministeriale e sulla vocazione sacerdotale sia fedelmente esposta nel" piano di azione "diocesano. Si ponga attenzione, affinché non si faccia confusione tra vocazione al sacerdozio ministeriale e altre vocazioni ecclesiali". "Si raccomandi lo studio dei documenti conciliari che hanno trattato la questione delle vocazioni. In un'ampia visione dei carismi e dei ministeri esistenti nella chiesa, si potrà discernere meglio la forma di responsabilità a cui ciascuno potrà essere chiamato per servire all'opera della evangelizzazione". "E' venuto nuovamente il tempo di predicare che ogni vita è una vocazione che viene da Dio. Molto si ha da imparare dal cardinale Newman, anche quando dice: "Dio mi ha creato per un suo particolare disegno: mio dovere è di scoprirlo"" (dagli Atti della congregazione plenaria del 29-30.3.1977). Il "piano" diocesano dovrebbe dunque, praticamente:

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a) Ricordare che i fedeli in genere, e i giovani in particolare, non si interessano di cose che non conoscono; e non le conoscono se non ne sono adeguatamente interessati. Pertanto, ogni annuncio della parola di Dio nelle varie forme, specialmente nelle assemblee liturgiche e nella catechesi ordinaria, può offrire occasione di parlare - "pro opportunitate" - della vocazione cristiana e delle vocazioni consacrate. La "giornata mondiale di preghiera per le vocazioni" può e deve rappresentare una occasione privilegiata, come di fatto avviene, per questo annuncio. I messaggi del santo padre ne costituiscono un esempio illuminante.

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b) Offrire, nello stesso "piano", una chiara sintesi dottrinale a uso dei sacerdoti, religiosi, religiose, genitori, laici particolarmente impegnati in questo apostolato.

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c) Prevedere l'elaborazione e diffusione di speciali sussidi per la catechesi, adatti a vari livelli di età e di cultura. Esistono esperienze esemplari in diverse diocesi.

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d) Programmare il buon uso di altri mezzi di comunicazione sociale, per destare interesse nel pubblico; creare un clima di simpatia verso le persone consacrate; deporre i germi di alcune conoscenze che potranno svilupparsi in altre occasioni.

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2. La vocazione e le vocazioni nella liturgia e nella preghiera della comunità. - La migliore conoscenza dottrinale aiuta i fedeli a convincersi che ogni vocazione è dono divino, che deve essere chiesto con la preghiera, secondo la volontà espressa dal Signore e la tradizione risalente agli inizi della chiesa (cf. Mt 9,37-38; Lc 6, 12-13; 10,2; Gv 17; At 6, 6; 13, 1-3). Il concilio fa appello a questo dovere (cf. OT 2; AG 36; PO 11). Vi sono però aspetti da illustrare, perché il dovere della preghiera va oltre le pie pratiche di singole persone e gruppi. Praticamente, il "piano" diocesano dovrebbe:

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a) sottolineare che il dovere della preghiera per le vocazioni rientra nel disegno divino di salvezza universale, che si attua anche con la nostra cooperazione; che pertanto questo dovere appartiene a tutta la comunità, riguarda tutte le vocazioni, per il bene di tutta la chiesa;

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b) che questa preghiera deve chiedere tutto ciò che è necessario non solo per il sorgere delle vocazioni, ma anche per la perseveranza dei chiamati, per la loro santificazione, per la fecondità della loro missione;

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c) che questa preghiera della comunità trova la massima espressione nella assemblea eucaristica, dove la parola di Dio è annunciata, dove il sacrificio del Signore si offre, dove egli stesso è presente alla lode e alla supplica della comunità (cf. SC 7). La "giornata mondiale di preghiera per le vocazioni" si presenta come un segno visibile della comunità in preghiera, riunita col pastore della diocesi, con i sacerdoti e altre persone consacrate, con i nuovi aspiranti, in comunione con il sommo pontefice e con la chiesa universale.

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3. Educazione, istituzioni educative e vocazioni. - Supposto il programma diocesano di pastorale giovanile, il "piano" per le vocazioni espone in particolare gli interventi educativi di propria competenza. Il concilio ha presentato una visione d'insieme della pedagogia rivolta al pieno sviluppo della personalità giovanile, nelle sue componenti: umana e cristiana, sociale e apostolica (cf. GE 1-2). Ferme restando queste basi, il concilio ha dato indicazioni sulla pedagogia specifica delle vocazioni consacrate (cf. OT 2-3; PO 11;, AG 38; GS 52). Gli em.mi ed ecc.mi pastori, membri della s. congregazione, hanno offerto notevoli contributi in merito. Praticamente, il "piano" diocesano dovrebbe svolgere alcuni punti:

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a) Prima di tutto, operare affinché i giovani diventino coscienti della loro fede, amino la chiesa, vivano cristianamente, coltivino i loro migliori sentimenti di giustizia, fraternità, vita intesa come servizio.

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b) Più in particolare, deve trovare qui applicazione ciò che si è detto circa l'annunzio della parola di Dio: presentare ai giovani, per tempo, in forma proporzionata alla loro comprensione, le varie scelte a speciale servizio del Signore, della chiesa, dell'umanità, e non solo le scelte ordinarie della famiglia, della professione, dell'impegno sociale e politico.

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c) Deve trovare applicazione ciò che si è detto circa la liturgia: invitare i giovani, molto per tempo, non solo a partecipare, ma anche ad esercitare il servizio liturgico, secondo le norme liturgiche dei diversi riti. In questo modo i giovani cominceranno presto a scoprire il loro posto e la loro dignità nella comunità credente. Dal servizio liturgico è facile il passaggio all'esercizio dell'apostolato a servizio della stessa comunità. In questo clima di fede, di preghiera, di apostolato, possono maturare con il divino aiuto decisioni di più ampia portata.

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d) Deve trovare applicazione ciò che si è detto circa il contatto diretto del pastore della diocesi, dei sacerdoti, di altre persone consacrate, con singoli giovani e gruppi di giovani. "L'esperienza insegna che è molto utile ''ante baccalaureatum'' o prima della ''maturità'' (secondo le strutture scolastiche dei vari paesi), invitare dei giovani disposti a riflettere sulla vocazione sacerdotale e religiosa, perché trascorrano una giornata di riflessione in un seminario maggiore o altro istituto religioso, per parlare con essi, dare le informazioni che desiderano, pregare insieme" (dagli Atti della congregazione plenaria del 29-30.3.1977).

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e) Deve trovare applicazione ciò che si è detto sulla speciale responsabilità del sacerdote come guida di anime: "Tra i mezzi che possono contribuire al discernimento e alla maturazione delle vocazioni è necessario dedicare particolare attenzione alla direzione spirituale, fecondata dalla grazia sacramentale della penitenza" (dagli Atti citati).

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f) L'applicazione dei principi sopra esposti è favorita dai raggruppamenti giovanili: "I movimenti di apostolato e le comunità di base dovrebbero normalmente contribuire al manifestarsi di vocazioni ecclesiastiche. Però a condizione che questi gruppi siano radicati nella fede, assidui alla preghiera e all'ascolto della parola di Dio, aperti alla comunione con la chiesa universale" (dagli Atti citati). Questi gruppi dovrebbero trovare il terreno ideale "particolarmente nella parrocchia, la quale, con la sua fiorente vita cristiana, deve attrarre i giovani ed indirizzarli ad una attiva partecipazione" (dagli Atti citati).

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g) L'applicazione dei principi sopra esposti è particolarmente favorita dalle scuole cattoliche, nelle quali, sia l'attuazione di un completo "progetto educativo" umano e cristiano, sia l'esempio del personale ecclesiastico che svolge la sua missione tra i giovani e per i giovani, possono orientare ottimi elementi "a impegnarsi nel servizio di Dio a vantaggio dei propri fratelli", anche in ordine alle vocazioni consacrate (cf. s. congregazione per l'educazione cattolica, La scuola cattolica, 19-3-1977, specialmente nn. 34-47).

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h) L'applicazione dei principi sopra esposti è in modo privilegiato favorita dalle istituzioni specifiche preparatorie al seminario maggiore e agli istituti di formazione religiosa e missionaria (seminari minori, scuole apostoliche, ecc.) (cf. OT 3; s. congregazione per le chiese orientali, decreto Orientalium religiosorum supremi moderatores, 27-6-1972: AAS 64 (1972) 738-743; s. congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, istruzione Renovationis causam, 6-1-1969, I, n. 4; AAS 61 (1969) 107-108; s. congregazione per l'educazione cattolica, "Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis", 6-1-1970, nn. 11-19: AAS 62 (1970) 338-342).

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i) L'applicazione dei principi sopra esposti deve conseguire il risultato di orientare alla vita ecclesiastica elementi accuratamente scelti, ossia dotati di buone qualità, sostenuti da valide motivazioni, liberamente decisi a seguire una vocazione consacrata solo per i fini soprannaturali per cui la vocazione consacrata sussiste. "Sarebbe cosa vana perseguire come scopo dell'attività per le vocazioni il numero dei candidati, se non si avesse prima di tutto la preoccupazione di guardare alla qualità dei soggetti, al loro equilibrio psichico, alla loro maturità, alla loro apertura mentale, al loro senso apostolico, alla profondità della loro fede e alla testimonianza della loro vita" (dagli Atti citati). L'accurata scelta porterà, con il divino aiuto, i suoi frutti: maggiore serenità negli aspiranti e nei candidati, perseveranza più sicura, buon ordine negli istituti formativi, prestigio dello stato ecclesiastico, edificazione dei fedeli e, in definitiva, un vantaggio per tutta la chiesa.

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4. Lo strumento operativo: l'opera delle vocazioni secondo il concilio. - L'azione pastorale per le vocazioni è complessa. Esige quindi un minimo di organizzazione. Le diocesi avevano avvertito questa necessità e nel corso degli ultimi due secoli avevano creato uno strumento idoneo: l'opera delle vocazioni. Ciò fa onore al senso apostolico delle chiese locali ed è un segno della presenza dello Spirito. Sulla base di quella tradizione viva nelle diocesi il sommo pontefice istituى, presso la s. congregazione dei seminari e delle università degli studi, la "pontificia opera delle vocazioni ecclesiastiche", per l'ulteriore promozione dell'opera in ogni parte della chiesa (cf. Motu proprio Cum nobis, 4-11-1941: AAS 33 (1941) 479; Statuti e norme esecutive: AAS 35 (1943) 369-373. Cf. anche il documento della s. congregazione per le chiese orientali, 25-8-1954, inviato a tutti i gerarchi orientali). Il concilio prese atto di queste istituzioni centrali e periferiche e delineò un progetto di opera delle vocazioni idoneo ad affrontare le nuove necessità. Il concilio infatti vuole ("mandat") che d'ora innanzi l'opera delle vocazioni promuova e diriga, sotto l'autorità dei pastori, tutta l'attività pastorale per le vocazioni; con l'impiego di tutti i mezzi necessari e utili; a servizio di tutte le vocazioni; non solo nell'interesse della chiesa particolare, ma per il bene della chiesa universale, guardando oltre i limiti delle diocesi, nazioni, famiglie religiose, riti, con particolare sollecitudine verso quelle chiese che si trovassero in maggiore difficoltà (cf. OT 2). Il "piano" diocesano deve tradurre in pratica fedelmente questo mandato del concilio:

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a) Se l'opera diocesana non esistesse ancora, prevederne l'istituzione. (Non c'è problema di nome: l'opera può assumere diverse denominazioni, secondo le usanze locali).

b) Se già esiste, adeguarla, se necessario, alle direttive del concilio.

c) E quindi: stabilire il ruolo delle persone che ne assumono la responsabilità per incarico del vescovo diocesano, al quale devono rendere conto. Preparare programmi. Elaborare sussidi pastorali. Dare esecuzione al "piano" diocesano. Attuare il "piano" anche nelle parrocchie.

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d) Fare il possibile affinché l'opera diocesana sia unitaria per tutte le vocazioni e agisca con la collaborazione dei rappresentanti di tutti i settori. Il santo padre ha raccomandato ai superiori religiosi e ai moderatori di istituti secolari di intraprendere una nuova "azione in profondità" per le vocazioni sacerdotali e religiose nella chiesa particolare, ed ha aggiunto: "Questa azione guadagnerà certamente efficacia, se tutte le energie esistenti nella chiesa locale accetteranno di essere opportunamente coordinate dalla guida sapiente del vescovo, come già disponeva il concilio Vaticano II( cf. OT 2), stabilendo in concreto che le diverse iniziative fossero dirette , in maniera metodica e armonica dall'organismo diocesano, che va sotto il nome di opera delle vocazioni (ibid.). Ciò si risolverà anche in vantaggio delle vostre rispettive famiglie religiose" (cf. AAS 68, 1976§568).

4 - Conclusioni operative

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Il "piano" diocesano per le vocazioni deve guardare lontano nel tempo. Frattanto esistono, forse, situazioni che richiedono decisioni urgenti. Occorre quindi che il "piano" annunci alcune iniziative che meritano priorità. A titolo di esempio: se vi è una certa indifferenza da parte della comunità, si agisca per superarla. Alcuni pastori hanno indetto, a tale fine, un "mese delle vocazioni", un "anno delle vocazioni". Se - sempre per ipotesi - sono le famiglie che non rispondono, si dia inizio ad un programma rivolto a sensibilizzare le famiglie. Se la pastorale giovanile è in difetto, si provveda in quella direzione. Se non vi sono rapporti personali tra pastore, persone consacrate e giovani, in ordine alle vocazioni, si preparino incontri. Se la catechesi sembra ignorare le scelte consacrate, si arricchisca con questo contenuto. Se la comunità nel suo insieme non prega abbastanza, si prenda occasione dalla "giornata mondiale di preghiera per le vocazioni" per risvegliare le coscienze a questo dovere. Se il clero, nel suo modo di vivere e di operare, non offrisse sufficiente motivo di edificazione, si inviti il clero ai suoi doveri pastorali, soprattutto nei riguardi dei fedeli più bisognosi. Se mancasse l'aperto invito alla vita consacrata, si provveda a farla conoscere anche mediante sacerdoti, religiosi e religiose, deputati "ad hoc". Se vi fossero incertezze dottrinali, quasi che - ad esempio - il sacerdozio comune dei fedeli potesse sostituire quello ministeriale, si insista sui necessari chiarimenti...

Non sono cose impossibili. Con la buona volontà, diverranno reali. Con l'aiuto divino, per l'intercessione della Vergine ss., madre di Dio e madre della chiesa, risulteranno efficaci.