Matrimonio_come_rischioFebbraio 2013

Risposta ad un cantante che ha definito il matrimonio come “triste condizione di vita”

Imperfetta ma sempre bella

La democrazia più imperfetta è preferibile alla migliore della dittature. Lo diceva Sandro Pertini, Presidente della Repubblica negli anni ‘80, che aveva sperimentato di persona cosa significa vivere in un regime che soffoca la libertà. Una famiglia piena di difetti è preferibile ai legami affettivi deboli, cioè a quelle coppie che hanno paura di vivere l’amore come un patto definitivo.

Qualche mese fa, una star della musica, dando voce ad una più diffusa cultura, ha detto che il matrimonio è una “triste condizione di vita” perché obbliga“ a vivere insieme per sempre e per forza, quando solo essere liberi di andarsene ogni giorno può dimostrarci la sincerità di un rapporto”. A suo dire, sposarsi è inutile, una forzatura, una vera e propria costrizione legislativa. Non è il matrimonio ad essere triste ma la sua concezione della libertà. Amare non significa perdere ma donare la libertà. E non una volta sola ma giorno per giorno. L’amore è per sempre ma ogni giorno si rinnova. La promessa nuziale non si conclude con un poetico “per sempre” ma con un’espressione molto più prosaica: “tutti i giorni della mia vita”.

Tutti i giorni vuol dire ogni giorno. Senza sconti. Nel tradizionale discorso alla Curia Romana prima del Natale Benedetto XVI ha dato ampio spazio al tema della famiglia, segno di un’attenzione e di una preoccupazione. “Nonostante tutte le impressioni contrarie – ha esordito il Pontefice – la famiglia è forte e viva anche oggi”. Questa convinzione convive con la coscienza che la famiglia oggi è minacciata. Fino a pochi anni fa, argomenta il Papa, il legame nuziale era indebolito dalla ricerca di una felicità individuale. Se l’uomo rimane chiuso nel proprio io non ha evidentemente la forza di vivere l’amore come un patto che dura tutta la vita. Ma oggi, spiega il Papa, la questione è più radicale, non riguarda più l’etica (cioè la capacità di amare) ma la visione stessa dell’uomo e della donna, il modo di concepire i rapporti tra i sessi. Una certa filosofia, quella che oggi maggiormente incide sulle scelte legislative e sui comportamenti individuali, afferma che non c’è più un Dio che crea l’uomo “maschio e femmina” ma ciascuno può e deve decidere il proprio sesso. Una libertà senza più vincoli, neppure quelli tracciati dalla natura. L’uomo rivendica la libertà di creare se stesso. È una “rivoluzione antropologica”, aggiunge il Papa, che ha – e ne avrà sempre più in futuro – conseguenze gravissime sulla vita di ciascuno e dell’intera società. La prima e più evidente è che proprio quella dignità che a parole si vuole difendere: “Nella lotta per la famiglia – conclude Papa Ratzinger – è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo.

Chi difende Dio, difende l’uomo”. Parole chiare che invitano tutti – i cristiani in prima fila – a custodire la famiglia come il bene più prezioso della società. “La più bella del mondo”, ha detto Benigni parlando della Costituzione Italiana. Per molti è solo un comico eppure è uno dei pochi, nel bailamme politico attuale, che riesce a far riflettere sui grandi temi della vita sociale. So bene che in diverse occasioni ha difeso e promosso l’omosessualità, eppure continuo a sognare uno spettacolo in cui il comico toscano parla della famiglia, imperfetta forse ma sempre bella, anzi la più bella del mondo.

(Di fra Vincenzo Ippolito, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. su www.puntofamiglia.net)