Benzi4p6 giugno 2012

Don Oreste Benzi. A cinque anni dalla morte del fondatore della ''Papa Giovanni XXIII''

Un indignato per amore

Testimone e profeta. Non è un caso che siano queste le due parole chiave del convegno internazionale in programma a Rimini i prossimi 26 e 27 ottobre in memoria di don Oreste Benzi. A cinque anni dalla scomparsa del fondatore della Papa Giovanni XXIII la Comunità, i movimenti e le associazioni religiose e laiche, la società civile e le persone che l’hanno conosciuto e che hanno accolto la sua profezia “come un trapianto vitale”, vogliono ricordarlo non solo come un “santo in vita”, ma come una figura che ancora oggi può insegnare molto alla luce delle nuove sfide economiche, sociali e culturali. Non solo: trascorsi cinque anni dalla morte, il convegno potrebbe anche essere l’occasione per far riaccendere i riflettori su un eventuale iter di beatificazione. “Don Oreste è un profeta dei nostri tempi, che ha saputo coniugare l’amore smisurato per i poveri con la sete di giustizia” ha detto il suo successore alla guida della Comunità, il responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda. Ricordando quanto don Benzi sia stato “voce di chi non ha voce”, “difensore dei diritti fondamentali di ogni persona” e guida per tantissimi giovani verso quello che lui stesso amava definire “un incontro simpatico con Cristo”. “Don Oreste, testimone e profeta per le sfide del nostro tempo”, questo il titolo del convegno, “sarà una festa senza fine – ha aggiunto Ramonda - in grado di rispecchiare il suo cuore e la sua gioia contagiosa”.

Un seme e i suoi frutti. I protagonisti dell’evento saranno i frutti dei preziosi semi coltivati da don Benzi sia a Rimini, culla del suo operato e della sua stessa Comunità, sia all’estero dove oggi la Papa Giovanni XXIII gestisce più di 500 strutture d’accoglienza. “Don Oreste – ha ricordato ancora Ramonda – ha contagiato positivamente la città e le sue generazioni con i suoi pensieri, i suoi scritti e la sua stessa vita”. Dai seminaristi di cui è stato direttore spirituale, ai ragazzi della parrocchia di san Nicolò al Porto, dove fu cappellano subito dopo l’ordinazione sacerdotale. Fino ai giovani liceali di cui fu insegnante e ai ragazzi che davanti al Tempio Malatestiano aspettavano ore e ore in coda per parlargli. “Fu un grande educatore per tutta la sua vita – osserva Paolo Guiducci, portavoce del vescovo e caporedattore del settimanale diocesano ‘il Ponte’ – ma anche e soprattutto un profeta, un inviato di Dio, chiamato a dare una scossa all’umanità”. Lo stesso vescovo Lambiasi invita a rileggere questa figura “in una chiave non buonista”, sottolinea ancora Guiducci. Così come, conclude, è importante attualizzarne, il pensiero e il vissuto: “riconoscerlo non come un santino cui rivolgersi nei momenti di disperazione, ma come autentico testimone di un messaggio profetico cristiano”.

Accoglienza e condivisione. “Don Oreste ha invitato tutti noi a essere testimoni”, commenta Stefano Vitali, già segretario di don Benzi e attuale presidente della Provincia di Rimini. È lui uno degli esempi di come il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII abbia contribuito a formare gran parte della classe dirigente del territorio: politici ma anche pensatori e studiosi come l’economista riminese Stefano Zamagni, docente dell’Università di Bologna, che sarà tra gli ospiti del convegno del prossimo ottobre. “Don Oreste ha formato un intero territorio all’accoglienza e condivisione” ha aggiunto Vitali ricordando i 2.192 membri della Comunità e le 42mila persone che ogni giorno mangiano allo stesso tavolo. Il riferimento è alle case-famiglia, una delle tante sfide che “in questa provincia sono nate e che la Comunità ha lanciato nel mondo”. Un argomento che non mancherà al tavolo degli oltre cento relatori e sette gruppi di lavoro che durante il convegno si confronteranno sulle impronte vive e tangibili di questo “infaticabile apostolo della carità”. Così come il forte legame che, nonostante i continui viaggi all’estero, “continuò a conservare con la sua parrocchia e le sue radici”, il suo “non essere mai in pace” e “la sua capacità di indignarsi anche a ottant’anni per un’ingiustizia” ha concluso Vitali.

Il “miracolo”. Da grande “innamorato di Dio” quale si definì per tutta la sua vita, don Benzi fu capace di trasmettere questa passione incondizionata ai tanti giovani che ancora oggi, in alcuni casi a distanza di qualche decennio, portano dentro di sé un “pezzo” di questo grande testimone e profeta. È il caso di Giorgio Restelli, uno dei tanti ragazzi del ’49 che in don Benzi trovarono una preziosa fonte di speranza negli anni della ricostruzione e del dopoguerra. “Conobbi don Oreste a undici anni – racconta -. Venne a bussare alla mia porta di casa invitando me, come molti altri giovani, ad andare in parrocchia. Nel giro di pochi giorni davanti a San Nicolò diventammo già un centinaio”. Don Benzi era allora cappellano di questa parrocchia a due passi dal porto canale. Restelli ne conserva ancora un chiaro ricordo. “Era instancabile, finita la messa era già pronto con la carriola e il badile per costruire il campetto da calcio. Al tempo stesso – prosegue Restelli – chiedeva a noi ragazzi di collaborare. Dovevamo sempre essere impegnati, il rischio era quello di vagabondare”. In molti, quando don Benzi fu trasferito in Seminario, non smisero di seguirlo. “Non potevamo stare senza di lui – conclude – così aprì uno studio dove andavamo a confessarci ogni sabato”.
Il convegno inizierà il 26 ottobre al 105 Stadium con l’apertura affidata al ministro per la cooperazione internazionale Andrea Riccardi. Tra i relatori sono attesi oltre all’economista riminese Stefano Zamagni, il segretario della Comunità di Sant’Egidio Adriano Roccucci e il direttore del quotidiano Avvenire Marco Tarquinio. La chiusura, sabato 27, sarà affidata al vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi che celebrerà la santa messa alle 18.

(a cura di Alessandra Leardini su www.agensir.it)