04Marzo 2013

Inchiesta sociologica sui giovani religiosi negli USA

Più colti e consapevoli

L’analisi conferma una serie di tendenze già apparse in precedenti studi: la giovane età media dei professi, il loro livello culturale e l’esperienza acquisita nell’ambito delle attività ecclesiali e nella società in generale, a partire dai servizi educativi.

Giovani, ben istruiti e con una forte propensione a partecipare alla vita comunitaria: è la “fotografia” dei religiosi e delle religiose che emerge da una ricerca promossa dalla Conferenza episcopale negli Stati Uniti. Si tratta di uno studio commissionato al Center for Applied Research in the Apostolate (Cara), un istituto di ricerche con sede presso la Georgetown University, che ha analizzato un campione di oltre cento nuovi professi di congregazioni, province religiose e monasteri, che hanno emesso i Voti Perpetui di povertà, castità e obbedienza nel 2012.

L’ampiezza dell’indagine
L’analisi - dal titolo New Sisters and Brothers Professing Perpetual Vows in Religious Life – conferma una serie di tendenze già apparse in precedenti studi e che riguardano principalmente tre caratteristiche: la giovane età media dei professi, il loro livello culturale e l’esperienza acquisita nell’ambito delle attività ecclesiali e nella società in generale, a partire dai servizi educativi. Da segnalare prima di tutto la modalità specifica con cui è stata realizzata l’inchiesta e con cui sono stati individuati coloro che potevano rispondere. Per trovare le persone da intervistare il Cara ha contattato tutte le Superiore maggiori delle due Conferenze femminili degli Usa (Lcwr e Cmswr) e tutti i Superiori maggiori della Conferenza maschile (Cmsm). Inoltre sono state contattate le 174 comunità contemplative degli USA, individuate grazie alle indicazioni del Segretariato per il Clero, la Vita consacrata e le Vocazioni della Conferenza episcopale Usa (145 comunità femminili e 29 comunità monastiche maschili).
Ad ogni superiore è stato chiesto di compilare una scheda per ogni suora, fratello o frate che nel suo istituto aveva emesso i Voti nel 2012. Una volta ricevute le schede, Cara ha provveduto a contattare singolarmente ogni religioso e religiosa, via e-mail, spiegando il senso del progetto e della ricerca e chiedendo di compilare un questionario inviato on line. Dopo aver ripetuto la richiesta una seconda volta, Cara alla fine di questa prima fase di contatto ha ricevuto risposte da 508 superiori su 813, con una percentuale del 62 per cento e che viene giudicata più che buona. I dati più dettagliati indicano una percentuale di risposte del 78 per cento per la Lcwr e del 57 per la Cmswr; del 68 per i superiori maschili del Cmsm, del 33 per cento per superiori e superiore delle comunità contemplative. In totale sono state ricevute informazioni su 156 religiosi e religiose che hanno emesso i Voti Perpetui nel 2012.
Passando alla fase successiva della spiegazione e del questionario on line ai 156 destinatari, Cara spiega che di questi hanno risposto alla ricerca 108 tra suore e monache e 24 fratelli, dunque l’85 per cento del totale dei segnalati dai rispettivi superiori. L’età media del campione di intervistati è risultata pari a 39 anni, la metà inoltre ha un’età di 37 anni o inferiore. Tra le religiose la più giovane ha dichiarato 23 anni, mentre la più anziana 66; tra i religiosi, invece, il più giovane 25 anni e il più anziano 62.

I dati emersi dalle risposte
Significativo è anche il livello di istruzione, soprattutto se comparato con quello medio della popolazione: il 33 per cento dei religiosi e delle religiose hanno compiuto studi universitari, frequentando le lezioni in atenei cattolici. Questo dato si contrappone all’assai più modesta percentuale di adulti cattolici che hanno svolto i medesimi studi, che risulta pari al 7 per cento. Il 60 per cento dei nuovi membri di congregazioni, province religiose e monasteri hanno iniziato la vita religiosa avendo già conseguito il diploma di laurea o un titolo superiore. Secondo la ricerca la maggior parte dei religiosi e delle religiose ha vissuto, prima di professare i voti, varie esperienze sia nella società che all’interno delle parrocchie. L’82 per cento degli intervistati ha svolto attività lavorativa, prima di dedicarsi alla vita consacrata. Le occupazioni principali sono risultate quelle dei settori educativi e sanitari. La maggior parte dei professi ha anche partecipato attivamente ad attività ecclesiali, quali il ministero liturgico, la formazione dei giovani e l’assistenza alle persone emarginate. Per quanto concerne il ministero liturgico, in particolare il catechismo, la percentuale dei partecipanti è risultata pari all’88 per cento, mentre nella pastorale giovanile sono stati impegnati il 45 per cento degli intervistati. La ricerca pone in evidenza anche il consolidarsi della tendenza delle vocazioni a maturare in età molto giovane. A tale riguardo gli intervistati hanno risposto di aver considerato per la prima volta la scelta della vita consacrata attorno ai 20 anni di età, con una significativa quota che ha indicato un’età ancora inferiore. La scelta si è sviluppata nel tempo per il 44 per cento del campione, soprattutto all’interno delle parrocchie; mentre l’82 per cento ha fatto riferimento alla cerchia familiare, o agli amici e conoscenti, per quanto concerne la spinta di incoraggiamento. Altro aspetto significativo della ricerca è la provenienza geografica: tra i professi (dei quali il 71 per cento sono nati negli Stati Uniti) vi è una rilevante quota di asiatici (15 per cento) e ispanici (8 per cento). Nel precedente studio dell’istituto di ricerche - che prendeva a riferimento le professioni di voti effettuate nel 2011 - era stato posto infatti in risalto un abbassamento significativo dell’età dei professi che, anche nell’anno in questione, si era attestata mediamente sui 39 anni, con una diminuzione di circa quattro anni rispetto a quella registrata nel 2010. E, alla giovane età, si accompagnava il buon livello d’istruzione, soprattutto fra le religiose.
Altri dati sono interessanti per una migliore comprensione della realtà di questo segmento della Vita Consacrata statunitense. La ricerca infatti ha verificato che ben il 74 per cento di coloro che hanno emesso i voti, in qualche momento ha avuto dei contatti con persone che hanno cercato di scoraggiare questa scelta di vita. A scoraggiare sono stati soprattutto i genitori e i compagni di scuola. Le donne sono state scoraggiate più degli uomini. Alcuni (pochi però in percentuale) sono stati scoraggiati da insegnanti e in qualche caso anche da preti e suore, mentre solo il 6 per cento parla di tentativi di ripensamento effettuati da fidanzati o fidanzate oppure da parte di amici dei propri genitori.

Una scelta ben ponderata
Tra gli altri dati a corollario della stessa inchiesta possiamo segnalarne uno che dimostra come la scelta di abbracciare la Vita consacrata sia stata ben ponderata. Infatti la metà di tutti coloro che hanno risposto indicano di aver conosciuto la Congregazione di appartenenza già almeno tre anni prima della decisione di entrarvi e solo il 12 per cento rileva di avere una conoscenza specifica della Congregazione di meno di un anno. Nel 2011 il Cara ha pubblicato uno studio specifico sulle vocazioni femminili negli Stati Uniti. Le donne che “varcano” i portoni degli ordini religiosi nel Paese hanno oggi mediamente un livello d’istruzione superiore rispetto al passato: un quarto delle donne che entra in un ordine o in un istituto religioso ha conseguito un diploma di laurea; un sesto è in possesso di un diploma di studi superiori, mentre la metà circa delle donne ha seguito il ciclo di studi dalle elementari alle scuole superiori. Per quanto concerne gli aspetti personali della vocazione, tre quarti delle donne intervistate hanno dichiarato di aver percorso un cammino formativo prima di entrare nell’ordine religioso scelto.

(F. M. su Testimoni 3 del 2013)