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nm_teresa_manganiello22 Maggio 2010

Una vita spesa per i malati e i poveri

Teresa Manganiello l’analfabeta sapiente

Sul sagrato della basilica di Santa Maria delle Grazie a Benevento si celebra questo pomeriggio, alle 16, il rito di beatificazione della venerabile Teresa Manganiello, laica, terziaria francescana. È l’«analfabeta sapiente» di Montefusco – «città regia» del Principato Ultra e oggi provincia di Avellino – dove Teresa nacque il 1° gennaio 1849, penultima dei dodici figli di Romualdo Manganiello e Rosaria Lepore, piccoli agricoltori, pieni di fede e di pietà cristiana. Come tanti bambini delle campagne del Sud di quel tempo, la piccola Teresa non frequentò la scuola e visse all’ombra della casa colonica. La sua formazione e la sua crescita, avvenute nella trasparenza, nella semplicità, nella delicatezza, nell’umiltà della vita contadina, ricorda lo sbocciare di un «fiore di campo». Un cammino condotto anche attraverso le occupazioni e le preoccupazioni quotidiane, lavorando nei campi e in casa, con dedizione e generosità. In continua unione con Dio, Teresa non si disperdeva in discorsi vani ed invitava dolcemente anche le sue compagne a coltivare purezza e amore verso Dio e verso i fratelli. Suoi prediletti erano i bambini, di cui si prendeva cura come una madre premurosa. A chi le chiedeva come facesse a tenerli docili tra le tante faccende rispondeva: «Me li quieta la Madonna». Amava tutti in Dio, ma soprattutto i poveri, i malati di ogni tipo, gli sventurati, i carcerati, gli orfani, che le strappavano lacrime di sofferenza e che ricordava nella preghiera. Per Teresa erano immagine di Dio e personificazione di Gesù. Particolare attenzione rivolgeva ai malati. Per essi aveva allestito in casa una «farmacia», con medicinali ricavati dalle erbe da lei stessa coltivate. Era il luogo dove la sua scelta di povertà, vissuta con gioia e semplicità, diventava più visibile. Teresa si aprì alle «luci del divino» in una famiglia profondamente cristiana, ma proseguì il cammino ascetico, fino alla santità eroica riconosciuta dalla Chiesa, nel Terz’Ordine francescano. Nella primavera del 1869 conobbe il superiore del convento dei Cappuccini di Montefusco, padre Lodovico Acernese, uomo schietto e umile, di grande ingegno e di pietà serafica, convinto che il Terz’Ordine francescano fosse un provvidenziale mezzo di riforma per una società sbandata e corrotta. «C’è da ritenere che l’incontro di Teresa con padre Lodovico non dovette essere casuale, come nulla nella vita dell’uomo, che è nelle mani di Dio» commenta madre Pasqualina Di Donato Savino, superiora generale delle Suore Francescane Immacolatine, uno dei frutti dell’incontro di Teresa con padre Lodovico. La futura beata, che aspirava a vivere sempre più intensamente la vita cristiana, trovò nel religioso la guida illuminata. Riceverà molto e altrettanto abbondantemente donerà. Fu lei a suggerire a padre Lodovico l’idea di fondare una Congregazione, facendogli superare paure e incertezze, per offrire a tante anime di buona volontà un ideale nuovo di perfezione evangelica e di apostolato a servizio della Chiesa.
Teresa non vide la Fondazione sognata – morì per tubercolosi il 4 novembre 1876, a ventisette anni – ma ne fu l’ispiratrice, la «pietra angolare», la «matrice spirituale», la «madre» che ha portato l’opera in grembo. La Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine, estesa nel mondo con le sue missioni, si caratterizza per una spiritualità francescana e mariana, nell’orizzonte di una atteggiamento penitenziale e di un costante impegno sociale. Chiarisce suor Daniela del Gaudio: «Viviamo il carisma di Teresa in una duplice dimensione: da una parte la riparazione, in quanto anche noi viviamo una vita di penitenze e di preghiera per impetrare le grazie per gli altri, e dall’altra la formazione e la catechesi perché vogliamo continuare nel nostro apostolato l’ansia di evangelizzazione che Teresa provava, per far sì che il Vangelo diventi veramente norma di vita nella scuola, nella parrocchia e soprattutto nella famiglia, per un’umanità migliore ispirata ai principi cristiani».

(VALERIA CHIANESE su Avvenire del 22 Maggio 2010)