franziskanerdominikanerLuglio 2012

Incontro con il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione

I Mendicanti e l'evangelizzazione

Oggi non è più possibile pensare solo a ciò che si è fatto nel passato, come le missioni al popolo. Si deve pensare al popolo in missione e da qui ripartire per una seria formazione del nostro popolo perché si metta in missione. La Nuova Evangelizzazione è intimamente legata agli ordini mendicanti. «L’itineranza rende i mendicanti delle persone totalmente disponibili per la missione di Cristo». Lo ha sottolineato padre José Rodriguez Carballo, ministro generale dei frati minori, prendendo la parola nel corso della giornata di studio organizzata a Roma dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione insieme ai superiori generali degli ordini mendicanti.
L’incontro, il 18 maggio, è stato aperto da una relazione di mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio, che si è lungamente soffermato sul ruolo che i religiosi possono avere nell’ambito della nuova evangelizzazione e sulle sfide che possono affrontare.
Non si può dimenticare – ha notato mons. Fisichella – che nella storia dei secoli passati molti ordini religiosi sono sorti proprio con lo scopo dell’evangelizzazione. Per tante persone consacrate, la via della missione è stata la vocazione da seguire e ha portato grandi frutti nella vita della Chiesa. Milioni di uomini e donne hanno lasciato le loro famiglie e il loro paese per diventare missionari nei confronti di popoli che non conoscevano ancora il nome di Gesù. Alla stessa stregua, davanti alle urgenze del momento, tanti sono divenuti “nuovi evangelizzatori” facendo delle missioni al popolo lo strumento per una rinnovata vita di fede.
«In questi decenni più recenti, lo Spirito Santo ha suscitato anche nuove espressioni di vita consacrata per rispondere alle mutate esigenze dei tempi. Non si tratta di modelli alternativi al passato, ma di espressioni maggiormente corrispondenti al mondo di oggi che chiede segni ulteriori di santità».
La nuova evangelizzazione esige da consacrati e consacrate piena consapevolezza del senso teologico delle sfide del nostro tempo. Queste sfide vanno esaminate con attento e corale discernimento, in vista del rinnovamento della missione. Il coraggio dell’annuncio del Signore Gesù deve accompagnarsi con la fiducia nell’azione della Provvidenza, che opera nel mondo e che «dispone tutto, anche le umane avversità, per il maggior bene della Chiesa».
«Elementi importanti per un proficuo inserimento degli Istituti nel processo della nuova evangelizzazione sono la fedeltà al carisma di fondazione, la comunione con quanti nella Chiesa sono impegnati nella stessa impresa, specialmente con i pastori, e la cooperazione con tutti gli uomini di buona volontà».
In conclusione mons. Fisichella ha suggerito che «non è possibile pensare solo a ciò che si è fatto nel passato come le missioni al popolo. Oggi si deve pensare al popolo in missione e da qui ripartire per una seria formazione del nostro popolo perché si metta in missione».

Contributo in vista del Sinodo
Nel corso della giornata si è sviluppata una discussione ampia sul contributo in vista del Sinodo di ottobre e più in generale sull’Anno della Fede e sulla chiamata alla nuova evangelizzazione. Piuttosto articolata in proposito è stata la riflessione di padre Robert Prevost, Priore generale degli Agostiniani. Per quanto riguarda il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, padre Prevost ha sottolineato il contributo che gli Ordini Mendicanti potranno dare. «Avremo una presenza importante all’interno della realtà del Sinodo. Siamo convinti che ancora oggi abbiamo molto da dire e da offrire alla comunità cristiana non solo per via dell’esperienza e della storia ma anche e soprattutto per la nostra attualità, identità e azione, non come singoli frati o preti o religiosi ma proprio per la dimensione della comunità e della fraternità che condividiamo. Noi vogliamo essere a servizio della Chiesa come comunità di religiosi».
Padre Prevost ha spiegato quale potrebbe essere il contributo degli Agostiniani nella nuova evangelizzazione evidenziando tre ambiti di azione: il servizio pastorale secondo il carisma agostiniano, l’impegno nell’ambito del rapporto fra fede e ragione, la testimonianza della fraternità dell’Ordine, il tutto svolto sempre e comunque là dove la Chiesa ha bisogno. «Per noi Agostiniani è importante camminare come comunità. Come confratelli consacrati offriamo al mondo una testimonianza resa nelle varie dimensioni della nostra vita. Parlo dell’impegno di fede che nasce dalla nostra vita spirituale, la dimensione contemplativa fatta di silenzio, ascolto, apertura alla presenza di Dio, al mistero della presenza di Dio. Oggi forse la gente non sa più come mettersi in ricerca di Dio. Credo che come comunità possiamo dire una parola sulla ricerca di Dio, tema molto agostiniano» ed anche «essere dove c’è più bisogno».
Il priore generale dell’Ordine agostiniano ha sottolineato un ulteriore ambito di azione: «vivere uno stile di vita comunitario che può essere modello per il mondo che oggi è in crisi a livello economico e per quanto riguarda il rispetto della dignità delle persone. Noi, comunità di fatto internazionale, possiamo essere presenza anche profetica che dice al mondo che è possibile vivere insieme, è possibile superare le differenze riconoscendo il valore delle varie culture e indicando come trovare la strada per un cammino comune. Noi come Ordine agostiniano possiamo anche essere testimonianza che sprona altri a vivere in dialogo, comprensione, giustizia e accettazione della dignità delle persone per camminare insieme verso il Regno».
Dello stesso segno la riflessione di fr. Carballo, che ha svolto il ruolo di animatore principale della giornata di studio e riflessione. Carballo ha ribadito che «la vita fraterna è in se stessa una modalità di evangelizzazione. Evangelizzati noi stessi, diventiamo testimoni del Vangelo assumendo con determinazione l’annuncio di Cristo. Per gli Ordini mendicanti, soprattutto per i francescani, essere una fraternità evangelizzatrice è la premessa a qualsiasi altra considerazione». Il carattere “itinerante”, “mendicante” dell’essere nel mondo porta a inserirsi nelle diverse realtà illuminandole dalla luce della Parola di Dio – ha aggiunto padre Carballo – a patto di essere «in ascolto dei bisogni del nostro tempo, capaci di incontrare le persone, sempre aggiornati e in dialogo con le correnti culturali per una reale inculturazione del Vangelo».

Occorre una nuova apologia della fede
Mons. Fisichella dal canto suo ha anche messo l’accento sull’importanza di arrivare a una «nuova apologia della fede. Un momento che non è estraneo al credere, al contrario; essa appartiene a pieno titolo all’atto con cui si entra nella logica della fede. Dare ragione della fede non sembra aver appassionato molto i credenti negli ultimi decenni. Forse, anche per questo la convinzione è venuta meno, perché la scelta non era tale. Il ricorso alle tradizioni di sempre o alle esperienze più svariate, prive della forza della ragione, non hanno avuto la possibilità di essere trainanti, specialmente dinanzi a una cultura che si imponeva sempre più con le certezze della scienza. La situazione, per alcuni versi, è andata sclerotizzandosi, si è ritenuto da parte di alcuni che una stanca ripetizione di forme passate potesse costituire un bastione a difesa senza accorgersi che diventavano piuttosto delle sabbie mobili. Pensare che la nuova evangelizzazione possa realizzarsi con un mero rinnovamento di forme passate è un’illusione da cui restare lontani.
Certo, la soluzione non è neppure la stravaganza di inventare novità solo per soddisfare un contemporaneo sempre in movimento e pronto a ogni esperienza, senza neppure il gusto di averne una visione critica. La strada da percorrere, lo sappiamo, non è per nulla semplice; essa richiede di saper rimanere fedeli al fondamento e proprio, per questo capaci di costruire qualcosa che sia ad esso coerente, in grado anche di essere recepito e compreso da un uomo diverso dal passato. La presentazione e l’annuncio fatto dai credenti della speranza che è in noi non può ricorrere all’arroganza e all’orgoglio per un certo senso di superiorità nei confronti di altre dottrine. È necessario, per questo, che la nuova evangelizzazione si faccia sostenere da una nuova riflessione antropologica in chiave apologetica, come presentazione dell’evento cristiano in grado di comunicare con il nostro contemporaneo. La fede ha una sua propria forza di credibilità che le deriva dall’essere, anzitutto, in relazione con la Rivelazione di Dio in Gesù Cristo».
Il Sinodo, che avrà luogo dal 7 al 28 ottobre 2012 e avrà come tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana, ha dunque fornito la cornice per questo incontro. Dall’Unione dei Superiori Generali sono stati eletti e designati a partecipare al Sinodo dieci religiosi e fra di essi cinque appartengono agli Ordini Mendicanti: i ministri generali dei frati minori, frati conventuali e frati cappuccini, il maestro generale dei domenicani e il priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino.

(Fabrizio Mastrofini, su Testimoni 13 del 2012)