fraternita_san_bonifacioDicembre 2014

La testimonianza di Angelo, dal 21 novembre divenuto parte della Fraternità di S. Bonifacio

La scelta radicale della vita in Dio

Il giorno della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria mi ha dato un sigillo indelebile: mi sono impegnato a camminare nella vita monastica e sono entrato ufficialmente a far parte della fraternità di S.Bonifacio. La nostra è una piccola realtà, che lentamente sta fiorendo nel grande giardino della Chiesa. (Don) Francesco e Daniel sono i fratelli che mi hanno accolto. Nella fraternità posso dire di esservi arrivato quasi per caso, (per chi crede, tutto ha un senso, nulla succede a caso). Sono originario di Castelforte, all’età di 20 anni mi sono trasferito ad Ancona per lavorare. Negli anni in cui ho vissuto nelle Marche, ho costruito il mio profilo lavorativo nel campo dell’educazione. Ho lavorato come educatore presso strutture socio educative e riabilitative, nelle scuole ed in altri settori. Il lavoro mi stimolava molto e l’ho fatto sempre con grande passione. Ma nello stesso tempo una sana inquietudine, faceva capolinea nella mia vita: il desiderio di una vita comune, consacrata a Dio e a chi Lui avrebbe posto sul mio cammino.  Con l’aiuto di padre Stefano Guernelli, un frate carmelitano scalzo cui devo molto per la sua paternità spirituale sempre pronta ad accompagnarmi nelle varie fasi della mia vita, ho iniziato un cammino di discernimento vocazionale. Il problema, comune a molti, è il fatto che ci sono diversi ordini religiosi, tradizionali e di nuova fondazione: la scelta quindi non è sempre facile. Nel mio caso, sono venuti i miei due fratelli a prendermi, se così posso dire… Daniel e Francesco, vennero nelle Marche, per un saluto alla Madonna di Loreto, cosi ci siamo incontrati e abbiamo trascorso un giorno insieme. Abbiamo condiviso, i nostri cammini umani, la vita di fede, il desiderio di seguire il Signore fino in fondo. Proprio in quel periodo avevo deciso di entrare in un ordine francescano di nuova fondazione. Ma erano i miei progetti, non i “Suoi”. Nei giorni successivi a quell’incontro, ho avvertito che c’era qualcosa che accomunava il nostro ideale di vita. Come fare? Era già tutto pronto per la nuova esperienza francescana, avevo persino preso un anno di aspettativa dal lavoro. E’ proprio vero: Dio fa in un attimo ciò che per molti anni è stato difficile fare. Con una determinazione che neanche io pensavo di avere, decisi di andare a Minturno, per passare qualche giorno nella Fraternità di San Bonifacio. E fu così che si concretizzò la mia scelta. Lasciai tutti e tutto: l’ordine francescano, la mia casa, il lavoro, la vita che avevo costruito in quella terra che tanto mi ha donato, i miei fratelli, le mie nipotine, insomma proprio tutto. A casa non facevano certo i salti di gioia, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, in questo momento in cui sembra si fatichi tanto a trovare un impiego. Tra paura e gioia, partii con la mia auto e mi trasferii in fraternità, dove proprio il 21 novembre scorso ho fatto il mio primo impegno in attesa di poter pronunciare i miei voti monastici. Per far capire cosa vivo, riprendo le parole della nostra Regola di vita: “La vita fraterna, ha come fine il dono della pace. La pace è dono di Cristo, …tuttavia la pace, non si acquista con immediatezza ma attraverso il lavoro faticoso e attento di ogni membro della fraternità su se stesso, …il dono della pace consiste, nell’acquisizione dello Spirito Santo, che, secondo le parole del santo monaco, Serafino di Sarov, è il fine di ogni vita cristiana e monastica”: questa è la mia attuale vita, insieme ai miei due fratelli. Il grande miracolo è proprio vivere insieme, nonostante la differenza di età, di carattere e di formazione. Ma noi sappiamo che, il più non dipende da noi, ma da Chi ci ha chiamati a vivere la vita monastica, noi abbiamo solo accettato un dono, quello di seguirLo ed essere per tanti un dito puntato verso il Cielo. Rimanendo con i piedi per terra, ma testimoniando che questa terra non è la nostra patria bensì, il punto di partenza per il ritorno a casa.

(Angelo Sabatino, su Avvenire del 30 Novembre 2014, edizione del Lazio, Diocesi di Gaeta)