F_14_15_martini320 ottobre 2012

Agli inizi del suo episcopato, il cardinal Martini intuì che i tempi erano cambiati, a Barzio bisognava ridisegnare il cammino delle comunità educanti.

Martini e il Seminario

«La luce annunzia, precede, la luce insegna…». I versi del poeta Viviani per mons. Gianfranco Poma, rettore maggiore dal 1986 al 2000, esprimo bene ciò che è stato il cardinal Martini per la Chiesa intera e in particolar modo per il Seminario di Milano: un uomo di «vivida irradiazione» di quella luce che gli veniva dalla Parola di Dio, tanto amata e studiata.

Nel focalizzare qualche tratto saliente della “presenza” di Martini in Seminario, mi espongo subito con una sintesi che custodisco nel cuore: egli vi dedicò molto del suo tempo prezioso con affettuosa e fedele generosità, al di là di ogni pur legittima attesa; ma soprattutto vi si immerse, ben oltre le consuete modalità istituzionali, immettendovi col proprio carisma la carica avventurosa, personale e comunitaria, del “discernimento cristiano”.

Ancora negli anni che vorrei ricordare, il Seminario era un singolare spaccato delle “età” della vita giovanile: da quella dei preadolescenti a quella dei giovani laureati, ed anche oltre. Per un verso, con l’assottigliamento degli ingressi dei ragazzi e degli adolescenti, il Seminario stava ormai lasciando sul terreno buona parte della sua tradizione liceale, letteraria, filosofica e scientifica; per un altro verso riceveva affluenze (dialetticamente?) rappresentative del variegato mondo giovanile diocesano. Martini colse puntualmente che per tutti, educatori e alunni, pur con diversa percezione di urgenza, l’avventura era ormai quella di poter ospitare e amalgamare l’intreccio di differenti partiture giovanili, che stavano allora “provando” la musica della fede: conoscere, sperimentare, decidersi, consegnarsi.

Un bel ritmo di impresa, a pensarci ora. Differenti e insieme, tutti s’interrogavano e si formavano per una missione comune. Non è sempre tutto facile quando si tratta di sapere, in età evolutiva, se si è in regola con le attese di Dio, per questo è meglio ascoltarsi insieme, fraternamente, lungo il cammino. Se poi ci sono dei “padri” è provvidenziale.

DUE STORICHE SESSIONI DI LAVORO
Le “comunità educanti” del Seminario si trovavano dunque ad aggiornare sul campo la loro concertazione, investendo le loro migliori energie in una più premurosa prossimità formativa: un discernimento in piena regola, appunto. Col suo personale carisma ignaziano Martini ci convocò, in due storiche sessioni di lavoro – che permangono ancora vive nella memoria con il nome di Barzio 1 (9-10 settembre 1982) e Barzio 2 (27-28 aprile 1984) – a leggere i segni della mutata stagione ecclesiale e ad elaborare adeguate mappe per ridisegnare e rimotivare il cammino del Seminario.

Ci affidò con fine humor i compiti a casa. Cominciò allora col chiedere al Seminario quello che in anni successivi (ultimata la partitura dell’agire “trasversale” nel corpo ecclesiale: educare, camminare, vigilare) avrebbe chiesto a tutte le comunità diocesane. Da quel momento in poi non ci fu classe, gruppo, esperienza del Seminario che Martini non venisse a lambire con l’acqua della sua parola, grazie al suo carisma di far “sentire” la qualità spirituale del suo rendersi presente. Distribuiva goccia a goccia, in mille rivoli, la più sperimentata delle convinzioni ignaziane: la chiamata di Dio si fa udire in ciò che suscita una gioia durevole.

LA MISSIONE
Era lo stesso atteggiamento che, a ben riflettere, coltivò dinanzi a tutte le più rilevanti circostanze dei discernimenti della Chiesa di Milano: le Lettere e i Piani pastorali, la “Cattedra dei non credenti”, l’Assemblea di Sichem, il Sinodo 47 della Chiesa di Milano.

Basterà che citi un passo della sua Lettera di presentazione del Sinodo alla Diocesi, in occasione della promulgazione: «È facile confondere nella pratica l’evangelizzazione o la missione con forme varie di proselitismo o comunque di propaganda di un’idea o di una dottrina. È anche un errore non tener conto delle prospettive mutate, applicando ai contesti odierni forme di evangelizzazione non più attuali». Al vertice della missione sta questo: «Comunicare la buona notizia che Dio ci ama davvero, tutti e ciascuno, e che Gesù è morto e risorto per la nostra salvezza e per liberarci dal peccato e dal male… Evangelizzare non è soltanto comunicare verbalmente la buona notizia, ma comunicare vita, collaborare con lo Spirito del Risorto che attrae ogni uomo per farlo una cosa sola in Gesù col Padre».

LA SUA LUCE
Ricordo Martini come una persona, un servitore della Chiesa, di singolare apertura all’umano, acquisita attraverso un quotidiano esercizio cristiano di trasparenza spirituale alla Parola di Dio: di questo “soffio”, appunto, era impregnata la sua presenza nel Seminario diocesano. Anzi, penso che là egli venisse con più lungimirante e affettuoso investimento di speranza. Lumen de lumine, luce da luce: così il Credo cristiano evoca la generazione eterna del Verbo, divenuto fratello dell’uomo, per opera dello Spirito, nella persona di Gesù. Se a questa eredità ogni cristiano e ogni ministro nella Chiesa sa di poter attingere, seminando a sua volta la luce che avrà saputo accogliere, il cardinale Carlo Maria Martini è stato uomo di vivida irradiazione.

Così la sua singolarità, mai prevaricante e sempre attenta a far posto ai doni e alle responsabilità di ciascuno, è stata indelebilmente percepita: una figura, insomma, il cui carisma di sostanza e di stile ha trovato nell’esercizio del discernimento e della comunicazione il suo sorgivo imprinting.

Rivolgo alla sua memoria, come splendidamente appropriati mentre li trascrivo, questi versi di Cesare Viviani: La luce annunzia, precede, la luce insegna, concede, si diffonde nello spazio degli occhi, nel cuore, è tramite d’Amore, foce di verità.

Nessuno si accorge che la luce si muove, scorre e avvolge chi il movimento ignora: indica ciò che è. E tu, creatura smarrita, distingui con la luce la vita, l’essere da ciò che non è.

(Da Silenzio dell’universo, Einaudi, in copertina)

(Mons. Gianfranco Poma su www.seminario.milano.it)