sorelle_della_vitaFebbraio 2014

Le Sorelle della vita

Sostenere la vita e le madri in difficoltà

Nell’uscire di casa quella mattina, Monica credeva di avere in mano l’indirizzo della clinica dove abortire. Invece si è trovata di fronte ad un convento. Si è fatta coraggio ed è uscita dalla macchina, salutando la suora che la accoglieva. Le Sisters of life (Sorelle della vita), ordine fondato dal cardinale John O’Connor, lavorano – come dice il loro statuto – «per la protezione e la promozione della sacralità della persona ad ogni stadio della vita».

Nel dialogo tra Monica e le suore sono venuti in luce diversi fattori di disagio. La donna – single e madre di tre bambini – avrebbe voluto tenere il piccolo, ma una serie di problemi pratici sembrava impedirlo. Come le suore sanno bene, ci vogliono in media otto persone per aiutare una donna in difficoltà. Monica, ad esempio, avrebbe potuto portare a termine la gravidanza solo trasferendosi vicino a sua sorella in Florida, trovando casa e lavoro lì.

Le Sisters of life hanno subito contattato la loro vasta rete di volontari: persone di ogni professione ed estrazione sociale che aprono le loro case alle donne in necessità, offrono le loro competenze professionali, amicizia o semplicemente una mano. Nel caso di Monica, una volontaria ha offerto l’alloggio, un’altra ha procurato dei mobili, e un’altra ancora ha guidato il furgoncino su cui viaggiava la donna fino a destinazione. Una volta in Florida, Monica ha potuto contare su un gruppo di sostegno che l’ha accompagnata verso alla nascita del figlio.

Abbiamo incontrato alcune consorelle dell’Holy Respite Convent di Manhattan: suor Mary, suor Veronica e suor Maristella. «Già il semplice fatto della nostra consacrazione – afferma suor Veronica – ci fa arrivare delle grazie speciali». Essendo un ordine sia attivo che contemplativo, dedicano alla preghiera quattro giorni la settimana. Nei loro conventi in Connecticut, New York, e a Toronto offrono alloggio, un’atmosfera familiare e attenzione personale alle donne in difficoltà a causa di una gravidanza indesiderata.

Dopo il parto, vengono invitate a rimanere con loro per sei mesi, così da poter iniziare al meglio la nuova vita insieme al loro bambino. Le ospiti rimangono spesso toccate dalla spiritualità delle consorelle, e pregano con loro. Alcune si sono avvicinate per la prima volta o riavvicinate alla Chiesa e ai sacramenti. «Diamo loro quello che abbiamo – spiega suor Veronica – e cerchiamo di portarle a Dio amando con il suo stesso amore». Alcune hanno semplicemente bisogno di essere ascoltate, condizione necessaria per uscire dalla crisi: «Quando offriamo loro aiuto concreto – afferma suor Mary – possono seguire liberamente il desiderio di essere madri».

La comunità accoglie anche donne segnate dal trauma dell’aborto – che negli Stati Uniti, secondo le statistiche, tocca una donna su quattro. Susan, ad esempio, ne ha avuti diversi. Partecipando ad una delle iniziative organizzate dalle consorelle, ha trovato la pace e si è riconciliata con Dio: «Non sento sempre questa consolazione, ma ora ho la certezza di essere amata». Suor Maristella ammira queste donne coraggiose: «Attraverso le loro sofferenze e l’accoglienza del perdono diventano come delle sante. Per me sono esempi viventi di Vangelo».

Le sorelle aprono i loro cuori anche a tutti coloro che incontrano ogni giorno in città. «L’abito è come un magnete per coloro che cercano preghiere e conforto», confida suor Veronica. «Anche un breve scambio di battute – prosegue suor Mary – può bastare per sentire la presenza di Dio ed aprirsi alla speranza».

Fortunatamente, Dio continua a mandare lavoratori nella sua vigna. La comunità ha 20 novizie, e diverse ragazze stanno prendendo in considerazione l’idea di entrare nell’ordine. Nonostante i tempi duri, le donazioni sono in crescita. «Dio sa che c’è molto lavoro da fare», afferma suor Veronica.

(Anne Claire Motte su www.cittanuova.it, fonte: Living City New York - traduzione: Chiara Andreola)