vela_carrozzina06 Gennaio 2010

TESTIMONIANZA: Dodici anni fa uno squilibrato gli aveva dato fuoco

Don Torregrossa, una vita per i giovani oltre la sofferenza

«Come stai?». Don Mario Torregrossa, per 26 anni alla guida della parrocchia di San Carlo da Sezze ad Acilia, periferia di Roma, una vita dedicata interamente ai giovani e ai poveri, lo chiedeva sempre a tutti.
Anche dopo quel terribile 24 novembre del 1996, quando un uomo lo cosparse di liquido infiammabile e gli diede fuoco causandogli ustioni sul 55 per cento del corpo. «In sala di rianimazione, completamente bendato – ricorda don Fabrizio Centofanti, dal 2005 parroco della stessa comunità – era lui a chiedere 'come stai?'». Il sacerdote fu costretto da allora a vivere su una sedia a rotelle. Per dodici anni. E nonostante le sofferenze continuò ad occuparsi dei suoi poveri. Don Mario era fatto così. Coraggioso e gioioso. Sempre.
E per questo, ad un anno dalla morte, il 30 dicembre 2008, la parrocchia di San Carlo da Sezze, a partire dalla festività della Madonna di Loreto e per tutto il periodo natalizio, ha organizzato una serie di incontri di preghiera, ma anche di riflessione e testimonianza, musical e spettacoli per ricordarne la figura, il pensiero e l’impegno di carità.
«Don Mario ha donato totalmente la vita per i giovani e i poveri – ricorda don Fabrizio, che di don Torregrossa era il 'braccio destro' –. Diceva che i giovani hanno diritto a un posto tutto loro, mentre spesso vengono considerati con fastidio. Lui sosteneva che per loro era necessario un 'abito su misura'».
Un’idea, quella del sacerdote originario di Taormina, che ben presto si concretizzò nel Centro di formazione giovanile 'Madonna di Loreto'.
«Quando nel 1974 don Mario arrivò nella parrocchia di San Timoteo a Casal Palocco, dove svolse il suo primo incarico ministeriale come viceparroco – ricorda Manlio De Cristofaro, animatore del Centro –, iniziò a dedicarsi alla formazione giovanile. Ma proprio in quegli anni si rese conto che per sostenere la crescita dei ragazzi non bastava solo impartire loro le nozioni del catechismo, ma occorreva aiutarli nello sviluppo».
Quindi l’idea di un Centro in cui potessero svolgere varie attività di formazione. Ma per metterlo in piedi bisognava reperire i fondi. E don Mario ci riuscì, grazie alla rete di benefattori che nel frattempo creò dal Nord fino alla sua Sicilia. E persino in America. Il Centro venne così inaugurato nel 1993. «Don Mario ha dedicato tutta la vita per questo progetto educativo – aggiunge don Fabrizio – . Cercava qualcosa di diverso dall’oratorio. Seguiva i giovani nei dettagli della vita, colloquiava con loro, interveniva sostenendoli economicamente per progetti di studio o di lavoro». E di certo non si fermava di fronte alle situazioni più difficili. «C’erano giovani con problemi di droga, erano quasi inseguiti dagli spacciatori. Lui allora – continua don Fabrizio – andava a prenderli e a portarli via. Don Mario aveva un carattere coraggioso. Ha aiutato pure persone perseguitate dagli strozzini. Amava le persone che aiutava. Nonostante i pericoli. E per questo ha rischiato più volte la vita». Centinaia i ragazzi che sono passati dal Centro giovanile 'Madonna di Loreto'. Sei i giovani che poi sono diventati sacerdoti.
Uno di questi è proprio don Fabrizio. «Da ragazzo avevo anche io mille problemi. Don Mario mi portava a fare una passeggiata, e mi bastava per rasserenarmi. Aveva un modo di essere che ti faceva sentire conciliato con la vita. Sì, – conclude don Fabrizio – credo che a tutta la sua comunità don Mario abbia lasciato proprio questo senso di riconciliazione con se stessi e con gli altri».

(Di Graziella Melina su Avvenire del 06 Gennaio 2010)