sacerdote3149 dicembre 2009

Cardinale Hummes indirizza una Lettera ai presbiteri.

Nella vita del presbitero la preghiera occupa necessariamente uno dei posti centrali


“Senza il cibo essenziale della preghiera, il presbitero si ammala, il discepolo non trova la forza per seguire il Maestro, e così muore per denutrizione. In conseguenza, il suo gregge si disperde e, a sua volta, muore”. Lo afferma il Cardinale Cláudio Hummes, Arcivescovo Emerito di San Paolo (Brasile) e Prefetto della Congregazione per il Clero, in una Lettera che ha scritto ai presbiteri, ai quali Benedetto XVI ha dedicato l'Anno Sacerdotale che ha inaugurato il 19 giugno scorso. Nella vita del presbitero, ricorda il porporato, “la preghiera occupa necessariamente uno dei posti centrali”, perché “coltiva l’intimità del discepolo col suo Maestro, Gesù Cristo”.
“Quando essa viene meno, la fede si indebolisce e il ministero perde contenuto e senso”, ha spiegato, osservando che “la conseguenza esistenziale per il presbitero sarà avere meno gioia e meno felicità nel ministero di ogni giorno”. “È come se, sulla strada della sequela di Gesù, il presbitero, che cammina insieme a tanti altri, cominciasse ad arretrarsi sempre più e così si allontanasse dal Maestro, fino a perderLo di vista all’orizzonte. Da allora, egli resta smarrito e vacillante”. Il Cardinale Hummes ricorda quindi che ogni sacerdote ha “un riferimento essenziale alla comunità ecclesiale”. “Egli è un discepolo molto speciale di Gesù, il quale lo ha chiamato e, per il sacramento dell’Ordine, lo ha configurato a Sé, come Capo e Pastore della Chiesa”, il che comporta “un legame essenziale del presbitero con la comunità ecclesiale”. “Egli non può fare a meno di questa sua responsabilità, dato che la comunità senza pastore muore”, aggiunge nella Lettera. Per restare fedele a Cristo e fedele alla comunità, il sacerdote deve essere “un uomo di preghiera, un uomo che vive nell’intimità del Signore”, così come ha bisogno “di essere confortato dalla preghiera della Chiesa e di ogni cristiano”. “Le pecore preghino per il loro pastore!”, ha esortato. Quando è poi lo stesso pastore conto che “la sua vita di preghiera si indebolisce”, “è ora di rivolgersi allo Spirito Santo e chiedere coll’animo del povero”. “Lo Spirito riaccenderà il fuoco nel suo cuore – ha sottolineato il porporato –. Riaccenderà la passione e l’incanto verso il Signore, che è sempre là e con lui vuole cenare!”. “In quest’Anno Sacerdotale, vogliamo pregare, con perseveranza e tanto amore, per i Preti e con i Preti”, ha ribadito. A questo proposito, ha ricordato che la Congregazione per il Clero, ogni primo giovedì del mese, celebra durante quest'Anno speciale un’Ora eucaristico-mariana nella Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma (alle ore 16.00) per i sacerdoti e con loro.
Il porporato termina quindi la sua Lettera porgendo ai presbiteri “i migliori e più fervidi auguri di un Buon Natale e Felice Anno 2010”. “Nel presepe il Bambino Gesù ci invita a rinnovare riguardo a Lui quell’intimità di amico e discepolo, per rinviarci come i suoi evangelizzatori!”, conclude.

(Zenit.org)