
Cassano all’Jonio: Nunnari e Bertolone all’apertura della fase diocesana del processo di beatificazione del prete calabrese morto nel 1958.
Prete che ebbe il solo fine di testimoniare il regno e contemplare il volto di Cristo
Fù «sempre fedele a se stesso ed alla sua missione, prete esemplare che ebbe il solo fine di testimoniare il regno e contemplare il volto di Cristo». Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassano all’Jonio, tratteggia così la figura di don Carlo De Cardona. Lo ha fatto ieri pomeriggio nella parrocchia di Santa Maria Maddalena a Morano Calabro, nel Cosentino, dove ha preso il via l’inchiesta diocesana del processo di beatificazione di don De Cardona. La giornata ha vissuto due momenti concatenati: la concelebrazione eucaristica – presieduta dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Salvatore Nunnari e concelebrata dal vescovo cassanese Bertolone – e, subito dopo, l’insediamento del tribunale diocesano che seguirà l’iter della causa. Nel corso dell’omelia della Messa, Bertolone ha ricordato come la prima sessione pubblica sia una tappa della massima importanza «di un iter che richiede l’aiuto divino per valutare» la fama di santità. Una causa di beatificazione, ha spiegato, chiede un duplice impegno, quello della «sollecitudine degli attori e la competenza della postulazione che deve raccogliere le testimonianze e i documenti» e poi l’impegno che «riguarda tutta la diocesi e i fedeli che vedono nel servo di Dio un modello esemplare di sequela Christi. Questo in particolare è il compito della preghiera che deve accompagnare il progresso della causa. Sottolineando come «la causa di beatificazione di un sacerdote come don Carlo dà alla diocesi una nobiltà particolare, la santità» e come certi atteggiamenti mediatici siano contrastati proprio dalla santità di ministri «quali padre Pio, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e il cardinale Newman», Bertolone ha spiegato che l’occasione di ieri «permette di riaffermare che la Chiesa é santa ed é la madre dei santi» e che che tutti «abbiamo bisogno del richiamo dei santi per confermare i nostri propositi di bene». Nell’intervento introduttivo all’insediamento del Tribunale diocesano, Bertolone ha tracciato una breve biografia del sacerdote definendolo «maestro esemplare di spiritualità e coerenza », impegnato «nell’opera di formazione della coscienza dei lavoratori, nella tutela dei più elementari diritti e nella piena e leale adesione alla Chiesa e alla gerarchia». De Cardona era nato a Morano Calabro il 14 maggio 1871. Studiò a Cosenza e a Roma e venne ordinato sacerdote il 7 luglio 1895 dal vescovo di Cassano, Evangelista di Milia. L’arcivescovo di Cosenza, Camillo Sorgente, lo volle subito come suo segretario. De Cardona si distinse – ha rimarcato Bertolone – «per la sua opera incessante, incisiva, instancabile in ambito apostolico ed economico». Fondò cooperative, associazioni, Casse rurali e artigiane per difendere i meno abbienti da povertà e usura, e – ha sottolineato Bertolone – «agiva come pioniere dell’Azione cattolica e della catechesi». Fu tra i fondatori del Partito popolare in Calabria, ma il fascismo segnò la fine della sua azione, costretto all’esilio a Todi dal 1935 al 1940. Nei cinque anni successivi non svolse vita pubblica. Nel 1945, a 74 anni, rappresentò la Democrazia cristiana nella giunta comunale di Cosenza. Morì il 10 marzo 1958.
(di Paolo Pittaluga - Avvenire - 26 novembre 2010, pag. 27)