ATTUALITÀ - Mondo Voc aprile 2014                                   Torna al sommario

 

 

COME NASCE E A COSA SERVE L’8X1000

Quei soldi tanto discussi

Qualche spunto per rifletterci su!

 

Ogni anno le scelte legate alle destinazioni dell’8x1000 suscitano aspre critiche e polemiche. Al centro dei polveroni c’è sempre la Chiesa Cattolica, oggetto di svariate accuse frutto di errate conoscenze e strumentalizzazioni. Qualche elemento per riflettere.

 

di Gianni Epifani

 

Dichiarazione-RedditiQuello che tutti sanno sull’8x1000 è che ogni anno, quando si presenta la dichiarazione dei redditi, si è chiamati a scegliere (se lo si vuole) a chi destinare, tra un novero di 10 opzioni, una quota dei propri contributi fiscali.

 

Si sa anche che tra i beneficiari c’è la Chiesa Cattolica, di cui più o meno tutti conoscono gli spot pubblicitari contrassegnati dallo slogan “chiedilo a loro”. Infine, quello che ancora si conosce sull’8x1000, in modo più o meno approfondito, è il polverone di polemiche che gravitano intorno alle sue possibili destinazioni.

 

 

Un mare di critiche

Principale accusata in questa vicenda è la Chiesa, additata come l’istituzione  che “succhia” gran parte dei soldi in questione, prende anche quelli di chi non esprime l’opzione, usa le cifre introitate – tra le altre cose - per il sostentamento del clero e la pubblicità (ingannevole perché incentrata esclusivamente – così dicono le associazioni di consumatori – sulle opere di carità), “approfitta” perfino delle somme dell’8x1000 spettanti allo Stato, per far ristrutturare chiese e monasteri.


Alt, alt, alt! Prima di continuare con la sequela dei capi d’imputazione - riconducibili sostanzialmente ad un unico concetto e cioè quello che parte dei nostri contributi IRPEF finiscono nelle casse della CEI e al conseguente interrogativo che molti si pongono ovvero: perché? - è doveroso capire in primis quando e come sia nato l’8x1000.

 

 

All’inizio era la congrua

Patti-Lateranensi-2-300x224La storia inizia circa 150 anni fa, quando lo Stato Pontificio viene annesso all’Italia unita. Occasione questa per procedere all’esproprio di beni e ricchezze ecclesiastiche.  

 

Così, per far fonte alle necessità del clero, viene istituita una congrua, una sorta di stipendio, in favore dei sacerdoti.


Quando nel 1948 entra in vigore la Costituzione italiana, che sancisce il pluralismo religioso, diventa insostenibile, dal punto di vista giuridico, la sussistenza della congrua per i soli sacerdoti cattolici.  

 

Ci vorranno però molti anni per arrivare alla sua abolizione. È il 1984 quando Stato e Chiesa sanciscono un nuovo accordo (il precedente era del 1929), con cui disciplinano anche questo specifico aspetto, che sarà poi recepito dalla legge 222 dell’85.

 


La legge che ha istituito l’8x1000

chiesa2L’art. 47 della stessa, ai commi 2 e 3, recita:A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche […]  è destinata,  in parte, a scopi di interesse  sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica.

 

Le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse  da  parte  dei contribuenti, la  destinazione  si  stabilisce  in  proporzione  alle scelte espresse”.

 


Sfatare falsi miti

A questo punto è possibile capire come funziona questo contributo. In fase di dichiarazione dei redditi, il contribuente decide, scegliendo tra 9 confessioni religiose – Chiesa Cattolica compresa -  e lo Stato, a chi vuole venga destinata una quota pari l’8x1000 dell’intero gettito fiscale annuo. Significa che l’8 x1000 che viene donato non è relativo al proprio reddito ma è l’8x1000 di quello che complessivamente viene dichiarato da tutti i contribuenti italiani. In realtà quindi nessuno dona direttamente niente, ma ogni anno indica allo Stato a chi lo Stato stesso debba devolvere la suddetta percentuale dell’introito fiscale. Per farci cosa è la legge stessa che lo spiega, vincolando chi riceve la quota ad usarla per scopi ben precisi.

 


Gli stipendi ai sacerdoti

sovvenire_2Non deve quindi sorprendere che parte di questi soldi vengano destinati al sostentamento del clero. Oltre ad essere espressamente previsto infatti, bisognerà anche chiedersi come farebbero sennò a vivere i sacerdoti (i cui stipendi, peraltro, sono in media sotto i mille euro mensili). Ma bisognerebbe anche chiedersi come sarebbe possibile aiutare i poveri, i malati, i bambini denutriti, insomma tutti i protagonisti degli spot “chiedilo a loro” se non ci fossero i preti.

E non c’è alcun segreto né imbroglio nell’uso dei fondi. La CEI pubblica scrupolosamente tutti i rendiconti. Chiunque può prenderne atto sul sito dedicato www.8x1000.it.



I soldi di chi non sceglie

Né deve stizzire che l’8x1000 dei contribuenti che non esprimono alcuna indicazione sia comunque - per legge - ripartito tra i 10 soggetti ammessi alla donazione, secondo le stesse percentuali ottenute attraverso chi l’indicazione l’ha invece data. Il contribuente quei soldi li paga comunque. Dovrebbe fare indignare di più che parte degli stessi finiscano a finanziare i partiti e non che servano a scopi più che nobili (interventi caritativi) o all’espletamento di attività funzionali e strumentali a tali scopi (sostentamento del clero, esigenze di culto e pastorale).

 


I restauri dei beni ecclesiastici

restauro_chiesa_2Quanto alle somme che restano allo Stato e che lo stesso impiega nella conservazione dei beni culturali, spesso di chiese e monasteri, non è uno scandalo, come qualcuno sostiene. Sarebbe un sacrilegio lasciare che questo patrimonio, fiore all’occhiello del Paese, vada in rovina. È una ricchezza per il nostro paese, non solo culturale, ma anche economica. Preservarla è un investimento, oltre che un dovere.

 

 

Uno scambio reciproco

Va infine anche ricordato che comunque la Chiesa non fa mancare mai il suo supporto allo Stato nella gestione delle emergenze sociali ed educative (di cui si fa carico in misura considerevole) e ogni volta che si verificano calamità o ci sono esigenze straordinarie, inviando aiuti, anche finanziari e di ingente portata.

 

 


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