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1627Ottobre 2012

Congregazione dei procuratori Gesuiti a Nairobi

Le aree oggi importanti

I settori che i gesuiti ritengono oggi decisivi per la Compagnia di Gesù sono: la vita nello Spirito, il dinamismo apostolico, la vita insieme come comunità, la promozione delle vocazioni e la formazione, le relazioni con la Chiesa e la creatività.L’Africa come preferenza apostolica.

Dal 9 al 15 luglio si è riunita a Nairobi la Congregazione dei Procuratori della Compagnia di Gesù, composta da 84 “procuratori” eletti dalle loro Province e da altri 13 gesuiti che vi hanno partecipato in ragione del loro ufficio, in pratica il padre generale con i suoi consiglieri e assistenti. I procuratori provenivano: 7 dall’Africa, 14 dall’America Latina, 18 dall’Asia Meridionale, 7 dall’Asia Pacifico, 29 dall’Europa (meridionale, centroorientale, occidentale), 9 dagli Stati Uniti. Si chiamano “procuratori” coloro che vengono eletti dalle Congregazioni provinciali, uno per provincia e che rappresentano la Compagnia di Gesù a livello universale.

Il compito dei procuratori
Questo tipo di riunioni, che si tengono normalmente ogni quattro anni dall’ultima Congregazione Generale, risalgono allo stesso fondatore Sant’Ignazio, il quale, guardando al duro lavoro e alla perdita di tempo che avrebbe potuto comportare il viaggiare a Roma da parte dei provinciali, scoraggiò la convocazione della Congregazione Generale a intervalli predefiniti (Cost. n. 677). Ma
in seguito chiarì che il superiore generale deve essere in continua comunicazione con la Compagnia “attraverso le lettere e le persone che dovrebbero arrivare dalle province, almeno una volta ogni tre anni” (Cost. n. 679).
Il p. generale è sempre in continuo contatto con i provinciali, ma nel caso della Congregazione dei Procuratori si tratta di avere un’altra “visione”, diciamo così, delle singole province attraverso i rapporti che i procuratori inviano al generale prima della riunione, i colloqui del p. generale con ogni singolo partecipante e le discussioni che avvengono durante la Congregazione stessa. La Congregazione dei procuratori non ha alcun potere di legiferare; suo scopo principale è decidere se vi sia la necessità di convocare o no una Congregazione Generale. Tuttavia, se i membri lo ritengono necessario, possono sospendere i decreti delle precedenti Congregazioni Generali e tale sospensione sarà valida fino alla seguente Congregazione Generale. Un altro importante compito dei procuratori è discutere sulla situazione della Compagnia a livello mondiale. Un compito che è stato accentuato soprattutto negli ultimi decenni e che è basato fondamentalmente sulla relazione del padre generale sullo “stato della Compagnia di Gesù” nel mondo.
La relazione “è uno strumento per il discernimento, per poter vedere, nella prospettiva della nostra originale vocazione e dell’Istituto della Compagnia, ciò che il Signore ci chiama ad essere e fare oggi per la sua maggior gloria e per il servizio del suo popolo”. Il discorso del p. Nicolás in apertura della Congregazione è stato molto ampio, e ha toccato tutti gliaspetti della vita della Compagnia di Gesù, sia all’interno, per quanto riguarda la vita spirituale e la vita di comunità, sia all’esterno, nelle sue varie espressioni apostoliche. Un panorama che, ha detto, «non è soltanto frutto della mia personale esperienza e riflessione sui miei quattro anni come generale, ma anche e soprattutto degli accurati rapporti delle Congregazioni provinciali e dei vostri utili e ricchi rapporti come procuratori».
Quanto al contenuto del discorso, il p. Nicolás ha affrontato alcuni settori che considera importanti. Cioè, «la nostra vita nello Spirito, il nostro dinamismo apostolico, la nostra vita insieme come comunità, la promozione delle vocazioni e la formazione, le nostre relazioni con la Chiesa e infine, la creatività nella Compagnia».

Una sintesi delle tematiche affrontate
Ecco una breve sintesi delle singole tematiche.
Riguardo alla vita nello Spirito, dopo aver sottolineato che «la chiave per determinare la salute spirituale della Compagnia dipende dalla capacità dei gesuiti di oggi di donare tutto in modo assoluto al Signore, come fece Ignazio e come hanno fatto tanti gesuiti fino ai nostri giorni», il padre generale indica quattro aree che richiedono maggiore attenzione: la difficoltà di trovare direttori spirituali; il pericolo di valori mondani, secolarizzati, che si infiltrano nella nostra mentalità; la capacità di essere trasformati e integrati dalla nostra spiritualità; l’attaccamento disordinato al lavoro e alle opere apostoliche.
Sul dinamismo apostolico ha sottolineato in particolare il settore educativo e tre dimensioni caratteristiche del nostro apostolato oggi, cioè: il servizio dei poveri, la collaborazione con gli altri, le reti apostoliche tra Province, nelle Conferenze e tra le Conferenze. Tra le sfide in questo campo, il discorso fa riferimento alla ridefinizione del discernimento, alla formazione di leader, allo sviluppo e all’approfondimento della collaborazione tra gesuiti e tra questi e i collaboratori laici.
Quanto alla vita di comunità, dopo aver sottolineato che «nel suo complesso lo stato della vita comunitaria è positivo», non manca di indicare alcune ombre in un atteggiamento di individualismo che si manifesta, per esempio, nella mancanza di trasparenza finanziaria e di dipendenza, in una eccessiva attenzione ai nuovi mezzi di comunicazione elettronica, nelle tensioni tra generazioni e nelle differenze etniche, tribali, razziali. Per rischiarare queste ombre suggerisce anche alcune sfide per la vita comunitaria di oggi.
Più articolato e ampio è il discorso sulla promozione delle vocazioni e sulla formazione dove il Padre Generale indica una serie di settori in cui si può migliorare l’azione della Compagnia.
Il sentire cum Ecclesia, cioè relazione della Compagnia con la Chiesa, «è una dimensione essenziale della visione che aveva Ignazio». E il p. Nicolás, dopo aver richiamato la “Formula dell’Istituto” e il discorso di Benedetto XVI ai membri della 35ma Congregazione Generale, conclude che «è una sfida per noi studiare più a fondo la nostra responsabilità pastorale nei differenti contesti culturali ed ecclesiali in cui operiamo».
Infine, la creatività. Essa è stata proiettata sullo sfondo della celebrazione del secondo centenario della restaurazione della Compagnia nel 2014 e invita «i gesuiti di oggi a un’analisi più profonda dei segni della nuova vita e della creatività apostolica sia nei ministeri tradizionali che nei nuovi ministeri».
Il padre generale ha poi concluso con un ringraziamento al Signore «per tutte le grazie che ha concesso alla Compagnia, per tutto il bene che egli ha fatto per gli altri attraverso di noi, anche se strumenti imperfetti, e per concederci di continuare a servire la Chiesa del suo Figlio Gesù Cristo».

Un nutrito scambio di riflessioni
Su questo sfondo e su questo panorama si è aperta un’ampia discussione in un’atmosfera fraterna, gioiosa e costruttiva, che certamente aiuterà il padre generale nel suo governo ordinario nei prossimi anni.
Può essere interessante sapere che le Congregazioni dei procuratori (questa è stata la 70ma della serie) si sono tenute tutte a Roma, tranne quelle del 1886 e 1889 che ebbero luogo a Fiesole (Firenze) a causa della situazione politica, e quella del 2003 che si tenne a Loyola, in Spagna. Questa è stata la prima che si è tenuta fuori d’Europa e ci si può domandare come mai è stata scelta l’Africa. Non so quali siano le ragioni che hanno spinto il padre generale a fare questa scelta, ma penso che una ragione risalga all’ultima Congregazione Generale, la 35ma, del 2008 che ha eletto il p. Nicolás come generale. In quell’occasione i delegati dell’Assistenza dell’Africa avevano chiesto alla Compagnia di «unirsi nel loro sforzo di promuovere una migliore comprensione delcontinente. Occorre cambiare l’immagine negativa presentata con frequenza dai media e favorire il rispetto e un’azione unificata. In Africa si sta facendo un buon lavoro nelle istituzioni gesuitiche e ci si impegna in opere di incidenza politica (advocacy) per evitare spostamenti forzati di persone e sfruttamento delle risorse. Queste iniziative, tuttavia, non sono adeguatamente conosciute. I gesuiti africani sono grati per la collaborazione internazionale loro offerta e invitano i gesuiti di tutto il mondo a continuare ad unirsi alle loro attività apostoliche. Nonostante il loro continente presenti molti bisogni, i gesuiti africani si offrono per collaborare nella missione universale della Compagnia oltre i loro confini».
Quasi rispondendo a questo appello, la stessa Congregazione ha inserito l’Africa tra le “preferenze” della Compagnia, cioè tra quelle «aree apostoliche che richiedono un’attenzione particolare,  privilegiata». Ed ha aggiunto: «consapevoli delle differenze culturali, sociali ed economiche presenti in Africa e in Madagascar – ma altresì consci delle grandi opportunità, sfide e varietà di ministeri della Compagnia – riconosciamo la responsabilità della Compagnia stessa di presentare una visione più integrale e umana di questo continente. Inoltre tutti i gesuiti sono invitati a una maggiore solidarietà, tramite un reale sostegno della missione della Compagnia di inculturare la fede e promuovere una maggiore giustizia in questo continente».

Perché l’Africa è importante
In occasione dell’incontro di Nairobi, il padre Nicolás, in un’intervista al Jesuit Hakimani Centre di Nairobi, ha spiegato più in dettaglio questa scelta. «L’Africa è una preferenza apostolica – ha detto – perché l’Africa è importante. Non vogliamo essere partecipi del giudizio del mondo su di essa in termini di potere economico, anche se l’Africa ha molte possibilità di sviluppo in questo campo ed è per questo motivo che ci sono tanti conflitti, perché ognuno vuole avere la sua fetta di torta. Ma ciò che è più importante per noi è l’umanità dell’Africa, i valori, le tradizioni, la vitalità, il senso della vita che trovo tutte le volte che visito questo continente. 
Trovo che molti valori considerati importanti in Africa appartengono a tutta l’umanità e che mentre l’Europa e l’Occidente tendono a dimenticarli, l’Africa li ritiene ancora in alta stima. Il mondo quindi ha bisogno dell’Africa. La Compagnia di Gesù ha bisogno dell’Africa, e non solo perché abbiamo poche vocazioni, ma per i valori della vita del popolo, delle sue tradizioni, della capacità di superare i conflitti e le difficoltà. Tutti questi sono tesori di cui il mondo non può fare a meno. Abbiamo bisogno dell’Africa se vogliamo che la pienezza del Cristo sia in qualche modo presente. È molto importante per la Chiesa oggi non solo formare i sacerdoti alla maniera occidentale, ma accettare l’apporto dell’Africa per arricchire la Chiesa universale».
Nairobi è stato quindi un segno che la Compagnia ha voluto dare a questo continente e i gesuiti africani hanno compreso e ringraziato per questo gesto che prelude a un sempre maggiore impegno apostolico verso il Sud del mondo.

(p. Giuseppe Bellucci, su Testimoni 15 del 2012)