ORIENTARSI - Mondo Voc febbraio 2013                                                                 Torna al sommario

 


 

Essere chiamati a una fede forte

 

Giuda Maccabeo, il martello di Dio

 

Alcuni personaggi biblici sono paradigmatici dell’esperienza di fede che una persona può fare nel corso della vita. Ciascuno di noi può rispecchiarsi in loro per scoprire questo o quell’aspetto della propria vocazione e missione nella Chiesa. In Giuda Maccabeo viene in evidenza l’esigenza di una fede forte e testimoniale, disposta a lottare e a donare la vita. Una fede che “non ha paura”, riletta da Giovanni Paolo II per i giovani.

 

di Amedeo Cencini

Giuda_Maccabeo_1

In tutte le Scritture sante ogni personaggio e profeta è paradigmatico, nel senso che reca dentro di sé parti di noi, e noi possiamo in tal modo vederci rispecchiati in tutto o in parte in ognuno di loro, nelle loro luci e ombre, e in quelle vie di bene e di male che questi personaggi hanno preso. Lo abbiamo ampiamente costatato nella lettura che abbiamo portato avanti in questi mesi, anche quando il personaggio proposto sembrava troppo distante e troppo diverso per consentirci una qualsiasi identificazione.


È il caso, forse, anche della riflessione che ora suggeriamo. Siamo al primo libro dei Maccabei, che narra un momento difficile della storia d’Israele (e quando mai Israele ha vissuto situazioni pacifiche e facili?): il momento dell’oppressione del re seleucide Antioco IV Epifane, che volle ellenizzare il suo regno imponendo religione, costumi e leggi del mondo greco.


Ma se è vero che il popolo eletto spesso è stato anche un popolo oppresso, sta di fatto che proprio in quelle situazioni drammatiche è venuta fuori la sua fede, “la fede dei nostri padri”, quella fede che fa sperare contro ogni speranza e che dà coraggio di fronte a qualsiasi nemico.

 

 

Mattatia, l’anziano fedele e coraggioso

MattatiaApostatiIn uno scenario di totale desolazione ecco infatti la figura di Mattatia, sacerdote, coi suoi cinque figli. Mattatia non può accettare che il tempio venga profanato, che i libri della legge vengano stracciati e vengano eretti altari a divinità inesistenti. E si oppone con tutto se stesso. Anzi, si espone coi suoi figli. Tentano di sedurlo con il luccichio dell’oro e dell’argento, ma lui per tutta risposta reagisce uccidendo l’inviato del re assieme a chi sta sacrificando agli idoli. Ovvero, non fa solo resistenza passiva, né si preoccupa solo della propria integrità di credente, ma passa al contrattacco, interviene con coraggio e mette a rischio la propria vita.


Quale insegnamento per tutti noi oggi! Anche ai giorni nostri la Chiesa e la nostra fede subiscono attacchi e oppressioni. Essere credenti in certe parti del mondo è davvero pericoloso, ma un po’ dovunque è diventato difficile. Ebbene questo è il momento di testimoniare la fede, non di piangerci addosso e rimpiangere altri tempi; è l’ora di dare ragione della nostra speranza, non di nascondersi e vergognarsi di essere credenti; è il momento di dare esempio ai giovani con la coerenza della vita, non di scendere a compromessi e ambiguità.

 

 

“Di generazione in generazione”

Mattatia scrive al riguardo un testamento in cui si rivolge in particolare ai propri figli, e nel quale ripercorre la storia di Israele, punteggiata dalle grandi gesta dei padri che in vari modi hanno consentito alla fede di trasmettersi di generazione in generazione, anche in situazioni drammatiche, e in cui ripete, come un ritornello: “non abbiate paura” (1 Mac 2,62).

 

Oggi sono tanti che rimproverano la generazione dei giovani attuali di avere abbandonato la fede. C’è addirittura chi la chiama “la prima generazione incredula”, come se finora tutti fossero stati sempre credenti. E spesso non si interrogano, questi adulti accusatori, sulla qualità della testimonianza della loro fede, sul senso di responsabilità nel trasmetterla, sul loro coraggio di dire Dio quando non va di moda o può essere più comodo tacere. Sono proprio così sicuri, questi signori adulti, di non aver alcuna colpa in questo mancato “turno di consegna”?

 

 

Giuda, il giovane che muore per ciò in cui crede

Giuda_Maccabeo_2Mattatia sceglie il figlio Giuda quale condottiero militare. Giuda è chiamato Maccabeo, che significa in aramaico “martello”, per il suo valore militare: è il martello di Dio.

Giuda, in effetti, come ogni giovane di ogni epoca, ha bisogno di dare un senso forte alla propria vita: lo trova nell’esempio del padre e lo sceglie come ideale, come ragione di vita e di morte, ben sapendo che gli complicherà terribilmente la vita fino a chiedergli di sacrificarla. Infatti, “solo chi ha una ragione per cui vale la pena di donare e spendere la vita, fino a morire, ha anche una ragione per vivere” (E.Bianchi).


E proprio così dovrebbe esser vissuta la fede, non come semplice adesione a dogmi e verità, magari mai assunti personalmente né scoperti come verità della vita, ma come ciò che mi offre una ragione per vivere e morire.


E proprio per questo, io penso, l’attuale generazione giovanile potrebbe essere persino la prima generazione credente, o – se non proprio la prima – una generazione di credenti che non credono semplicemente per tradizione o inerzia, per convenzione o comodità, per paura o interesse…, ma per una scelta personale fondata e motivata, impopolare e coraggiosa, appassionata e convinta.

 

 

“Non abbiate paura”

Viene allora alla mente un altro “non abbiate paura”, proprio come quello di Mattatia, di un altro grande della fede, testimone coerente e coraggioso: Giovanni Paolo II, anche lui a suo modo “martello di Dio”, che spesso si rivolse ai giovani, “consegnando” loro da buon padre la sua fede, proprio con queste parole. Ecco qui alcuni di questi inviti a non temere, pronunciati da lui in circostanze diverse:

“Non abbiate paura della vostra giovinezza e di quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore!”

“Non abbiate paura e non stancatevi mai di ricercare le risposte vere alle domande che vi stanno di fronte. Cristo, la verità, vi farà liberi!”

“Non abbiate paura di proclamare in ogni circostanza il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente!”

“Non abbiate paura di aspirare alla santità! Del nuovo millennio, fate un’era di uomini santi!”

“Non abbiate paura, perché Gesù è con voi! Non abbiate paura di perdervi: più donerete e più ritroverete voi stessi!”

“Non abbiate paura di Cristo! Fidatevi di lui fino in fondo! Egli solo ‘ha parole di vita eterna’. Cristo non delude mai!”

“Non abbiate paura di dire ‘sì’ a Gesù e di seguirlo come suoi discepoli. Allora i vostri cuori si riempiranno di gioia e voi diventerete una Beatitudine per il mondo”.

“Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo! Sì, spalancate le porte a lui!”

 

 

 

Copyright © La riproduzione degli articoli di MondoVoc richiede il permesso espresso dell'editore