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220px-MarracciDicembre 2012

Padre Ludovico Marracci a 400 anni dalla nascita (1612-1700)

Grande precursore del dialogo

Fu il primo traduttore del corano e della bibbia arabica. lo scopo del suo impegno, in pieno xvii secolo, fu di offrire ai missionari un manuale insieme apostolico e apologetico, per la propagazione della fede tra i musulmani. con lui l’orientalismo scientifico compie i suoi primi passi.
l’ordine dei chierici regolari della madre di dio celebra in questo anno 2012 i quattrocento anni dalla nascita di ludovico marracci (torcigliano di camaiore-lucca 1612-roma 1700) sacerdote professo leonardino, orientalista, rettore della sapienza, primo traduttore del corano e della bibbia arabica.
le celebrazioni centenarie sono l’occasione per riscattare la figura e l’opera di p. marracci, ha affermato p. francesco petrillo, rettore generale dell’ordine della madre di dio: «mettendo in evidenza negli ambienti accademici ed ecclesiali le implicanze spirituali, scientifiche ermeneutiche e culturali che sottostanno al suo metodo senza escludere le prospettive odierne per quanto riguarda il dialogo e l’incontro tra cultura cristiana ed islamica ». come ha avuto occasione di affermare p. m. a. ayuso guixot, segretario del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso: «con la sua opera padre marracci realizzò un notevole lavoro scientifico. la finalità del suo impegno compiuto in pieno xvii secolo, era quella di offrire ai missionari un manuale utile per la propagazione della fede tra i musulmani. in questo manuale egli raccomandava un avvicinamento all’islam basato su tre criteri: scientifico, teologico e missionario. la sua preoccupazione e se vogliamo il suo limite fu quello di restare fedele alla tendenza apologetica del medioevo, ribadendo il primato e l’assolutezza della rivelazione biblica. tuttavia, si può affermare che con il marracci l’orientalismo scientifico fa i suoi primi passi» (cf. m. a. ayuso guixot, cristianesimo e islam dalla frontiera all’incontro, in per un discernimento cristiano sull’islam. storia e teologia, m. crociata ed., roma 2006). e su questi tre criteri: scientifico, teologico e missionario che l’ordine della madre di dio, fondato da san giovanni leonardi (1574-1609), riformatore della chiesa del xvi secolo e ideatore di propaganda fide, d’introduha organizzato per il 15-16 novembre un convegno internazionale: corano e bibbia l’uso delle fonti in p. ludovico marracci, 15- 16 novembre 2012, sala baldini piazza campitelli 9 – roma.

Roma del xvii secolo crogiolo di razze e culture
il 6 ottobre 1612 nasce a torcigliano di camaiore nella lucchesia ludovico marracci. entrato a roma fra i chierici regolari della madre di dio, studiò nel collegio romano di s. maria in campitelli le antiche lingue orientali in particolare l’arabo. lui stesso racconta come apprese l’alfabeto dai “levantini” sulle rive del tevere, da questi acquisì la pronuncia; «il resto –afferma- l’ho appreso da per me senz’altri maestri». siamo nella roma del xvii secolo, crogiolo di razze e culture, nella quale era possibile trovare testi e manoscritti in arabo, ma anche studiosi che conoscevano quella lingua. nel 1645 gli fu dato l’incarico dalla congregazione di propaganda fide di seguire con una commissione di dotti la traduzione in arabo della bibbia che portò alle stampe nel 1668. nominato nel 1656 lettore alla cattedra di lingua araba presso la sapienza di roma, ebbe anche diversi incarichi dalla curia romana. fu confessore del beato innocenzo xi di cui scrisse una biografia. ma l’opera che ha legato il nome del marracci all’islam, rimane la traduzione latina del corano. essa nasce da un intento missionario e nello stesso tempo apologetico; il suo progetto fu di comprendere e di “condannare” semmai, dopo aver studiato e vagliato il punto di vista dell’avversario. la sua religiosità forgiata alla scuola del fondatore dei chierici regolari della madre di dio, s. giovanni leonardi (1542-1609), venne anche stimolata dal suo originale intuito: da una parte la riforma della chiesa, dall’altra l’urgenza dell’annuncio di cristo “l’unico necessario” e una profetica “inculturazione” della fede.

Non da parola a parola, ma “da senso a senso”
che tipo di dialogo fu quello instaurato dal marracci con la cultura islamica? con quali conoscenze e con quale vocabolario affrontare il testo? tradurre non significa tradire la fonte originale? quali differenti presupposti culturali vengono immessi nelle traduzioni? cosa significa tradurre e leggere il corano per un non musulmano? p. ludovico marracci non fu esplicitamente provocato da queste domande, ma la sua opera, considerata l’epoca, è da ritenersi prodigiosa per l’esattezza filologica e la mole d’informazioni che in essa vengono depositate con cura e grande competenza. il marracci non si limitò solo a tradurre il corano, ma nel prodromus, una sorta d’introduzione, stabilì un criterio fondamentale e programmatico: il testo non va tradotto «da parola a parola, ma da senso a senso». per questo non occorreva conoscere solo l’arabo, ma il testo doveva essere avvicinato all’ampia tradizione islamica e ai «dotti commenti di autori arabi». nacque così l’alcorani textus universis, opera che venne alla luce nel 1698 nella tipografia del seminario di padova, fondata dal vescovo gregorio barbarico.

Tra apologia e interpretazione
per certi versi marracci incarna i temi tradizionali della controversia latina. innanzitutto attinge al grande patrimonio apologetico della scolastica medievale in particolare pietro di cluny con la relativa controversia cluniacense e fa sua la metodologia controversistica agostiniana, passando «da una lettura cristianizzata a un giudizio cristiano sul testo». la scelta della lingua latina è data dal fatto che in essa è consegnata tutta l’ufficialità della chiesa ed ha in sé la capacità di interpretare tutte le altre lingue. da queste scelte, oltre ad apparire le motivazioni religiose e politiche, emergono i due criteri che accompagneranno tutta l’opera del marracci: quello apologetico e quello ermeneutico. finora l’islam era stato solo confutato, il marracci apre la strada per la sua conoscenza e l’approfondimento culturale.

L’importanza delle fonti
le conoscenze del marracci non si esauriscono solo nell’attenzione filologica con la quale egli accosta il testo arabo, ma la sua è una considerazione data all’intero contesto culturale islamico. l’interesse per le fonti di prima mano che ricerca con dovizia e passione, costituiscono il canovaccio iniziale che lo porterà alla stesura definitiva del prodromus e dell’intera opera. nel testo è possibile riscontrare “alcuni ordini o classi di fonti”: le fonti cronologiche sull’origine del corano e la sua stesura; le fonti riguardanti la vita di maometto – il marracci ne descrive i tratti storico-fisici –; le fonti legali: trattati di diritto, fonti talmudiche, scritti di mosè maimonide, leggi relative al diritto matrimoniale; fonti concernenti il rapporto con i misteri cristiani.
il ricordo dell’opera marracciana ci spinge a riflettere sul “fatto coranico” e della sua presenza culturale in italia. non possiamo prescindere dalla ragione che il testo sacro dell’islam ha attinto parecchio dalla cultura giudaico-cristiana e vale la pena soffermarsi più sulle provocazioni culturali che sulle semplici similitudini di facciata. è necessario analizzare somiglianze e differenze nell’ottica della storia della salvezza senza aver paura di sottolineare le discrepanze. l’apertura e la sensibilità della chiesa in questo campo esistono da sempre e l’esempio del marracci con le debite distanze del tempo lo dimostra. incontrarsi e dialogare è importante, se non altro per conoscersi tra credenti.

(davide carbonaro omd, www.omdei.org, su testimoni 19 del 2012)