educa4/11/2013

Oratorio, luogo di educazione e formazione cristiana. Intervista a Marco Pappalardo, cooperatore salesiano, impegnato nella formazione dei giovani

Non si educa bene che col cuore


Un libro che viene in aiuto in un momento in cui la nostra società stenta a trovare lo stile giusto per educare le nuove generazioni. “Nelle terre dell’educazione. Non si educa bene che col cuore” (Edizioni San Paolo) è un libro di Marco Pappa-lardo che si rivolge agli animatori, docenti, catechisti, genitori e a quanti sono coinvolti nell’educazione dei ragazzi.
Salesiano cooperatore, Pappalardo si è avvalso della sua esperienza nel cortile salesiano per offrirci, in venti piacevoli capitoli, alcune fra le sue esperienze più significative. Non si tratta di un manuale di studio pieno di teorie pedagogiche – precisa perciò su Vatican Insider – ma di un percorso di vita, in cui dietro ad ogni parola, frase e pensiero ci sono volti di educatori e ragazzi di ieri e oggi.
Come è nato questo libro?
Ho sempre pensato che per educare non ci vogliano teorie e teoremi, ma il met-tersi in gioco totalmente sbracciandosi le maniche. Più fatti e meno parole, in-somma! Come si fa, però, a far valere questo scrivendo un libro sull’educazione senza cadere in contraddizione con se stessi? In fondo, ho sempre detto – tenendo corsi per educatori – che non esiste fortunatamente un ricettario in questo campo. Così sono semplicemente partito dalla mia vita, rivedendo nella mente e nel cuore persone, momenti, eventi, azioni che mi hanno formato e segnato pro-fondamente. In fin dei conti, non c’è nulla di più concreto della vita.
Quali eventi ti hanno incoraggiato in questo lavoro editoriale?
Ho percorso un viaggio a ritroso in tutti quei luoghi, fisici e digitali, dai quali ho riportato alla luce esperienze concrete, realtà che mi “hanno rubato il cuore”, ti-rato fuori la vocazione educativa, mettendola in gioco. Tra la meraviglia e la commozione ho pensato che fosse meglio tenere tutto per me, nell’intimo, rin-graziando di un dono così grande. Poi è arrivata l’estate – quando ho di solito un po’ più di tempo per leggere – e la lettura di alcuni testi mi ha scosso e motivato a scrivere. Nel frattempo, avevo vissuto delle esperienze educative in oratorio con l’attività estiva, su Facebook in dialogo con alunni, ex-allievi, oratoriani e le significative giornate alla GMG. Questo mix mi ha spinto a mettere su carta il mio viaggio nelle “Terre dell’Educazione”, luoghi per nulla fantasiosi ma quotidiani.
Da salesiano cooperatore, con quali sfide educative ti confronti quotidianamente?
Una tra le più importanti sta nel far fiorire relazioni significative anche quando all’inizio ci possono essere diffidenze e contrasti. Ma anche i nuovi media digitali, che sono preziosi e non vanno demonizzati, ma esigono che ci sia una comunità di persone in carne ed ossa entro cui imparare ad usarli bene, che introduca all’alfabeto e alla grammatica delle autentiche relazioni umane. Educare anche alla valorizzazione delle difficoltà e delle sconfitte; alla libertà, che non vuol dire arbitrio e dissipazione; alla riscoperta della speranza, non come mero ottimismo o fatua incoscienza; non fuggire dal dolore e far comprendere il valore della sofferenza.
Quali temi affronta nei venti capitoli del libro?
“Nelle terre dell’educazione” cerca di ricordare al lettore, con semplicità ed effi-cacia, il segreto che possa ridare agli educatori nuovo slancio e speranza: uno «sguardo rivolto al cielo, pur restando con i piedi per terra e le maniche sbrac-ciate al lavoro». Per farlo, racconto con fatti concreti il valore della vita e della persona, dell’accoglienza reciproca e della meraviglia, della scuola, dei nuovi media, della comunità e degli ambienti educativi; ma anche delle relazioni signi-ficative, della libertà, del bene e dell’impegno verso gli altri; non meno importan-ti, specialmente oggi, il tema della sofferenza e della condivisione, della fede e della speranza, della spiritualità, della preghiera, del perdono e dell’amore.

(www.vaticaninsider.it)