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img-_innerArt-_osoro_sierra_003 Ottobre 2014

Il nuovo Vescovo di Madrid e le vocazioni in Spagna

Osoro Sierra: nei seminari si gioca il futuro della Chiesa

Pubblichiamo la traduzione dell'intervista del sito www.infovaticana.com a monsignor Carlos Osoro Sierra, neoeletto arcivescovo di Madrid, una nomina che - a quanto raccontano le cronache - è stata voluta direttamente da papa Francesco. Monsignor Sierra, che era arcivescovo di Valencia, farà l'ingresso nella sua nuova diocesi il prossimo 25 ottobre.

Don Carlos, perché crede che il Papa abbia scelto proprio Lei per guidare la diocesi più importante della Spagna?

Davvero non lo so, non so cosa risponderle. Ma ringrazio il Santo Padre di avermi chiamato per questa missione, e svolgerò i miei compiti con le stesse forze che ho impiegato nei luoghi dove sono stato precedentemente. Chiedo anche al Signore che mi doni, già da questo momento, la saggezza necessaria per accompagnare ed essere il padre e pastore di questa diocesi.

Ha avuto la possibilità di parlare con il Papa per ringraziarlo della nomina?

L’ho fatto tramite il Nunzio, che è colui che mi ha comunicato che il Santo Padre mi aveva nominato arcivescovo di Madrid.

Mercoledì sì è congedato dai seminaristi a Valencia, il cui numero è cresciuto molto da quando lei è arrivato in quella diocesi nel 2009: solo quest'anno ci sono stati 25 nuovi arrivati.

Abbiamo festeggiato in modo molto bello: ho celebrato con loro l’Eucarestia e dopo abbiamo cenato. Successivamente ho detto loro alcune parole e il rettore mi ha parlato, hanno fatto andare un video che raccoglieva molti momenti della mia vita nell’arcidiocesi di Valencia e alcuni momenti concreti coi seminaristi, e poi ho potuto dire loro alcune cose. È stato davvero bello.

Come spera che sarà, come arcivescovo di Madrid, il suo rapporto con il seminario e con i seminaristi?

Spero che sia un rapporto molto grande. La mia vita è stata fondamentalmente dedicata al lavoro coi giovani, in particolare in seminario. Per 20 anni sono stato rettore del Seminario de Monte Corbàn, a Santander. Lo aprii io, dopo molto tempo in cui era stato chiuso, e molti dei sacerdoti che ci sono a Santander, soprattutto i più giovani, si sono formati con me. Per me il seminario è sempre stato il luogo dove ho concentrato il mio cuore, in tutte le diocesi in cui sono stato, e qui a Valencia è stato lo stesso in questi anni.

Questo vuol dire che passerà molto tempo coi seminaristi…

Certamente sì, anche perché l’arcivescovado è lì vicino. Naturalmente ci andrò molto di frequente. Io l’ho già detto loro nella lettera che ho scritto all’arcidiocesi di Madrid; quando mi sono rivolto ai seminaristi ho detto loro che la mia vita non si spiega senza il seminario, dove ho passato 20 anni della mia vita. I seminaristi per me sono sempre una preoccupazione e una occupazione di vitale importanza nella mia vita e nel mio ministero, perché so che oltretutto una comunità cristiana senza il ministero sacerdotale non esiste. La comunità cristiana la presiede Nostro Signore, e il Signore si rende presente attraverso il ministero sacerdotale, fondamentalmente.

Ha già deciso dove vivrà quando arriverà a Madrid? (il riferimento è al caso creato dalla decisione delll'arcicescovo emerito di Madrid, cardinale Rouco Varela, di non lasciare l'appartamento arcivescovile, ndr)

Sì. All’inizio, finché non si sistemerà tutto per la casa e le altre cose, andrò a vivere in un convento di religiose, in concreto quello delle Hermanitas de los Ancianos, che mi lasciano una stanza e un ufficio. Quello di cui io ho bisogno in questo momento è di riuscire a occuparmi solo di stare con la gente, conoscere la gente, e il fatto di riuscire ad avere tutto il resto sistemato rende tutto questo molto più facile. Non voglio preoccuparmi di alloggi, né di nient’altro, questo avrò tempo di farlo nei mesi successivi.

Il giorno 25 Ottobre si insedierà come arcivescovo di Madrid. Cosa chiede ai cittadini di Madrid per prepararsi a questo momento?

Credo che il compito fondamentale sia nella mia vita. Chiedete al Signore che mi dia a me stesso, che io non mi tenga per me stesso. Quello che facevano i primi cristiani, che si lasciavano mangiare… Tutti abbiamo la tentazione di tenerci per noi stessi.
Non dobbiamo fare un’ideologia della Chiesa né della vita cristiana. La vita cristiana è la vita di Cristo, la Chiesa deve essere una storia d’Amore, la Chiesa non deve diventare mondana, perché diventerebbe debole, la Chiesa deve avere il fervore apostolico che avevano i primi cristiani, la Chiesa deve essere capace di creare un’attrattiva, come faceva Nostro Signore: che la gente si affacci e veda che ne vale la pena. Quello della prima comunità cristiana, dove la gente veniva ad aggiungersi, si aggregava.
Questo è ciò che io voglio spronare tutti a fare, è quello che io devo fare e quello per cui prego il Signore di rendermi capace di fare; ma so che ci sono molte persone che credono in queste stesse cose e che lo faremo insieme. Ognuno con la diversa sensibilità che ha, ma questo è come essere un padre di famiglia con molti figli, e tutti sono seduti a tavola, ed è vero che a tavola c’è chi la pensa in un modo e chi in un altro, ma ciò che è importante è che il padre riesca a farli sedere e riesca a far sì che tutti si aiutino, che tutti mangino dallo stesso piatto e che tutti possano rendere possibile e visibile il fatto che la famiglia di Dio non è una teoria, bensì una realtà che ciascuno va a creare, con la Grazia e con l’Amore del Signore.

Per concludere vorrei chiederle cosa pensa della stampa religiosa digitale. Legge Infovaticana? Le piace?

Certo, certo. Sono assiduo, vi leggo sempre e vi ringrazio per ciò che fate, per quello che dite e credo che sia una cosa molto buona che aiutiate tutti e in ultima analisi che annunciate Nostro Signore; perché questo è il grande compito che abbiamo, che nella Chiesa formiamo un solo corpo e che la nostra risposta deve essere rivolta a quell’Amore incondizionato che Dio ha per noi. La risposta di tutti e nei luoghi dove ciascuno di noi si trova, voi come informatori che siete utili nei mezzi di comunicazione sociale, che sono molto importanti per annunciare la Verità e il vero cammino che noi cristiani sappiamo essere Nostro Signore. Insomma, come posso non ringraziarvi per tutto quello che fate?
Io credo che il punto focale su cui concentrarsi sia che tutti usciamo ad annunciare la gioia del Vangelo e che senza paura usciamo per servire, e che scopriamo tutti che vale la pena spendere la vita per Cristo e scommettere nel creare un mondo che valga la pena, un mondo che non sia il mondo che porta a un cammino di stanchezza, atrofizzato, di insensibilità, di noia, bensì tutto il contrario: un mondo che porta a scoprire la novità che ha l’essere umano quando lascia che Dio entri, con tutte le conseguenze del caso, nella sua vita, e quando sa che Dio vuole essere la sua forza e la sua vita perché si renda presente nel mondo come figlio di Dio e come fratello di tutti gli uomini.
Questo, inoltre, è ciò che insegna con una bellezza singolare lo stesso Gesù Cristo rendendosi uomo. Egli non ci lascia in balìa delle nostre sole forze, ma continua a regalarci la Sua Grazia e il Suo Amore per poter andare avanti.

(Di Gabriel Ariza, traduzione di Valeria D'Ellena su www.lanuovabq.it)