ATTUALITÀ  - Mondo Voc febbraio 2013                                                                Torna al sommario

 

 

 

I ragazzi più ricchi del mondo

 

Un cuore sereno vale più di un portafoglio gonfio. Proviamo a cercare il nostro tesoro nella bellezza dei rapporti umani e nell’armonia delle cose semplici! Senza un impossibile ritorno a modi di vita e a ritmi che appartengono a contesti del passato, inseguire nell’oggi una qualità di vita più distesa,  pacificata e, alla fine, arricchente.

 

di Carlo Climati

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Tra i luoghi comuni più diffusi c’è quello di credere che una persona ricca abbia maggiori possibilità di essere felice di una povera. È uno dei falsi miti che si sono diffusi nell’era del consumismo selvaggio.  A poco a poco, siamo diventati schiavi di una mentalità che mette al centro di tutto il non-valore dell’avere. Gli spot pubblicitari dettano legge e contribuiscono a generare una dilagante non-cultura dei falsi bisogni. Siamo costantemente condannati a comprare, anche quello che non ci serve.


Facciamoci caso. Certi spot vengono trasmessi in televisione con un volume più alto rispetto a quello del programma che stanno interrompendo. È quasi una metafora del meccanismo perverso che si è venuto a creare. Lo spot pubblicitario urla, grida, alza la voce come uno spietato comandante che dà ordini al suo esercito. Sembra dire: “Sono io il padrone! Sono io che decido ciò che devi fare e quello che devi comprare!”

 

 

L’illusione del materialismo

giovani_pcL’imperativo fuorviante che viene trasmesso ai giovani è evidente: se non hai una bella automobile o l’ultimissimo modello di telefono cellulare, non puoi essere felice. Devi sempre comprare, accumulare, collezionare beni materiali. Sono gli oggetti le nuove divinità del neopaganesimo contemporaneo, da adorare di fronte allo schermo della TV o sulla copertina di qualche rivista di moda.


Ma è veramente questa la felicità? Per avere un cuore allegro bisogna per forza essere ricchi? I fatti dimostrano esattamente il contrario. Pensiamo alle tristi storie di tanti giovani che hanno il portafoglio pieno, ma non hanno l’affetto di una famiglia unita. Il vuoto che si portano dentro finisce  spesso per risucchiarli nel buio della droga o nello stordimento degli alcolici.

 

Osserviamo, solo per fare un esempio, ciò che accade nelle comunità di persone povere che vengono in Italia da altri Paesi, per cercare un lavoro. Incontreremo spesso giovani felici, sorridenti e con il cuore in festa. Persone stupende che vivono con poco, che si aiutano reciprocamente e che conoscono il significato autentico della solidarietà. Tanti extracomunitari rappresentano un vero esempio per tutti noi, italiani viziati e perennemente scontenti, sempre in cerca di soddisfazioni che mai troveremo, persi come siamo nei nostri telecomandi e nelle ubriacature di un illusorio materialismo.

 

 

Una ricerca interessante

giovani_feliciAlcuni siti web hanno dato recentemente notizia di una ricerca dell’University College di Londra, che ha evidenziato come sia la felicità a generare la ricchezza e non il contrario. Le persone che da giovani si dichiaravano felici e soddisfatte della propria vita, successivamente hanno guadagnato più soldi di altre. La spiegazione di questo dato è semplice: una maggiore serenità ed autostima aiuta a costruire meglio la propria vita, a studiare, a lavorare, a coltivare con efficacia i rapporti umani. La conseguenza logica sarà una condizione migliore rispetto a chi, invece, si ripiega in uno stato di perenne depressione e insoddisfazione.


Questa ricerca ci offre uno spunto per una riflessione interessante. Nell’era del neopaganesimo materialista, in cui si adorano il dio-denaro e il dio-cellulare, può essere utile aiutare i giovani a ritrovare la gioia di una felicità semplice, da scoprire e valorizzare nelle piccole cose della vita quotidiana.

 

 

gruppo_giovaniLa gioia dello spazzacamino

Negli anni sessanta, la Rai ha trasmesso una serie di splendidi telefilm intitolata “I ragazzi di Padre Tobia”. Raccontavano la storia di un gruppo di ragazzi sempre pronti ad aiutarsi e a sostenersi tra di loro, anche nei momenti più difficili, grazie soprattutto agli insegnamenti di un bravo sacerdote, interpretato dall’attore Silvano Tranquilli. La sigla della trasmissione era un capolavoro. Il testo diceva: “Chi trova un amico trova un tesoro. Noi siamo i ragazzi più ricchi del mondo”. Proprio così: i ragazzi più ricchi del mondo.


La televisione in bianco e nero di allora, non ancora contaminata dallo squallore di talk show urlati e di penosi reality show, insegnava alle nuove generazioni l’autentico significato della parola “ricchezza”. Una ricchezza che viene dalla gioia pura e semplice, dal buon senso, dalla consapevolezza che è bello stare insieme e tendersi la mano.  Gli unici spot dell’epoca erano quelli di Carosello, che intratteneva il pubblico con simpatia, senza necessariamente arruolarlo nella massa dei compratori ad oltranza. Erano altri tempi. Ma lo spirito sano di quei tempi può vivere ancora, perché le cose buone meritano di essere riscoperte e riproposte ancora oggi.


L’autentico simbolo della felicità non dev’essere il manager milionario che sniffa cocaina, ma lo spazzacamino del film “Mary Poppins”. Ricordiamo le parole della sua dolcissima canzone: “Io sto fra la cenere, eppure non c’è, nessuno quaggiù più felice di me”.


È questo il messaggio da proporre alle nuove generazione: cercare la felicità nelle piccole cose che abbiamo. Anche tra la cenere delle difficoltà quotidiane. E saremo ricchi davvero. I più ricchi e felici del mondo.


 

 

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