donna_chiesaGiugno 2010 

L’osservatorio.

La presenza femmiile nella Chiesa

«Nel coraggio di co­struire condividia­mo e organizzia­mo le nostre responsabilità». Hanno riflettuto su questo ar­gomento le donne cattoliche dei Convegni di Cultura Maria Cri­stina di Savoia negli stessi gior­ni in cui i giornali commentava­no la notizia della prima donna italiana ordinata sacerdote dal­la Chiesa vetero-cattolica. Tor­na ogni tanto alla ribalta la que­stione della partecipazione del­la donna alla vita della Chiesa su cui le posizioni del Magistero, dal Concilio Vaticano II ad oggi, sono vive e lungimiranti, so­prattutto quanto alla visibilità ministeriale della donna. L’en­ciclica Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II l’ha legata non all’apparire, ma al servizio della comunità, al «farsi tutto a tutti» sull’esempio di Maria e delle di­scepole di Gesù, che avevano ac­canto agli apostoli un ruolo im­portante, anche se poco noto. Conosciamo i nomi di Maria di Magdala, di Marta e Maria, di Giovanna e Susanna. Luca negli Atti e Paolo nelle Lettere ricor­dano discepole, sorelle, evan­gelizzatrici che si «affaticano per il Signore» con la stessa dignità degli apostoli, non in senso mi­nisteriale ma in relazione alla vi­ta della Chiesa: Febe, Prisca, Giunia, Trifena, Trifosa, Persi­de...! Si calcola fossero un terzo del totale dei discepoli. Non c’è mistero dello Spirito che non ab­bia coinvolto delle donne, né per esse sono stati fatti sconti nella schiera dei martìri: Perpetua, Fe­licita, Agnese, Emerenziana...! Giova ricordarsene. Dove si è trovato un equilibrio nell’inte­razione dei carismi, la Chiesa si è avvantaggiata delle ispirazio­ni e del coraggio di cui è disse­minata la storia della santità femminile. Caterina da Siena, Brigida di Svezia, Teresa d’Avila, tra tante, hanno segnato la sto­ria dell’Europa e dell’umanità. Chiara d’Assisi, Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich, Gian­na Beretta Molla hanno inven­tato forme di carità capaci di in­carnare lo Spirito del loro tem­po. E quante vocazioni al sacer­dozio e alla vita religiosa sono nate dalla testimonianza di mamme sante e coraggiose! Oggi la presenza femminile nel­la Chiesa si è arricchita di nuo­ve esperienze. Un esempio: Ro­sanna Corti, consacrata dell’Or­do Virginum, guida da anni una parrocchia di seicento famiglie in provincia di Varese su incari­co dell’arcidiocesi di Milano. Non è un caso isolato, perchè u­na dozzina di parrocchie nell’I­talia del Centro-Nord, già negli anni Ottanta, furono affidate a suore. Se è vero che la questione della ministerialità femminile non è ancora del tutto risolta, ed è giu­sto che la si affronti adeguata­mente, è vero pure che quelli che immaginano una Chiesa piena di donne insoddisfatte, bramose di diventare sacerdoti, si sbagliano. L’impressione che si ricava frequentando gli am­bienti femminili è che l’aspetta­tiva del sacerdozio sarebbe me­no accesa, qualora la ricchezza dei carismi delle donne venisse meglio utilizzata e riconosciuta dalla comunità cristiana. Le donne che hanno fatto un cam­mino di discernimento vocazio­nale, sono ben lontane dal desi­derio di rivestire un ruolo che non sentono proprio. Nel rico­noscere la diversità dei carismi maschili e femminili e nel ren­derli complementari sta la ric­chezza della Chiesa. È un passo urgente da fare perché la fem­minilità risplenda e la virilità si riempia di senso.

(di Vito Magno - Avvenire 2 Giugno 2010)