LO SVILUPPO DELLA CHIESA CATTOLICA NEL MONDO


Analisi di alcuni indicatori nel periodo 1978-2003
(aggiornamento 2005)

 

1. Introduzione

Le osservazioni sviluppate nelle pagine che seguono sono finalizzate a fornire un'analisi quantitativa di grande sintesi, dei fenomeni che hanno riguardato la Chiesa Cattolica nei venticinque anni che vanno dal 1978 al 2003. Ove opportuno, saranno forniti anche i dati relativi al 1988, affinché possano meglio essere approfondite alcune dinamiche particolarmente rilevanti.
La descrizione dei fenomeni considerati sarà svolta su scala continentale, sia per motivazioni storiche sia per mantenere un'opportuna continuità con le relazioni precedenti.
L'elaborazione e l'analisi di dati per fenomeni di grande complessità come quelli religiosi, per i quali anche le componenti sociali e le tradizioni storiche spesso rivestono grande importanza nonostante siano difficilmente quantificabili, vanno condotte con cautela, puntando l'attenzione sui grandi movimenti di fondo, interpretabili con maggior sicurezza. Questo, però, non esime lo studioso dal tentare di formulare anche qualche prudente ipotesi sullo sviluppo di alcuni aggregati e indicatori, ove la capacità informativa dei dati sia particolarmente consolidata in una direzione.
Dopo un'illustrazione sulle caratteristiche geografiche della diffusione dei cattolici e dei presidi ecclesiali, si procederà a commentare l'evoluzione del corpo vescovile e di quello sacerdotale. Successivamente, saranno esaminate le dinamiche di altre figure di operatori religiosi (quali i diaconi, i religiosi professi non sacerdoti e le religiose professe) e dei membri degli istituti secolari, dei missionari laici e dei catechisti. Saranno, infine, fornite le statistiche sui flussi di rinnovo ascrivibili alle vocazioni sacerdotali e sulla presenza dei novizi e delle novizie negli Istituti religiosi di formazione.

2. Geografia della presenza dei cattolici e dei presidi ecclesiali

Nell'arco temporale che va dal 1978 al 2003 i cattolici nel mondo sono complessivamente passati da quasi 757 milioni a 1,085 miliardi, con un incremento assoluto di 329 milioni di fedeli e percentuale pari al 43,5% (Tav. 2). Confrontando questi dati con l'evoluzione della popolazione mondiale nello stesso periodo, passata da 4,2 a 6,3 miliardi (Tav. 1), si osserva che l'incidenza dei cattolici a livello planetario è lievemente diminuita, da quasi il 18% a poco oltre il 17%. Questi valori, però, esprimono la sintesi di situazioni molto diverse tra i vari continenti.
Per l'Europa si registra un'evidente stazionarietà. Nel 2003 i fedeli battezzati ammontavano a quasi 280 milioni: poco più di 13 milioni rispetto al 1978 e appena 300mila più del 1988. Tale stasi è da imputare esclusivamente alla ben nota situazione demografica europea, la cui popolazione sta cessando di crescere e anzi è prevista in netto declino per i prossimi decenni. Anche se si ragiona in termini relativi, il numero di cattolici europei ogni cento abitanti è rimasto pressoché invariato: da 40,5 a 39,6.
All'opposto dell'Europa si pone la realtà africana, vivacemente dinamica. Nel continente nero i cattolici sono poco meno che triplicati: nel 1978 erano circa 55 milioni e nel 2003 erano saliti a quasi 144 milioni. Solo in parte questo notevole aumento è imputabile a fattori puramente demografici: infatti, i cattolici, che erano il 12,4% della popolazione africana nel 1978, venticinque anni più tardi ne rappresentavano quasi il 19%.
Situazioni intermedie tra le due sopra descritte sono quelle registrate in America e in Asia, dove la crescita dei fedeli è stata certamente vigorosa ( rispettivamente + 47,6% e + 78,2% ), ma del tutto in linea con lo sviluppo demografico di questi due continenti, come confermato dall'analisi in termini relativi: i fedeli americani rappresentano stabilmente il 62% della popolazione, mentre in Asia la percentuale, pur se in lieve crescita, non superava al 2003 il 3%. Stazionarietà, su valori assoluti ovviamente assai inferiori, anche per quanto riguarda l'Oceania.
Il risultato complessivo di queste dinamiche differenziate, sia per quanto riguarda gli aspetti demografici che la diffusione relativa dei fedeli, conferma, per l'arco temporale considerato, l'accresciuto peso del continente africano ( i cui fedeli salgono dal 7% a oltre il 13% di quelli mondiali ) e il netto calo di quello europeo, per il quale la percentuale è scesa dal 35 del 1978 a meno del 26 del 2003. Per l'America si può parlare di consolidamento in positivo: ormai quasi la metà dei fedeli nel mondo appartiene a quel continente.
La distribuzione per area delle circoscrizioni ecclesiastiche (Tav. 3) riflette sostanzialmente i fenomeni sopra evidenziati per l'arco temporale in esame: esse sono passate nel mondo da 2.649 a 3.039, con un incremento di oltre il 14%. In particolare, si registra un cospicuo incremento per l'Africa (da 378 a 505 unità, pari al 33%) e una stabilità quasi assoluta per l'Europa, mentre la crescita per gli altri tre continenti si colloca intorno al 16-18%. Se si rapporta, poi, il numero dei fedeli a quello delle circoscrizioni al 2003, emergono marcate differenze. Mentre l'Oceania (il continente con la più scarsa densità demografica sul territorio) registra un presidio ecclesiale ogni 109mila fedeli, l'Asia ne ha uno ogni 172mila, l'Africa uno ogni 284mila e l'Europa uno ogni 377mila. Il quoziente più elevato è per l'America, con una circoscrizione ogni 510mila fedeli.
Spostando l'attenzione sui centri pastorali (parrocchie, quasi parrocchie e altri centri come le cappellanie e le chiese), si osserva un incremento di oltre il 20% a livello planetario: da circa 347mila nel 1978 a quasi 420mila nel 2003 (Tav. 4). Ma se in Oceania e in Europa i centri, dopo aver raggiunto un massimo nel 1988, sono diminuiti, la situazione si presenta molto dinamica in America, in Africa e in Asia. In particolare, in America l'aumento è stato di oltre il 60% in venticinque anni e al 2003 essi rappresentavano oltre il 31% della consistenza mondiale, contro un 23% nel 1978. Un cammino inverso è stato compiuto dall'Europa, dove i centri sono scesi dal 43% al 34%. Mediamente, il numero di abitanti al 2003 per centro pastorale nel mondo era di circa 15mila, con un picco molto elevato per il continente asiatico (oltre 60mila) e un valore assai inferiore per l'Europa (poco meno di 5mila). Ciò è spiegato, ovviamente, dalla notevole differenza nell'incidenza dei cattolici sulla popolazione per i due continenti: se, infatti, si rapporta il numero dei presidi a quello dei fedeli, la situazione appare assai più equilibrata e per quattro continenti il numero di cattolici per centro è compreso in un ventaglio non troppo ampio: tra i 1.800 (Africa) e i 2.300 (Oceania). Un valore a parte è quello dell'America, con più di 4.000 fedeli per centro. Si può, in ogni caso osservare, che la distribuzione al 2003 appare decisamente meno disomogenea di quella al 1978, quando al minimo di 854 cattolici per centro in Africa faceva riscontro il massimo di oltre 4.500 in America.

3. I vescovi

In questo paragrafo e nei successivi si illustreranno le principali dinamiche relative agli "operatori pastorali", ovvero a quelle persone che svolgono attività di apostolato, iniziando dai vescovi.
Tra il 1978 e il 2003 il loro numero è aumentato globalmente di quasi il 28%, passando da 3.714 a 4.742 (Tav. 5). L'incremento è stato assai marcato in Africa (+46,3%), in Oceania (+36,2%) e in Asia (+30,8%), mentre in America (+24,9%) e in Europa (+22,4%) i valori si collocano sotto la media. Tali dinamiche differenziate non hanno però causato sostanziali variazioni nella distribuzione dei vescovi per continente: anche per il continente africano, il più dinamico, la percentuale sul totale planetario si limita a lievitare dall'11,6 del 1978 al 13,3 nel 2003.
Come risulta dalla tavola sotto riportata, tra il 1978 e il 2003 il numero di fedeli per vescovo è passato mediamente da 203,7mila a 228,9mila. La distribuzione per continente appare nel 2003 lievemente più equilibrata rispetto a venticinque anni prima: trascurando il caso a sé stante dell'Oceania (dove la scarsa densità di popolazione sul territorio, peraltro spesso frammentato in numerose isole e arcipelaghi, configura situazioni del tutto particolari), si nota una tendenza per Africa e Asia a convergere verso la media.

Tab. A

Fedeli per vescovo (migliaia)

C O N T I N E N T E

1978

2003

AFRICA

126,8

227,3

AMERICA

258,9

305,8

ASIA

121,7

165,9

EUROPA

212,6

182,3

OCEANIA

59,7

66,5

MONDO

203,7

228,9

Un aspetto che merita molta attenzione è quello dell'invecchiamento della compagine dei vescovi. Il fenomeno va inquadrato sia nel generale allungamento della vita media verificatosi in tutti i paesi nella seconda metà del secolo scorso sia nei notevoli divari dell'età media della popolazione tra i vari continenti (di gran lunga più vecchia in Europa e, all'opposto, assai giovane in Africa). Si possono esaminare, al 1978 e al 2003, tre indicatori statistici tra di loro non indipendenti (Tav. 6) : l'età media dei vescovi, la frazione di ultrasessantaquattrenni e il rapporto tra i vescovi più giovani (di età inferiore ai 50 anni) e quelli più anziani (di età uguale o superiore ai 65).
L'età media, nel periodo considerato, è aumentata globalmente di oltre 5 anni, passando da 62,0 a 67,3. L'incremento è stato notevole, soprattutto per Africa (+6,7 anni, con età media al 2003 di 63,4) e America (+6,6 a 67,7 anni), mentre la coorte europea, che nel 1978 evidenziava nettamente il maggiore invecchiamento, ha manifestato una differenza più attenuata pur conservando il primato. Gli ultrasessantaquattrenni sono passati nel mondo dal 39% al 59% : anche per questo indicatore spiccano i dati dell'Africa, dove la quota di vescovi anziani è più che raddoppiata, dell'Oceania e dell'America. Anche più significativi sono i dati forniti dal rapporto tra i vescovi più giovani e quelli più anziani. Nel 1978 ogni 100 anziani i giovani erano mediamente 38; venticinque anni più tardi erano soltanto 9. Il quoziente assume al 2003 valori molto bassi per l'Europa (soltanto 6 vescovi giovani per 100 anziani) e per l'America, mentre la situazione dell'Africa appare assai più confortante (24 giovani per 100 anziani).

4. I sacerdoti

Le statistiche relative ai sacerdoti, diocesani e religiosi, sono riportate nelle (Tav. 7) (Tav. 9), sia in termini di consistenze al 1978, 1988 e 2003 che di flussi.
Il primo dato che balza evidente è che la consistenza totale dei sacerdoti, in declino tra il 1978 e il 1988 di oltre 15mila unità -da 421mila a meno 405mila- sembra essersi stabilizzata con una lievissima tendenza al recupero (Tav. 7). Questo vale a livello planetario, in quanto per i singoli continenti le dinamiche sono assai differenziate. A fronte di notevoli incrementi per l'Africa e per l'Asia, dove si registra un +79% e un + 69%, rispettivamente, e ad una stazionarietà per l'America, si pone l'Europa con una diminuzione di oltre il 19% e l'Oceania con un - 12%.
Una variabilità ancora più accentuata emerge se si opera la distinzione tra sacerdoti diocesani e sacerdoti religiosi. Mentre nel mondo il numero dei primi, dopo aver toccato un minimo di 257mila unità nel 1988 rispetto a 262mila nel 1978, è risalito a oltre 268mila nel 2003, manifestando quindi una lieve ma significativa ripresa, quello dei secondi appare in costante declino. Infatti, i sacerdoti religiosi, che erano oltre 158mila nel 1978, erano scesi a circa 147mila dieci anni più tardi e nel 2003 si erano ulteriormente ridotti a poco più di 137mila.
Passando all'analisi per continente, si nota che nell'arco temporale esaminato la "tenuta" o, meglio, il lieve miglioramento nella consistenza planetaria dei sacerdoti diocesani è imputabile esclusivamente alla forte espansione verificatasi in Africa (dove sono molto più che triplicati dal 1978 al 2003), in Asia (dove sono raddoppiati) e in America. Viceversa in Oceania e ancor più in Europa si è manifestata una netta diminuzione. I sacerdoti religiosi, invece, nei venticinque anni considerati sono diminuiti in quasi tutti i continenti, pur se con tassi molto disuguali ( dal -21,5% dell'Oceania al circa -20% dell'Europa e al -18% dell'America). L'eccezione è costituita dalla sola Asia, dove si è passati da circa 14mila a quasi 19mila, mentre in Africa i quasi 11mila religiosi del 2003 sono inferiori al dato del 1978 ma nettamente superiori a quello del 1988. Tuttavia, nel continente nero si sono verificati forti mutamenti nella composizione della collettività dei sacerdoti: infatti, all'inizio del periodo i religiosi erano più del doppio dei diocesani, mentre al 2003 ammontavano a poco più della metà.
La distribuzione percentuale dei sacerdoti per continente evidenzia, com' era da attendersi, notevoli cambiamenti nei 25 anni considerati (Tav. 8). Africa e Asia contribuivano nel 1978 al 10,6% del totale mondiale; nel 2003 la loro quota era salita a oltre il 19%. Anche l'America ha lievemente incrementato la propria percentuale. A parte il lieve aggiustamento negativo dell'Oceania, l'unico continente che ha visto diminuire, e vistosamente, la propria quota è dunque l'Europa: nel 1978 gli oltre 250mila sacerdoti europei rappresentavano quasi il 60% del totale del gruppo ecclesiastico, mentre venticinque anni più tardi erano scesi a meno della metà soprattutto a causa del forte calo dei diocesani, passati da 174mila a 140mila (ma anche i religiosi hanno nello stesso periodo evidenziato una perdita di circa 15mila unità, collocandosi a poco più di 61mila).
Nel mondo, il numero di abitanti per sacerdote, di circa 10mila al 1978, era salito a oltre 15mila al 2003. In Africa, e soprattutto in Asia, dove la percentuale di fedeli cattolici sulla popolazione è meno elevata, si registravano i valori più alti: quasi 28mila abitanti per l'Africa (dove però la situazione non è molto mutata nel periodo considerato) e oltre 82mila per l'Asia, nonostante questo continente sia stato l'unico a palesare un apprezzabile miglioramento rispetto ai 90mila del 1978. L'Europa continua a registrare la maggior densità di sacerdoti in rapporto alla popolazione, ma da poco più di 2.600 abitanti nel 1978 si è passati ai 3.500 al 2003. America e Oceania occupavano posizioni intermedie, con circa 7mila abitanti per sacerdote.
Meno squilibrata appare invece la distribuzione del numero di cattolici per sacerdote: essi erano saliti a quasi 2.700 nel 2003 dai circa 1.800 nel 1978. L'incremento minore di questo indicatore inverso di presenza sacerdotale si è verificato in Asia (da 2.300 circa a 2.400), mentre meno soddisfacente appare la situazione in America e soprattutto in Africa, dove alla vivace dinamica nella crescita dei fedeli ha fatto meno riscontro un adeguato numero di sacerdoti: si è passati da circa 3.200 a oltre 4.700. Un peggioramento si è verificato anche in Oceania e in Europa, che però continua a presentare il rapporto più soddisfacente, pur se deteriorato rispetto al 1978.
I fenomeni di flusso che riguardano la collettività dei sacerdoti tra il 1978 e il 2003 sono riportati nella (Tav. 9). I flussi in aumento sono distinti in ordinazioni e reingressi; quelli in diminuzione in elevazioni a vescovo, decessi e defezioni. Per ogni continente è, inoltre, indicato il saldo netto migratorio, il cui totale a livello planetario è ovviamente uguale a zero.
Nei venticinque anni considerati le ordinazioni sono state nel mondo quasi 201mila. L'Europa ha rappresentato il 40% del totale, seguono il continente americano con quasi il 30%, l'Asia (il 17%) e l'Africa (oltre il 12%). Il primato dell'Europa viene però meno se si considerano i dati in relazione al numero di fedeli cattolici, come indicato nella tavola sotto riportata. E' l'Asia che si colloca nettamente al primo posto, con 3,88 sacerdoti ordinati nel periodo considerato ogni 10mila fedeli, con l'Oceania (3,28) in seconda posizione. Sia l'Europa che l'Africa si pongono ben sopra la media mondiale di 2,18, mentre per l'America si osserva il valore molto più basso: soltanto 1,31 sacerdoti. Infatti, il continente americano, pur contando circa la metà dei cattolici nel mondo, ha contribuito per meno di un terzo alle nuove ordinazioni di sacerdoti.

Tab. B

periodo

C O N T I N E N T E

1979-2003

AFRICA

2,48

AMERICA

1,31

ASIA

3,88

EUROPA

2,95

OCEANIA

3,28

MONDO

2,18

* Ordinazioni per 10mila fedeli
stima dei fedeli a metà periodo
ottenuta come semisomma
della consistenza
iniziale e finale

Il secondo flusso incrementativo, assai meno rilevante, della collettività dei sacerdoti è costituito dai reingressi. Il loro numero in venticinque anni è ammontato complessivamente a meno di 8mila unità, delle quali circa 5mila attribuibili all'Europa e 2mila all'Asia. Ancora meno incisivo il fenomeno dei reingressi negli altri tre continenti, sia in termini assoluti (meno di un migliaio) che relativi.
Dal 1978 al 2003 il numero dei decessi tra i sacerdoti è stato di poco inferiore alle ordinazioni e ha superato nel mondo le 192mila unità. La loro distribuzione per continente riflette, ovviamente, la differente struttura per età della popolazione ecclesiastica interessata. In Europa, caratterizzata da un corpo sacerdotale nettamente più anziano, i decessi hanno sopravanzato le ordinazioni di quasi 30mila unità e sono stati circa 120mila. Quasi in perfetta parità il bilancio demografico in Oceania; negativo anche in America; saldo ampiamente positivo per l'Africa e per l'Asia, dove nel complesso i decessi sono stati circa un terzo delle ordinazioni.
Il fenomeno delle defezioni, oltre 28mila nel mondo, ha riguardato in misura molto differente i vari continenti. In termini assoluti, Europa e America hanno sofferto maggiormente del fenomeno, con circa 12mila e 11mila defezioni, rispettivamente, pari a quasi tre quarti del totale planetario. Se invece l'analisi viene condotta mettendo in relazione il numero delle defezioni con quello delle ordinazioni, come illustrato dalla tavola sotto riportata, le considerazioni sono sostanzialmente simili, con l'osservazione che è l'Oceania a soffrire del tasso di defezione più elevato, con 26 abbandoni ogni 100 ordinazioni, seguita dall'America con quasi 19 e dall'Europa con 15. Africa e Asia sono affette dal fenomeno in misura molto più marginale.

Tab. C

periodo

C O N T I N E N T E

1979-2003*

AFRICA

7,8

AMERICA

18,6

ASIA

7,2

EUROPA

15,0

OCEANIA

26,0

MONDO

14,0

* Defezioni per 100 ordinazioni

I flussi dei più importanti fenomeni in ingresso e in uscita riguardanti il corpo sacerdotale possono essere ulteriormente analizzati e inquadrati mettendoli in rapporto con la consistenza del numero dei sacerdoti. Nella tavola qui sotto esposta sono calcolati i tassi medi annui di ordinazione, di mortalità e di saldo dei reingressi al netto delle defezioni per 1.000 sacerdoti.

Tab. D

1979-2003: Tassi medi annui per 1.000

C O N T I N E N T E

di ordinazione

di mortalità

di reingr.-defez.

AFRICA

41,5

13,0

-3,0

AMERICA

19,7

16,7

-3,4

ASIA

36,6

13,5

-0,4

EUROPA

14,2

21,1

-1,3

OCEANIA

17,7

17,8

-4,5

MONDO

19,4

18,6

-2,0


I tassi sono stati calcolati rapportando il numero medio annuo di ogni fenomeno di flusso considerato alla consistenza dei sacerdoti stimata a metà periodo: (valori 1978 + valori 2003) / 2. I tassi di ordinazione presentano un ampio campo di variazione e confermano con grande eloquenza la vitalità dei continenti più dinamici (Africa e Asia), i cui valori sono circa il doppio della media mondiale, in contrapposizione ad un'Europa che invece soffre di un marcato rallentamento. I tassi di mortalità ribadiscono una situazione specularmente invertita: da una parte l'Europa in declino demografico che presenta un valore elevato e dall'altra l'Africa e l'Asia che godono di una popolazione sacerdotale assai più giovane. L'America e l'Oceania si collocano in posizione intermedia. I tassi che esprimono il saldo netto tra i reingressi e le defezioni offrono altri approfondimenti, in particolare sulla solidità delle vocazioni. Il continente che registra un tasso veramente molto basso è l'Asia, dove le defezioni (pur se in linea con quelle africane) sono quasi completamente compensate da copiosi reingressi. Viceversa, l'America, l'Oceania e l'Africa, beneficiando assai limitatamente dei reingressi, presentano saldi netti negativi superiori alla media.

5. I diaconi, i religiosi professi non sacerdoti e le religiose professe

I commenti che seguono sono riferiti ad altre figure di operatori religiosi che affiancano l'attività pastorale dei vescovi e dei sacerdoti: i diaconi permanenti, i religiosi professi non sacerdoti e le religiose professe.
Le consistenze numeriche di questi tre gruppi pastorali sono assai diverse. A fine 2003, nel mondo i diaconi erano più di 30mila, i religiosi professi quasi 55mila e le religiose oltre 770mila. Anche le dinamiche evolutive, come si vedrà, presentano caratteristiche molto differenti.
I diaconi permanenti, diocesani e religiosi, sono in forte espansione: da circa 5.500 nel 1978 avevano superato nel complesso le 31mila unità al 2003, sestuplicandosi (Tav. 10). E' in Europa che il loro incremento è stato particolarmente impetuoso, essendo passati in venticinque anni da poco più di mille a oltre diecimila. Anche in America la dinamica è stata molto sostenuta: nel 1978 questo continente ne contava più di 4mila ( oltre i tre quarti del totale planetario ), mentre nel 2003 la loro consistenza era salita a oltre ventimila. E' da sottolineare, invece, la scarsissima diffusione dei diaconi in Africa e in Asia: questi due continenti rappresentavano insieme appena l'1,5% della consistenza globale.
Una riduzione numerica netta è, invece, quella subita dai religiosi professi non sacerdoti (Tav. 11). Nel 1978 essi erano nel mondo oltre 75mila, riducendosi poi a meno di 65mila nel 1988 e posizionandosi a poco più di 54mila al 2003. E' da notare che il decremento si è concentrato su tre continenti: Europa (-44%), America (-30%) e Oceania, dove il gruppo nel 2003 è risultato dimezzato rispetto a venticinque anni prima. Al contrario, in Africa e in Asia si è assistito ad un'espansione sostenuta, con variazioni positive dell'ordine del 40% nel primo continente e del 30% nel secondo.
Alquanto simile a quella dei religiosi professi non sacerdoti è l'evoluzione evidenziata dalle religiose professe (Tav. 12). La consistenza di questo gruppo è assai più robusta, ma le dinamiche di fondo sono comparabili. Le religiose professe, che erano nel mondo poco meno di un milione nel 1978, non superavano le 770mila unità nel 2003. Il declino, anche in questo caso, ha riguardato tre continenti (Europa, America e Oceania), con variazioni negative anche di rilievo. In Africa e in Asia, invece, l'incremento è stato decisamente sostenuto, intorno al 60% per entrambi i continenti. Come risultato finale di queste dinamiche assai differenziate, la frazione delle religiose in Africa e Asia sul totale mondiale era passata dal 13% al 26%, a discapito dell'Europa e dell'America, la cui incidenza si era nell'insieme ridotta dall'85% al 72%.
Una visione d'insieme delle dinamiche relative alle categorie pastorali fin qui considerate è riportata nella (Tav. 13). I dati sono tratti dalle tavole precedenti e un loro confronto simultaneo consente alcune osservazioni di grande sintesi. A livello planetario e continentale, delle cinque categorie soltanto i vescovi (che poi sono quella numericamente più debole) e i diaconi permanenti presentano una dinamica sempre positiva. Le altre tre categorie sono in calo, meno rilevante per i sacerdoti e molto più accentuato per i religiosi non sacerdoti e le religiose professe. Tra i continenti, spicca la vitalità di quello africano e dell'asiatico, gli unici due per i quali tutte le categorie di operatori pastorali presentano una crescita, per di più molto marcata. In Europa appaiono particolarmente vistosi i cali dei religiosi non sacerdoti, delle religiose professe e anche dei sacerdoti. Una flessione assai simile a quella europea è evidenziata dall'Oceania e dall'America, che comunque è riuscita a garantire un lieve incremento nel numero dei sacerdoti.

6. I membri degli istituti secolari, i missionari laici e i catechisti

Altre categorie di operatori pastorali contribuiscono all'attività di catechesi: i membri degli istituti secolari, i missionari laici e i catechisti. L'analisi delle loro dinamiche a livello planetario e continentale sarà condotta con una lieve modifica: l'anno preso a inizio del periodo di riferimento diviene il 1990 mentre i dati più recenti sono sempre riferiti al 2003 (Tav. 14).
Per consistenza ed evoluzione, le tre collettività presentano peculiarità assai differenti.
I membri degli Istituti secolari sono di gran lunga i meno numerosi e gli unici a presentare un andamento in declino. Trascurando l'Oceania, l'unico continente che ha presentato una variazione negativa, del 14,%, è stato quello europeo che però concentrava al 1990 circa l'80% del totale mondiale. Per questo motivo i saldi attivi degli altri continenti (tra cui notevole in termini relativi è stato quello dell'Asia) non sono stati sufficienti per far cambiare di segno il bilancio globale, che presenta un decremento del 5,8%.
E' poco meno che quadruplicato il numero dei missionari laici, che è passato da 46mila a 172mila. In Asia, dove però nel 1990 la loro presenza era poco più che simbolica, il loro numero è addirittura aumentato di 30 volte, superando le 10mila unità. Ma, nonostante l'exploit straordinario dell'Asia, la realtà dei missionari laici è quasi esclusivamente americana. In tale continente, infatti, si concentrava a fine 2003 oltre il 90% del totale planetario, con oltre 156mila operatori (quasi quattro volte rispetto alla consistenza di tredici anni prima).
Ha avuto, invece, una distribuzione geografica più omogenea la notevole crescita della popolazione dei catechisti. Il loro numero ammontava nel 2003 a oltre 2,8 milioni, con un incremento di circa il 62%. A tale sviluppo hanno contribuito tutti i continenti, da un minimo di circa il 40% per l'Africa e l'Europa ad un massimo dell'83% per l'Oceania. Come per i missionari laici, l'America è il continente che raccoglieva il maggior numero di catechisti: quasi 1,7 milioni, corrispondenti a poco meno del 60% mondiale.
La dinamica in forte crescita dei missionari laici e dei catechisti nonché la parallela diminuzione, in alcuni casi anche sensibile, di altre categorie di operatori religiosi conferma come sia in atto nel mondo cattolico un incisivo processo di riequilibrio tra le varie categorie, con fenomeni importanti di modifica delle preferenze e delle motivazioni nell'attuazione della missione pastorale che non sono immediatamente percepibili e che andrebbero approfondite con indagini ad hoc.

7. Il rinnovo delle compagini sacerdotali

Le potenzialità di rinnovo dell'attività pastorale sono connesse soprattutto con le vocazioni sacerdotali, ovvero con il numero dei candidati al sacerdozio, fornito dagli studenti di filosofia e di teologia presenti nei seminari diocesani e in quelli religiosi (Tav. 15) e (Tav. 16).
Le serie annuali riportate evidenziano una chiara tendenza crescente: nel mondo si è passati da quasi 64mila candidati nel 1978 a oltre 112mila nel 2001-3, triennio in cui però lo sviluppo sembra essersi arrestato. L'evoluzione è stata molto differente nei vari continenti. Se ci si riferisce all'anno di riferimento iniziale, si osserva che l'Europa al totale mondiale contribuiva per il 37%, l'America per il 34%, l'Asia per il 18% e l'Africa per meno del 9%. Venticinque anni più tardi il contributo europeo era sceso a meno del 22%, quello americano era, sostanzialmente stabile, al 33%, mentre l'Asia era salita a circa il 25% e l'Africa a quasi il 20%.
La dinamica europea in termini assoluti si può dividere in tre periodi distinti: in crescita (da 24mila a 30mila) dal 1978 al 1985, un successivo periodo di stabilità fino al 1994-95 e infine una netta diminuzione che ha riportato il 2003 quasi alla stessa consistenza dei venticinque anni precedenti. L'America ha visto uno sviluppo abbastanza regolare del numero dei candidati fino al 1998; in seguito vi è stato un consolidamento intorno alle 36-37mila unità. In costante crescita l'Africa e l'Asia, anche se negli ultimi anni si è assistito ad un deciso rallentamento.
Facendo riferimento al numero dei cattolici, la vitalità dell'Asia e dell'Africa vengono confermate, con circa 150 candidati al sacerdozio per milione di fedeli in Africa al 2003 e 250 in Asia (Tav. 16). I valori europei ( 87 ) e americani ( 69 ) sono assai meno elevati. In rapporto a 100 sacerdoti attivi, Africa e Asia confermano il loro primato con 72 e 60 candidati, rispettivamente, mentre particolarmente preoccupante è la situazione europea, dove la vocazione sacerdotale appare assai indebolita: soltanto 12 candidati ogni 100 sacerdoti attivi nel 2003 (anche se nel 1978 essi erano ancora meno, neanche 10). A livello mondiale, comunque, si è passati, grazie all'apporto di Asia e Africa, da circa 15 a poco meno di 28.

8. I novizi e le novizie

L'evoluzione del numero dei novizi e delle novizie negli Istituti Religiosi di Diritto Pontificio viene riportata nelle (Tav. 17) e (Tav. 18), rispettivamente. Le due serie temporali partono entrambe dal 1982 per giungere al 2003 e hanno caratteristiche lievemente diverse.
I novizi negli Istituti Religiosi di Diritto Pontificio erano nel mondo poco meno di 9mila al 1982 e hanno manifestato una crescita lieve ma non regolare fino all'inizio del nuovo millennio, quando sembravano essersi stabilizzati intorno alle 10.900-11.200 unità. Ma il loro numero aggregato nasconde dinamiche nettamente differenti tra i vari continenti. Anche per i novizi, come per altre collettività in precedenza considerate, l'Africa e l'Asia si distinguono decisamente per la loro tendenza espansiva. Infatti, nel continente africano si è passati - con un aumento costante - da neanche 700 a oltre 2.300 novizi nel 2003 e in quello asiatico da circa 1.700 a oltre 3.500. Africa e Asia, che contavano insieme nel 1982 per il 26% del totale planetario, erano passate nel 2003 a quasi il 52%. L'Europa ha percorso un cammino a ritroso: i novizi erano oltre 3.500 nel 1982 ed erano scesi a circa 2.100 nel 2003: la quota europea sul totale mondiale si è quindi più che dimezzata, passando dal 40% al 19%. Per quanto riguarda l'America, nonostante il numero assoluto dei novizi nel periodo considerato sia aumentato ( da circa 2.900 a oltre 3.200), si è attenuato il contributo percentuale, che è diminuito dal 33% al 29% circa.
Anche il numero complessivo delle novizie è leggermente aumentato nell'arco temporale considerato, ma con una dinamica particolare. Si è registrata una netta crescita dal fino al 1987, anno in cui con oltre 22mila unità è stato raggiunto il massimo; successivamente, la consistenza totale si è stabilizzata intorno alle 21mila unità fino al 1999, anno in cui sembra essere iniziato un declino che ha portato alle circa 19mila novizie del 2003. La dinamica per continenti di questa collettività è simile a quella osservata per i novizi, con alcune peculiarità interessanti. L'Africa è in netta crescita ( il numero delle novizie è triplicato, passando da 1.100 circa a 3.300 ). Anche l'Asia ha evidenziato un sensibile aumento, ma è importante osservare che dopo il massimo di quasi 7.400 unità del 1996, il numero delle novizie asiatiche appariva in lieve declino. Variazioni negative anche per l'America e, soprattutto, per l'Europa: questi due continenti totalizzavano insieme oltre il 68% delle novizie nel mondo al 1982, mentre al 2003 soltanto il 46%.

9. Conclusioni

Al termine dell'analisi quantitativa, condotta globalmente e per grandi aree geografiche sia in termini di consistenze che di variazioni, si possono tentare alcune conclusioni di grande sintesi sui fenomeni più evidenti e sulle tendenze profonde, tenendo presente che, inevitabilmente, ogni semplificazione ha un suo prezzo, nella misura in cui è obbligata a trascurare alcuni aspetti secondari.
La prima osservazione è che in gran parte dei fenomeni si può notare spesso una certa dicotomia tra le dinamiche dei continenti emergenti, Africa e Asia, e quelle dell'Europa, che sta progressivamente perdendo centralità quale modello di riferimento. Questo non stupisce, anzi appare quasi ovvio che lo sviluppo della Chiesa nel mondo non possa prescindere da quelle che sono le grandi tendenze di fondo dello sviluppo planetario, soprattutto per gli aspetti demografici. E perciò l'Europa si conferma come il continente più statico, frenato dal netto invecchiamento della sua popolazione e dai bassi tassi di natalità. L'America si pone in una posizione intermedia, ma se l'analisi fosse stata condotta distinguendo tra America del nord e America latina, probabilmente sarebbero emerse divaricazioni tali da far assimilare, almeno parzialmente, la prima all'Europa e la seconda all'Africa e all'Asia. L'Oceania costituisce una realtà a sé stante, anche per il peso demografico assai più limitato.
Nell'arco temporale esaminato si può affermare che sono stati attenuati certi squilibri preesistenti nella distribuzione geografica per grandi aree sia delle circoscrizioni che dei centri pastorali. Anche il numero dei vescovi appare più armonicamente diffuso e in buona crescita. Il grande problema connesso con questi ultimi rimane quello del notevole innalzamento della loro età media, che è particolarmente elevata in Europa, dove sfiora ormai i settant'anni. Ma anche in America la situazione non è molto diversa. Il fenomeno, però, andrebbe correttamente inquadrato nel generale aumento della longevità di cui hanno goduto tutte le popolazioni, anche per valutare quanta parte di quei 5 anni e 3 mesi di aumento nell'età media dei vescovi verificatosi dal 1978 al 2003 sia imputabile alla normale evoluzione demografica generale e quanta invece sia da attribuire a rallentamenti nel processo di rinnovo e di consolidamento. Andrebbero anche analizzati i riflessi sull'organizzazione ecclesiale, considerato che i flussi di uscita saranno via via più consistenti nei prossimi anni.
Il numero di sacerdoti è complessivamente in lieve diminuzione, anche se occorre distinguere tra il modesto incremento dei diocesani e la più marcata flessione dei sacerdoti religiosi. Spiccano le perdite subite dall'Europa, in gran parte compensate dalla vivace dinamica manifestata dall'Africa e dall'Asia per i sacerdoti diocesani. L'America ha presentato una sostanziale stazionarietà: ai diecimila religiosi in meno hanno fatto fronte poco più di altrettanti diocesani.
Il carico pastorale medio a livello mondiale, espresso dal numero di cattolici per sacerdote, è nettamente cresciuto e si presenta più elevato in Africa e in America, mentre in Europa è assai più limitato. La situazione, plausibilmente, si modificherà nei prossimi anni, in quanto il corpo sacerdotale europeo è il più anziano e indebolito da bassissimi tassi di rinnovo, mentre nel continente africano e in Asia i candidati al sacerdozio sono in netta crescita. Potrebbe anche verificarsi un'accentuazione dell'importanza della componente migratoria tra continenti, finora abbastanza limitata: è interessante notare come l'unico continente che presenta nei venticinque anni esaminati un saldo netto migratorio positivo è l'America.
Di grandissima importanza è il fenomeno relativamente recente della forte espansione di alcune compagini di operatori religiosi: diaconi permanenti, missionari laici e catechisti ( la categoria di gran lunga più numerosa ). La dinamica vivacissima evidenziata da questi operatori non è certamente riconducibile a motivazioni temporanee e contingenti, ma sembra esprimere nuove e differenti scelte nell'esplicazione dell'attività di diffusione della fede. Infatti, si può notare, ad esempio nel caso dei catechisti e dei diaconi permanenti diocesani e religiosi, che il maggiore incremento in termini assoluti e relativi si è generalmente verificato in Europa e in America, i continenti meno brillanti per quanto riguarda lo sviluppo di altre categorie di operatori pastorali.
I candidati al sacerdozio presentano globalmente una tendenza più che positiva, essendo quasi raddoppiati nel periodo considerato, però anche in questo caso alcuni seri motivi di preoccupazione provengono dall'Europa, dove negli ultimi anni il declino è apparso molto evidente. Viceversa, l'Africa, l'Asia e anche l'America (probabilmente per il contributo determinante della parte latina) dimostrano una grande vitalità. Anche i novizi e le novizie (queste seconde di numerosità circa doppia rispetto ai primi) degli Istituti Religiosi di Diritto Pontificio appaiono in leggero progresso rispetto al 1978, pur se la loro espansione sembra essersi smorzata.