sac_calabrese26 Novembre 2010

Cassano all’Jonio: Nunnari e Bertolone all’apertura della fase diocesana del processo di beatificazione del prete calabrese morto nel 1958.

Prete che ebbe il solo fine di te­stimoniare il regno e contemplare il volto di Cristo


Fù «sempre fedele a se stesso ed alla sua missione, prete esem­plare che ebbe il solo fine di te­stimoniare il regno e contemplare il volto di Cristo». Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassa­no all’Jonio, tratteggia così la figura di don Carlo De Cardona. Lo ha fatto ie­ri pomeriggio nella parrocchia di San­ta Maria Maddalena a Morano Cala­bro, nel Cosentino, dove ha preso il via l’inchiesta diocesana del processo di beatificazione di don De Cardona. La giornata ha vissuto due momenti concatenati: la concelebrazione euca­ristica – presieduta dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Salvatore Nunna­ri e concelebrata dal vescovo cassane­se Bertolone – e, subito dopo, l’inse­diamento del tribunale diocesano che seguirà l’iter della causa.
Nel corso dell’omelia della Messa, Ber­tolone ha ricordato come la prima ses­sione pubblica sia una tappa della mas­sima importanza «di un iter che ri­chiede l’aiuto divino per valutare» la fama di santità. Una causa di beatifi­cazione, ha spiegato, chiede un dupli­ce impegno, quello della «sollecitudi­ne degli attori e la competenza della postulazione che deve raccogliere le testimonianze e i documenti» e poi l’impegno che «riguarda tutta la dio­cesi e i fedeli che vedono nel servo di Dio un modello esemplare di sequela Christi. Questo in particolare è il com­pito della preghiera che deve accom­pagnare il progresso della causa. Sot­tolineando come «la causa di beatifi­cazione di un sacerdote come don Car­lo dà alla diocesi una nobiltà partico­lare, la santità» e come certi atteggia­menti mediatici siano contrastati pro­prio dalla santità di ministri «quali pa­dre Pio, Giovanni XXIII, Giovanni Pao­lo II e il cardinale Newman», Bertolo­ne ha spiegato che l’occasione di ieri «permette di riaffermare che la Chiesa é santa ed é la madre dei santi» e che che tutti «abbiamo bisogno del richia­mo dei santi per confermare i nostri propositi di bene». Nell’intervento introduttivo all’inse­diamento del Tribunale diocesano, Bertolone ha tracciato una breve bio­grafia del sacerdote definendolo «mae­stro esemplare di spiritualità e coeren­za », impegnato «nell’opera di forma­zione della coscienza dei lavoratori, nella tutela dei più elementari diritti e nella piena e leale adesione alla Chie­sa e alla gerarchia». De Cardona era nato a Morano Cala­bro il 14 maggio 1871. Studiò a Cosen­za e a Roma e venne ordinato sacer­dote il 7 luglio 1895 dal vescovo di Cas­sano, Evangelista di Milia. L’arcivesco­vo di Cosenza, Camillo Sorgente, lo vol­le subito come suo segretario. De Car­dona si distinse – ha rimarcato Berto­lone – «per la sua opera incessante, in­cisiva, instancabile in ambito aposto­lico ed economico». Fondò cooperati­ve, associazioni, Casse rurali e artigia­ne per difendere i meno abbienti da povertà e usura, e – ha sottolineato Ber­tolone – «agiva come pioniere dell’A­zione cattolica e della catechesi». Fu tra i fondatori del Partito popolare in Calabria, ma il fascismo segnò la fine della sua azione, costretto all’esilio a Todi dal 1935 al 1940. Nei cinque anni successivi non svolse vita pubblica. Nel 1945, a 74 anni, rappresentò la Demo­crazia cristiana nella giunta comuna­le di Cosenza. Morì il 10 marzo 1958.

(di Paolo Pittaluga - Avvenire - 26 novembre 2010, pag. 27)