Stampa
Visite: 1000

Dall'Enchiridion CEI

Roma, 26/05/1985


PIANO PASTORALE PER LE VOCAZIONI NELLA CHIESA ITALIANA
Conferenza Episcopale Italiana


PRESENTAZIONE


2435

A distanza di dodici anni dalla pubblicazione del precedente Piano pastorale per le vocazioni in Italia (1973), era necessario compiere una verifica e operare una revisione del piano medesimo, nelle sue linee programmatiche essenziali per la Chiesa italiana. Situazioni culturali nuove emergenti nel paese; l’intenso lavoro compiuto in questi anni dal Centro unitario nazionale vocazioni, la necessaria armonizzazione del piano vocazionale con il piano pastorale della Chiesa italiana degli anni ‘80 e numerosi altri avvenimenti pastorali, ricordati, del resto, nella introduzione a questo stesso documento, avevano suggerito la revisione del piano nazionale, al fine di assicurare alla Chiesa italiana una pastorale unitaria capace di coinvolgere e promuovere tutte le sue componenti nel servizio alle vocazioni.

2436

Il presente piano, dal titolo Vocazioni nella Chiesa italiana, premette una illuminante riflessione teologica sulla vocazionalità della e nella Chiesa, delineando quasi il "volto vocazionale" di essa; prende poi in considerazione la situazione vocazionale italiana, con particolare riferimento alle vocazioni di speciale consacrazione, ed espone un ben articolato piano con riferimento ai soggetti, ai contenuti, ai responsabili, ai metodi e alle strutture della pastorale per le vocazioni. Il riferimento - sia pure essenziale - alla "struttura interna" del documento non è pleonastico, e tanto meno casuale: sta invece a significare quale sia - quale "debba essere" - l’impostazione di fondo del problema vocazionale: che è essenzialmente teologica, soprannaturale. Essa si radica nel mistero stesso di Dio e della Chiesa. Come ha ribadito con forza Giovanni Paolo II, il problema vocazionale "è un problema vitale che si colloca nel cuore stesso della Chiesa; dalla sua soluzione, infatti, dipende il suo avvenire, il suo sviluppo e la sua missione universale di salvezza" (Messaggio per la XXII giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, 1985).

2437

"Nel cuore stesso della Chiesa"; dimensione soprannaturale, dunque. Il rischio, che oggi forse si può correre, non è quello di "dimenticare" questa essenziale dimensione soprannaturale della pastorale vocazionale, quanto piuttosto quello di sfumarla, di porla in secondo piano di fronte alla drammatica urgenza dei problemi concreti ed organizzativi, promuovendo così una pastorale manchevole e povera. Di qui, il costante richiamo, che percorre tutto il documento, al primato del soprannaturale che non spegne ma favorisce l’autentico dinamismo della pastorale vocazionale. Questo documento, che, a differenza del precedente piano, viene consegnato alla Chiesa italiana dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, con l’approvazione del consiglio episcopale permanente (sessione 11-14.3.1985), vuole richiamare l’attenzione di tutti, ma in particolare di quanti condividono con i vescovi specifici compiti pastorali ed educativi (presbiteri, persone consacrate, animatori vocazionali, genitori, catechisti, insegnanti, educatori), sull’importanza fondamentale e vitale del problema delle vocazioni in genere e del problema delle vocazioni nella Chiesa, in particolare oggi.

2438

È per noi, infine, motivo di particolare speranza consegnare questo documento alle nostre comunità cristiane nell’"Anno internazionale della gioventù", nel "vivo desiderio come soggiunge il Papa - che in tale anno si promuova un accostamento straordinario dei giovani alle vocazioni consacrate". Chiediamo con fiducia a Maria di Nazaret, la Vergine pronta e fedele alla chiamata di Dio, di assistere ed accompagnare la Chiesa italiana verso una primavera di vocazioni che il Signore certamente vorrà suscitare nei cuori di tanti giovani, grazie pure all’attuazione sollecita di questo piano pastorale.

Roma, 26 maggio 1985, domenica di pentecoste.

Antonio Ambrosanio, vescovo ausiliare di Napoli,

presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica.

 

PIANO PASTORALE

INTRODUZIONE

Pastorale unitaria per le vocazioni consacrate

2439

1. "La pastorale delle vocazioni nasce dal mistero della Chiesa e si pone a servizio di essa" (Congregazione per l’educazione cattolica, Cura pastorale delle vocazioni nelle Chiese particolari, documento conclusivo del II congresso internazionale vocazioni, 10-16.5.1981, n. 5). È quindi necessario che l’impegno di "mediazione tra Dio che chiama e coloro che sono chiamati" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 5) divenga sempre più un fatto di Chiesa (cf. OT 2). La pastorale vocazionale unitaria scaturisce dalla vita di comunione della Chiesa e rivela il suo volto vocazionale: costituita nel mondo come comunità di chiamati è, a sua volta, strumento della chiamata di Dio. Tale azione unitaria costituisce altresì il frutto di uno sforzo armonicamente coordinato di tutte le componenti della comunità ecclesiale impegnata a favorire, nella diversità delle responsabilità, tutte le vocazioni consacrate. S’impone dunque un comune impegno perché nelle Chiese particolari la pastorale vocazionale coinvolga e promuova tutte le responsabilità in un servizio efficace alla Chiesa. Il piano pastorale per le vocazioni in Italia intende rispondere a queste esigenze di rinnovamento della pastorale vocazionale, largamente presenti nella comunità ecclesiale, e intende proporre, in continuità con il precedente (CNV, Piano pastorale per le vocazioni in Italia, 10.7.1973), alcuni orientamenti che, tenendo presente la situazione italiana, ispirino la necessaria programmazione che ogni Chiesa locale, e, in essa, gli operatori pastorali e gli animatori vocazionali, sono chiamati a realizzare.

Necessità di una verifica

2440

2. Il precedente piano, prezioso sussidio che dal 1973 offre alle diocesi d’Italia delle linee programmatiche, utili a promuovere una mentalità e un’azione coordinata nella pastorale vocazionale, prevede una periodica verifica. Tale verifica è imposta oggi anche da alcuni eventi e fattori di indiscutibile importanza, sopraggiunti in questi ultimi anni: - la celebrazione del secondo congresso internazionale per le vocazioni (10-16.5.1981) che ha proposto, con un documento conclusivo (maggio 1982), un’analisi di esperienze e una serie di linee pastorali che la Chiesa italiana ha contribuito a realizzare e ha fatto pienamente sue; - il lavoro che in questi ultimi anni il Centro nazionale vocazioni (CNV), d’intesa con la Conferenza italiana dei superiori maggiori (CISM), l’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI), la Conferenza dei missionari (CIMI) e degli istituti secolari (CIS), ha prodotto in ordine all’analisi, alle progettazioni, alle iniziative varie e che richiede di essere assunto in un rinnovato piano per le vocazioni; - il cammino della Chiesa italiana, l’analisi della situazione del paese, i vari programmi pastorali della Conferenza episcopale italiana, che esigono di porre il piano in sintonia con le prospettive della pastorale ordinaria e con le nuove attese degli uomini del nostro tempo.

 

Prima parte
LA VOCAZIONE DELLA CHIESA E LE VOCAZIONI NELLA CHIESA

Nel mistero della Chiesa

2441

3. La Chiesa non soltanto raccoglie in sé tutte le vocazioni che Dio le dona nel suo cammino di salvezza nella storia, ma per se stessa e nel suo essere profondo è mistero di vocazione. Nel suo nome, Ecclesia, è segnato ed espresso il suo volto vocazionale, poiché essa è veramente un’assemblea di chiamati. Così, "tutti i giusti, a partire da Adamo, dal giusto Abele fino all’ultimo eletto, saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale" (LG 2). E ciò perché nel mistero della Chiesa è presente e operante lo stesso mistero di Dio uno e trino. Dal cuore della Chiesa, pertanto, proviene e si rivela un dinamismo vocazionale che la rende viva immagine della santissima Trinità. E siccome ogni vocazione viene da Dio, questo non accade fuori o indipendentemente dalla Chiesa, ma sempre nella Chiesa mediante la Chiesa e per la Chiesa. Difatti "piacque a Dio di chiamare gli uomini a partecipare della sua stessa vita non tanto ad uno ad uno, ma di riunirli in un popolo, nel quale i suoi figli dispersi si raccogliessero in unità" (AG 2), e tutti "indirizzassero in piena unanimità le loro forze alla edificazione della Chiesa" (AG 28).

Dinamismo vocazionale della Trinità

2442

4. Essenzialmente "la Chiesa è in Cristo come un sacramento" (LG 2), che dice riferimento al Padre, e al suo disegno d’amore per gli uomini; al Figlio, e alla sua opera di redenzione degli uomini; allo Spirito santo, e alla sua missione di santificazione degli uomini perché abbiano accesso al Padre per mezzo di Gesù Cristo. Pertanto "la Chiesa, procedendo dall’amore dell’eterno Padre, fondata nel tempo da Cristo redentore, radunata nello Spirito santo, ha una finalità salvifica ed escatologica, che non può essere raggiunta pienamente se non nel mondo futuro" (GS 20); e quindi essa nasce dalla Trinità ed è destinata alla Trinità, essendo un "popolo adunato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo" (S. Cipriano, De Orat. Dom., 32). Così la Chiesa porta in sé il mistero del Padre che tutti chiama a santificare il suo nome, a realizzare il suo Regno, a compiere la sua volontà: solo il Padre invece non è chiamato da nessuno e non è inviato (cf. Rm 11,31-35). Egli è il padrone della messe e delle vocazioni (cf. Mt 9,38) e ognuno sa che la sua vocazione viene dal Padre, obbedisce al Padre, vive in un rapporto singolare d’amore col Padre.

2443

La Chiesa porta ancora in sé il mistero del Figlio che dal Padre è chiamato ed inviato ad annunciare a tutti il Vangelo del Regno. È Cristo il "chiamato" per eccellenza, essendo il suo nome "Verbo di Dio" (Ap 19,13). In Gesù Cristo noi tutti siamo stati chiamati dal Padre (cf. 2Tm 1,9-10), ma è ancora da Gesù Cristo che noi siamo stati chiamati (cf. Rm 1,6). Lui è il Maestro che chiama (cf. Gv 11,28); perciò non c’è vocazione che non abbia in Cristo la sua radice e non avvenga per mezzo di Cristo. È sempre Cristo che chiama, anche se la vocazione giunge attraverso la mediazione di altri (cf. Gv 1,45). Ed infine la Chiesa è depositaria del mistero dello Spirito santo che consacra per la missione quelli che il Padre chiama mediante il Figlio suo Gesù Cristo. "Come era avvenuto agli inizi, così è avvenuto sempre. Così avverrà ancora nei tempi futuri. Accanto ai vescovi e ai sacerdoti, vi furono, vi sono e vi saranno altre persone chiamate dal Signore ad una vita di speciale consacrazione. Tutti questi uomini e donne continuano a trovare la sorgente pura della loro vocazione nella fede del Risorto e nei doni inesauribili dello Spirito" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, 1980). Ogni vocazione dunque è dono dello Spirito; e soltanto nello Spirito si percepisce la vocazione e ad essa è possibile dire di sì. Come ancora nello Spirito è riposta la fecondità vocazionale della Chiesa; e per mezzo della consacrazione dello Spirito ogni vocazione diventa dono per Dio stesso, per la Chiesa e per il mondo.

La mediazione della Chiesa

2444

5. Ed allora un vero dinamismo vocazionale si nasconde nel profondo della Chiesa e appartiene al suo essere prima ancora che al suo operare. La vocazionalità della Chiesa affonda così le sue radici nel mistero trinitario che essa ha in sé, e soltanto da questo ogni vocazione prende origine e significato nella Chiesa. Ma la Chiesa, che è "vocazione" per nativa costituzione, è anche generatrice di vocazioni. Ciò riguarda senza dubbio la Chiesa universale, ma in modo speciale si attribuisce alla Chiesa particolare. Verso tutte le vocazioni, ma in particolare verso quelle di speciale consacrazione, essa esercita una vera funzione mediatrice, grazie: alla sua natura sacramentale, che fa della comunità cristiana un vero "segno" e "luogo" in cui si afferma il primato del Padre che chiama mediante Cristo nello Spirito; al suo mistero di comunione, perché "servire la comunione nella Chiesa significa curare le diverse vocazioni ed i carismi nella loro specificità ed operare affinché si completino reciprocamente, così come le singole membra nell’organismo" (Giovanni Paolo II, Omelia per la giornata mondiale delle vocazioni, 10.5.1981); e infine alla sua missione, in quanto le vocazioni sono per la missione, la quale esige vocazioni perché sia operante nella storia la "diaconia" di Cristo e la Chiesa nel mondo si mostri "sacramento universale della salvezza" (LG 48).

Nella Chiesa tutti chiamati

2445

6. Se la Chiesa, sia universale che particolare, è costitutivamente e sempre in stato di vocazione e di missione, ciò vuol dire che tutta la Chiesa è chiamata e inviata nel mondo per essere strumento della redenzione (cf. LG 5), e quindi tutti nella Chiesa sono chiamati e inviati. Ognuno, infatti, in forza del sacerdozio comune ricevuto col battesimo è chiamato a cooperare alla universale missione della Chiesa "con la professione della fede, con l’evangelizzazione, con la partecipazione all’eucaristia e agli altri sacramenti, con la preghiera, con la testimonianza della vita, con la carità operosa e le varie forme d’apostolato" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 8). La vocazione battesimale conduce il cristiano a compiere la scelta del proprio stato di vita e a concretizzare, in una "Chiesa tutta ministeriale" (cf. EvM 62; 72) e nella varietà dei ministeri, il suo specifico apporto alla redenzione del mondo.

Speciali vocazioni

2446

7. Tutti i cristiani sono chiamati a collaborare per l’avvento del regno di Dio negli stati di vita propri dei laici e nell’assunzione dei ministeri propriamente laicali, ma il Signore Gesù, nel fondare la sua Chiesa, ha voluto dotarla di speciali ministeri a servizio della comunità e del suo Regno. Così nella Chiesa, mentre alcuni ministeri sono necessari per la volontà di Cristo all’essere stesso della Chiesa, altri invece sono complementari e per il suo benessere (cf. EvM 92).

2447

Alle vocazioni di speciale consacrazione nella Chiesa appartengono: - i ministeri ordinati (vescovi, presbiteri, diaconi), che Gesù stesso ha stabilito al fine di edificare il suo corpo (cf. Ef 4,11). Essi sono una grazia necessaria per la vita e la missione di tutta la Chiesa, e coloro che ad essi sono chiamati consacrano la loro vita all’annuncio del Vangelo, alla celebrazione dei sacramenti - specialmente dell’eucaristia - e al servizio della comunità; - la consacrazione religiosa, vero carisma dello Spirito per la Chiesa, è vocazione a seguire radicalmente Cristo, mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza vissuti in una comunità fraterna così da determinare nei religiosi e nelle religiose la totale donazione di sé a Dio sommamente amato e la piena disponibilità al servizio della Chiesa e del mondo, testimoniando le realtà future (cf. LG 44; ET 50); - la consacrazione secolare, che mediante la professione dei consigli evangelici, chiede a laici e ministri ordinati che ad essa si dedicano, di donarsi totalmente a Dio e di vivere radicalmente il Vangelo nella vita ordinaria di questo mondo, assumendo le realtà temporali per santificarle e trasformarle (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 11). La vocazione missionaria ad gentes: è chiamata particolare a consacrare la propria vita per l’annuncio del Vangelo, la fondazione e la crescita della nuova comunità dei credenti e per realizzare quella fraterna cooperazione fra le Chiese che produce un arricchimento reciproco, grazie alla forza dello Spirito che diffonde energie crescenti di donazione apostolica (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 12). A tali vocazioni speciali i cristiani sono chiamati a rispondere con generosità e ad offrire la loro stessa vita per servire a tempo pieno e con cuore indiviso il regno di Dio. Sono queste le vocazioni consacrate che la Chiesa considera preziosissime e invoca con preghiera incessante, le accoglie con amore e trepidazione, le accompagna e custodisce maternamente.

Maria, madre e modello di ogni vocazione

2448

8. La Vergine di Nazaret, che è madre e immagine della Chiesa, si mostra a tutti i chiamati vera madre e modello col suo sì perfetto al Padre che l’ha chiamata; e accogliendo il dono dello Spirito santo con la sua ineffabile maternità ha generato al mondo Gesù Cristo. Così ogni chiamato vede in lei un modello perfetto per imparare a rispondere alla divina vocazione e a realizzarla pienamente nella vita; e la Chiesa, ciascuna comunità cristiana, nel compiere la propria funzione mediatrice verso le vocazioni, la invoca Madre di tutte le vocazioni (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 17).

 

Seconda parte
CHIESA ITALIANA E VOCAZIONI DI SPECIALE CONSACRAZIONE

A. IL PROBLEMA FONDAMENTALE DELLA CHIESA

Consapevolezza

2449

9. La Chiesa italiana è consapevole che la promozione delle vocazioni è compito essenziale della sua azione pastorale e che il persistente stato di crisi delle vocazioni di speciale consacrazione rappresenta uno dei problemi principali dei nostri giorni. Sono evidenti le difficoltà che le Chiese particolari italiane incontrano nel provvedere alle necessità di ministri ordinati. È sotto gli occhi di tutti la continua diminuzione di vocazioni alla vita religiosa, specialmente femminili. Seminari e noviziati registrano chiaramente una preoccupante flessione di presenze e le esperienze alternative non sembrano supplire adeguatamente le molte soppressioni di tradizionali istituti di formazione vocazionale.

Gravità del fenomeno

2450

10. Tale fenomeno resta grave, anche se si registrano sporadiche inversioni di tendenza, perché rimanda ad un problema ancor più preoccupante: la crisi di fede e la profonda crisi di "coscienza vocazionale" venuta a maturazione in questi nostri tempi, evidente tanto sul versante della cultura e dei costumi della nostra società, quanto anche nelle nostre comunità cristiane. Sembra che la nostra storia quotidiana si ponga ad una distanza sempre maggiore dalla consapevolezza di essere "chiamata" alla costruzione del regno di Dio e che le persone vivano sempre più al di fuori di quella universale vocazione alla santità alla quale Dio, col battesimo, chiama tutti. Non si può non essere preoccupati di fronte a tale fenomeno anche per i riflessi decisamente negativi che comporta nella crescita delle nuove generazioni.

Preoccupazione per le persone

2451

11. Tale preoccupazione è alimentata da varie considerazioni.

Innanzitutto una considerazione sul destino delle persone alle quali la Chiesa è inviata dal suo Signore. Dalla convinzione che la persona è pienamente realizzata quando scopre e vive la propria vocazione umana e cristiana, consegue la preoccupante visione di tanti giovani che neanche si interrogano sul senso della loro vita. Certamente il Signore non cessa di chiamare tutti alla santità e alcuni alla vita consacrata. D’altra parte rispondere alla sua chiamata resta l’obiettivo di ogni esistenza umana e resta pure affidato alla Chiesa il compito importante di mediazione sia nella chiamata che nella risposta. Suscita pertanto apprensione constatare che tanti giovani, anche per le nostre insufficienze, non sono messi in grado di raggiungere la pienezza della propria realizzazione vocazionale.

Preoccupazione per la missione della Chiesa

2452

12. "Una comunità ecclesiale dà prova del suo vigore e della sua maturità con la fioritura delle vocazioni che riesce in essa ad affermarsi" (Omelia per la giornata mondiale delle vocazioni, 10.5.1981). La crisi delle vocazioni di speciale consacrazione è crisi di Chiesa nei suoi aspetti fondamentali: sacramento di Cristo, segno di comunione, popolo missionario. La difficoltà di "generare" testimoni di Cristo sacerdote, povero, casto, ubbidiente al Padre, contemplativo, dedito alla missione, profondamente incarnato tra la sua gente, crea gravi conseguenze per la missione stessa della Chiesa.

Nel segno della speranza

2453

13. Tali considerazioni e la conseguente preoccupazione, lungi dallo scalfire la profonda fiducia nell’opera del Signore e la solida speranza che anche in Italia "il deserto fiorirà" (Is 35,1; cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 3), costituiscono tuttavia, già da tempo, motivo di riflessione delle Chiese particolari italiane. Molti piani diocesani testimoniano che è acquisita l’urgenza di porre al centro dell’attenzione di tutta la comunità cristiana il problema vocazionale. L’attenzione che si presta al problema, numerose e fruttuose esperienze tanto nella pastorale ordinaria quanto nell’impegno specifico, fanno ben sperare per un’opera più incisiva e organica per le vocazioni. Senza dubbio esse dicono che anche in Italia il problema delle vocazioni è diventato un problema vitale della Chiesa.

B. ORIGINI COMPLESSE

Comprendere il fenomeno

2454

14. Non si può valutare quanto si è fatto o quanto resta da fare per rispondere con un nuovo e vigoroso impegno di tutti a questa profonda preoccupazione, senza cercare prima di comprendere l’insieme complesso delle cause che hanno generato e continuano a generare il persistente stato di crisi delle vocazioni. Perciò è bene che siano sottolineati almeno alcuni aspetti delle complesse origini del fenomeno, perché così facendo apparirà chiaro che il nostro lavoro non può essere pensato in termini di soluzioni miracolistiche, bensì, con una profonda visione di fede, dovrà attingere alla tenacia e alla pazienza di un’opera anche a lunga scadenza. Consapevoli, infatti, di quanto siano profonde le cause che sono all’origine dell’attuale crisi, si comprenderanno meglio le ragioni di un lavoro corale e paziente a favore delle vocazioni consacrate.

Secolarizzazione e laicismo

2455

15. "In questi ultimi tempi, sotto l’influenza e la spinta di fenomeni e fattori di indole varia - culturali, sociali, politici ed economici - molto diverso è diventato il volto con cui il nostro paese si presenta. Il fenomeno che più degli altri lo caratterizza - come caratterizza del resto in diversa misura gli altri paesi, fino a influenzarne o anche determinarne le strutture, le forme di vita e il costume pubblico e privato - è quello della secolarizzazione. Si tratta di un fenomeno che ha remote radici nella storia, anche se sfugge, per la sua complessità, a una precisa definizione. Quando afferma i giusti valori delle realtà terrene, la secolarizzazione è senz’altro positiva. Troppo spesso, però, la secolarizzazione diventa secolarismo, perché esaltando eccessivamente le realtà terrene, giunge ad affermare l’autonomia assoluta dei valori umani e a negare i valori della trascendenza in genere, e della Rivelazione cristiana in particolare" (EvS 5).

Oscuramento e smarrimento dei valori

2456

16. "In tale contesto culturale e sociale, profondamente mutato, gli alti valori dello spirito sembrano oscurati, se non travolti da una visione materialistica della vita. I dolorosi frutti di questa perdita dei valori appaiono nel generale decadimento della moralità pubblica e privata, nella disaffezione al vincolo coniugale e alla famiglia, nell’egoismo che rifiuta la vita nascente e la sopprime, nella violenza e nel terrorismo, che umiliano la civile convivenza e provocano lutti e rovine" (EvS 11). "Sarebbe un errore credere che il fenomeno della secolarizzazione resti ai margini delle comunità cristiane; esso raggiunge, attraverso le vie del costume e dei mass-media, la coscienza di molti credenti, mettendo in crisi la loro fede e creando stati di inquietudine e di grande disagio. Ne è indice - non unico, ma significativo - anche il diverso modo con cui si cerca di reinterpretare il messaggio evangelico: letto da alcuni in termini di tutela e di garanzia di un ordine definitivamente costituito, sia religioso che sociale; inteso invece da altri come un messaggio di semplice liberazione umana, soprattutto economica e politica" (EvS 9).

La trasformazione della famiglia

2457

17. La famiglia costituisce oggi un crocevia in cui confluiscono diverse crisi del nostro tempo: crisi della vita sempre meno accolta nel suo nascere e nel suo tramonto; dell’amore inteso troppo sovente più come ricerca di sé che non come oblatività; del dialogo generazionale tra genitori e figli, nonostante qualche segno di ricupero della famiglia da parte dei giovani; della fede che viene confinata negli spazi della coscienza privata più che trovare nella famiglia il suo soggetto evangelizzatore. "Le trasformazioni sociali e culturali incidono sulla famiglia nel senso che ne intaccano e ne modificano i valori e le esigenze, fra i quali sono da collocare quelli fondamentali della comunione e della comunità. In questo ambito, sono da registrare come particolarmente influenti i fenomeni generali di un individualismo esasperato e di una libertà sradicata dalle responsabilità. L’uno e l’altro fenomeno, peraltro strettamente collegati, costituiscono una grave minaccia alla comunione e alla comunità coniugale e familiare... La situazione attuale delle famiglie non può essere considerata solo come un dato di fatto, di cui, a secondo degli aspetti o dei temperamenti, rallegrarsi o rattristarsi. È da considerare piuttosto come un ‘appellò rivolto alla comunità ecclesiale, e in particolare alle famiglie cristiane, per un’assunzione più consapevole e decisa delle rispettive responsabilità di fronte ai valori e alle esigenze della comunità familiare nel mondo d’oggi" (CnCD 16; 21).

La situazione di crisi e i giovani

2458

18. Le trasformazioni profonde del paese rivelano "da una parte l’inadeguatezza delle culture tradizionali e dall’altra il bisogno inquieto di nuovi progetti di esistenza umana. Il tormento che ne deriva pesa soprattutto sui giovani, che in quest’ultimo decennio hanno drammaticamente cercato il senso della vita nella contestazione radicale, in spinte liberatorie e istintive, in rivendicazioni utopiche, in socializzazioni provvisorie, nel ritorno al privato, sconfinando nella violenza e nell’evasione della droga" (CiPP 28). La crisi del senso della vita si tramuta in crisi di futuro e fa decadere l’impegno verso la progettazione e il cambiamento motivato. I giovani proprio di fronte al progetto del loro futuro esprimono atteggiamenti ambivalenti che oscillano tra l’esigenza di autogratificazione e l’appello di autorealizzazione; tra il rifiuto di modelli tradizionali e il desiderio di modelli rinnovati o nuovi più esplicitamente umanizzanti; tra l’assuefazione alla logica del provvisorio e l’intuizione del valore di scelte radicali; tra l’anonimato generato dalla cultura di massa e l’insoffocabile desiderio di costruire da protagonisti la storia.

2459

I vescovi invitano la Chiesa italiana a chiedersi perché la proposta cristiana appaia inadeguata alle attese dei giovani del nostro tempo e osservano con attenzione recenti segni che denotano l’emergere di una nuova domanda religiosa (cf. CiPP 32-37). Se è vero che si riscontra nei giovani questa crescente domanda, permane tuttavia una situazione per la quale i giovani sono a volte insoddisfatti delle esperienze loro offerte dalle comunità diocesane e parrocchiali. Le comunità locali, a loro volta, durante questi anni hanno trovato difficile il dialogo e l’evangelizzazione nel mondo giovanile. Se alcune diocesi hanno impegnato persone a tempo pieno nella pastorale giovanile, molte altre hanno perso i contatti soprattutto a livello parrocchiale. Una pastorale giovanile rinnovata, più aderente alle domande dei giovani e condotta in dimensione vocazionale, appare necessaria per dare nuovo impulso anche alle vocazioni consacrate (cf. Documento di lavoro del II congresso internazionale vocazioni, n. 88).

Le nostre inadempienze

2460

19. Se quanto sopra esposto riguarda soprattutto l’ambigua trasformazione culturale in atto con le sue conseguenze, come pure l’inadeguatezza di una certa pastorale ordinaria, specialmente familiare e giovanile, non è bene sottacere alcune nostre infedeltà, senza peraltro amplificarle fino a farle diventare l’unica o la principale causa che sarebbe all’origine del fenomeno. Certamente la Chiesa conta sui consacrati per una testimonianza così limpida da essere "proposta" vivente già per quello che sono e per come vivono. Valori quali: una profonda spiritualità personale e comunitaria; una generosa apertura ai bisogni degli altri; una vera povertà e semplicità nei costumi; una trasparente gioia della consacrazione; un amore senza riserve nelle nostre comunità; una matura disponibilità all’ascolto e al dialogo col nostro tempo ecc., tanto apprezzati specialmente dai giovani, non hanno sempre contrassegnato l’ordinario modo di vivere dei consacrati. Dobbiamo anche riconoscere una certa latitanza nella proposta e nell’accompagnamento vocazionale.

C. VERSO UN NUOVO, VIGOROSO IMPEGNO

I giovani segni dei tempi

2461

20. Lo slancio vigoroso per una nuova pastorale soprattutto in mezzo ai giovani, non può ignorare alcuni promettenti segni dei tempi che già accennano a disegnare la storia che stiamo vivendo. Essi sono da reperire nella crescente domanda di significato e di una nuova qualità della vita. Si ritrovano nelle molte forme di esperienze che già esprimono dei valori presenti in modo un po’ frammentario ma assai vicini a quelli vissuti nella vita consacrata: come la simpatia per la preghiera, la ricerca dell’essenziale, l’espressione del servizio nelle molte forme di volontariato, il rinnovato amore per la persona al di fuori degli schemi ideologici o istituzionali, una crescente autocoscienza della donna dopo le intemperanze di certi fenomeni femministi. Il mondo giovanile non è il simbolo del ribellismo e della rottura storica con il passato, ma un orizzonte frammentato e composito a cui guardare con discernimento per far crescere ciò che in esso c’è di positivo e di profetico.

Le prospettive pastorali di questi anni

2462

21. Dopo il concilio la Chiesa italiana ha maturato progressivamente un programma di rinnovamento, che la pone più concretamente nella situazione del paese e che può offrire una risposta efficace alle domande stesse del mondo giovanile. Punti di riferimento di questo cammino sono: l’evangelizzazione, i sacramenti, la promozione umana, i ministeri, la comunione nelle comunità della Chiesa. All’interno di questo progetto di Chiesa vanno evidenziati il tema delle vocazioni consacrate e l’azione pastorale unitaria che lo riguarda.

Comunione e missione nel mistero della Chiesa

2463

22. Il piano pastorale "Evangelizzazione e sacramenti" ed il "Rinnovamento della catechesi" hanno portato la Chiesa italiana ad una rinnovata coscienza sul dovere primario dell’evangelizzazione. Il piano per gli anni ottanta "Comunione e comunità" aggiunge che tale missione evangelizzante presuppone una comunità in comunione e sta facendo maturare una nuova coscienza comunionale nella Chiesa. Ciò offre spunti preziosi alla pastorale vocazionale. Lo stesso documento Comunione e comunità ce ne dà un esempio quando afferma: "Vescovi, presbiteri e diaconi, religiosi e religiose e laici, tutti insieme, ma ciascuno nella specificità della propria testimonianza e del proprio servizio, sono responsabili della crescita della comunione e della missione della Chiesa" (CeC 66). Volendo sottolineare alcuni di questi spunti, già espliciti nelle attuali prospettive pastorali della Chiesa italiana, basterà soffermarci sui seguenti: - il rinnovamento della catechesi e i nuovi catechismi con un forte accento vocazionale; - il rinnovamento della liturgia, che favorisce una sempre maggiore partecipazione attiva e consapevole dei fedeli con preziose espressioni ministeriali; - lo sviluppo del volontariato nel servizio della carità come scuola per mettere le proprie energie a servizio dei fratelli; - l’attenzione per il ruolo educativo della scuola cattolica in vista dell’orientamento vocazionale; - la restaurazione del diaconato permanente e l’accresciuta sensibilità per i ministeri laicali che educano alla ministerialità e al servizio; - la ripresa nel campo associativo, col rinnovamento dei gruppi tradizionali, accompagnato da forme particolarmente vivaci e incisive che permettono ai giovani nuove esperienze di spiritualità e di servizio; - il rinnovato impegno e la vigorosa crescita nella cooperazione tra le Chiese per l’annuncio del Vangelo a tutti i popoli.

Pastorale giovanile e pastorale vocazionale

2464

23. La pastorale vocazionale non è un ambito della pastorale della comunità cristiana bensì la prospettiva unificante di tutta la pastorale nativamente vocazionale. È urgente allora creare comunione e contesti pastorali idonei specialmente nel settore giovanile. Là dove la pastorale giovanile è ancora frammentaria è importante che la proposta vocazionale crei con gradualità e pazienza l’esigenza di un cammino che prevede contenuti articolati e continuativi. Giova pertanto non rimanere nella logica di una pastorale frammentaria o delle iniziative. O la pastorale giovanile crescendo genera la proposta vocazionale specifica o la pastorale vocazionale pone l’esigenza di una pastorale giovanile come cammino e come suo contesto idoneo.

Scelte pastorali e vocazioni consacrate

2465

24. Consapevole della fondamentale importanza che la promozione delle vocazioni consacrate riveste anche nelle prospettive di rinnovamento pastorale, l’episcopato italiano ha invitato a più riprese organismi e persone responsabili di questo settore a promuovere con urgenza una pastorale specifica per le medesime (cf. CNV, Statuto, 29.6.1979; Cura pastorale delle vocazioni, n. 18; Piano pastorale per le vocazioni, n. 29). Questa particolare attenzione accompagna la considerazione e la stima per le vocazioni dei laici e per i ministeri non ordinati, ma porta a sottolineare che "occorre aver chiaro il quadro della ministerialità della Chiesa, con la gerarchia dei ministeri, la priorità e la necessità assoluta di alcuni, la complementarietà di altri e la convergenza di tutti nell’unica missione" (EvM 92).

Sintomi di un nuovo impegno vocazionale

2466

25. Non mancano segni certi che mostrano come "in questi ultimi anni nella Chiesa italiana stia riprendendo slancio e convinzione la proposta delle vocazioni di speciale consacrazione" (SVS 60). Ne elenchiamo alcuni: - cresce la consapevolezza dell’importanza della preghiera per le vocazioni e migliora in quantità e qualità l’impegno della comunità cristiana; - i pastori e i laici responsabili nella pastorale giovanile vanno rivolgendo con maggior coraggio la proposta vocazionale ai giovani; - è in ripresa anche la direzione spirituale come mezzo di proposta e di discernimento vocazionale; - giovani e ragazzi vengono sempre più considerati protagonisti responsabili nella comunità cristiana; - il movimento catechistico tiene costantemente presente la tematica vocazionale; - la scuola cattolica è impegnata a promuovere e favorire le vocazioni consacrate; - si rilevano sforzi creativi nella ricerca di nuove vie per l’annuncio, la proposta, l’orientamento, l’accompagnamento.


Terza parte
LA PASTORALE DELLE VOCAZIONI

Chiesa particolare e comunità parrocchiale

2467

26. La "vocazione" è dimensione essenziale e qualificante, che deve permeare tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa particolare, per cui la pastorale delle vocazioni non può e non deve essere un momento isolato o settoriale della pastorale globale. Perché ciò avvenga, è condizione indispensabile l’impegno di ogni Chiesa particolare in un continuo rinnovamento di tutta la pastorale secondo gli orientamenti dell’ecclesiologia del Vaticano II, per poter realizzare una valida pastorale della carità, della partecipazione, del servizio, della testimonianza e perciò delle vocazioni. La Chiesa particolare deve essere sempre "in stato di vocazione e di missione, di appello e di risposta... È quindi suo dovere essenziale accogliere, discernere e valorizzare tutte le vocazioni" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 15). La vocazione e la missione della Chiesa particolare si esprimono soprattutto nella comunità parrocchiale. Essa è luogo privilegiato di annuncio vocazionale e comunità mediatrice di chiamate attraverso ciò che ha di più originale e caratterizzante: la proclamazione della Parola che chiama, la celebrazione dei segni della salvezza che comunica la vita, la testimonianza della carità e il servizio ministeriale. L’annuncio vocazionale deve dunque innervare tutte le espressioni della sua vita. Nella pastorale ordinaria di una comunità parrocchiale, la dimensione vocazionale non è dunque un "qualcosa in più da fare" ma è l’anima stessa di tutto il servizio di evangelizzazione che essa esprime.

A. CONTENUTI E MEZZI

Una preghiera incessante

2468

27. La preghiera è valore primario ed essenziale in ciò che riguarda la vocazione: "...non è un mezzo per ricevere il dono delle chiamate divine, ma il mezzo essenziale comandato dal Signore" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 23). La Chiesa particolare, quindi, s’impegna in una preghiera intensa perché non manchino vocazioni di speciale consacrazione, crea occasioni e spazi di ascolto specialmente per i giovani. "La vera preghiera è ascolto della parola di Dio, che non solo crea l’uomo, ma gli rivela la verità del suo essere e l’identità del suo personale e irripetibile progetto di vita" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 14). Perciò ogni membro della comunità ecclesiale deve essere educato ad una preghiera incessante, perché il Signore riveli a ciascuno a quale vocazione è chiamato. Una preghiera permanente deve inoltre levarsi dalla Chiesa per la fedeltà di coloro che hanno già risposto alla chiamata del Signore. Cardine quindi della pastorale vocazionale è la preghiera in tutte le sue forme che impegna singoli e comunità ecclesiali. Espressione viva di questo "monastero invisibile" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, 1979) sono: i gruppi di preghiera nelle parrocchie, nelle comunità, nelle famiglie; la preghiera degli ammalati e degli anziani; la cura crescente per la celebrazione della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, affinché divenga sempre più "un tempo di riflessione approfondita e di fervida preghiera" (Paolo VI, Messaggio per la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, 1964) per le vocazioni. Non di meno ogni comunità deve alimentare nei giovani l’iniziazione e l’educazione alla preghiera come autentica esperienza vocazionale in cui davanti a Dio e ai fratelli, nel silenzio e nel dialogo con la Parola vivono e maturano un progetto per la vita.

Catechesi e vocazioni

2469

28. Il cammino ordinario della catechesi in Italia è stato profondamente rinnovato a partire dagli anni ‘70. "La catechesi illumina le molteplici situazioni della vita, preparando ognuno a scoprire e a vivere la sua vocazione cristiana nel mondo" (RdC 33). Tutti i catechismi promossi in questi anni dalla CEI - dal catechismo dei bambini al catechismo degli adulti - sono permeati da questa idea, rappresentano un vero e proprio itinerario vocazionale e con frequenza accennano ai contenuti e valori delle vocazioni di speciale consacrazione. Un uso intelligente e costante di tali strumenti è quindi il primo modo di fare catechesi vocazionale. Appare importante infatti non sovrapporre la dimensione vocazionale - come se la "vocazione" fosse uno dei tanti temi da trattare - ma farla "emergere" dal di dentro delle varie unità didattiche previste nei catechismi. "Catechesi" e "vocazione" non sono infatti due realtà a se stanti o difficilmente coniugabili: poiché "il dono della vocazione è segreto di Dio" (Paolo VI, Messaggio per la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, 1976) questa grazia interiore nasce anzitutto dall’azione della parola di Dio, al cui ascolto permanente educa appunto la catechesi: una catechesi in chiave vocazionale, nel suo itinerario progressivo e unitario di crescita nella fede, deve guidare i credenti, specialmente le giovani generazioni, a considerare la vita cristiana come risposta alla chiamata di Dio, iniziarli e accompagnarli ad accogliere il dono della vocazione personale. È urgente quindi formare dei catechisti che abbiano coscienza che il proprio "ministero" prima di essere un servizio è una "chiamata" costantemente da coltivare nella preghiera e da alimentare in una solida spiritualità ecclesiale, quindi tempo provvidenziale per il discernimento e l’accoglienza del dono della propria vocazione.

2470

È compito dei pastori e dei vari animatori sostenere i catechisti nel personale cammino di maturazione di fede e vocazionale ed aiutarli nel loro specifico servizio, in modo che tutta la catechesi risulti veramente "vocazionale". A questo scopo ci sembra importante sottolineare alcuni aspetti: - l’imprescindibile dovere di annunciare il "Vangelo della chiamata"; - la testimonianza di vita dei catechisti e dei pastori: "L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni" (Paolo VI, Discorso ai membri del "Consilium pro laicis", 2.1.1974, in AAS 66(1974), p. 568). Ciò significa che un insegnamento disgiunto dalla testimonianza personale difficilmente avrà un "effetto vocazionale" (cf. RdC 185-186); - un’attenzione adeguata alle persone, anche a livello di fanciulli e di preadolescenti, in modo che il "catechismo" risulti un’esperienza di vita, più che un "doppione" della scuola, quindi un vero e proprio "itinerario di fede vocazionale"; - il clima di preghiera, che deve caratterizzare ogni "lezione" di catechismo, affinché la catechesi più che un "imparare" diventi un "ascoltare" il Signore che interviene nella propria vita; - la proposta esplicita delle varie vocazioni, che dovrebbe trovare il suo momento all’interno di un itinerario catechistico e comunitario. Questa proposta suppone una conoscenza adeguata delle varie vocazioni e una collaborazione eventuale di "animatori" delle varie vocazioni, che potranno inserire il loro contributo nel cammino catechistico.

2471

Oltre alla catechesi ordinaria è possibile trovare altri momenti di annuncio e proposta vocazionale: - l’omelia - esercizi spirituali e giornate di ritiro - settimane vocazionali e mostre vocazionali - campi scuola e campi di lavoro - celebrazione della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni - celebrazione della giornata missionaria mondiale - insegnamento della religione - catechesi in vista di un’ordinazione, professione, partenza per le missioni. Sono altrettante occasioni che permettono a varie categorie di persone di ascoltare un annuncio vocazionale e di scoprire, forse per la prima volta, la propria vocazione.

Liturgia e vocazioni

2472

29. "L’azione pastorale della Chiesa si manifesta in primo luogo nella liturgia, ‘culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, fonte da cui promana tutta la sua virtù’ (SC 10). La liturgia è anche l’espressione più alta delle preghiere della Chiesa, che si apre al dono delle divine chiamate" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 19). È importante tenere sempre presente questo legame nella liturgia spiegata e celebrata.

a) L’anno liturgico

2473

È il "segno" della presenza del mistero di Cristo nel "tempo" e acquista un grandissimo significato antropologico e pedagogico. Esso può così diventare una scuola permanente per il cammino vocazionale. Si tratta di coglierne le grandi potenzialità vocazionali, presenti soprattutto in alcuni "tempi forti" (avvento, pentecoste), per far cogliere la relazione profonda con tutta la nostra vita che viene gradualmente a misurarsi con un progetto globale, quello di Cristo. Una figura di particolare rilievo e incidenza vocazionale è quella di Maria, madre del Signore e modello di ogni discepolo. Vanno valorizzate tutte le occasioni in cui ella si fa presente sul tessuto liturgico evidenziando il suo "sì", come risposta al dono gratuito. Nelle dovute proporzioni questo vale anche per tutte le altre memorie dei Santi, che possono essere valorizzate per una catechesi che attualizzi il mistero di Cristo.

b) I sacramenti

2474

I sacramenti della iniziazione cristiana sono anche i sacramenti della iniziazione verso la vita totalmente consacrata a Dio e alla Chiesa: - il battesimo può essere l’occasione per una catechesi vocazionale ai genitori, perché aiutino un giorno il proprio figlio a prendere coscienza della sua vocazione cristiana; - la cresima offre la possibilità di un itinerario di catechesi particolarmente atto a far prendere coscienza della chiamata a un servizio nella Chiesa. Particolare cura sarà posta dunque nell’accompagnare i cresimandi e i cresimati, perché la cresima e il post-cresima siano un vero e proprio itinerario di fede vocazionale; - l’eucaristia in quanto celebrazione è costante memoria di Cristo ma anche della nostra vita come vocazione. Tutte le volte che partecipiamo alla messa, siamo sollecitati a prendere coscienza della nostra vocazione e della nostra missione attraverso la sua stessa struttura celebrativa in cui ogni credente sente rinnovare la propria chiamata per l’offerta della propria vita e per la missione.

2475

L’eucaristia è il "pane" che accompagna ogni cristiano nel suo cammino di crescita. Essa "è sorgente del sacerdozio ministeriale, fonte e culmine di tutta la vita cristiana" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 19), e in quanto tale riveste un’importanza decisiva per ogni cammino vocazionale. "Nello stare in adorazione vicino a Gesù, nel riceverlo, nel partecipare al sacrificio eucaristico, nel servire all’altare, molti ricevono le sue chiamate" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 19); - il sacramento della riconciliazione favorisce quella continua conversione che diventa condizione indispensabile per la risposta ad una chiamata. La sua celebrazione in un clima di gioiosa fiducia può anche divenire l’occasione per il dialogo personale in vista di un discernimento (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 20); - anche il sacramento dell’unzione degli infermi, essendo un incontro con Cristo, aiuta l’uomo ammalato a vedere e a vivere in modo nuovo la sua situazione. La malattia, se vissuta cristianamente, può diventare l’occasione per una scoperta più autentica della propria vocazione e del senso della vita, oltre ad essere un sacrificio spirituale a Dio gradito per la vita degli uomini; - il sacramento dell’ordine, celebrato nella chiesa cattedrale oppure nelle comunità di origine dei candidati (ausiliari e diaconi), è un momento di grazia cui spesso Dio lega l’invito a seguirlo nella via della donazione, e occasione particolarmente stimolante per una riflessione sul significato del ministero sacerdotale. Accanto al sacramento dell’ordine si possono ricordare anche le celebrazioni delle professioni religiose che assumono un valore analogo di proclamazione dei valori della vita religiosa nel contesto di una comunità; - il matrimonio assume oggi un’importanza particolare per l’educazione della famiglia a rispondere alla propria vocazione, a rispettare e a far maturare la vocazione dei figli (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 21).

c) La liturgia delle ore

2476

La liturgia delle ore, "in quanto preghiera pubblica della Chiesa è fonte della pietà e nutrimento della preghiera personale" (SC 90). Essa prolunga nel tempo l’incessante preghiera di Cristo, rendendo vivo e continuo il dialogo tra Dio che chiama e l’uomo che risponde.

d) Celebrazioni particolari

2477

Accanto alle celebrazioni "ufficiali" della Chiesa, assumono un valore importante anche le celebrazioni particolari: la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il "mese vocazionale"; le liturgie del "mandato" ai ministranti, ai catechisti, ai missionari in partenza; ore di adorazione eucaristica, incontri di preghiera, veglie; rosario con accentuazioni vocazionali, ecc... È impossibile elencare tutte le celebrazioni che possono divenire occasioni di annuncio e di una maturazione vocazionale. Sarà compito dei pastori e dei vari "animatori" prevedere e preparare questi momenti per la crescita della dimensione vocazionale nella loro comunità.

Carità e vocazioni

2478

30. "Comunione" e "servizio" traducono il tema della carità nella pastorale odierna della Chiesa italiana. All’interno del piano pastorale per gli anni ‘80 "Comunione e comunità", è possibile trovare le condizioni per una animazione vocazionale nel campo della carità. "Così la Chiesa particolare, vivendo la carità dello scambievole dono e promuovendo la coscienza del servizio, cresce nella bellezza e nella fecondità della sua unità. In essa i fratelli si aprono al dono di sé e alla trasparenza della loro testimonianza. Con la convergenza armoniosa di tutti i carismi, con la loro diversità e continua novità, la Chiesa può rispondere alle esigenze della sua missione di salvezza dell’uomo" (CeC 48). - Carità come comunione, e in particolare come "riconciliazione", è un tema particolarmente sentito oggi dalla Chiesa italiana, ma anche un tema che viene incontro alle più profonde aspirazioni dei giovani del nostro tempo. Il mondo di oggi è assetato di pace, di fraternità, di rispetto tra gli individui e le nazioni. I giovani sono particolarmente sensibili a questi bisogni e si impegnano in vario modo non solo per "proclamare" ma anche per "vivere" questi valori. La testimonianza di uomini e donne che si consacrano a "tempo pieno" per la pace e la comunione può aiutarli a maturare un progetto di donazione totale allo stesso ideale. - Carità come servizio è un tema che il concilio Vaticano II ha messo in evidenza e che non cessa di essere attuale.

2479

La carità come servizio dei fratelli è legata alla vocazione radicale di ogni uomo e di ogni cristiano: - segno di riconoscimento del cristiano: "Da questo..." (Gv 13,35) - parametro di valutazione della vita: "ho avuto fame, ho avuto sete..." (Mt 25,35) - verifica dell’autenticità dell’incontro "religioso": "chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (Gv 4,20). Esperienze concrete di servizio e modelli autentici di servizio, incarnati da persone consacrate, possono aiutare i giovani a scoprire questi valori. La risposta alla vocazione dell’amore può cambiare la vita dei giovani, rendendoli promotori di una cultura alternativa basata sulla gratuità, condivisione, liberazione, pace, povertà. Particolare attenzione merita l’esperienza del volontariato, un vero e proprio "segno dei tempi", che si esprime in vari modi: servizio civile, anno di volontariato sociale della donna, volontariato internazionale, comunità di volontari ecc.

2480

Il volontariato può essere un itinerario di formazione in vista della vocazione definitiva e può condurre ad una scelta di vita consacrata nella misura in cui: è evangelicamente motivato e coltiva nella preghiera il senso dell’assoluto; è educazione al discernimento dei bisogni; è verifica della capacità di dedizione e di fedeltà nella ferialità; è aperto ad un eventuale impegno definitivo nella vita consacrata. Sarà utile per questo: - evidenziare nella vita consacrata l’aspetto del dono totale di sé a Dio e ai fratelli attraverso forme di servizio agli "ultimi"; - vivere "con la gente", là dove la gente vive, affinché le persone consacrate non siano sentite come coloro che stanno alla finestra; - sperimentare forme di collaborazione, di comunione di vita, tra persone consacrate e volontari in zone di emarginazione e di povertà; - essere aperti a strade nuove, "profetiche" d’impegno, per cogliere le istanze dei giovani; - collaborare con organismi e strutture di volontariato già esistenti e in particolare con la Caritas (cf. CNV, Giovani oggi, quale proposta vocazionale, Rogate, Roma 1984, pp. 169-174).

B. RESPONSABILI

Vescovi

2481

31. Molti piani pastorali diocesani e moltissimi piani specifici per le vocazioni testimoniano una crescente attenzione dei vescovi e delle loro Chiese particolari al problema delle vocazioni. Afferma, infatti, il concilio: "Come incaricati di condurre alla perfezione, i vescovi si studino di far avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno, ricordandosi di essere tenuti per primi a dare l’esempio della santità, nella carità, nell’umiltà e nella semplicità della vita. Conducano le Chiese loro affidate a tale punto di santità che in esse risplenda pienamente il senso della Chiesa universale di Cristo. Di conseguenza cerchino di incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, in modo particolare quelle missionarie" (CD 15). È essenziale che i vescovi si adoperino affinché le Chiese particolari ad essi affidate si qualifichino per una preghiera incessante per le vocazioni e per una presenza incisiva della dimensione vocazionale nella pastorale d’insieme. In particolare: - i vescovi si adopereranno perché venga costituito in ogni diocesi il centro diocesano vocazioni, affidandolo ad un direttore che si distingua per zelo, saggezza e capacità umana, specialmente in rapporto alla gioventù, e sia messo in condizione di operare unitariamente con gli altri uffici e organismi pastorali della diocesi; - i vescovi utilizzeranno ogni occasione per annunciare il valore e la necessità delle vocazioni al ministero ordinato e alle varie forme di vita consacrata, invitando tutti a rendersi disponibili alle chiamate del Signore. Occasioni particolarmente preziose saranno: - le ordinazioni sacerdotali e diaconali; - il conferimento dei vari ministeri non ordinati; - le professioni religiose; - la celebrazione delle cresime nelle parrocchie; gli incontri di preghiera, specialmente con i giovani, che si vanno moltiplicando nelle diocesi; - gli incontri diocesani con le famiglie, gli educatori, i catechisti, ai quali i vescovi volentieri ricorderanno le rispettive responsabilità.

Presbiteri

2482

32. La loro funzione è centrale ed insostituibile in ragione del loro stesso ministero. Il concilio afferma: "spetta ai sacerdoti, nella loro qualità di educatori alla fede, di curare che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito santo a sviluppare la propria vocazione specifica" (PO 11). Ed ancora: "è una funzione che fa parte della loro stessa missione sacerdotale, in virtù della quale il presbitero partecipa della sollecitudine della Chiesa intera, affinché nel popolo di Dio qui sulla terra non manchino mai gli operai" (PO 11). Tale impegno di cura delle vocazioni è dunque motivato dalla spiritualità propria dell’identità presbiterale. Una spiritualità che, vedendo nella nascita e maturazione delle vocazioni un aspetto peculiare della fecondità pastorale, conduce il presbitero a una preghiera incessante per le vocazioni, ad una testimonianza gioiosa, ad un impegno particolare nella proposta, nel discernimento, nell’accompagnamento.

2483

In particolare: - la preghiera quotidiana, personale e comunitaria del presbitero è il primo ambito nel quale tradurre questa responsabilità: la celebrazione eucaristica, la liturgia delle ore, il rosario, l’adorazione eucaristica prevederanno sempre un pensiero, una preghiera, un’invocazione per le vocazioni; - il presbitero guiderà la pastorale ordinaria della comunità in maniera che la dimensione vocazionale sia ritenuta essenziale. L’impostazione catechistica, la liturgia, il servizio della carità, la spiritualità, la cura dei ministranti, la pastorale giovanile e familiare, con i loro cammini ordinari e i momenti forti non mancheranno di presentare la tematica vocazionale e le sue esigenze. In questo contesto sarà responsabilità dei presbiteri costituire nelle comunità parrocchiali precisi servizi - come quello dell’animatore vocazionale parrocchiale, della "commissione vocazioni" nel consiglio pastorale parrocchiale ecc. - che aiutino presbiteri e comunità nella promozione delle vocazioni; - la responsabilità dei presbiteri si estende in modo tutto particolare, nell’orientamento vocazionale, nella direzione spirituale, nella proposta e nell’aiuto ai giovani che manifestano attitudini per la vita consacrata. Sarà possibile realizzare scuole di preghiera, gruppi vocazionali nelle parrocchie o almeno nelle zone pastorali. Una maggior disponibilità al colloquio, all’ascolto dei giovani, sarà di grande importanza sempre, ma specialmente nei confronti di quei giovani che, vivendo la fase tra "percezione" e "decisione", non possono e non vogliono fare a meno dell’aiuto del presbitero (cf. PO 11). - la presidenza degli organismi di partecipazione, specialmente del consiglio pastorale parrocchiale, permetterà al presbitero di portare la tematica vocazionale anche nell’insieme delle iniziative pastorali della parrocchia. Particolarmente intenso sarà l’impegno di tutta la parrocchia in occasione della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, accogliendo il "tema di preghiera e catechesi" proposto annualmente per la Chiesa italiana dal Centro nazionale vocazioni e seguendo le indicazioni dei centri diocesani vocazioni.

Diaconi permanenti

2484

33. I diaconi, partecipando al sacramento dell’ordine e quindi del ministero apostolico, condividono con il vescovo e i presbiteri - secondo la modalità propria del loro carisma specifico - il compito di animazione delle comunità cristiane e di annuncio del Vangelo a ogni creatura. Secondo il motu proprio Ad pascendum, il diacono è "animatore del servizio, ossia della diaconia della Chiesa presso le comunità cristiane locali, segno e sacramento dello stesso Cristo Signore, il quale non venne per essere servito ma per servire" (AP). I diaconi, pertanto, hanno una grazia particolare che deriva dal sacramento dell’ordine per suscitare nei fedeli quell’atteggiamento di servizio che li rende disponibili ad accogliere con generosa apertura le grazie dello Spirito santo, e quindi le diverse vocazioni. Il loro impegno a stimolare il servizio li conduce a mettere a disposizione di tutti la propria casa, la propria persona, il proprio amore, la propria predilezione per i poveri, così da farsi strumento del Signore per suscitare in ognuno un atteggiamento di amore e di comunione. Per promuovere il servizio nelle diverse modalità che scaturiscono dalla valorizzazione corresponsabile dei doni dello Spirito santo, i diaconi promuovono nelle comunità cristiane un ruolo attivo nel discernimento dei diversi carismi, e quindi nell’evidenziare le diverse vocazioni - sia gli stati di vita che i ministeri - con cui il Signore conduce i fedeli alla salvezza e a farsi veicoli per trasmettere la salvezza ad ogni persona umana. In questo contesto, i diaconi, operando in mezzo al popolo di Dio, hanno una grazia particolare per cooperare con il vescovo, i presbiteri e gli altri responsabili al ministero delle vocazioni, mediante la preghiera, la parola, il consiglio e la testimonianza di una vita consacrata alla salvezza di tutti, sia nell’ambito delle comunità ecclesiali, sia nell’ambito delle responsabilità familiari e professionali.

Religiosi e religiose

2485

34. "Il primo contributo che religiosi e religiose offrono alla comunità credente deriva dal loro ‘essere religiosi’... La loro presenza è segno di una ‘chiamata-risposta’ ad una esistenza radicalmente evangelica... Ne consegue l’impegno di una testimonianza coerente, come fedeltà gioiosa alla vocazione, chiarezza di vita evangelica, donazione a servizio della Chiesa e del mondo" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 34). La vita contemplativa ha un particolare valore di testimonianza e di servizio a tutte le vocazioni (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 34). È necessario che religiosi e religiose di vita apostolica si impegnino: - a creare vere comunità ove si facciano esperienze vive di preghiera, di vita fraterna e di servizio; - a essere presenti, come consacrati, nelle realtà più vive della Chiesa di oggi, specialmente nella vita delle comunità parrocchiali, nei movimenti e gruppi ecclesiali; - ad un’animazione vocazionale all’interno delle famiglie religiose e delle comunità per superare la mentalità di delega, favorendo la corresponsabilità di tutti; - ad offrire il contributo specifico perché nelle Chiese particolari sia conosciuta e promossa la vita religiosa; - ad impegnare le energie migliori nella pastorale giovanile vocazionale; - a valorizzare le comunità di accoglienza dove i giovani in ricerca vocazionale possano trovare la possibilità di esperienze forti e costruttive.

2486

Le religiose perseguano un maggior inserimento nella vita, nella missione e nei ministeri della Chiesa particolare, qualificando sempre più la loro presenza e sensibilizzando le altre componenti della comunità ecclesiale perché venga meglio compreso e valorizzato il ruolo e della donna e della suora. "Gli istituti religiosi, mentre cooperano con la comunità diocesana a servizio di tutte le vocazioni, hanno pure il diritto e dovere di far conoscere i loro carismi e promuovere le proprie vocazioni. La Chiesa particolare sarà vicina ad essi e offrirà preghiera e aiuto fraterno in modo che nessun istituto si senta trascurato" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 34). Nella Chiesa particolare il vescovo, "primo responsabile delle vocazioni" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 29), si attende dai religiosi e dalle religiose la scelta profetica di mettersi a servizio, con persone e mezzi, della pastorale vocazionale unitaria, al fine di favorire opportunamente "le vocazioni locali sia per il sacerdozio sia per la vita consacrata" (Sacre Congregazioni per i vescovi e per i religiosi e gli istituti secolari, Note direttive Mutuae relationes, 14.5.1978, n. 18). Consapevoli che "nel ministero delle vocazioni nessuno può isolarsi e lavorare solo per la sua istituzione" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 37), sarà necessario che i religiosi condividano la programmazione unitaria diocesana e si rendano disponibili, secondo il carisma del proprio istituto, nei servizi di animazione vocazionale.

Istituti secolari

2487

35. I laici consacrati negli istituti secolari, mentre si uniscono alla preghiera e all’azione degli altri responsabili di tutta la comunità locale, danno alla pastorale delle vocazioni la forza della loro esperienza di armonia tra ideale evangelico e impegno nel mondo. In particolare essi si impegnano ad un ascolto attento delle persone tra le quali vivono in ragione della loro secolarità per suscitare all’interno delle situazioni concrete opportune occasioni di proposta vocazionale. I membri di tali istituti sentano il bisogno di prepararsi all’animazione vocazionale e di inserirsi maggiormente negli organismi vocazionali unitari a livello regionale e diocesano (cf. Cura pastorale delle vocazioni, nn. 35; 57; 59).

Missionari

2488

36. "La presenza dei missionari ad gentes nella Chiesa particolare assume grande valore. Essa è segno della vocazione missionaria della comunità locale, è strumento e stimolo della sua animazione missionaria. È punto di incontro tra le Chiese di diverse nazioni. È testimonianza viva e proposta concreta per i credenti, specialmente per i giovani" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 64). Per questo i missionari presenti in Italia si impegnano a: - far conoscere la realtà missionaria; - suscitare gesti concreti di servizio, di donazione e di "partenza"; - proclamare l’urgenza che altri cristiani siano disposti a partire come missionari per annunciare il Vangelo delle beatitudini, a essere solidali con gli ultimi del mondo, a dialogare con gli uomini di altre regioni, a condividere, pregare, amare come consacrati a Dio per la venuta del suo regno. Questo porterà alla formazione di una coscienza missionaria, a un impegno di testimonianza e di annuncio nel proprio ambiente e permetterà ad alcuni di scoprire una chiamata personale per l’annuncio del Vangelo "a tutte le genti" (cf. Commissione episcopale per la cooperazione tra le Chiese, Documento pastorale L’impegno missionario della Chiesa italiana, 21.4.1982. I giovani oggi si dimostrano particolarmente sensibili a questi valori, anche se l’accettazione di un impegno "definitivo" presenta non poche difficoltà. Per questo, oltre alla considerazione degli immensi compiti di evangelizzazione che ancora attendono la Chiesa, appare di capitale importanza la gioiosa testimonianza dei missionari che ritornano per "raccontare le meraviglie che il Signore ha compiuto in mezzo ai pagani" (At 14,27), e che vivono la propria "partenza" e "lontananza" come un grande dono che arricchisce la loro persona e la loro Chiesa di origine (cf. L’impegno missionario della Chiesa italiana, nn. 22; 31).

Laici

2489

37. Catechisti, insegnanti, educatori, animatori laici della pastorale giovanile e vocazionale hanno una primaria importanza per le vocazioni. "Quanto più essi approfondiscono il senso della propria vocazione e missione nella Chiesa, tanto più riconoscono il valore e la necessità dei ministeri ordinati e della vita consacrata" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 38). Con l’esempio di una vita autenticamente cristiana, con la serietà professionale e con la testimonianza di una vera dedizione apostolica, potranno incidere profondamente sui giovani (Cura pastorale delle vocazioni, n. 38). Non mancheranno, in ragione del loro ministero, di far conoscere e proporre la vita di speciale consacrazione; aiuteranno tutta la comunità ad essere attenta e sensibile a questo dono grande del Signore. Al fine di tenere costantemente viva la coscienza e la responsabilità di tutta la comunità cristiana per le vocazioni, e non certo come delega, è forse opportuno riconoscere il ministero di fatto e curare la formazione dell’animatore vocazionale parrocchiale, come servizio stabile reso da un laico adulto nella fede. Tale servizio, espressione anzitutto di una coerente testimonianza della propria vocazione, offre un’attenzione permanente e un contributo specifico ai vari itinerari di fede e iniziative pastorali della comunità parrocchiale, perché non venga mai meno la dimensione vocazionale.

Famiglia

2490

38. La famiglia nella comunità cristiana è una vocazione particolare ed è il luogo di crescita vocazionale. Nella misura in cui cresce la coscienza vocazionale della comunità familiare, diventa anche fecondo il clima di fede per lo sbocciare di nuovi germi di vocazione. "Se animate di spirito di fede, di carità e di pietà, le famiglie costituiscono come il primo seminario" (OT 2). "I figli, mediante l’educazione, devono venire formati in modo che, giunti alla loro maturità, possano seguire con pieno senso di responsabilità la vocazione loro, compresa quella sacra" (GS 52). La famiglia realizza questo suo compito innanzitutto col creare un clima di fede e di amore; con la testimonianza di una dedizione operosa alla Chiesa e alla società secondo il ministero specifico della famiglia; con una educazione alla fede, alla preghiera, al servizio, che aiuti le nuove generazioni nella fedeltà e nella coerenza del Vangelo, pur vivendo in contesti culturali e sociali secolarizzati.

2491

I genitori avranno particolare attenzione a partecipare coi figli all’eucaristia e agli altri sacramenti; a creare in famiglia momenti di preghiera; ad assicurare ad essi una buona catechesi; a coinvolgerli volentieri nelle loro attività formative e apostoliche. Particolarmente prezioso sarà un atteggiamento di apertura e di fraterna amicizia nei confronti dei presbiteri e degli altri consacrati. Qualora il Signore volesse chiamare alla vita consacrata uno o più figli, i genitori saranno coerenti con la scelta cristiana manifestando gioia, serenità, impegno di aiuto, prudenza e generosità. Nel contesto italiano attuale non è da sottovalutare l’impegno che i genitori metteranno nell’assicurare ai loro figli una educazione religiosa e vocazionale nella scuola.

Gruppi, movimenti, associazioni, comunità ecclesiali di base

2492

39. Nella Chiesa sono fioriti numerosi gruppi, movimenti, associazioni, comunità ecclesiali di base. Tali esperienze comunitarie non hanno per lo più una specifica finalità in ordine alle vocazioni consacrate, ma si stanno rivelando un campo particolarmente fertile alla manifestazione di vocazioni consacrate, veri e propri luoghi di proposta e crescita vocazionale. Essi assolvono il ruolo insostituibile del "gruppo" per la crescita nella fede e nella ricerca vocazionale e sostenuta dall’accompagnamento individuale e personalizzato della direzione spirituale. Perché siano veri e propri luoghi di crescita vocazionale specialmente delle giovani generazioni, tali gruppi, movimenti, associazioni, comunità ecclesiali di base devono presentare una forte capacità di educazione alla preghiera, all’ascolto metodico della parola di Dio, ad una profonda esperienza sacramentale, al servizio, unitamente ad una chiara fede nella Chiesa, un’abituale apertura missionaria ai bisogni della comunità e del mondo, ed una cosciente appartenenza alla comunità parrocchiale e diocesana. Sono tre dunque le fondamentali condizioni perché un gruppo riesca a maturare vocazionalmente delle persone: - il clima di fede che lo anima, alimentato dalla parola di Dio che diventa preghiera; - la sua passione missionaria, come concreta consapevolezza che esiste una Chiesa locale e come attenzione ai problemi dell’uomo (vicino e lontano); - la presenza di una guida spirituale matura (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 45). Movimenti, gruppi, associazioni, comunità ecclesiali di base, mentre costituiscono a livello parrocchiale e diocesano significativi itinerari di fede, "devono qualificarsi sempre meglio come itinerari di vocazione" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 44).

Scuola

2493

40. La scuola è chiamata ad essere per le giovani generazioni una comunità educante. Ciò è particolarmente vero per la scuola cattolica, dal momento che propone un originale progetto educativo cristiano. "Con criteri di gradualità e in riferimento alle mete e ai metodi propri dei vari ordini e gradi di scuola, gli alunni devono essere guidati a una conoscenza organica del contenuto della fede e del mistero rivelato, in vista di esperienze sempre più consapevoli e di scelte libere e responsabili" (Commissione episcopale per l’educazione cattolica, Documento pastorale La scuola cattolica oggi in Italia, 25.8.1983, n. 22). In particolare: "la scuola cattolica aprirà gli alunni a consapevoli scelte di vita: alla vocazione per una famiglia, alla vocazione al sacerdozio o alla speciale consacrazione, all’apostolato laicale, all’impegno professionale e sociale in un fondamentale spirito di gratuità e di servizio" (La scuola cattolica oggi in Italia, n. 31). Sono prospettive chiare che la scuola cattolica in Italia concretizzerà con programmi adeguati. In essa possono tuttavia essere attuate forme specifiche di annuncio e catechesi vocazionale.

2494

L’insegnamento di religione è certamente il momento centrale della proposta religiosa in chiave vocazionale. Accanto ad esso ci sono diverse opportunità per un allargamento ed approfondimento della catechesi in chiave vocazionale soprattutto in momenti extrascolastici: gruppi del Vangelo, ritiri, campi scuola, momenti liturgici e celebrativi (messe di classe, celebrazioni della Parola, vita sacramentale, feste dei santi), esperienze di servizio, incontri di orientamento vocazionale ecc. Anche nella scuola statale, nei limiti propri dell’insegnamento della religione, è opportuno fare un annuncio vocazionale. Gli insegnanti di religione - oltre che proporre ad alunni più sensibili dei "cammini di fede" extrascolastici - sapranno cogliere in questa fase evolutiva della vita le occasioni per fare dell’educazione religiosa nella scuola un momento prezioso di ricerca e proposta vocazionale.

C. ETÀ E METODI

La vocazione nelle varie età

2495

41. Poiché la vocazione specifica "si manifesta in vari modi nelle diverse età della vita umana" (RaF 7) - non escluse la fanciullezza e la preadolescenza - "è indispensabile rispettare la gradualità con la quale ogni persona giunge a comprendere e ad accogliere il piano di Dio" (FPC 33). Secondo questa gradualità, legata non solo alle diverse età ma anche alla diversa evoluzione della maturazione dei ragazzi e delle ragazze, dei giovani e delle giovani, nonché ai reali bisogni spirituali della persona, sarà possibile e necessario rivolgere la proposta delle diverse vocazioni consacrate, "non per incanalare le scelte verso una meta predeterminata, ma per sostenere la fedeltà di ognuno alla ricerca e al dono libero di sé" (FPC 34).

Fanciulli e preadolescenti

2496

42. Come è attestato dalla costante esperienza della Chiesa, è possibile e doveroso attuare concretamente e nelle forme più idonee l’orientamento vocazionale dei fanciulli e dei preadolescenti. I nuovi catechismi della CEI costituiscono un valido aiuto per illustrare e proporre le vocazioni di speciale consacrazione. In particolare sarà opportuno: - creare un ambiente educativo familiare nel quale la persona, soprattutto attraverso il confronto con i genitori, sperimenti che cosa significhi impostare l’esistenza secondo il piano di Dio (RdC 135); - proporre valori e una lettura di fede di situazioni e avvenimenti; - presentare modelli credibili ed efficaci di vocazioni vissute; - proporre i vari stati di vita come modi concreti di realizzazione di sé secondo lo specifico progetto di Dio sulla persona; - aprire l’animo alla recettività e alla disponibilità alle vocazioni consacrate; - rimuovere le conseguenze dello scandalismo, i pregiudizi e le preclusioni nei confronti delle vocazioni consacrate (cf. Piano pastorale per le vocazioni, n. 46); - individuare occasioni specifiche di proposta vocazionale durante l’itinerario dell’iniziazione cristiana. Nella situazione italiana si rivelano particolarmente utili iniziative ed esperienze di comunità o di gruppo (ACR, scout, comunità vocazionali, ecc.), di spiritualità (ritiri, incontri di preghiera, ecc.), di servizio (partecipazione attiva alle celebrazioni liturgiche, ministranti, microrealizzazioni caritative a favore dei poveri), di orientamento (es. campi estivi).

Adolescenti e giovani

2497

43. In queste età "l’orientamento vocazionale può esprimersi in piena maturità perché le condizioni di sviluppo personale, umano e cristiano, rendono questi momenti di vita adatti alle scelte totali" (FPC 35; RdC 137-138). Pertanto gli adolescenti e i giovani sono i destinatari privilegiati della pastorale vocazionale. Infatti la pastorale giovanile deve essere vocazionale: "Pastorale giovanile e pastorale vocazionale sono complementari. La pastorale specifica delle vocazioni trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale. La pastorale giovanile diventa completa ed efficace quando si apre alla dimensione vocazionale" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 41).

2498

In tale contesto: - è doveroso orientare le persone più attente e più preparate spiritualmente ad un atteggiamento di apertura alla pluralità delle vocazioni nella Chiesa e alla disponibilità al dono di Dio di una vocazione di speciale consacrazione; - bisogna assicurare una guida non occasionale, ma sistematica, dal sacramento della penitenza al colloquio personale, da incontri periodici a cicli di conferenze, dalla proposta all’accompagnamento, che impegni in modo particolare il sacerdote e le persone consacrate; - costituisce un valido aiuto per la scelta vocazionale l’inserimento in gruppi giovanili impegnati e vitalmente inseriti nella comunità ecclesiale (gruppi liturgici, missionari, di preghiera, di catechisti, e simili); - è opportuno favorire uno spazio vitale per la maturazione della propria vocazione anche consacrata mediante l’esperienza di vita comunitaria, l’ascolto della parola di Dio, l’impegno catechistico, la preghiera, nel servizio della comunità, nell’apostolato tra i coetanei, nell’assunzione dei vari ministeri, nella frequenza dei sacramenti, nella direzione spirituale; - la proposta delle vocazioni di speciale consacrazione trova il clima migliore nei momenti forti di spiritualità: corsi di esercizi, ritiri, tempi di deserto, esperienze di preghiera, tempi liturgici particolari. Rimane decisivo l’impegno della comunità a far risuonare la voce del Signore in modo forte e chiaro, a creare le condizioni nelle quali la chiamata possa trovare ascolto e a pensare opportune iniziative (cf. FPC 30); - possono essere determinanti per la maturazione del proprio progetto di vita l’accoglienza e la permanenza in comunità vocazionali e in centri giovanili, caratterizzati da un notevole impegno comunitario e dalla presenza di un animatore vocazionale; - va incoraggiata la proposta vocazionale fatta dai giovani chiamati ai loro coetanei. È un’esperienza che si va diffondendo con frutto in numerose diocesi. "I seminari e altri istituti formativi possiedono per loro natura un ruolo specifico di evangelizzazione e animazione vocazionale. La loro forza di irradiazione deve manifestarsi sempre più efficacemente" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 41).

Vocazioni di adulti

2499

44. Vi sono sempre di più persone adulte impegnate nelle attività professionali - lavorative, culturali, sociali - che manifestano una approfondita disponibilità ad uno speciale servizio nella Chiesa (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 47; cf. anche FPC 81). La pastorale delle vocazioni deve rispondere alle loro attese di riflessione. Occorre creare le condizioni per un prudente discernimento, una solida direzione spirituale ed una adeguata preparazione prima dell’ingresso in istituti di formazione. Apposite comunità, animate da presbiteri, diaconi, religiosi e missionari, stanno rispondendo e dovranno rispondere sempre meglio a queste esigenze (cf. FPC 81).

D. L’ITINERARIO VOCAZIONALE

Dalle esperienze di fede al cammino spirituale

2500

45. Un dato è ormai patrimonio acquisito nella pastorale delle vocazioni: una scelta vocazionale non matura soltanto attraverso esperienze episodiche di fede, ma attraverso un paziente cammino spirituale. L’itinerario di una vocazione e la sua graduale maturazione passano ordinariamente attraverso questi momenti: l’annuncio, la proposta, l’accompagnamento vocazionale.

L’annuncio

2501

46. "Il punto di partenza della pedagogia vocazionale si trova ordinariamente in comunità cristiane sensibilizzate mediante la parola di Dio, i sacramenti, la preghiera, l’impegno apostolico" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 48). La comunità cristiana, luogo e segno fedele della salvezza di Dio, è dunque, in linea ordinaria, il punto di partenza, il terreno propizio per un cammino vocazionale. La parola di Dio, i sacramenti e la preghiera ne animano la vita; la testimonianza e la comunione delle persone ne esprimono la ricchezza; l’attenzione alla storia ne favorisce scelte operative e decisioni vitali. Nell’ambito della comunità cristiana variamente articolata in gruppi, movimenti e associazioni, possono nascere itinerari vocazionali specifici, che prima di approdare agli istituti di formazione (seminari, noviziati, ecc.) creano le premesse per la proposta e per l’accompagnamento vocazionale (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 48).

La proposta

2502

47. "Il passo successivo è costituito dalla proposta diretta, dall’appello personale" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 48). Fare proposte vocazionali ai giovani d’oggi significa dunque indicare un "cammino spirituale"; ovvero un cammino di fede in chiave vocazionale. Un "cammino spirituale" richiede una completezza pedagogica umana ed ecclesiale capace di una sintesi che, mentre accoglie le domande dei giovani, abbia la lucidità di annunciare Gesù Cristo in pienezza e di far fare un’autentica esperienza di Chiesa, tenendo fede al dinamismo profondamente unitario offerto dalla Parola-sacramenti-carità, che costituiscono in sintonia la struttura dell’esperienza cristiana, quindi di una crescita vocazionale armonica. "Non abbiate paura di chiamare... Non deve esistere nessun timore nel proporre direttamente a una persona giovane o meno giovane le chiamate del Signore" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, 1979). Il rapporto personale, inserito in un itinerario di fede, suggerirà infatti ai responsabili il momento opportuno per l’appello, per una proposta di ulteriore e specifico cammino vocazionale. È valido il principio: "quando le condizioni esistono, non è mai troppo presto per rivolgere l’invito. L’importante è che non giunga troppo tardi" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 49).

L’accompagnamento

2503

48. La fase di accompagnamento sostiene il giovane dal momento in cui percepisce la chiamata a quello della decisione vocazionale; ciò può avvenire nell’ambito della sua comunità di origine o nel dialogo individuale fiducioso e spontaneo, specialmente con persone consacrate. È opportuno che il giovane, in questo periodo, abbia un aiuto in prospettiva personale e comunitaria: - l’accompagnamento personale è spazio di discernimento, tempo dedicato all’ascolto della persona e della proposta di Cristo, offerta del servizio prezioso della direzione spirituale, che si offre come verifica particolare, momento di sintesi del cammino di crescita globale verso la maturità di fede e verso la decisione vocazionale; - l’accompagnamento di gruppo risponde al bisogno caratteristico dei giovani di comunicare le loro esperienze, di impegnarsi e confrontarsi con gli altri per una comune ricerca o in un programma di vita. Essi hanno nel gruppo la possibilità di esercitare la loro creatività, di sperimentare la concretezza della comunione, di trafficare i loro talenti. Questi gruppi possono essere di varia natura, ma con prospettiva direttamente o indirettamente vocazionale. È bene che i loro programmi di vita, opportunamente definiti col contributo dei giovani stessi, diano il dovuto spazio: - alla preghiera, alla meditazione, al silenzio; - al lavoro manuale, al servizio di carità; - alla conoscenza delle varie vocazioni presenti nella Chiesa; - ai rapporti con i noviziati, con i seminari, con la parrocchia locale; - alla condivisione gioiosa e fraterna (cf. Cura pastorale delle vocazioni, nn. 51-52). L’accompagnamento individuale - personalizzato in una sapiente opera di discernimento e direzione spirituale - e l’accompagnamento di gruppo, condivisione di un graduale cammino di fede comunitario, sono quindi oggi complementari e decisivi per una scelta vocazionale matura.

I responsabili dell’accompagnamento

2504

49. Chi accompagna i giovani nei primi passi di un cammino specificatamente vocazionale occupa un ruolo fondamentale in seno alla comunità cristiana: è anche per suo mezzo infatti che Cristo continua a incarnarsi nella storia della persona, fino a diventare ragione di vita e di specifica consacrazione. È questo un aiuto decisivo e prezioso nel momento della proposta e nel periodo dell’accompagnamento. Perciò al responsabile si chiedono qualità umane (capacità di ascolto, rispetto della crescita personale, disponibilità, attenzione al linguaggio e ai valori giovanili) e spirituali (amore alla preghiera e alla contemplazione, capacità di discernimento, sapienza di vita) integrate da una solida preparazione culturale e specifica (cf. Cura pastorale delle vocazioni, nn. 55-56). L’unitarietà della pastorale vocazionale suggerisce che il luogo di incontro dei responsabili vocazionali di tutte le forme di speciale consacrazione e dei laici coinvolti in questo problema sia la Chiesa particolare e che di questa comunione sia animatore il centro diocesano vocazioni (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 57).

Comunità e centri di orientamento

2505

50. Assumono singolare rilievo nella vita della Chiesa particolare i seminari e gli altri istituti di formazione in quanto "luoghi naturali di una chiara proposta vocazionale, che i giovani chiamati offrono ai loro coetanei" (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 4). Negli ultimi anni la Chiesa ha visto nascere anche comunità di orientamento vocazionale all’insegna della comunione ecclesiale e dell’accoglienza: sono luoghi in cui i giovani hanno la possibilità di itinerari di fede e vocazionali più continui, collegati ad una esperienza di vita globalmente e liberamente condivisa. È opportuno che queste comunità, collegate con gli organismi vocazionali locali (CDV e CRV), permettano ai giovani una vera esperienza di chiesa, condizione indispensabile per una scelta di vita al suo servizio.

E. ORGANISMI E STRUTTURE PER LA PASTORALE VOCAZIONALE

I Centri unitari per l’animazione vocazionale

2506

51. Anche la pastorale delle vocazioni ha bisogno di alcuni organismi e strutture. I centri per l’animazione della pastorale vocazionale devono essere "unitari" a tutti i livelli (diocesani, regionali, nazionale), come precisano i documenti ecclesiali, e devono essere a servizio della pastorale unitaria. In essi devono essere assicurati la presenza e l’apporto di tutte le categorie vocazionali: sacerdoti diocesani, religiosi, religiose, missionari, consacrati secolari, laici. Questi organismi devono favorire la proposta chiara, efficace ed aperta a tutte le vocazioni di speciale consacrazione, evitando di ridurre la pastorale unitaria ad essere "unica", cioè proposta ad es. solo della vocazione sacerdotale, o "generica", proponendo solo la vocazione battesimale (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 57, 58; cf. anche FPC 26).

Il Centro nazionale vocazioni

2507

52. In Italia il Centro nazionale vocazioni (CNV) è costituito d’intesa tra la CEI e la CISM, l’USMI, la CIS, la CIMI. È specifico strumento di servizio per l’animazione della pastorale delle vocazioni di speciale consacrazione: al sacerdozio, al diaconato, alla vita religiosa, agli istituti secolari e alla vita missionaria. Il CNV ha compiti di studio, coordinamento e promozione: - studia e diffonde la conoscenza dei documenti della Santa Sede e della CEI relativi all’animazione vocazionale della pastorale e alle vocazioni di speciale consacrazione, in costante ascolto dei "segni dei tempi"; - si offre come luogo di animazione e di coordinamento dei centri diocesani vocazioni, dei centri regionali vocazioni e degli altri organismi vocazionali esistenti nelle regioni pastorali, nelle congregazioni religiose, negli istituti secolari e missionari, e delle rispettive attività; - promuove o concorre a promuovere in accordo con i responsabili ai vari livelli iniziative atte a suscitare una maggiore consapevolezza, corresponsabilità e collaborazione nella pastorale vocazionale, in piena comunione con lo sviluppo del piano pastorale CEI e del cammino in atto nella Chiesa italiana. In particolare - tra le possibili iniziative utili a livello nazionale per la formazione dei responsabili e per l’animazione vocazionale - promuove e cura la celebrazione unitaria della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, sia studiando il tema annuale sia offrendo sussidi pastorali adeguati per la preghiera e la catechesi (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 58). Il CNV fa riferimento alla presidenza della CEI per l’approvazione dei programmi, si mantiene in contatto con la Commissione episcopale per l’educazione cattolica alla quale sottopone previamente atti e programmi della sua attività; ha rapporti di collaborazione con i centri vocazionali regionali e diocesani (cf. CNV, Statuto; Cura pastorale delle vocazioni, n. 58).

Il centro regionale vocazioni

2508

53. Il centro regionale vocazioni (CRV) è un organismo di collegamento tra i centri diocesani vocazioni, con il CNV e con i centri pastorali della regione. Lo presiede un responsabile nominato dalla Conferenza episcopale regionale ed opera secondo le disposizioni della conferenza episcopale stessa. Contribuisce, con la presenza del responsabile regionale nel consiglio del CNV, a creare i programmi nazionali e offre i seguenti servizi: - guida e stimola nella propria regione il cammino programmato a livello nazionale; - cura attraverso il proprio "ufficio" - rappresentativo delle diverse categorie vocazionali e ispirato alle direttive della pastorale vocazionale unitaria - dei momenti di riflessione e lettura della situazione regionale, al fine di programmare e sostenere il cammino unitario di pastorale vocazionale in regione; - favorisce il sorgere di vivi centri diocesani unitari e li stimola con una prudente e costante opera di contatto e collaborazione; - cura incontri periodici di formazione e informazione - finalizzati sempre ad una maggiore comunione ecclesiale - dei direttori di CDV, in modo da accompagnare la crescita di un vero e proprio "cammino" regionale; - organizza ogni anno incontri, convegni, seminari di studio per i responsabili e per gli animatori, al fine di favorire la conoscenza, le intese, lo scambio di sussidi e di esperienze; in particolare, approfondisce tematiche urgenti per il cammino regionale e quelle proposte annualmente a livello nazionale; - offre sussidi per la formazione degli animatori diocesani e per l’animazione vocazionale della comunità cristiana preoccupandosi di renderli aderenti alle concrete situazioni della regione (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 59).

Il Centro diocesano vocazioni

a) Natura

2509

54. Il centro diocesano vocazioni (CDV) esprime l’impegno della Chiesa particolare per l’animazione vocazionale, promuovendo e coordinando le attività di orientamento vocazionale nelle parrocchie e nelle comunità cristiane della diocesi, sotto la guida e la responsabilità del vescovo. Accoglie in sé e sollecita la presenza e l’apporto di tutte le categorie vocazionali (sacerdoti diocesani, diaconi, religiosi, religiose, missionari, consacrati secolari, laici) e dei rappresentanti dei diversi organismi pastorali, sia nella sua struttura che per il suo funzionamento. Ne è responsabile un direttore, nominato dal vescovo e aiutato da un ufficio "unitario", di cui fanno parte tutte le categorie vocazionali. Il CDV è un organismo di comunione, dove le varie categorie vocazionali presenti nella Chiesa particolare sperimentano l’unità della missione, la gioia e la fatica di lavorare insieme per le vocazioni; è un organismo di servizio, strumento pastorale perché tutta la Chiesa particolare abbia coscienza di essere chiamata. Il suo servizio si configura dunque nella Chiesa particolare per la specifica cura delle vocazioni di speciale consacrazione.

2510

In sintesi sotto la guida del vescovo: - Il CDV, luogo di comunione vocazionale, si costituisce ad immagine della Chiesa particolare; riflette la sua natura teologica (diversità di vocazioni, doni e ministeri); si offre per tutte le categorie vocazionali presenti nella Chiesa particolare come luogo di comunione. - Il CDV, luogo di animazione e promozione vocazionale, attento a tutto ciò che già concretamente esiste nella vita della Chiesa locale; si offre come luogo di studio e di approfondimento della teologia della vocazione, degli specifici documenti del magistero e degli sviluppi della pastorale delle vocazioni, cura i rapporti e offre il suo servizio specifico a tutti gli uffici diocesani e organismi pastorali presenti nella Chiesa locale; è attento a tutti gli ambiti o luoghi pastorali (in particolare la parrocchia) in cui si esprime la operatività pastorale. - Il CDV è luogo di coordinamento nella Chiesa particolare di quanto esiste e cresce nel campo della pastorale vocazionale. Possono quindi essere considerati orientamenti e urgenze qualificanti per il CDV: "diffondere una forte ispirazione di fede, alimentare la spiritualità e la preghiera; innestare l’animazione vocazionale nella pastorale d’insieme delle Chiese particolari; portare l’animazione vocazionale nella pastorale delle comunità parrocchiali, coinvolgendo movimenti, gruppi, servizi e altre comunità in esse operanti; inserire l’animazione vocazionale nella pastorale giovanile; creare e diffondere pubblicazioni adatte alle diverse necessità della pastorale vocazionale; curare la preparazione delle persone che hanno ricevuto dai vescovi, dai superiori e superiore religiosi, da altri responsabili della vita consacrata, il mandato specifico della cura e accompagnamento dei chiamati" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 59).

b) Compiti

2511

In questa ottica il CDV deve: - prevedere annualmente la stesura di una programmazione pastorale tenendo conto del cammino concreto della diocesi e degli altri organismi di partecipazione pastorale; prevedere momenti di verifica e soprattutto provvedere per una efficace capillarizzazione del cammino vocazionale; - qualificare la propria azione nel senso della comunione ecclesiale, con la consapevolezza che è più importante creare il senso di Chiesa attraverso le varie iniziative che promuovere le iniziative stesse; - essere presenti nei luoghi dove "si pensano e si progettano" itinerari pastorali, perché la dimensione vocazionale non manchi mai: quindi deve inserirsi umilmente e discretamente negli spazi diocesani (dal consiglio pastorale diocesano alle iniziative dei vari uffici pastorali: in particolare l’ufficio catechistico, liturgico, caritas, missionario e vari cammini di fede in atto...) in cui è possibile portare una sottolineatura vocazionale specifica, anziché portare avanti solo iniziative in proprio; - nell’ambito del suo servizio specifico di cura delle vocazioni di speciale consacrazione, organizzare e qualificare sempre di più le proposte di spiritualità (preghiera, esercizi spirituali...), le proposte di servizio a livello diocesano e i vari momenti di orientamento vocazionale rivolti ai fanciulli, adolescenti e giovani, se possibile in stretta collaborazione con i sacerdoti delle parrocchie e con gli educatori in genere; - curare con adeguate iniziative la formazione sia degli "animatori vocazionali nativi" della comunità cristiana (genitori, educatori, catechisti, animatori di gruppi giovanili ecc.) sia degli "animatori vocazionali" propriamente detti (sacerdoti, religiosi, religiose...) e sostenere gli animatori vocazionali parrocchiali là dove già esistono; - offrire la propria competenza alle comunità parrocchiali - senza volersi mai sostituire alle loro normali attività - promuovendo itinerari di preghiera per le vocazioni e, soprattutto, offrendo sussidi e presenza; - collaborare con il centro diocesano vocazioni delle altre diocesi, il CRV e il CNV (cf. Cura pastorale delle vocazioni, n. 59). Riguardo al centro diocesano vocazioni ricordiamo quanto esplicitamente afferma il documento conclusivo del II congresso internazionale per le vocazioni: "Ogni ritardo nel costituire questo organismo e nel renderlo efficiente si traduce in un danno alla Chiesa" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 57).

Importanza dei mezzi di comunicazione sociale

2512

55. "Nei programmi di pastorale vocazionale oggi assumono particolare rilievo gli strumenti della comunicazione sociale. Essi, impiegati saggiamente e professionalmente, possono contribuire a diffondere la conoscenza delle vocazioni consacrate, a creare attorno ad esse un clima favorevole di attenzione e di stima, a risvegliare la coscienza della comunità" (Cura pastorale delle vocazioni, n. 50). "La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati" (EN 45). Con iniziative individuali e comunitarie, sul piano locale, diocesano, regionale e nazionale, avvalendosi del necessario coordinamento, è bene utilizzare al massimo, quali veicoli di animazione vocazionale: - le forme più idonee della stampa, della pubblicistica e dell’editoria; - la radio e la televisione, sia con programmi specifici attentamente preparati, sia influendo con intelligenza, proprietà, efficacia sui radioascoltatori e i telespettatori, orientandoli a seguire quei programmi che possono aiutare, soprattutto i giovani, nella costruzione del loro progetto di vita; - la filmografia, nelle sue molteplici espressioni.

2513

A tale scopo: - si curi la preparazione di persone idonee - sacerdoti, religiosi e laici - a valorizzare questi mezzi di comunicazione sociale. Il ricorso ad essi, infatti, sarebbe inefficace qualora mancasse la dovuta attenzione alla cultura, al linguaggio del nostro tempo ed alla particolare sensibilità soprattutto dei giovani; - si studino, a livello di Chiesa locale, criteri e forme di coordinamento che consentano di utilizzare in maniera unitaria e convergente capacità e forze disponibili; - siano utilizzati anzitutto i mezzi di più facile ed immediata comunicazione (rubriche di giornali e riviste, opuscoli, manifesti, audio e video cassette, canali pubblicitari di reti locali, regionali e nazionali), facilitandone l’accesso e l’uso a tutti i livelli.

F. VERIFICA DEL SERVIZIO DI ANIMAZIONE VOCAZIONALE

Nella luce della fede

2514

56. Poiché l’azione pastorale della Chiesa si incarna in una situazione umana e storica in continua evoluzione, è necessario verificare periodicamente a tutti i livelli (nazionale, regionale, diocesano, parrocchiale ecc.) la rispondenza dell’azione alle necessità degli uomini. La revisione sarà dunque guidata da due preoccupazioni fondamentali: la fedeltà al mandato di Cristo e alla sua Chiesa, la fedeltà all’uomo. Ne emergeranno istanze di rinnovamento, che saranno motivo di stimolo dell’impegno pastorale per il futuro. La verifica del servizio di animazione vocazionale non può ridursi tuttavia al controllo dei risultati ottenuti, ma costituisce il ripensamento dell’azione svolta, una rilettura condotta alla luce della fede per confrontare l’impegno di mediazione umana con la parola di Cristo. Se quanto è stato fatto è aderente all’insegnamento del Maestro e alla guida del magistero della Chiesa, si deve concludere per un proseguimento dell’azione, lasciando a Dio di fecondare la semina (Piano pastorale per le vocazioni, nn. 69-71).

CONCLUSIONE

Linee programmatiche

2515

57. A conclusione del piano pastorale delle vocazioni in Italia ci sembra opportuno enumerare alcune linee emergenti programmatiche prioritarie: - è indispensabile per lo sviluppo delle vocazioni la maturazione dei giovani nella fede, nella preghiera, nell’esperienza di Dio e della Chiesa attraverso un’articolata pastorale giovanile; - la fedeltà dinamica e la testimonianza delle vocazioni in atto offrirà le migliori condizioni di riferimento e di aiuto alla ricerca, alla proposta, all’accompagnamento, nel contesto dei segni dei tempi letti con amore disponibile dagli stessi giovani cristiani; - le comunità cristiane, variamente articolate e nelle quali i giovani crescono e maturano educati nella fede e per la vita, favoriranno il numero e la qualità delle vocazioni consacrate nella misura in cui esprimeranno una crescente partecipazione esplicita ed attiva all’azione pastorale e formativa vocazionale specifica; - dovranno essere apprezzate ed accentuate l’azione e l’apertura unitaria per tutte le vocazioni, affidando al discernimento la scelta personale con particolare attenzione ai doni e alla chiamata di Dio; - negli itinerari di crescita cristiana e vocazionale che i giovani percorrono, dovranno essere valorizzati i loro doni di natura e di grazia in relazione dialogica con Dio, con i formatori, con la Chiesa e con il mondo; - i vescovi delle diocesi, i superiori delle comunità religiose e gli altri responsabili di vita consacrata dovranno accentuare la guida unitaria e articolata della pastorale vocazionale negli ambienti e nelle aree affidati alle loro cure; - la Chiesa, che è madre di vocazioni, curerà che ciascuno scopra e realizzi la propria vocazione specifica secondo la volontà di Dio a suo riguardo e sarà attenta che persone e organismi operino sempre nel rispetto del mistero della libertà e della grazia.

2516

Nel consegnare questo piano di pastorale delle vocazioni alla Chiesa che è in Italia avvertiamo il bisogno di elevare, innanzitutto, con gratitudine il nostro spirito al Padre, padrone di tutte le vocazioni, che nella forza creatrice del suo Spirito sta operando nelle nostre comunità cristiane un vero risveglio vocazionale. Noi assistiamo infatti, in questi anni, al sorgere provvidenziale di un’attenzione responsabile degli operatori pastorali, delle stesse comunità e dei singoli fedeli, al problema delle vocazioni; attenzione che, grazie a Dio, diviene sempre di più mentalità e coscienza ecclesiale per le vocazioni. Ne sono un segno tangibile le diverse e molteplici iniziative vocazionali in atto in Italia. E in ciò, lo sappiamo bene, concorrono significativamente non solo le istituzioni ecclesiali sia diocesane sia parrocchiali, ma anche le varie famiglie religiose maschili e femminili presenti nella Chiesa italiana. Questo documento, dunque, noi vescovi consegniamo con fiducia e speranza, oltre alle singole comunità ecclesiali perché siano generatrici di vocazioni a verifica della loro vitalità, ai presbiteri, ai diaconi, ai religiosi e religiose, ai missionari e ai membri degli istituti secolari, ai laici animatori vocazionali, e a quanti sono impegnati nel delicato ministero dell’educazione dei giovani, perché tutti servano in spirito di comunione alla causa della Chiesa di domani che è seminata nelle vocazioni di oggi. A Maria, Madre della Chiesa e modello di ogni vocazione, affidiamo questo piano pastorale vocazionale per i prossimi anni; ma soprattutto affidiamo le nostre comunità e specialmente la gioventù perché sappia imparare da lei ad ascoltare attentamente e rispondere generosamente a Dio che chiama.