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PRIMO PIANO PASTORALE PER LE VOCAZIONI IN ITALIA


INTRODUZIONE

L'animazione vocazionale è qui intesa come il servizio che il vescovo, guida, propulsore e discernitore delle vocazioni, offre alla comunità locale, perché prenda coscienza della propria corresponsabilità per far maturare nell'animo dei cristiani il senso della vocazione generale e specifica.

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2. Il piano nazionale che si propone è maturato dalla considerazione sulla situazione della vita religiosa nella società italiana; offre alcune linee direttive per l'approfondimento dottrinale, la formazione spirituale-educativa e l'organizzazione dell'azione pastorale. Queste linee non costituiscono un programma completo e definitivo, ma sono piuttosto scelte alle quali è sembrato opportuno dare motivatamente la precedenza su altre che potranno essere assunte in un aggiornamento successivo. Infatti il piano deve essere periodicamente verificato in rapporto all'evoluzione della situazione sociale e alle esigenze pastorali, specie negli impegni a breve scadenza.

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3. Il piano nazionale si ispira agli apporti dottrinali maturati con il concilio Vaticano II, alla conseguente riflessione fatta e cerca di presentare una concreta proposta operativa. Le tappe significative nel campo dell'animazione vocazionale sono la Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis della Congregazione per l'educazione cattolica, La preparazione al sacerdozio ministeriale- Orientamenti e norme della Conferenza episcopale italiana e i congressi mondiali e nazionali degli animatori.


Capitolo Primo: SITUAZIONE ITALIANA IN RAPPORTO ALLE VOCAZIONI

Aspetti psicologici, sociali e religiosi

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4. Questa analisi propone i rilievi più largamente condivisi dagli studiosi di sociologia religiosa in Italia e vuole orientare quanti operano nel campo dell'animazione vocazionale, affinché la loro azione sia più rispondente alla reale situazione. Infatti il piano salvifico esige che ogni membro del popolo di Dio non trascuri le concrete situazioni degli uomini e scruti i segni dei tempi, pur riconoscendo i limiti delle indagini psico-sociologiche, perché le scelte della comunità cristiana hanno le loro radici nella fede in Dio, nell'obbedienza alla parola di Cristo e nell'attenzione alle mozioni dello Spirito.

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5. La situazione italiana è caratterizzata da una profonda trasformazione della vita individuale e sociale, con gravi riflessi alla vita cristiana. Pur tra significativi fermenti cristiani, alcuni atteggiamenti della società italiana appaiono non solo più laicizzati, ma anche acristiani: per cui l'annuncio cristiano è meno percepito dal nostro popolo e diviene sempre più lontano dalla sua vita. Gli strumenti della comunicazione sociale che dovrebbero contribuire all'educazione dell'uomo, spesso alimentano atteggiamenti che di fatto ignorano o respingono il messaggio cristiano e perfino i valori spirituali.

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6. Tra gli eventi della vita italiana che in questo periodo hanno influito e modificato notevolmente il comportamento religioso della popolazione, vengono segnalati: - le nuove forme di vita sociale, determinate dall'industrializzazione e dall'urbanizzazione, con una mentalità più attenta ai valori immediati, concreti e utili, e meno sensibile ai valori trascendenti; questa mentalità è ingenerata anche dalle esigenze produttivistiche della società contemporanea (cf. PSM 18); - il fenomeno migratorio, con i pericoli inerenti allo sradicamento dalla comunità familiare e dall'ambiente religioso di origine; - l'aumento della scolarità, che ha accentuato le distanze tra le nuove generazioni e gli adulti e le difficoltà di dialogo tra loro.

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7. La Chiesa, vivendo accanto agli uomini e nel tessuto della società, riflette necessariamente i problemi e le difficoltà del mondo contemporaneo. Si nota frequentemente una valutazione in termini naturalistici delle scelte di chi assume responsabilità nella comunità cristiana, con accuse di innovazioni spregiudicate o di tradizionalismo conservatore (cf. PSM 13-15).

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8. In particolare una più attenta riflessione sul problema e sulle esigenze dell'evangelizzazione e i sacramenti fa rilevare che anche laddove le apparenze sembrano rassicurare della fedeltà al patrimonio religioso tradizionale, non sempre si rileva un'adeguata consapevolezza dell'impegno di vita cristiana che la partecipazione ai sacramenti comporta. Può accadere che si continui a chiedere il battesimo e la cresima per i propri figli, la sepoltura religiosa, che si celebri il matrimonio in chiesa, senza cogliere l'intimo rapporto con la vita del cristiano (cf. Vivere la fede oggi, 3).

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9. Si avvertono sintomi di remissività, un'evidente attenuazione del senso del peccato e segni di scoraggiamento di fronte alle manifestazioni del male. Particolarmente si diffonde in modo preoccupante una concezione errata della sessualità, presentata staccata dallo sviluppo globale della personalità umana e cristiana e da un impegno di amore e di fecondità (cf. Matrimonio e famiglia oggi in Italia, 5). Accanto a giovani che cercano un autentico significato dell'amore, del matrimonio e della famiglia, molti altri sono ignari, indifferenti od ostili di fronte alla presentazione del messaggio cristiano su queste fondamentali realtà della vita dell'uomo (cf. Gruppo permanente per la pastorale familiare, I fidanzati nella comunità cristiana, AVE, Roma 1972,§19). Talvolta la catechesi si dimostra non chiara ed esplicita su queste realtà (cf. Impegno morale del cristiano, 10).

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10. Particolarmente grave per la formazione dei giovani è la crisi della famiglia, nella quale i rapporti sono meno profondi e personali (cf. PSM 19). In questa situazione i giovani cercano troppo spesso fuori della famiglia i loro confidenti e i loro modelli, e sono spesso in radicale contestazione con le forme di vita degli adulti.

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11. Si rileva tra molti giovani un accentuarsi della crisi religiosa e una maggiore propensione verso una visione della vita di tipo naturalistico. Inoltre l'impegno religioso dei giovani appare episodico, condizionato da notevole fragilità e inquietudine psicologica; con molta difficoltà riescono a portare a termine impegni a lunga scadenza (cf. PSM 33). D'altra parte si riscontra in altri un rinnovato interesse per i problemi religiosi, accolti spesso nella prospettiva della loro incidenza sulle situazioni sociali (cf. PSM 20). Si nota infine in loro la tendenza a ricercare espressioni di maggiore autenticità, come la ricerca della solitudine per una maggiore interiorità, con la denunzia dei lati manchevoli di ideologie, persone e strutture (cf. PSM 27).

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12. Un elemento importante dell'atteggiamento psico- sociologico dei giovani è il forte senso comunitario, con la ricerca di nuove forme di vita di gruppo. Ne sono occasione lo studio, il lavoro, l'attività politica, l'incontro religioso (cf. PSM 29). I giovani inoltre rivendicano una maggiore partecipazione alle istituzioni sociali, specialmente in quelle relative alla scuola e al lavoro. Questa esigenza di corresponsabilità nelle scelte che riguardano la loro formazione e la loro presenza negli organismi sociali, li porta a rivendicare modifiche profonde nei rapporti con l'autorità (cf. PSM 31).

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13. In particolare per quanto riguarda le vocazioni di speciale consacrazione, soprattutto sacerdotali, si può rilevare che molte famiglie non incoraggiano i propri figli a seguire la vocazione sacerdotale a motivo del minor grado di "rispettabilità" e di tranquillità sociale del sacerdote, oggi. Si aggiunge il fenomeno della denatalità che favorisce la concentrazione egoistica degli affetti e degli interessi dei genitori sui propri figli.

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14. Gli elementi fin qui raccolti potrebbero insinuare un sentimento di pessimismo, ma la speranza dei cristiani è alimentata dalla presenza di Cristo nella storia umana e nella vita della Chiesa alla scoperta di nuove ricchezze. Sono motivo di fiducia i fermenti di rinnovamento e l'ansia di bene che percorre il mondo, realmente vivi nei giovani. Ai giovani che portano in sè le speranze di un mondo migliore, guarda con serena fiducia la Chiesa nel momento in cui propone il piano di animazione vocazionale della pastorale. Aspetti dottrinali

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15. Il concilio Vaticano II ha proposto una rinnovata teologia della Chiesa. Anche la Chiesa locale è presentata come popolo di Dio, come comunità di salvezza, in cui il vescovo è principio e fondamento di unità, e quindi centro di comunione e di animazione della vocazione alla vita cristiana e di tutte le vocazioni, in particolare di quelle di speciale consacrazione. Risulta però, che non sempre l'azione dell'animazione vocazionale si ispira a questa dottrina, per cui l'azione pastorale ne è condizionata negativamente.

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16. Non è sufficientemente diffusa la visione della vita cristiana come vocazione divina, fondamento delle vocazioni specifiche.

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17. La dottrina sulla diversità delle vocazioni, che nella Chiesa esprimono la ricchezza di Cristo, è scarsamente recepita nella comunità cristiana; e la catechesi non dà sufficiente rilievo all'importanza e ai caratteri propri della vocazione sacerdotale, religiosa, missionaria, di consacrazione nel mondo e non presenta il matrimonio come vocazione cristiana (cf. Matrimonio e famiglia oggi in Italia, 8-9). Ne consegue la difficoltà di comprendere il valore delle vocazioni specifiche.

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18. Emergono però anche alcuni sintomi positivi:

- la dimensione vocazionale assume maggior rilievo nella pastorale generale;

- l'animazione vocazionale diviene più espressione di una convergenza unitaria degli operatori pastorali delle vocazioni;

- gli organismi della Chiesa locale operano come servizio per l'animazione della comunità cristiana;

- l'impegno di attirare l'attenzione sulle vocazioni di speciale consacrazione è avvertito con urgenza;

- i laici, in particolare i giovani e i ragazzi, sono considerati parte attiva dell'azione pastorale;

- la preparazione per i fidanzati perché il loro stato di vita sia scelto e vissuto come vocazione, viene promossa con maggiore presenza e ampiezza di iniziative.

Aspetti spirituali e pedagogici

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19. La comunità diocesana, la comunità parrocchiale e le altre comunità cristiane non avvertono e non assolvono pienamente la loro funzione mediatrice nei confronti delle vocazioni. La crisi delle associazioni giovanili cattoliche, in particolare l'ACI come attesta l'esperienza recente, impoverisce le comunità locali di uno dei più validi strumenti di animazione vocazionale: laddove vivono gruppi giovanili pienamente animati da un impegno di fede e di carità apostolica, fioriscono, infatti, valide testimonianze e anche vocazioni di speciale consacrazione.

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20. In molti casi la famiglia manifesta una viva coscienza della propria responsabilità educativa; se da un lato emerge l'impreparazione delle famiglie a sostenere in modo adeguato l'orientamento religioso e vocazionale dei figli, dall'altro i genitori, preoccupati per le influenze pericolose tra le quali vivono i loro figli, chiedono luce ed aiuto per assolvere il proprio compito educativo.

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21. La scuola appare fortemente secolarizzata: raramente propone con efficacia dei valori, soprattutto quelli religiosi, mentre è impegnata piuttosto in un addestramento di "abilità". Per questo sovente l'educazione impartita nella scuola concorre al disorientamento religioso; anche se non pochi insegnanti cristiani, personalmente, fanno opera di educazione religiosa e di orientamento vocazionale. L'insegnamento della religione inoltre, nonostante le difficoltà e i limiti che presenta, può offrire, oltre che un'occasione di annuncio cristiano, un valido contributo all'animazione vocazionale. La scuola cattolica poi, se tende a realizzare le finalità indicate dal concilio Vaticano II (GE 8), pur condizionata da difficoltà economiche, rimane un segno e uno strumento dell'impegno educativo della Chiesa; e può formare un clima cristiano e un'esperienza di Chiesa atta a facilitare l'orientamento vocazionale.

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22. La stessa preghiera per le vocazioni, sia personale che nelle assemblee liturgiche, non sembra che lasci trasparire una sufficiente disponibilità interiore alla chiamata divina e non aiuta a raggiungere un'autentica esperienza di Dio nella comunità di fede. Questo sembra particolarmente evidente per le vocazioni di speciale consacrazione.

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23. La credibilità delle vocazioni di speciale consacrazione è strettamente legata al modo con cui esse sono vissute. Assume perciò grande rilievo la "crisi di identità" delle persone consacrate, determinata da una insufficiente e incerta base teologica e da una maggiore difficoltà d'imitare il Cristo nella società attuale; crisi che rivela in alcuni casi scarsa vita soprannaturale, poco impegno pastorale, tentativi di evasione in attività marginali con uno stile di vita laicizzato. Anche la scarsa testimonianza di armonia tra il clero e le altre persone consacrate, di dialogo con i laici, di gioia del dono di sè al Signore e ai fratelli, di convinzione da parte di persone che vivono una consacrazione totale, diviene una controtestimonianza che allontana molti giovani (cf. Documento finale del II congresso nazionale vocazioni unitario 1973, nn. 12-14).

Aspetti organizzativi

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24. In molte diocesi italiane risulta ancora carente un attivo servizio di animazione vocazionale; questo spesso non dispone di mezzi proporzionati, soprattutto a motivo di un numero insufficiente di operatori. Inoltre tale servizio non si fa sempre carico della proposta di tutte le vocazioni, con una presentazione dottrinale chiara e adeguata. Vanno costituendosi i Centri diocesani unitari per le vocazioni, espressione di una pastorale diocesana unitaria sotto la guida del vescovo, superando una tradizione di impegno vocazionale settoriale.

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25. La testimonianza di spirito ecclesiale e di lavoro unitario dei responsabili dell'animazione vocazionale è di fondamentale importanza per suscitare e sostenere la corresponsabilità di tutta la comunità. A tal fine l'opera del vescovo è essenziale nel rinnovamento dell'impegno per le vocazioni. Si avvertono ancora notevoli lacune nella collaborazione all'interno dei Centri diocesani vocazioni, specialmente nei rapporti con le comunità parrocchiali e le altre comunità cristiane, con i movimenti laicali, con i consigli pastorali. Particolarmente urgente è il coordinamento con i consigli pastorali diocesani e parrocchiali. L'intesa tra i religiosi e il clero diocesano non è ancora piena ed efficace.

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26. Nell'animazione vocazionale non sempre sono concordemente impegnati famiglie, insegnanti, catechisti e responsabili dei vari centri educativi. La formazione degli animatori vocazionali risulta insufficiente e settoriale. Infine, alcuni criteri, metodi e sussidi vocazionali non sono del tutto adeguati allo scopo. A conclusione di questo rilievo di situazioni si vuol richiamare l'attenzione sul pericolo non immaginario di una ricerca precipitosa di mezzi immediati di soluzione, come se potesse essere sufficiente qualche ricetta pratica ed efficace. Nulla è più contrario al buon senso quanto credere di poter superare questo momento critico, trascurando le norme fondamentali della saggezza della Chiesa (cf. card. G.M. Garrone, La chiesa, LDC, Torino 1972,§142).


Capitolo Secondo: PIANO PER L'AZIONE PASTORALE


Aspetto dottrinale

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27. Il piano di animazione vocazionale deve radicare i suoi orientamenti nell'approfondimento degli aspetti essenziali della realtà divino-umana della vocazione, perché la chiamata di Dio non incontri difficoltà ed essere percepita e seguita. Nella presentazione del mistero della vocazione la certezza che il destino dell'uomo è la vocazione all'intimità con Dio (cf. GS 19; PP 15-17), non esclude ma richiede di riferirsi costantemente alla vocazione della Chiesa nel mondo moderno, del quale condivide il destino, partecipando "alle sue gioie e alle sue speranze, alle sue tristezze e alle sue angosce" (GS 1).

Contenuti da sottolineare


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28. Non è possibile presentare un elenco completo dei contenuti e degli strumenti da proporre per l'opera di animazione vocazionale; questi contenuti inoltre si richiamano e si completano a vicenda perché mettono in rilievo aspetti diversi del mistero di Cristo e della Chiesa. Nel momento attuale è importante sottolineare i seguenti aspetti: - Nella Chiesa tutti hanno un'identica radicale vocazione, la configurazione a Cristo, di cui il battesimo è segno efficace; - nella Chiesa i diversi doni sono a servizio dell'unico Corpo (1Cor 12; Rm 12; Ef 4); e vengono largiti ai singoli per mezzo di Cristo e della sua Chiesa, mediatrice delle vocazioni; - ogni stato di vita risponde ad una vocazione e la Provvidenza guida ogni uomo al compimento del piano divino relativo a lui e a tutto il popolo di Dio; - ogni vocazione si attua prima di tutto nella conversione e lungo il cammino della croce (cf. Gn 12,1; 11,8-9; Ger 15,20; Mc 10,17-27; Lc 9,57-62; Lc 5,11; Mc 10,28; Mt 16,17; At 9,1-22; Gv 14,25-26.35; Gv 9,23-26.57-62); - l'accettazione cristiana del dolore e della sofferenza costituisce un mezzo particolarmente efficace di aiuto per le vocazioni;

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- la vocazione è una realtà dinamica che si attua progressivamente nel dialogo con Dio e con gli uomini, nella fedeltà e nel servizio. Questo cammino di fede inizia nel battesimo, radice della vocazione cristiana, e matura nella disponibilità continua all'azione dello Spirito: ogni stato di vita, perciò, deve essere presentato come autentica vocazione che investe l'essere umano permanentemente;
- il dono del ministero ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi è dato per l'edificazione del corpo di Cristo, mediante la Parola, i sacramenti e la vita spirituale; si aggiungono i ministeri (lettori, accoliti, salmisti, catechisti, ecc.), che possono essere esercitati anche da laici (cf. LG 28; PO; SM; LG 29; SDO; ReDP; Norme direttive per la scelta e la formazione dei candidati al diaconato; AP; MQ);
- il dono profetico è dato per testimoniare nel mondo la realtà misteriosa di Dio e dei beni futuri: la comunità religiosa e le persone consacrate con la pratica dei consigli evangelici sono segno profetico nella Chiesa e nel mondo (cf. LG 43-47; PC; RC; ET);
- i laici, e in particolare i coniugi cristiani, sono chiamati a testimoniare nel mondo l'amore di Dio e ad ordinare il creato a Dio (cf. LG 30-38; AA; GS);
- il dono dell'apostolato missionario è dato per annunziare il messaggio di Cristo alle genti e per essere contemporaneamente segno nella comunità cristiana che la Chiesa è in stato di missione (cf. LG 17; AG);
- pregare nel nome di Gesù per le vocazioni significa volere prima di tutto ciò che Gesù vuole, nella piena disponibilità personale e nell'amore che pone a servizio del Padre e dei fratelli (cf. Mt 6,9ss; Gv 16,24; 17,22ss; X. Lèon Dufour, Dizionario teologico biblico, Marietti, Torino 1965, c. 870).

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Questi contenuti possono essere opportunamente illuminati dal messaggio della disponibilità di Maria ss.ma, Madre della Chiesa, "modello di quell'amore materno del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini" (cf. LG 65). La pastorale, la costruzione che la Chiesa fa di se stessa animata dallo Spirito santo, è vocazionale; la comunità cristiana è impegnata perché ciascun uomo e ciascun cristiano scopra e viva la propria vocazione (cf. CNV, Documento italiano per il congresso mondiale 1971, Roma§28 a.b.c.).

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29. Il concilio Vaticano II ha messo in luce il rapporto tra formazione cristiana e vocazione, in quanto ci fa figli di Dio e suoi testimoni; in questa linea ha fortemente rivalutato la vocazione e la testimonianza specifica dei laici. Risulterebbe deleterio per la Chiesa se la riscoperta e l'esaltazione della vocazione comune sfocasse l'attenzione dei cristiani sulle vocazioni di speciale consacrazione, che sono di fondamentale importanza per la struttura, la vita e la missione della Chiesa (cf. Paolo VI, Messaggio per la V giornata mondiale per le vocazioni, 1968). Queste infatti sono più direttamente finalizzate all'edificazione del Corpo di Cristo e sono al particolare servizio delle altre vocazioni.

Gli educatori

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30. Un efficace orientamento vocazionale si realizza soltanto se coloro che hanno responsabilità educative sono profondamente convinti del compito loro proprio e preparati a illuminare la comunità cristiana, in particolare i giovani, sulla vocazione generale del cristiano e sulle vocazioni specifiche. Speciale cura, perciò, dovrà essere rivolta a sensibilizzare e a rendere corresponsabili genitori, insegnanti, animatori di comunità giovanili, professionisti e operatori degli strumenti di comunicazione. Per l'aggiornamento dei sacerdoti è necessario inserire il tema delle vocazioni anche nei piani di studio per la preparazione teologica e pastorale al sacerdozio.

La gioventu'

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31. Se è vero che il messaggio cristiano da trasmettere è essenzialmente un fatto di fede e quindi non condizionato dai gusti e da situazioni umane, è anche vero che esso deve essere messo a contatto con la realtà e l'esigenza della vita e adattato alla sensibilità dei destinatari dell'annuncio. Perciò la conoscenza dell'attesa del mondo dei giovani e del linguaggio loro proprio appare una condizione indispensabile per l'orientamento vocazionale.

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32. E' necessario quindi promuovere a breve scadenza lo studio degli aspetti che maggiormente influenzano la mentalità vocazionale dei giovani di oggi. Prendere contatti con i responsabili della stampa cattolica e in specie di quella destinata ai giovani, affinché proponga la visione della vita come vocazione.

Strumenti operativi

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33. Il Centro nazionale vocazioni (CNV) in collaborazione con i Centri regionali vocazioni (CRV) e i Centri diocesani vocazioni (CDV):
- promuoverà sul piano dottrinale l'approfondimento teologico della vocazione e della mediazione della comunità cristiana per sollecitare la responsabilità della comunità;
- curerà lo studio degli aspetti psico-sociologici dell'orientamento vocazionale, in considerazione della situazione e degli atteggiamenti della gioventù;
- favorirà lo studio della dimensione vocazionale nell'educazione secondo le diverse età, sottolineando i momenti della vita personale spiritualmente più impegnativi come la conclusione della fanciullezza, dell'adolescenza e della giovinezza (cf. IV Congresso mondiale vocazioni 1971, in Vocazioni, cit.,§20).

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34. L'approfondimento dottrinale potrà essere principalmente attuato dalla rivista Vocazioni, organo del CNV e da pubblicazioni dello stesso Centro in modo che i risultati di questo impegno di studio siano più facilmente trasmessi ai responsabili dei servizi per l'animazione vocazionale della pastorale, agli operatori e agli educatori.

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35. Dovrà inoltre curare lo scambio di informazioni e di contributi tra i servizi di animazione catechistica e vocazionale a tutti i livelli, affinché nei nuovi catechismi destinati agli adulti siano presenti i temi e i valori dell'orientamento vocazionale ed evidenziato meglio, negli altri catechismi, il valore vocazionale della vita cristiana.
Prendere contatti con gli altri organismi pastorali, in particolare con il Centro azione liturgica (CAL) e l'ACI, perché nel servizio che essi prestano alla comunità cristiana, sia inserita più organicamente la dimensione vocazionale.
Interessare le riviste cattoliche di studio e di divulgazione affinché diano il dovuto rilievo all'orientamento vocazionale.
Coimpegnare gli esperti delle discipline antropologiche e teologiche all'approfondimento della dottrina sulla vocazione e sull'educazione vocazionale.

Aspetto spirituale ed educativo


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36. La Chiesa è guidata dallo Spirito santo, il quale distribuisce i suoi doni ai credenti in Cristo. La comunità cristiana deve dunque rendersi sempre più chiaramente veicolo all'azione dello Spirito per assecondarla e per mostrare agli uomini la presenza e l'azione divina nella Chiesa e nel mondo. E' perciò necessario che i cristiani promuovano un'azione incisiva per eliminare le controtestimonianze alla conversione.

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37. La sensibilizzazione vocazionale deve essere condotta lungo le linee di sviluppo della personalità umana e cristiana, con attenzione alle esigenze delle diverse età, fino alla maturazione di una fede personale in rapporto a Dio e alla comunità. Queste linee di sviluppo si attuano nella catechesi, nella vita liturgica e nell'azione missionaria.

Catechesi ed esperienze religiose

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38. La catechesi ridesta continuamente la coscienza del battesimo, apre l'anima alla Parola che convoca e vivifica la Chiesa, impegna a realizzare la missione della Chiesa secondo la vocazione personale (cf. RdC 33).
La catechesi può essere inserita nel vivo dell'esperienza religiosa vissuta nelle riunioni di preghiera, in ritiri ed esercizi spirituali, in giornate e corsi di orientamento; in gruppi impegnati spiritualmente e nel servizio cristiano.
Una forma di catechesi indispensabile è la direzione spirituale e il dialogo personale con il sacerdote nella confessione. La direzione spirituale è preparata e sostenuta dalla predicazione.

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39. La vita liturgica realizza l'incontro vitale con Dio e con la comunità di fede, il cui centro è la celebrazione dell'eucaristia, alimento determinante e continuo nell'itinerario cristiano della vocazione. La preghiera intesa a sollecitare la risposta umana alla chiamata divina e la partecipazione dei singoli cristiani ai sacramenti alimentano l'azione pastorale delle vocazioni. L'ascolto della parola e gli incontri che comportano una profonda esperienza religiosa, sono momenti forti di educazione ecclesiale nei quali la vocazione viene più chiaramente percepita, si sviluppa e si definisce.

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40. Lo sviluppo della vocazione è strettamente collegato con l'azione dello Spirito santo e quindi con il sacramento della cresima, che rende il cristiano più idoneo e sensibile al rapporto con Dio e all'assunzione delle proprie responsabilità in seno alla Chiesa. L'azione di orientamento della comunità cristiana deve continuare particolarmente negli anni che seguono il conferimento della cresima.

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41. La vita sacramentale del cristiano fino all'età dell'opzione fondamentale, deve essere improntata ad uno spirito di disponibilità al Signore. I sacramenti della penitenza, dell'eucaristia e della cresima offrono il terreno più adatto per l'orientamento vocazionale perché propongono la fedeltà alla vocazione battesimale, l'impegno di servizio ecclesiale, la conversione continua a Dio.

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42. Nei momenti sacramentali l'animo dei genitori e dei figli è maggiormente aperto ad accogliere la presenza del sacerdote, del religioso, della religiosa, del catechista e possono perciò costituire occasione di catechesi vocazionale. L'animazione vocazionale è rivolta ai genitori per proporre loro una vita cristiana più impegnata; ai fanciulli, più ricettivi e disponibili all'amore per Cristo; ai ragazzi più pronti ad ascoltare l'invito alla generosità; ai ragazzi e agli adolescenti che scoprono aspetti nuovi della loro fede e approfondiscono il proprio impegno nella Chiesa: in loro potrebbero manifestarsi aperture significative alla vocazione di speciale consacrazione.

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43. I giovani sono generalmente molto disponibili all'impegno concreto a servizio dei fratelli. L'orientamento vocazionale richiede la proposta di forme di testimonianza e di servizio, che mentre maturano la vocazione cristiana fondamentale, guidano ad assumere speciali impegni nella comunità. I giovani vengono così progressivamente educati a sperimentare nella loro vita la bellezza del servizio al regno di Dio e ai fratelli (cf. Paolo VI, Discorso ai partecipanti I congresso 1966).

Aiuti particolari per l'orientamento

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44. Per attuare concretamente l'attenzione ai momenti privilegiati per la vocazione è opportuno predisporre:
- i contatti personali dell'educatore-orientatore;
- i raduni periodici anche con corsi e campi scuola di orientamento;
- - i gruppi, associazioni e comunità permanenti, per la formazione dei giovani e il servizio ecclesiale, per consentire una viva esperienza personale e comunitaria di orientamento cristiano impegnato( Documento finale del II Congresso nazionale vocazioni unitario, n. 84);
- la consulenza e l'assistenza del centro medico-psico-sociale e pedagogico di orientamento, cristianamente ed equilibratamente impostato.

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45. Si tratta sostanzialmente di assicurare un'assistenza non occasionale, ma sistematica che impegna in modo particolare il sacerdote e le persone consacrate, dalla confessione al colloquio personale, alle lezioni scolastiche, ai cicli di conferenze, alla predicazione in collaborazione con gli altri educatori che sono i naturali orientatori della gioventù (Documento finale del II Congresso nazionale vocazioni unitario, n. 85).

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46. In particolare:
a) per la fanciullezza e la preadolescenza:
- proporre valori, persone, situazioni, avvenimenti come modelli credibili ed efficaci di vocazioni vissute;
- rimuovere le conseguenze dello scandalismo, i pregiudizi e le preclusioni;
- aprire l'animo alla recettività e alla disponibilità alla vocazione di speciale consacrazione;

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b) per l'adolescenza:
- assicurare l'adesione ai valori cristiani;
- mettere a contatto con la realtà sociale, ecclesiale da interpretare alla luce della fede con spirito di solidarietà attiva nel piano salvifico di Dio;
- far loro scoprire il senso dell'impegno missionario, profetico e ministeriale delle vocazioni nella Chiesa;
- aiutare, in particolare, a superare la crisi delle scelte infantili, non più soddisfacenti; accettare scadenze anche lunghe per risolverla; rifiutare soluzioni qualunquistiche, positive o negative; difendere e sviluppare i valori vocazionali; cercare una soluzione con senso di autonomia, con realismo e con equilibrio;

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c) per l'adolescenza e la gioventù:
- guidare ad una valida esperienza esistenziale sia individuale che comunitaria, con partecipazione responsabile ad attività caritative, assistenziali, educative, missionarie, liturgiche, nonché alle attività e istituzioni della Chiesa (IV Congresso mondiale vocazioni 1971, 86).

Gli educatori


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47. I cristiani e le comunità con responsabilità diretta di animazione vocazionale assolvono tale compito anzitutto con la testimonianza della loro fede e della loro vita, azione educativa più efficace per la gioventù (cf. PC 24-25).

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48. Nella situazione attuale si avverte la necessità, secondo le realtà delle singole Chiese locali, di suscitare comunità di fede a dimensione familiare o piccoli gruppi, in cui i giovani e adulti possono vivere una effettiva esperienza di vocazione cristiana e di vocazioni specifiche. In queste piccole comunità è necessaria la presenza di un animatore, che illumini e guidi l'esperienza del gruppo (cf. IV Congresso mondiale vocazioni 1971, in Vocazioni,§18). L'esperienza insegna quanto sia dannoso quando questi gruppi si chiudono in se stessi e non entrano in comunione sincera ed effettiva con tutta la comunità.

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49. La presenza educativa della famiglia è fondamentale nella fanciullezza, importante nella preadolescenza, opportuna anche in seguito. La famiglia attua questo compito per mezzo di un clima carico di affetto equilibrato e nella misura in cui i genitori e gli altri membri della famiglia vivono gioiosamente la propria vocazione e si dedicano a realizzarla, offrendo un clima di valori umani e cristiani autentici e la testimonianza di una pratica cristiana divenuta stile di vita e costante attenzione agli altri (PSM 335). L'impegno della famiglia nell'orientamento vocazionale dei figli deve essere preparato con una specifica catechesi nei corsi di preparazione per fidanzati, nelle conferenze ai giovani sposi e ai genitori. I compiti della famiglia vanno ribaditi anche per gli ambienti e comunità educative nelle quali i giovani fanno la propria esperienza umana e cristiana.

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50. La comunità parrocchiale è il luogo ordinario dell'orientamento vocazionale, perché permette una concreta esperienza di vita cristiana e aiuta ogni membro a scoprire il proprio compito nella comunità secondo il piano di Dio. Anche per questo motivo è necessario che la dimensione vocazionale sia chiaramente presente nell'impegno pastorale della parrocchia.

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51. Il parroco e i sacerdoti collaboratori, con la famiglia, sono i primi responsabili dell'orientamento vocazionale dei giovani, con la testimonianza di vita e con un'organica azione pastorale. Essi devono impegnare nell'orientamento delle vocazioni tutte le forze vive della parrocchia, soprattutto le persone chiamate a vivere una vocazione di speciale consacrazione.

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52. L'apporto degli animatori accolti nelle parrocchie e inviati dal CDV risulta utilissimo per la sensibilizzazione degli educatori e l'orientamento della gioventù, soprattutto se si tende ad una maggior conoscenza concreta delle varie vocazioni.

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53. I gruppi e le associazioni ecclesiali, particolarmente l'ACI, esistenti nella parrocchia, devono prendere coscienza della loro responsabilità di mediazione vocazionale in comunione con la Chiesa locale. Le comunità religiose e le persone consacrate devono presentare efficacemente il proprio carisma.

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54. Va particolarmente curato l'apporto degli insegnanti di ispirazione cristiana, dei catechisti e degli insegnanti di religione, degli animatori di attività liturgiche, missionarie e caritative, come pure l'attività educatrice delle istituzioni cattoliche (scuole, collegi, oratori, centri giovanili, ecc.). L'insegnamento della religione nelle scuole è un'occasione particolarmente importante, qualora esso non si risolva in una lezione accademica, ma riesca a produrre rapporti più profondi e continuativi con gli allievi.

La gioventu'

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55. E' necessario considerare con attenzione le aspirazioni dei giovani per sapere riconoscere quelle autentiche e positive. Esse infatti costituiscono la prima proposta della chiamata di Dio (cf. IV Congresso mondiale vocazioni 1971, n. 26, in Vocazioni,§20). E' doveroso orientare la gioventù più attenta e più preparata spiritualmente a un atteggiamento di apertura alla pluralità delle vocazioni nella Chiesa e alla disponibilità al dono di Dio di una vocazione di speciale consacrazione. Per questo è necessaria una catechesi adeguata che faciliti il dialogo vocazionale fra Dio e i giovani per aiutarli a liberarsi dai pregiudizi e dalle preclusioni nei confronti di queste vocazioni.

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56. I gruppi giovanili, seriamente impegnati e vitalmente inseriti nella comunione ecclesiale, possono costituire un aiuto per la scelta vocazionale. La realtà attuale italiana presenta diversi tipi di gruppi, tra i quali segnaliamo quelli liturgici, missionari, di catechisti, di universitari impegnati in forme di revisione di vita, gruppi del Vangelo, per doposcuola a ragazzi di scuola media, per campi scuola, e di vita comune con i religiosi. La loro finalità è di cercare un clima di vita cristiana intensa, premessa necessaria al maturare di ogni vocazione.

Gruppi e comunita' vocazionali

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57. La validità del gruppo per l'orientamento vocazionale è determinata da un serio impegno nelle prospettive di fede: un gruppo che cresce nell'ascolto della parola di Dio, nella preghiera personale e liturgica, nell'esperienza di Chiesa, con un programma formativo a lunga scadenza per curare la conoscenza e la scelta di tutte le vocazioni (cf. PSM 348e). I risultati di questi gruppi non si possono individuare in rapporto al numero di vocazioni di speciale consacrazione che subito vi si maturano, ma piuttosto dal numero di giovani che giungono a considerare la vita come vocazione, a confrontarsi con coloro che vivono in una totale dedizione, a sperimentare la spiritualità e l'impegno apostolico di persone che seguono la chiamata di speciale consacrazione.

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58. Nella Chiesa locale assumono particolare rilevanza le comunità vocazionali, caratterizzate da un notevole impegno di vita comune e dalla presenza continuata di un animatore vocazionale. In esse vivono giovani che per varie ragioni non possono o non intendono entrare nelle comunità seminaristiche. Queste comunità appaiono sempre più numerose e varie per modalità e denominazione: la loro efficacia formativa è ordinariamente determinata dalla preparazione e dalle capacità educative degli animatori (cf. PSM 348bcde).

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59. Queste comunità vocazionali preparano i giovani all'ingresso nel seminario maggiore, il quale costituisce la via normale dichiarata necessaria dal concilio Vaticano II e confermata dalla prassi plurisecolare della Chiesa. L'esperienza dimostra che, per la preparazione al sacerdozio ministriale, è temerario e rovinoso rinunciare alla comunità educativa del seminario, come è presentata dalla Ratio fundamentalis e da Orientamenti e norme per l'Italia.

Seminario per adolescenti

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60. Tra le comunità vocazionali assume singolare rilievo il seminario per adolescenti, considerato come prima comunità educativa vocazionale a motivo della presenza degli educatori e della disponibilità dei ragazzi. Esso è un servizio offerto alla comunità parrocchiale e alla famiglia per orientare in un clima di fiducia la formazione cristiana più completa degli adolescenti, che si sentono chiamati, nella piena libertà, verso la scelta del sacerdozio ministeriale (cf. PSM 348a). Il seminario così costituito si pone come riferimento per le altre comunità vocazionali e come centro animatore delle comunità della Chiesa locale (cf. RaF 12; PSM 364).

Educatori, istituzioni, giovani e impegno definitivo di vita

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61. Agli educatori, che presentano ai giovani un impegno definitivo di vita e alle istituzioni predisposte ad accoglierli, si propone di:
sottolineare la generosità inerente alla scelta delle vocazioni di speciale consacrazione;
avviare con profonda convinzione e con coraggio il rinnovamento delle strutture e dei metodi educativi, tracciato dai documenti conciliari e dalle norme successive, impostando l'azione educativa sulla riflessione e sul dialogo con i giovani, sulla corresponsabilità e sulla gradualità;
curare la formazione umana, educando al domino di sè, alla apertura verso gli altri, alla responsabilità e alla collaborazione;
sviluppare la formazione spirituale non come un fatto episodico, ma come un impegno costante di vita, utilizzando anche la direzione spirituale;
favorire l'educazione sociale e comunitaria con la partecipazione a nuove esperienze pastorali;
individuare i tempi e i modi più opportuni perché i singoli giungano a conoscere una proposta concreta, senza esercitare pressione alcuna, ma aiutando nella libera scelta.


Aspetto organizzativo

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62. Un'azione di preparazione, di formazione e di sensibilizzazione così complessa e impegnativa comporta la disponibilità di persone adeguatamente preparate, iniziative sistematiche e un piano di coordinamento del servizio di animazione vocazionale con l'azione pastorale, generale e giovanile in particolare, nell'intento di armonizzare gli interventi intesi all'orientamento vocazionale.
Il coordinamento va promosso dai centri di animazione vocazionale, nell'intento di aiutare i centri pastorali a svolgere la propria azione in dimensione vocazionale.

I centri unitari per l'animazione vocazionale

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63. I centri di animazione vocazionale hanno il compito di promuovere lo studio sui fondamenti dottrinali dell'orientamento delle vocazioni, di curare l'aggiornamento delle strutture e un insieme organico di interventi operativi nell'ambito della Chiesa locale, perché questa realizzi più facilmente la funzione che le è propria di mediatrice di tutte le vocazioni.

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64. I centri per l'animazione vocazionale devono essere "unitari" a tutti i livelli (diocesani, regionali, nazionale) come precisano i documenti ecclesiali e in particolare il documento della Conferenza episcopale italiana La preparazione al sacerdozio ministeriale - Orientamenti e norme al n. 325. In essi perciò devono essere assicurati la presenza e l'apporto di tutte le categorie vocazionali (sacerdoti diocesani, diaconi, religiosi, religiose, religiosi laicali, istituti secolari, laici, missionari) e la partecipazione dei rappresentanti dei diversi organismi pastorali (cf. Documento finale del II Congresso nazionale vocazioni unitario, nn. 23, 24, 27, 28, 29, 37). Questi centri devono favorire la proposta chiara ed efficace di tutte le vocazioni presenti nella comunità cristiana.

Il Centro nazionale vocazioni


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65. Il Centro nazionale vocazioni (CNV) è istituito d'intesa con la Conferenza episcopale italiana (CEI), la Conferenza italiana dei superiori maggiori (CISM), l'Unione italiana delle superiore maggiori (USMI) e la Consulta nazionale dell'apostolato dei laici (CNAL) per animare l'azione pastorale in senso vocazionale. E' formato da un gruppo di responsabili dei vari servizi, coordinati da un segretario nazionale e sotto la responsabilità di un vescovo, delegato dalla CEI. Il CNV, prima di tutto, attraverso il CRV promuove la costituzione dei Centri unitari diocesani vocazioni in tutte le diocesi. L'esistenza del Centro diocesano vocazioni unitario è condizione primaria per l'attuazione del presente piano per l'animazione vocazionale della pastorale.

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Il CNV promuove e attua i seguenti servizi:
- la ricerca dottrinale sulla vocazione e il relativo orientamento;
- la documentazione e valutazione della situazione vocazionale e delle esperienze pastorali;
- il coordinamento e la collaborazione con i centri vocazionali delle diocesi, con gli istituti religiosi e con i movimenti laicali in collegamento con il centro regionale vocazioni;
- le iniziative per la formazione dei responsabili per mezzo di congressi, corsi formativi, sussidi, servizi editoriali;
- iniziative di preghiera e di animazione spirituale dei servizi di orientamento;
- la predisposizione di proposte di animazione vocazionale a livello nazionale;
- la collaborazione con i centri nazionali di altri paesi.

Il Centro regionale

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66. Il Centro regionale vocazioni (CRV) è un organismo di collegamento tra i Centri diocesani vocazioni con il CNV e con i Centri pastorali della regione. A norma dell'articolo 64 è costituito dai rappresentanti delle singole diocesi della regione; lo presiede un delegato, designato dai componenti con una terna di nomi e nominato dalla conferenza episcopale regionale. Offre un servizio di animazione vocazionale ai centri pastorali della regione per una comune coscienza di orientamento vocazionale e quindi un impegno organico e unitario per le vocazioni. In particolare favorisce il sorgere di attivi Centri diocesani unitari per le vocazioni. Opera in armonia con le disposizioni della conferenza episcopale regionale.

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Cura i seguenti servizi:
- raccogliere ed elaborare i dati per lo studio della situazione vocazionale della regione;
- promuovere le iniziative di comune interesse tra le diocesi e lo scambio delle esperienze;
- offrire sussidi per la formazione degli animatori diocesani e degli orientatori vocazionali, d'intesa con il CNV nell'intento di renderli più aderenti alle concrete situazioni della regione.

Il centro diocesano


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67. Il Centro diocesano vocazioni (CDV) esprime l'impegno della Chiesa locale per l'animazione vocazionale, promuovendo e coordinando le attività di orientamento vocazionale nelle parrocchie e nelle comunità cristiane della diocesi, sotto la guida e la responsabilità del vescovo.
Suppone e sollecita la presenza e l'apporto di tutte le categorie vocazionali e dei rappresentanti dei diversi organismi pastorali, sia nella sua struttura che per il suo funzionamento. Ne è responsabile un direttore, nominato dal vescovo e aiutato da una segreteria unitaria.

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Il CDV offre i seguenti servizi:
- fa presente l'impegno dell'orientamento vocazionale negli organismi pastorali della diocesi, inserendo e armonizzando le proprie attività nel piano pastorale diocesano;
- cura la formazione degli animatori vocazionali locali;
- promuove attività di orientamento giovanile;
- favorisce un'efficace proposta di tutte le vocazioni alla comunità cristiana;
- collabora con il CDV delle altre diocesi, il CRV e il CNV.

Iniziative particolari per le diocesi e le parrocchie


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68. Tra le iniziative da promuovere in sede diocesana e parrocchiale si possono segnalare le seguenti:

- la settimana vocazionale parrocchiale, che offre la possibilità di incontri capillari con tutta la comunità parrocchiale; le famiglie vengono così illuminate e stimolate alla verifica degli impegni vocazionali;

- incontri periodici dei genitori per lo studio dei problemi educativi inserendovi opportunamente la dimensione vocazionale. In questa sede potranno essere presentati i nuovi mezzi di orientamento vocazionale (centri di orientamento, gruppi vocazionali, ecc.) che vanno affiancandosi a quelli tradizionali della Chiesa locale (seminari, istituti cattolici di educazione, gruppi di impegno, ecc.);

una pubblicazione periodica unitaria, quale collegamento del CDV con le famiglie che porti le proposte e le esperienze dell'orientamento vocazionale.


Capitolo Terzo: VERIFICA DEL SERVIZIO DI ANIMAZIONE VOCAZIONALE

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69. La verifica non può essere proposta come il controllo dei risultati ottenuti, perché l'animazione spirituale non è misurabile con mezzi umani e la crescita soprannaturale delle anime non può essere rilevata con strumenti psicologici di indagine. E' vero che è dato cogliere indizi di animazione e di crescita, ma la valutazione non può avvenire che con un metodo intuitivo e quindi personale. Alcuni effetti, poi, possono manifestarsi a scadenza imprevedibile: "Altri seminano e altri raccolgono" (Gv 4,36).

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La verifica è perciò un ripensamento dell'azione svolta, una revisione condotta alla luce della fede in vista di confrontare il nostro impegno con la parola di Cristo. Se quanto è stato fatto è aderente all'insegnamento del Maestro e alla guida del magistero della Chiesa, non si può che concludere per un proseguimento dell'azione, lasciando a Dio di fecondare la semina.

Scopo della verifica

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70. Poiché l'azione pastorale della Chiesa si incarna in una situazione umana e storica, e queste sono in continua evoluzione, è necessario verificare periodicamente la rispondenza dell'azione alle necessità degli uomini. La revisione sarà dunque guidata da due preoccupazioni fondamentali: la fedeltà al mandato di Cristo e alla sua Chiesa, la fedeltà all'uomo. Ne emergeranno istanze di rinnovamento e di perfezionamento, che saranno motivo di stimolo dell'impegno pastorale.

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La verifica del servizio di animazione vocazionale della pastorale, dovrà dunque: - indurre quanti operano nel campo dell'orientamento vocazionale a interrogarsi sulla limpidezza e apertura delle loro intenzioni e iniziative, combattendo la tentazione di ridurre l'azione a un discorso parziale o umanamente interessato; - prendere atto del mutare delle situazioni in cui l'opera viene svolta per non rischiare di rendere vano l'impegno di animazione della realtà umana.

Metodo della verifica

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71. La verifica, come è evidente, va operata a tutti i livelli (nazionale, regionale, diocesano, parrocchiale, di gruppo, ecc.) e ovunque una comunità o un individuo sono impegnati nell'azione pastorale. Il modo concreto di operare ordinariamente la verifica sarà il consuntivo del lavoro iniziato e svolto in sede di consiglio. E' fondamentale che il consuntivo non si riduca ad un'analisi di tipo economico e organizzativo, ma parta da una riconsiderazione dei principi e degli orientamenti dell'impegno che devono guidare l'opera pastorale. In questo modo, i dati che emergeranno acquisteranno realmente il valore di intenti e di strumenti di una realtà immensamente più alta e complessa: il mistero stesso della Chiesa di Cristo.

Roma, 10 luglio 1973