Stampa
Visite: 3289

sinergiaGennaio 2013

III Convegno di 14 riviste di Vita Consacrata

Per informare in sinergia

La nostra rivista ha organizzato a roma (28-30 novembre) il terzo convegno internazionale delle riviste di vita consacrata. 14 testate di sette paesi. Nota di cronaca su un evento che mostra sia le debolezze sia le capacità di futuro della vita consacrata e del monachesimo.

Il terzo convegno internazionale delle riviste di vita consacrata si è svolto a roma (28 – 30 novembre). Organizzato e promosso da testimoni ha raccolto una trentina di persone, in rappresentanza di 14 riviste (cf. riquadro). Due le lingue d’uso (italiano e spagnolo), una di ascolto (francese), due le relazioni maggiori sul tema del vaticano ii, due sintesi finali, una intera giornata di confronto serrato sulle tematiche e sul futuro dell’informazione sulla vita religiosa.
Col prezioso supporto dei segretari dell’unione superiori maggiori (Usg, p. david glenday) e dell’unione internazionale delle superiore generali (Uisg, sr. josune arregui) i lavori hanno ripreso una consuetudine avviata dai due precedenti incontri: il primo a santiago del cile (2008), il secondo a madrid (2010). Oltre al compito di dare continuità a un lavoro comune si trattava di affrontare un tema rilevante («Sulle orme del concilio»), di permettere un dialogo diretto delle riviste non solo con le unioni dei religiosi, ma anche con la congregazione per la vita consacrata (card. joão braz de aviz), di ipotizzare alcune conclusioni capaci di alimentare il lavoro di ciascuna delle riviste.
Le riviste risentono delle correnti e degli indirizzi comuni alla vita consacrata oggi ma le rispecchiano in forme proprie. La dimensione mondiale, per esempio, è viva nelle fonti informative delle unioni, ma trova ancora fragili le testate attive in asia e in africa (Religious life asia, pentecôte d’afrique), che non hanno potuto essere presenti al convegno. Così il calo dell’occidente trova riscontro nella chiusura di alcune riviste del mondo di lingua inglese (come review for religious), nell’allungarsi della periodicità di altre (En son nom, canada) o nel passaggio di alcune all’on-line. Così la crescita delle nuove fondazioni è più facilmente riscontrabile sul versante dei siti web rispetto ai più tradizionali strumenti cartacei.

Memoria conciliare
È toccato al carmelitano p. bruno secondin scavare nei testi conciliari i riferimenti alla vita consacrata. Essa trova riscontri in tutti i 16 testi, fatta eccezione nella dignitatis humanae, ma ha una trattazione specifica soprattutto nel capitolo vi della lumen gentium e nel decreto perfectae caritatis. Da qui prendono avvio una serie di termini che avranno poi significativi sviluppi come il passaggio dai “doni” al carisma, dal “segno” alla profezia, dalla parola alla “lectio”, dalla cultura all’«inculturazione», dall’ecclesiologia alla spiritualità di comunione o “fraternità”. Elementi che affondano la loro radice nel riconoscimento della struttura carismatica della chiesa, nella chiamata universale alla santità, nella “speciale consacrazione” che caratterizza la vita religiosa (non più “stato di perfezione”), nel segno profetico della vita comune. L’acquisizione maggiore è l’indicazione della scelta religiosa come “consacrazione”: nuovo e peculiare titolo con cui la consacrazione battesimale viene vissuta, resa più efficace e visibile. I principi di rinnovamento espressi nel decreto perfectae caritatis hanno costituito un riferimento per tutte le famiglie religiose: la sequela, il carisma del fondatore, l’ecclesialità, l’attenzione al mondo contemporaneo, il rinnovamento spirituale. Fra le acquisizioni maggiori va registrato lo stile conciliare, il metodo dialogico che privilegia i segni dei tempi, il termine identificante di “consacrazione”, il cristocentrismo, il prima della parola di dio come sorgente essenziale della vita spirituale.
Del tratto storico del postconcilio ha parlato l’ex-sottosegretario della congregazione per i religiosi, sr. enrica rosanna. Ha distinto tre fasi maggiori: quella caratterizzata dall’aggiornamento e dal rinnovamento, quella successiva (negli anni ’70 – ’90) concentrata sullo scavo dei carismi del fondatore, in parallelo alle nuove fondazioni e alla diffusione dei movimenti ecclesiali, e quella che stiamo attraversando che spinge a riconsiderare, ridimensionare, ristrutturare, e soprattutto, inculturare il carisma.

Le sfide in atto
Tra le sfide in atto sia i relatori che i partecipanti hanno sottolineato: il primato di dio, l’opzione dei poveri, la vita fraterna, la multiculturalità, la chiesa locale, la profezia, la rifondazione, la formazione, la partecipazione laicale, la centralità della parola e dell’eucaristia. È toccato a sr. noëll hausman ricordare le tensioni e le possibili ambiguità. Internazionalizzazione non vuol dire usare la suore del terzo mondo per far sopravvivere le nostre strutture, il rapporto fra anziani (molti) e giovani (pochi) non giustifica fenomeni di iperprotezione o di strumentalizzazione, il coinvolgimento dei laici non abilita a una dimissione dalle proprie responsabilità sia carismatiche che gestionali, la ristrutturazione non è affatto sinonimo di decadenza. Non è accettabile il letargo di chi non si domanda come generare altri alla sequela o l’in capacità di raccontare il proprio carisma e il proprio amore a gesù o la mancata percezione delle grandi correnti spirituali che attraversano oggi la chiesa. Fecondare spiritualmente la fede altrui, accompagnare la ricerca spirituale, narrare la potenza della grazia di dio in noi: sono compiti alla portata di tutti i religiosi e le religiose.
Profondamente diverse come periodicità (dal quindicinale al semestrale), come proprietà (dalla famiglia religiosa alle organizzazioni nazionali o internazionali), come “taglio” (dalla informazione al saggio), come luogo e cultura, come carismaticamente trasversali o caratterizzate professionalmente, le 14 riviste hanno trovato convergenza su alcune indicazioni di massima. Anzitutto il “caso europa” che interpella tutti. Il modo con cui la vita consacrata affronta le sfide della secolarità, dell’indifferenza, della laicità interessa gli altri continenti, se non altro, per confermare una diversa identità specifica. La forma della comunicazione dei temi propri della sequela religiosa avviene in maniera assai diversa nelle varie riviste. Si è sottolineato sia la necessità riflessiva per alimentare la teologia della vita consacrata, sia quella narrativa per renderla percorribile a molti. L’ottica e la prospettiva della comunicazione specializzata sulla vita consacrata dovrebbe tenere sempre presente non solo gli eventi interni, ma quelli più ampi della chiesa, ed essere indirizzata a tutti gli interlocutori ecclesiali e non solo agli addetti ai lavori. C’è uno scarto da coprire, quello fra le generazioni del libro e le generazioni di Internet. Il libro costruisce un processo organico di apprendimento e riflessione. Internet favorisce una diversa abilità nella ricezione dei messaggi e nella struttura del giudizio. Fra i punti prospettici riconosciuti vi è il riconoscimento del “genio femminile” senza il quale il servizio religioso sarebbe monco.
Lo sguardo reciproco fra le riviste (anche attraverso siti come vidimus dominum e relipress) permette di verificare le proprie strategie editoriali. Per tutti vi è il compito di una rinnovata attenzione ai segni dei tempi e alle esigenze della profezia oggi.

Il futuro dei “senza luogo”
Stanno scivolando silenziosamente alle nostre spalle alcune soglie considerate insuperabili. Così il progressivo radicarsi della vita consacrata fuori del quadrante europeo che aveva un sostanziale monopolio fino a pochi decenni fa; così la convinzione recepita del valore e qualità antropologica della vita religiosa e monastica anche nelle altre tradizioni religiose, senza nulla perdere della specificità cristiana; così il prodursi in questi decenni di un rinnovato consenso alla vita consacrata di tutte le chiese cristiane, anche di quelle protestanti e anglicane.
Emblematici delle giornate romane sono tre momenti. Il primo è stato la testimonianza di sr. ambrosio márian (Convergência, presidente dell’unione delle suore brasiliane). Le religiose che hanno conosciuto una generosità straordinaria nel lavoro, anche politico, coi poveri nei decenni ’60-’80, oggi conoscono una difficile collocazione. La politica democratica ha avocato a sé molte delle loro istanze, mentre la crescita del clero locale va togliendo loro la responsabilità delle parrocchie. Una condizione di “senza luogo” che diventa una straordinaria opportunità di innovare il proprio servizio. Il secondo è la testimonianza diretta e appassionata del prefetto della congregazione dei religiosi, card. joão braz de aviz. Ricordando la difficile sostituzione del segretario (cf. testimoni 19, p. 6) e la permanente forza dei pregiudizi anti-religiosi (se non proprio di una volontà censo ria) ha invitato a rinnovare la fiducia e il lavoro comune. Il terzo è la testimonianza della vita consacrata nelle aree della violenza diffusa (come in bolivia) e il suo ruolo di riscatto e libertà come nel caso delle clarisse di malonne in belgio che ospitano la protagonista di uno dei più efferati delitti di quel paese, ridando senso al diritto d’asilo e alla possibilità del rinnovamento per ogni persona.

(Lorenzo prezzi, su Testimoni 21 del 2012)