imagesrMarzo 2013

Millenario del Sacro Eremo e Monastero di Camaldoli

Mille anni come un giorno solo …

Questi mille anni sono stati un continuo e plurale tentativo di scoprire la presenza nascosta di Dio dentro la storia degli uomini, e di darle senso attraverso la Scrittura e la preghiera, salendo così la scala della fede e della contemplazione presente nella visione di San Romualdo.

Il 7 febbraio 2012 abbiamo inaugurato la celebrazione del Millenario del Sacro Eremo e Monastero di Camaldoli. Le iniziative e i festeggiamenti termineranno il 6 agosto 2013. Non abbiamo voluto enfatizzare questo evento, perché non ci appartiene un’attitudine autocelebrativa, ma non abbiamo neppure voluto minimizzarlo perché siamo confrontati con il mistero del tempo e con generazioni di confratelli e consorelle che hanno donato la loro vita a Dio e alla comunità vivendo il carisma romualdino-camaldolese.

Gioia e ringraziamento
È toccato a noi, alla nostra generazione, vivere la ricorrenza del Millenario. Lo abbiamo fatto con gioia e con vivo senso di ringraziamento. È festa di benedizione non solo per i Fratelli che vivono all’Eremo e a Camaldoli, ma per tutti i monaci e le monache camaldolesi, per gli oblati/e, per i tanti amici e amiche che sono uniti spiritualmente alle nostre comunità.
Siamo grati al Signore per aver manifestato la sua benevolenza e la sua fedeltà verso la nostra Congregazione nel corso di questi dieci secoli. Lo ringraziamo per averci dato San Romualdo e la sua piccola regola eremitica, e aver ricevuto il dono dell’intelligenza delle Scritture, il privilegium amoris e il triplice bene del nostro carisma.
La ricchezza monastica della tradizione romualdino-camaldolese è rimasta viva fino a noi attraverso generazioni di monaci e monache che l’hanno vissuta fedelmente giorno dopo giorno nel silenzio, nel nascondimento e nella preghiera. Ma dobbiamo richiamare l’attenzione anche su figure esemplari, che l’hanno arricchita con la loro personalità e la loro ricerca spirituale: da San Pier Damiani a Rodolfo I e II, dal Traversari al Delfino, dal Beato Paolo Giustiniani a fra Mauro, dal Grandi a Costadoni e Mittarelli, fino al Papa Gregorio XVI.
Ogni epoca ha avuto le sue testimonianze di rilievo. Anche nel XX sec. il carisma camaldolese ha chiamato alla vita monastica persone come Anselmo Giabbani, Benedetto Calati e Madre Ildegarde; altre volte si è intrecciato con cammini teologici come quello di Cipriano Vagaggini, con ricerche spirituali e interreligiose come quello di Bede Griffiths, o itinerari ascetici come quello vissuto da Sr. Nazarena. E una personalità ricca come quella di Thomas Merton ci ha onorato della sua amicizia e ci ha invitato a portare la nostra tradizione spirituale negli Stati Uniti.
Pur avendo una storia così ricca e plurale, non si inorgoglisce il nostro cuore, anzi diventiamo ancor più umili e ci manteniamo semplici nel nostro cammino monastico, perché ci ricordiamo e facciamo nostro quanto si legge nel Nuovo Testamento: “Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno” (2Pt 3,8).

Il tempo, dono di Dio che diventa storia con noi
Per l’autore della seconda Lettera di Pietro un giorno solo era vissuto - alla luce della fede pasquale - in chiave escatologica, nell’attesa, e nella promessa di un tempo nuovo. Vi era l’idea che un giorno solo poteva - per la potenza della grazia divina - dilatarsi fino a secoli futuri, sperando che potesse valere davanti a Dio come mille anni, abbreviando così il ritorno del Signore. Ma si riteneva anche che mille anni contassero come un giorno solo, quando Dio è tenuto fuori dalla storia, e insieme a lui quando la maggioranza degli uomini viene cacciata fuori dalla storia perché si impongono solo la violenza, il potere e il dominio di pochi: allora il tempo perde tutta la sua evenienza umana e divina. Dio potrebbe far svanire quei secoli di ingiustizia e di iniquità, cancellarli dalla storia, invece vengono salvati, valutandoli davanti a lui come se fossero un giorno solo. È la S. Scrittura che ci insegna che il tempo, dono di Dio, diventa storia con noi e tramite noi. Ma questa storia (personale e comunitaria) è ben diversa se la si vive con l’altro/a e con Dio, al suo cospetto e al suo servizio, lasciando che il suo Spirito abiti dentro di noi, oppure trascorra, passi, senza di lui.
Noi - soprattutto dopo le traversie del ‘900 - conosciamo quanto costi tenere fuori dalla storia Dio e la maggioranza degli uomini, e come nessun’altra generazione conosciamo la fatica, la complessità e la pluralità degli esiti delle epoche umane. Sappiamo quanto possano durare mille anni, e ci rendiamo conto di quanto sia avvenuto nei dieci secoli della nostra storia camaldolese e come essa non sia mai stata avulsa da quella umana: intrecci politici ed ecclesiali, anticipazioni profetiche, fermentazioni spirituali e culturali inedite, ma anche contraddizioni, ritardi e compromessi inaspettati.
Noi monaci/che, che abbiamo messo Dio al centro della nostra vita, sappiamo bene che siamo solo creature deboli e inconsistenti, appena un soffio, mentre contempliamo come un prodigio quotidiano la presenza dell’amore di Dio nelle nostre esistenze, che si irradia alle nostre comunità e ai fratelli e sorelle che ci visitano o che incontriamo e che in tanti modi serviamo.

Nella visione di San Romualdo
Questi mille anni sono stati un continuo e plurale tentativo – seguendo l’insegnamento della Vita Romualdi – di scoprire la presenza nascosta di Dio dentro la storia degli uomini, e di darle senso attraverso la Scrittura e la preghiera, salendo così la scala della fede e della contemplazione presente nella visione di San Romualdo. Non ci siamo stancati di interpretare il nostro carisma monastico in tanti modi nei diversi secoli. Per questo non ci siamo mai isolati nei nostri eremi, separati dagli altri, intendendoci come un’élite, ma abbiamo praticato anche la vita cenobitica, e cercato di vivere l’evangelium paganorum nelle diverse situazioni geografiche e storiche. Potremo e forse dovremo affermare che ciascuno dei nostri giorni è “carico” dell’energia vitale di questi mille anni di storia. E non ci sentiamo affatto appesantiti, anzi percepiamo il nostro oggi, vissuto nell’ubbidienza della fede, nella fedeltà della liturgia e della preghiera, nell’ascolto della parola di Dio senza anteporre nulla all’amore di Cristo, come un tempo compiuto, ma anche dinamico e ancora aperto - se Dio lo vorrà - ai prossimi mille anni. Leggiamo nelle nostre Costituzioni: “La Congregazione Camaldolese, così denominata dal Sacro Eremo di Camaldoli fondato dallo stesso San Romualdo, si andò formando come corpo con la fondazione e l’aggregazione di eremi e monasteri. Con filiale ossequio essa reputa sempre valida la dottrina e lo Spirito del santo Maestro e considera, come sempre in passato, lo stesso Sacro Eremo come suo capo e madre” (Cost. 4). Nel sentire odierno il termine capo potrebbe infastidire, mentre il sostantivo madre ci rimanda alla forza generativa, alla pratica della cura, alla relazione affettiva. In questo Millenario rinnoviamo i sentimenti di bene e di comunione, che ci hanno nutriti e che ci legano gli uni agli altri, attraverso una manifesta reciprocità, che dall’Eremo di Camaldoli arriva a tutte le altre comunità, e da queste ritorna a Camaldoli. La dicitura biblica del nostro stemma “Ego Vobis, Vos Mihi”, presente in tutte le case della famiglia camaldolese, ci conferma nell’amore divino che rimane sempre creativo e non viene mai meno. Dio (ci) ama e col suo amore fa una cosa nuova. La compie anche oggi. Tralasciando ogni nostalgia del passato, e superando l’immobilismo del presente, ci prepariamo a ricevere la cosa nuova che Dio sta preparando per tutti noi … sia come congregazione monastica camaldolese, sia come chiesa nel mondo.

Alcuni momenti tra i più salienti
Vorrei ricordare alcuni momenti salienti del Millenario e alcune iniziative che ci hanno permesso di prendere maggiore coscienza della nostra stessa storia. Innanzi tutto, l’incontro con il Papa Benedetto XVI. Abbiamo avuto l’onore di accogliere il Papa a San Gregorio al Celio (Roma), pregare i Vespri con lui e con il Primate anglicano, e condividere la cena con il S. Padre (10 marzo 2012). Abbiamo incontrato nuovamente il papa durante la sua visita pastorale alla nostra diocesi di Arezzo (13 maggio 2012). Benedetto XVI che guarda alla vita monastica come una risorsa di fede, di preghiera e di spiritualità per tutta la Chiesa, ci ha incoraggiato a continuare a vivere tutta la ricchezza del carisma romualdino e ha ricordato la presenza di Camaldoli e il servizio di proposte e di formazione delle nostre foresterie durante il cammino post-conciliare della chiesa italiana. Poi la bellissima mostra che si è tenuto a Venezia a Palazzo Korrer nella primavera scorsa sulla nostra presenza in città per 800 anni. Il convegno internazionale di studi tenuto a Camaldoli (30 maggio - 1 giugno 2012) sulla figura di San Romualdo e sulla storia dei primi 500 anni della congregazione. Il convegno storico tenuto a Saccargia (Sassari) dove siamo stati presenti per 350 anni. Purtroppo il monastero è andato perduto nel corso della storia, mentre si può ancora ammirare la basilica che da 900 anni caratterizza con la sua bellezza architettonica tutta la vallata.
Non posso poi dimenticare la celebrazione
della solennità di San Romualdo (19 giugno 2012) presieduta dall’inviato speciale del Papa, il cardinale Giuseppe Bertello. La visita del Prefetto della Congregazione per la vita consacrata il cardinale João Braz de Aviz, e la presenza del nunzio apostolico in Italia Mons. Adriano Bernardini. Ma dobbiamo anche ricordare le parrocchie e i tanti ospiti e amici della comunità che numerosi sono venuti a Camaldoli l’estate scorsa volendo condividere con noi le celebrazioni del Millenario.
Per concludere voglio segnalare alcuni momenti importanti del calendario di quest’anno: il pellegrinaggio che faremo come congregazione alla tomba di san Romualdo a Fabriano (9 maggio); la mostra che si terrà a Firenze su Camaldoli alla Biblioteca Nazionale e si aprirà ai primi di giugno; il convegno storico internazionale sulla congregazione camaldolese dal XVII al XIX sec. (30 maggio-1 giugno); la solennità di San Romualdo (19 giugno) presieduta dal Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della cultura; la solennità di san Benedetto (11 luglio) presieduta dal Card. Angelo Bagnasco, Presidente della Cei e Arcivescovo di Genova; e la chiusura del Millenario il 6 agosto presieduta da Mons. Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo.
Custodire il silenzio, tenere viva la preghiera e il nostro cammino di Lectio divina, rimanere aperti al servizio dell’ospitalità, interpreti attenti del Vaticano II e vigilanti dentro la storia degli uomini e delle donne di oggi … li sentiamo come un grande dono di grazia per la nostra vita monastica camaldolese.

(Dom Alessandro Barban, priore generale, su Testimoni 3 del 2013)