s.domenico15 gennaio 2013

Il vescovo di Cremone tra le monache domenicane:«La contemplazione, unica via che permette di conoscere la verità delle cose»

Contemplata aliis tradere

«Quale testimonianza date al mondo? Quella della contemplazione! Essa è l'unica via che, se vissuta nel silenzio, nella pazienza e nella preghiera, permette di comprendere la realtà al di là di ogni superficialità, emozione e finzione». Con queste parole mons. Lafranconi ha sintetizzato il compito delle monache di clausura durante la celebrazione dei  Secondi Vespri dell'Epifania del SIgnore, presieduti nel monastero di San Sigismondo a Cremona, nel tardo pomeriggio di domenica 6 gennaio. Il presule è stato accolto dalla comunità claustrale, formata da 18 religiose, per festeggiare il quinto anniversario della posa della clausura papale, dopo il trasferimento da Fontanellato. Alla preghiera erano presenti il cappellano, don Daniele Piazzi, il parroco della Beata Vergine di Caravaggio don Bernardino Orlandelli e don Mario Aldighieri. Don Giambattista Piacentini e don Giandomenico Pandini hanno prestato servizio come assistenti. Il Vespro si è concluso con la benedizione eucaristica e il tradizionale canto del Salve Regina.

Il freddo pungente nella chiesa di San Sigismondo - che a causa dei preziosi affreschi non possiede un impianto di riscaldamento - non ha impedito a un discreto numero di fedeli di partecipare, nel tardo pomeriggio di domenica 6 gennaio, ai secondi Vespri dell'Epifania presieduti dal vescovo Lafranconi. La preghiera coincideva con il quinto anniversario della posa della clausura papale al monastero domenicano dedicato a San Giuseppe, dopo il suo trasferimento da Fontanellato.

Ad accogliere il Vescovo, oltre al cappellano don Daniele Piazzi, c'era la madre priora Caterina Aliani, la sua vice madre Lucia Soncini e le altre sedici consorelle, tra le quali la nuova monaca giunta da pochi giorni a Cremona da Bologna, dove l'antico monastero voluto proprio da San Domenico è stato chiuso per carenza di vocazioni.

Accanto al Vescovo hanno pregato diversi sacerdoti: don Giambattista Piacentini e don Giandomenico Pandini che hanno prestato servizio come assistenti, don Bernardino Orlandelli parroco della Beata Vergine di Caravaggio e don Mario Aldighieri. Alcuni giovani e  adulti hanno fatto i ministranti indossando oltre al camice anche un tabarro nero per ripararsi dal freddo.

Dopo il canto dei Vespri, particolarmente suggestivo a causa delle voci dolci e melodiose delle monache, è stato esposto il Santissimo Sacramento per un breve momento di adorazione. Quindi è stato letto un brano della lettera "Porta Fidei" con la quale Benedetto XVI ha indetto l'Anno della Fede. A partire dalle riflessioni papali  - dedicate alla testimonianza dei cristiani - mons. Lafranconi ha offerto alcuni spunti di meditazione.

Il presule ha rimarcato che per i cristiani la testimonianza è una sola anche se esistono diverse vocazioni: «In che modo voi monache - ha domandato - esprimete questa testimonianza? Anzitutto occorre dire che voi siete segni e non modelli. Il modello va imitato in tutto e per tutto, ma questo non è possibile per una sposa o per un prete. Invece il segno indica la sostanza, l'essenziale. E che cosa indicate? Voi siete segno attraverso i voti di castità, obbedienza e povertà vissuti nella semplicità evangelica. I vostri voti, infatti, dicono l'atteggiamento di attesa del Signore che non tarda a venire».

Nel corso dei secoli nella Chiesa c'è sempre stata la tentazione di non attendere più il Signore: «Ê un atteggiamento pericosolo, di cui non siamo immuni anche noi! Esso porta o ad accartocciarsi sul presente o ad attendere semplicemente un qualcosa che avverrà nel futuro. Ma questa non è la vera attesa cristiana! Noi non aspettiamo qualcosa che accadrà cronologicamente più avanti: noi attendiamo qualcosa o meglio Qualcuno che darà pienezza alla nostra vita, che ci offrirà ciò che basta per conferire senso al nostro essere, che ci darà tutto e per sempre».

Ma questa attesa, chiamata dal Vescovo «escatologica», è possibile solo attraverso la contemplazione. Prendendo spunto da un recente discorso del primate anglicano Rowan Williams, mons. Lafranconi ha spiegato che la contemplazione è indispensabile anzitutto per fare verità dentro se stessi, per comprendere a fondo gli avvenimenti della storia e la realtà delle cose: «Senza la contemplazione noi restiamo immersi nelle ombre e nella finzione - ha commentato il presule - e non comprendiamo la verità del mondo».

La contemplazione educa al discernimento, a penetrare, cioè, la realtà al di là degli stereotipi e dei giudizi sommari: «Essa vince la cultura odierna che è precipitosa e superficiale».

«Per giungere alla contemplazione - ha concluso mons. Lafranconi - occorre una quotidiana disciplina fatta di silenzio, di pazienza e di preghiera. Ed è ciò che fate e che ci insegnate attraverso la vostra vita e la vostra vocazione».

L'intenso momento di preghiera è terminato con la benedizione eucaristica e il canto del Salve Regina che ogni sera chiude la preghiera del Vespro delle monache domenicane.

(www.diocesidicremona.it)

Postato da: Emilia Flocchini