Copia_di_DSC_050525 giugno 2013

Le ordinazioni sacerdotali di cinque giovani cremonesi. Il Vescovo: «Siate uomini di Dio compassionevoli con i fratelli»

Il prete è un samaritano!

Uomini totalmente di Dio e profondamente compassionevoli con i fratelli, sull'esempio di Gesù che si è incarnato non per condannare, ma per salvare il mondo. Così mons. Lafranconi ha definito i sacerdoti nell'omelia delle ordinazioni presbiterali celebrate sabato 8 giugno in Cattedrale. Il presule ha imposto le mani su cinque giovani diaconi del Seminario: Don Simone Duchi di Sant’Ilario in città, don Andrea Lamperti Tornaghi e don Marco Notarangelo di San Zeno in Cassano d’Adda, don Michele Rocchetti di Caravaggio e don Stefano Montagna di Sospiro. Accanto al presule hanno concelebrato i superiori del Seminario  - il rettore don Trevisi, il vice don D'Agostino, il direttore spirituale don Margini -, i parroci delle comunità di origine dei novelli e una centinaio di altri preti. Domenica 9 giugno i nuovi sacerdoti celebreranno le prime Messe: don Duchi alle 10 in  S. Agata, don  Notarangelo alle 10.30  a Cassano S. Zeno, don Rocchetti alle 10.30 a Caravaggio, don Montagna alle 11 a Sospiro e don Lamperti Tornaghi alle 20.30 a Cassano S. Zeno.

Quest’anno la mietitura è stata copiosa: nel pomeriggio di sabato 8 giugno,  cinque giovani diaconi sono stati ordinati sacerdoti dal vescovo Lafranconi. Era dal 2005 che non si vedeva un numero così abbondante di preti novelli: la media annuale ormai si è attestata sulle due ordinazioni, anche se nei prossimi anni scenderà, dato che ogni classe di teologia del Seminario è composta da un solo studente.

E se il futuro desta qualche preoccupazione, il presente è connotato dalla gioia. Don Simone Duchi di Sant’Ilario in città, don Andrea Lamperti Tornaghi e don Marco Notarangelo di San Zeno in Cassano d’Adda, don Michele Rocchetti di Caravaggio e don Stefano Montagna di Sospiro nel pomeriggio di sabato 8 giugno hanno consegnato la loro vita a Cristo e alla Chiesa.

Il rito ha avuto inizio alle 17, anche se la Cattedrale era piena di gente già da un'ora: molti i fedeli giunti fin da Cassano d'Adda e Caravaggio, ma anche dalla città e dalla vicina Sospiro. Fedeli delle parrocchie di origine dei giovani diaconi, ma anche di quelle in cui in questi anni hanno prestato servizio nel fine settimana.
 
Nella processione introitale i cinque ordinandi seguivano i ministranti, i seminaristi e i diaconi e precedevano i numerosi sacerdoti concelebranti. Erano rivestiti del camice e della stola diaconale e portavano in mano una candela, segno della prima chiamata, quella alla santità battesimale. Accanto a loro i parroci delle comunità d’origine: mons. Feudatari per don Duchi, mons. Fusar Imperatore e il vicario don Gaiardi per don Lamperti e don Notarangelo, don Censori per don Montagna, mons. Lanzeni per don Rocchetti.

E mentre clero e ministri salivano i gradini del presbiterio, gli ordinandi si sono posti in mezzo all’assemblea, nella prima fila della navata centrale: da lì hanno seguito la prima parte della celebrazione fin dopo la proclamazione del Vangelo. In quel momento è iniziata la liturgia di ordinazione con la chiamata e l’elezione: ciascuno di loro ha risposto il suo personale «eccomi» mentre il Vescovo, a nome della Chiesa intera, ha dato l’assenso alla loro ordinazione.

È soprattutto la figura del profeta Elia, protagonista della prima lettura, che ha catturato l’attenzione di mons. Lafranconi all’omelia: «La vedova di Sarepta – ha esordito – per ben due volte si rivolge al profeta definendolo “uomo di Dio” e riconoscendo che la Parola del Signore che egli annuncia è veritiera, cioè fa quello che dice. Anche il prete è chiamato ad essere “uomo di Dio” e ad avere sempre sulla bocca la Parola del Signore. Certo che prima di annuciarla egli è chiamato a dare il proprio assenso di fede, a ritenerla vera e a farla diventare il criterio fondamentale della propria esistenza».

Il presule ha spiegato che gli uomini riconoscono quando un prete fa propaganda - cioè si comporta come un imbonitore che vuole vendere dei prodotti - o quando annuncia ciò che egli per primo ha meditato e cercato di vivere. Da qui l'invito a preparare le omelie attraverso la preghiera, la riflessione, lo studio.
Per il vescovo Dante la Parola dischiude, anzitutto, il disegno di Dio nella vita di ciascuno: «Essa orienta le nostre scelte, soprattutto quelle fondamentali e ci rende veri, perchè soltanto seguendo la vocazione pensata da Dio l'uomo realizza interamente se stesso».

Ogni vocazione è destinata alla missione, a farsi testimonianza nella vita dei fratelli, senza paura e tentennamenti, soprattutto di fronte all'ostilità degli ascoltatori: «Quando vi osteggeranno nella vostra predicazione - ha spiegato mons. Lafranconi - ricordatevi che siete stati mandati dalla Chiesa e che Cristo vi ha consacrato nella verità».
Mons. Lafranconi si è poi soffermato sul Vangelo e sulla compassione di Gesù nei confronti della vedova di Nain dinanzi al figlio morto: «Il prete – ha prescisato – deve sempre fare proprio l’atteggiamento di Cristo che si china sul dolore e sulle ferite dell’uomo. Essere uomini di Dio significa avere compassione, condividere le situazioni dei fratelli con la stessa dedizione e la stessa disponibilità di Cristo».

Compassione significa «considerare ogni uomo come amato da Dio e destinato alla salvezza».  Questi «potrà allontanarsi o addirittura combattere la fede, ma ciò nonostante Cristo si è fatto uomo per lui! Il Figlio di Dio è stato mosso dal desiderio di voler comunicare a tutti la sua grazia, anche a chi non mostra interesse per il suo sacrificio». E verso i futuri parrocchiani, soprattutto quelli più recalcitranti, il Vescovo chiede ai preti novelli misericordia e pazienza: «Non lasciatevi mai prendere dalla voglia di giudicare e men che meno dalla voglia di condannare perché noi siamo stati mandati per salvare, per rendere visibile e concreta la compassione di Cristo».

E così ha concluso: «Siate uomini di Dio capaci di compassione per ogni uomo, ve lo auguriamo e lo chiediamo insieme con voi al Signore nella preghiera. Vi affidiamo alla Vergine Maria perché possa custodire in voi la vocazione che avete avvertito e a cui avete risposto e possa accompagnarvi sempre, nella chiara consapevolezza di essere stati consacrati nella verità».
La celebrazione è quindi entrata  nel vivo: i cinque diaconi hanno risposto alle domande del vescovo circa gli impegni sacerdotali fino a quella sull’obbedienza fatta dal presule a ciascuno singolarmente, mano nella mano.

Terminato il canto delle litanie è seguita l’imposizione delle mani per la trasmissione dello Spirito e la recita della lunga preghiera di ordinazione. Quindi i gesti esplicativi, che hanno mostrato la nuova dignità dei preti novelli e i compiti legati ad essa: la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione delle mani con il Crisma, la consegna del pane e del vino per la celebrazione eucaristica, l’abbraccio di pace.
 
La Messa è quindi continuata normalmente con la presentazione dei doni fatta dai familiari dei preti novelli.

Durante la liturgia eucaristica don Andrea, don Simone, don Marco, don Stefano e don Michele hanno attorniato il Vescovo alla messa e per la prima volta hanno pronunciato le sacre parole della consacrazione del pane e del vino.

La distribuzione della comunione è stata particolarmente lunga, dato i numerosi fedeli presenti non solo riempivano la navata centrale, ma anche quelle laterali e i transetti.

Quindi, dopo la benedizione finale, un lungo applauso ha accolto i preti novelli che insieme al Vescovo e agli altri presbiteri hanno formato la processione finale. In palazzo vescovile sono state scattate le foto di rito e mons. Lafranconi ha consegnato a ciascun ordinato, dopo aver baciato le mani ancora profumate dal sacro crisma, la lettera che gli autorizza a confessare.

Poi i cinque presbiteri sono scesi in piazza Sant'Antonio Maria Zaccaria dove ad attenderli c'erano tanti giovani che hanno scatenato il loro entusiasmo.

(www.diocesidicremona.it)
Postato da: Emilia Flocchini