805afb48352 ottobre 2012

Ordinazioni diaconali nel Duomo di Milano. L’Arcivescovo Scola ordina ventinove diaconi nella festa dei Santi Arcangeli

«Sei scelto, un altro ti chiama: non temere!»

Appena ventuno giorni dopo aver accolto i nuovi candidati al diaconato e al presbiterato, i fedeli della Chiesa di Milano hanno avuto un nuovo motivo per cui gioire: l’Ordinazione Diaconale di diciannove seminaristi diocesani, di sette uomini e di tre membri del Pontificio Istituto Missioni Estere.
Dato che il giorno in cui la celebrazione si è tenuta ricorreva la festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il colore liturgico adottato non era il rosso, consueto nel Rito Ambrosiano anche per le Ordinazioni, bensì il bianco.
Prendendo le mosse dall’Orazione All’inizio della Liturgia della Parola, il cardinal Angelo Scola ha enunciato un dato «elementare ma a volte dimenticato o disatteso», ossia «che è Dio a chiamare» e ci precede sempre, in ogni istante della nostra esistenza. Così, dunque, la voce del Vescovo non fa altro che riecheggiare la chiamata del Padre: «Sei scelto, un Altro ti chiama, si prende cura del tuo cammino e del tuo ministero».
Nella medesima Orazione è scritto che Dio chiama uomini e angeli insieme a cooperare al Suo disegno di salvezza. “Cooperare”, secondo Scola, non è un semplice “operare”, ma vivere ed agire col Signore: tale comportamento definisce la vocazione e la missione dei ministri ordinati. Dio, quindi, non vuole dei delegati o dei burattini: chiede agli uomini un’adesione voluta, proprio come fece col sacerdote Zaccaria e con Maria Vergine, menzionati nel brano di Vangelo proclamato. Lo stesso angelo Gabriele invita i suoi interlocutori a corrispondere a quello che Dio vuole per loro con una rassicurazione, “Non temere”, valida anche per chi affronterà un nuovo modo di servire la Chiesa. Servire, appunto, senza farsi dominatori: ci vuole un distacco, una distanza da sé e dall’altro per fare posto a Dio.
L’occasione delle Ordinazioni è stata anche il momento per cominciare a ringraziare il Signore per il ripristino del Diaconato Permanente nella Chiesa Ambrosiana da venticinque anni, dopo che era stato sancito ufficialmente, per tutta la Chiesa latina, col “motu proprio” “Sacrum Diaconatus” del 18 giugno 1967. Nel corso dell’Anno Pastorale ci saranno altri momenti di riflessione su questo ministero.
Come già lo scorso anno, l’Arcivescovo ha presentato con urgenza la definitività del celibato ecclesiastico per i diaconi transeunti, definendolo «forse ai giorni nostri più che in passato, testimonianza luminosa dell’amore di Dio e della Sua potenza di compiere il desiderio del cuore dell’uomo». Anche per loro risuona l’esortazione dell’angelo, suffragata dalla luminosa testimonianza di tanti uomini e donne vergini nella storia della Chiesa. Il motto adottato dai futuri sacerdoti, tratto dal Salmo 21, è «Annuncerò il tuo Nome ai miei fratelli»: Scola l’ha illustrato appoggiandosi a quanto scrive papa Benedetto XVI al paragrafo 85 della Esortazione Apostolica “Sacramentum caritatis”, circa il rapporto fra celebrazione dei misteri divini e testimonianza di vita.
In conclusione, l’appello a pregare «il Padrone della messe perché non manchino operai al servizio del popolo di Dio» e all’aiuto reciproco a «seguire il Signore che ci chiama a cooperare al Suo disegno di salvezza per il bene dei nostri fratelli uomini».
Terminata l’Omelia, ha avuto luogo la formulazione delle promesse di fedeltà ed obbedienza dei candidati diaconi, i quali, rivestiti successivamente delle dalmatiche bianche da parte perlopiù dei loro parroci, sono poi andati a scambiare un abbraccio di pace con i loro cari e coi compagni di anni di studio.
Prima della solenne benedizione conclusiva, il Cardinale ha avuto parole di ringraziamento per tutti: per i diaconi in genere e per la loro «scelta coraggiosa in un mondo come il nostro»; per quelli del PIME, che «spalancano i nostri orizzonti ai bisogni di tutta la famiglia umana»; per le parrocchie d’origine e per quanti hanno sostenuto la vocazione di quei fratelli “presi a servizio” in maniera così singolare. Immancabile un monito ai giovani: la vocazione «non è una chimera, ma ha la forza di un fatto»; il confronto con altri per capirla, ad esempio mediante gli strumenti che la Chiesa fornisce, è un dovere.
Alla destra del Duomo, nonostante la pioggia, i diaconi sono stati festeggiati da parte dei loro amici, parenti e comparrocchiani con cori da stadio e coloratissimi striscioni, caratterizzati da scritte dai toni ora affettuosi ora bonariamente goliardici. Ciascuno a suo modo, però, rifletteva la gioia e la gratitudine nel vedere che Dio continua a chiamare nuovi cooperatori.

(Emilia Flocchini)