Stampa
Visite: 2104

essere_pretiMarzo 2010

Il presidente della Cei ha dedicato un’ampia parte del suo discorso di apertura del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, al tema del sacerdozio e al ruolo dei consacrati nelle comunità a loro affidate.

Sacerdote sinonimo di edu­catore

Sacerdote sinonimo di edu­catore. Nell’anno dedicato esplicitamente ai preti e in vista del decennio dell’educa­zione, uno dei passaggi più si­gnificativi della prolusione con cui ieri il cardinale Angelo Ba­gnasco ha aperto il Consiglio Per­manente della Cei è dedicato proprio a questo tema. «La de­clinazione educativa del compi­to sacerdotale ci interessa in que­sto momento», ha sottolineato il presidente della Cei. Anche per­ché educare è una «delicata ope­razione affidata non ad un pre­stigiatore ma a chi per vocazione conosce i segreti dell’animo u­mano».
E i sacerdoti rientrano appieno in questa vocazione. Ec­co, dunque, perché «gli abusi ses­suali compiuti su minori da ec­clesiastici» sono «un crimine o­dioso  e ( oltre al resto) «anche un peccato scandalosamente grave che tradisce il patto di fiducia i­scritto nel rapporto educativo». Bagnasco ha dedicato a questi te­mi tre interi paragrafi della sua prolusione. Il compito educati­vo, innanzitutto. Il sacerdote, uo­mo della Parola, dovrà adoperar­la pienamente nella sua missio­ne in rapporto ai ragazzi e ai gio­vani. «Nella misura in cui è im­messa nel processo educativo ­al catechismo, in oratorio, nella scuola, ai campi estivi, insomma nella comunità cristiana - e la si serve per quello che è, senza spa­droneggiarla e senza piegarla ai propri gusti, non può non porta­re frutto». Perciò, ha ricordato il cardinale, «c’è bisogno che venga più siste­maticamente esplicitata la di­mensione educativa intrinseca alla carità pastorale, così che u­na nuova visione possa ispirare la generazione presente e quelle fu­ture a far tesoro del dono della nostra comune fede». Dunque il «sacerdote-educatore saprà di essere colui che introduce alla conoscenza della realtà riconosciuta nel suo valore obiettivo, accompagnando nel contempo la persona verso la verità di ciò che è, e verso il suo senso». La responsabilità educativa ha u­na sua primaria importanza an­che per prevenire in Italia casi dolorosi come verificatisi in al­tre comunità ecclesiali. Dopo a­ver espresso tutta la riprovazio­ne e la condanna verso coloro che pur vestendo l’abito sacer­dotale si sono macchiati del cri­mine della pedofilia, Bagnasco ha aggiunto: «Le direttive chiare e incalzanti già da anni imparti­te dalla Santa Sede confermano tutta la determinazione di fare verità fino ai necessari provvedi­menti, una volta accertati i fatti. I vescovi italiani prontamente ne hanno preso atto e hanno intensificato lo sforzo educativo dei candidati al sacerdozio, il rigore del discernimento, la vigilanza per prevenire situazioni e fatti non compatibili con la scelta di Dio, una formazione permanen­te del nostro clero adeguata alle sfide» . «Anche un solo caso in questo ambito – ha fatto notare il presidente della Cei – è sempre troppo, specie se chi lo compie è un sacerdote». Bagnasco ha però messo in guar­dia dal «subire – qualora ci fossero – strategie di discredito ge­neralizzato» della Chiesa. «Il fe­nomeno della pedofilia appare tragicamente diffuso in diversi ambienti e in varie categorie di persone» . E «dobbiamo in realtà tutti interrogarci, senza più ali­bi, a proposito di una cultura che ai nostri giorni impera incontra­stata e vezzeggiata». Tale è «l’at­teggiamento di chi coltiva l’as­soluta autonomia dai criteri di giudizio morale e veicola come buoni e seducenti i comporta­menti ritagliati anche su voglie individuali e su istinti magari sfrenati». Nell’anno sacerdotale, però, il porporato ha rivolto una parola agli «amati sacerdoti» che fanno il loro «dovere con fede, amore e dignità». «Noi vescovi, insieme al Papa, onoriamo la vostra dedi­zione limpida e generosa per il bene autentico della gente, a co­minciare dai bambini e dai ra­gazzi. Nessun caso tragico – ha sottolineato Bagnasco – può o­scurare la bellezza del vostro mi­nistero e del sacerdozio che sa­cramentalmente ci unisce, né mettere in discussione il sacro celibato che ci scalda il cuore e i­spira la vita. Non sentitevi mai guardati con diffidenza o abban­donati e non scoraggiatevi: siate sereni sapendo che le nostre co­munità hanno fiducia in voi e vi affiancano con lo sguardo della fede e le esigenze dell’amore e­vangelico». Quanto all’anno sacerdotale, ha ricordato Bagnasco, esso deve aiutare i preti a riscoprire «le ra­dici della propria vocazione». «Essere preti è qualcosa di più di una semplice decisione morale, affidata ad una pur adeguata condotta di vita; è anzitutto una risposta d’amore ad una dichia­razione d’amore» . E per questo il presidente della Cei ha invitato ogni sacerdote a tenere fisso lo sguardo su Cristo, per evitare i ri­schi di un «attivismo esasperato» e di una «progressiva autoseco­larizzazione». «Nel nostro Paese applicate le direttive chiare e incalzanti impartite dalla Santa Sede. Abbiamo intensificato il rigore del discernimento dei candidati al sacerdozio, la vigilanza per prevenire situazioni non compatibili con la scelta di Dio, la formazione permanente»

(di Mimmo Muolo - Avvenire, 23 Marzo 2010 pag. 4)