gianni-e-gli-amici7 giugno 2013

Don Gianni Capriotti ordinato sacerdote sabato 1 giugno alle ore 21.00 presso la Cattedrale Madonna della Marina.

Don Gianni, prete per sempre!

 

Glielo dicevamo noi amici: ‹‹Ti farai frate…››. Eppure non era tanto diverso da noi, anzi era proprio come noi: un giovane che aveva voglia di divertirsi. Gli dicevamo così non perchè tirasse in ballo Dio o la sua fede in ogni discussione o perchè frequentasse la parrocchia e l’Azione Cattolica più di noi, anzi!
Gli dicevamo così perchè era evidente che avesse in sé il seme di una vocazione particolare.
Era evidente, ma è impossibile definirne i segni e le caratteristiche.
Era evidente per noi, ma non per lui. A volte gli amici riescono a vedere il tuo destino ancor prima di te. Tanto è vero che la settimana prima che don Romualdo annunciasse l’ingresso di Gianni in seminario, ci diceva: “All’Immacolata venite a Messa che vi do uno scoop” e io dopo la celebrazione andai dal don e gli dissi: “e questo ti pare uno scoop? Guarda la rubrica del mio cellulare! Lo sai con che nome è registrato Gianni?
È registrato con il nome di Frate.” Il suo destino era evidente, ma non per lui.
O forse non voleva ammetterlo, cercava di non ascoltare, di non dare significato ai “fiori tra l’asfalto” che incontrava nel suo cammino.
Un cammino che se fosse fatto di cento passi, i primi novantanove li ha percorsi condotto dal Signore, mentre l’ultimo, quello decisivo, è toccato farlo a lui, da solo, in piena libertà. E credo che sia così per tutti noi: come canta Elisa, siamo tutti “a un passo dal possibile“.
È stato Gianni a farmi conoscere questa canzone, la stessa che parla dei “fiori tra l’asfalto”, proprio per spiegarmi la sua decisione di entrare in seminario.
Quel giorno, forse indelicatamente, il mio pensiero andò al suo lavoro, alla macchina che aveva appena comprato, a come si sarebbe mantenuto, e lui, a queste mie domande “terra terra”, rispondeva, sorridendo, con un ‹‹boh!››.
Io in quei “boh!” ci vidi subito un abbandono totale nelle braccia del Padre. Quei “boh!”, ancora oggi, mi richiamano non a una spavalda certezza che tutto andrà sempre bene, ma a una fiducia incondizionata della presenza costante del Signore nella  sua e nella nostra vita.
E così Gianni, ora mi rivolgo a te, ti auguro due cose semplicissime. La prima, che quei “boh!” continuino a stupire le persone che incontrerai come hanno stupito me.
La seconda, che possa testimoniare la tua fede come facevi da giovane, senza tante parole e gesti eclatanti, ma semplicemente con la tua presenza che ci richiamava sempre a Cristo, vivendo nel quotidiano, in mezzo alla gente, con una novità in più però, potendo adesso, dietro quell’invito di Gesù ‹‹Date voi stessi da mangiare››, spezzare il Pane per noi.
E infine, certo, lo so che ormai sei un sacerdote e dovrei chiamarti don e lo farò, ma non chiedermi di cambiare il nome sul telefonino, perchè quel “Frate” mi ricorda che tutti noi siamo chiamati ad aderire alla volontà di Dio, a rispondere ‹‹Sì›› alla nostra personale chiamata, se vogliamo essere felici.
E soprattutto, mi fa pensare che noi amici avevamo sì intuito che Dio aveva scelto per te una strada diversa rispetto alle nostre, ma che forse qualche volta, per via di questa storia del “Frate”, abbiamo esagerato nell’immaginarti compiere il passo decisivo al quale non eri ancora pronto e, tra l’altro, non ci abbiamo nemmeno preso in pieno: solo Dio sa veramente per cosa siamo fatti e ha la giusta pazienza per attendere il nostro ‹‹Sì.››

(www.ancoraonline.it)
Postato da: Emilia Flocchini