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famiglia_chiesa_domesticaNovembre 2012

Famiglia, Chiesa domestica?

Dalle cattedrali alle case

Qualche tempo fa ho letto con molto interesse una lettera pastorale che Mons. Francesco Ravinale, vescovo di Asti, ha scritto alla sua comunità diocesana, Famiglia e dono della fede. Il presule offriva alle famiglie sollecitazioni importanti con uno stile di accoglienza e di pazienza anche da parte dei pastori, che è la premessa indispensabile per ogni autentico cammino ecclesiale. Il linguaggio diretto e i riferimenti alla vita familiare fanno di questa interessante intervista uno spazio in cui riflettere per far entrare la luce della fede negli aspetti ordinari della vita di una famiglia.

Con la Lettera Apostolica Porta fidei, che ha aperto l’Anno della Fede, Papa Benedetto invita a confessare la fede nel Signore risorto “nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre”. Non le sembra un bellissimo accostamento le case vicino alle cattedrali?

L’accostamento fra le cattedrali e le case è profondamente significativo. Innanzitutto sottolinea che nella case dove c’è una famiglia cristiana, consacrata dal sacramento del matrimonio, c’è la Chiesa domestica, autentica presenza di Chiesa. In secondo luogo sottolinea come la trasmissione della fede ha certamente bisogno dell’esperienza comunitaria, ma risulta assolutamente sterile se non è resa efficace dalla sensibilità e dall’azione familiare.

Secondo lei i genitori cristiani sono consapevoli dell’impegno preso durante il Battesimo, di educare cioè i figli nella fede?

È difficile generalizzare: ogni famiglia fa storia a sé. Certamente non mancano le coppie ancora profondamente consapevoli che tramite il battesimo si apre la via alla fede e alla vita eterna. Altrettanto certamente alcune coppie si limitano a obbedire a una consuetudine o non dimostrano piena consapevolezza del significato di chiedere il battesimo. Uno dei compiti dei pastori che li accolgono è di comprendere cosa realmente desiderano i genitori che si presentano a chiedere il battesimo, per aiutarli con delicatezza e pazienza a entrare nell’ottica giusta.

Quando si inizia secondo lei a trasmettere la fede?

Trasmettere la fede è come trasmettere la vita. Si comincia dall’inizio, dal vivere il tempo della gestazione con riconoscenza per il dono del figlio, vivendo intensamente l’avvenimento della nascita, accompagnando i primi giorni del bimbo con bontà e riconoscenza al Signore. La domanda del battesimo viene a suggellare questi atteggiamenti interiori che permettono al sacramento di esprimere tutta la sua efficacia.

Cosa trasmettere?

Ancora una volta ricorro all’analogia con il dono della vita. Chi trasmette la vita, fondamentalmente condivide con il bambino tutte le situazioni di vita. Per trasmettere la fede lo strumento più efficace è quello di viverla esprimendo insieme al proprio figlio la gioia per la vita ricevuta nella consapevolezza che viene da Dio, lo stupore di ogni nuovo giorno, la riconoscenza per i continui doni di Dio che accompagnano l’esistenza, il ringraziamento al termine della giornata, l’affidamento per i giorni che verranno ...

Quali sono gli strumenti per aiutare i propri figli a coltivare il dono della fede?

Lo strumento fondamentale è la vita stessa. Ogni momento della vita ha un significato profondo: il risveglio, il prendere cibo, il disporsi al riposo … Così pure le persone che vivono accanto sono un importante segno di quel Dio con cui si avvia il rapporto vitale: il sostegno del papà, la tenerezza della mamma parlano in modo eloquente di un Dio Amore e Padre; l’amore vicendevole dei genitori dice il rapporto di amore di Dio nei confronti delle creature; la presenza dei fratelli presenta una fede che si deve esprimere e aprire fuori di sé. Se poi tutte queste realtà sono accompagnate dalla preghiera, le potenzialità insite nelle situazioni di vita vengono esplicitate e rese consapevoli.

In che modo i momenti più importanti della vita di una famiglia vengono cesellati dalla fede?

Proprio come accennavo prima: esplicitando nella preghiera la consapevolezza del rapporto continuo con Dio, che dona l’esistenza e continuamente l’accompagna con la sua presenza.

Che cosa si aspetta da questo Anno della Fede?

Fondamentalmente spero che l’anno della fede non si riduca a una nuova puntata delle occasioni perdute. Più concretamente, in Diocesi sto proponendo di vivere l’approccio al battesimo e il processo di iniziazione cristiana con spirito missionario, nella consapevolezza che è occasione di incontro con persone “lontane” e coinvolgendo la comunità tutta in questo impegno nei confronti di quelle famiglie che vivono il momento privilegiato del dono di un figlio.

(Di Giovanna Abbagnara su www.puntofamiglia.net)