guerracivile_congoLuglio 2012

Impossibile prevedere il futuro

Che tempo fa oggi in Congo?

In una corrispondenza, inviata per e-mail, p. Antonio Trettel, saveriano, descrive la drammatica situazione in cui versa la Repubblica democratica del Congo.

E si domanda con angoscia: quali le previsioni per il domani?

Qui siamo ancora nelle nebbie fitte, siamo in una situazione paradossale: da un lato, infatti,  molteplici selvagge “bande sciolte”, che cambiano continuamente nome e aggregazione ma non la furia distruttrice, continuano purtroppo a perpetrare senza sosta, qua e là, specialmente nelle zone più abbandonate dell’interno e vicino alle zone di estrazione dei minerali più preziosi, degli innumerevoli misfatti atroci: assalti, assassini e violenze di tutti i tipi, massacri di villaggi interi, con l’esodo e l’errare infinito e disperato di intere popolazioni, saccheggio di minerali, distruzione di campi e di tutto il resto che questa povera gente aveva...
Cose “degne”, purtroppo, della Siria e altrove, ma che dovete moltiplicare almeno per dieci, e di cui, certo, voi non avete nessuna eco lassù! Un vero sciame sismico senza fine che ti mette dentro un incubo perenne insopportabile, che toglie alla povera gente la voglia, anzi la possibilità, di mangiare, di dormire, e non raramente anche quella di sopravvivere! Forse solo le popolazioni dell’Emilia oggi, come quelle dell’Aquila ieri – a cui va tutta la nostra simpatia e un sincero ricordo nella preghiera – possono capire cosa vuol dire vivere nell’insicurezza totale. E non pensiate che l’insicurezza causata dai fenomeni naturali sia peggiore di quella causata dalla violenza cieca, satanica degli “umani” (chiamiamoli così!), quando sono scatenati e assetati di sangue, di potere e di ricchezze… altrui!
Una situazione di insicurezza totale che è sfociata ultimamente, qui nel Nord Kivu, in una strana ribellione e diserzione di una “fetta nobile” dell’esercito-brancaleone congolese, che ha condotto fino alla dichiarazione di una stranissima guerra-fantasma… non si sa esattamente di chi contro chi! Vi sembrerò confuso… ma credetemi, di misteri difficili da capire, anche per noi qui, non c’è purtroppo solo quello della SS.ma Trinità!

 

ATTUALITÀ
“Al ladro al ladro!”
Quello che è certo è che lo zampino del regime ruandese di Kagame, – che aveva ultimamente messo i guanti e sembrava accontentarsi di governare e sfruttare tranquillamente questa succosa fetta est del Congo, per interposta persona, soprattutto per interposti comandanti militari “integrati” e introdotti cavallerescamente addirittura nella stanza di comando dell’esercito congolese, – ha dovuto levarsi in fretta i guanti e mostrare le sue unghie feline… quando l’opinione pubblica internazionale, risvegliandosi finalmente, per un istante, dal letargo-coma profondo con cui segue le vicende di questa “terza classe” dell’umanità, ha cominciato a gridare “al ladro, al ladro!”, indicando a dito l’uomo di fiducia di turno del regime succitato, travestito da generale e integrato nell’esercito congolese, e che era già da tempo ricercato dalla Corte di giustizia dell’Aia, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità!

Dall’altra parte, invece, specialmente negli alti livelli politici della lontanissima Kinshasa, … tutto, come avvolto in un silenzio assordante, sembra surrealisticamente calmo e “normale”. Si procede, come se niente fosse successo, alle elezioni-farsa macabra di novembre, che pur ci hanno dato… due presidenti, e un’infinità di doppioni di parlamentari! Tra sussurri e grida, si mette in moto lentamente la camera bassa del parlamento, in cui il presidente “ufficialmente eletto” ha una composita, eterogenea ma numerosa maggioranza, e la cui minoranza è ben divisa, e quindi ancor più debole… I senatori, invece, non sono stati ancora neanche eletti, quindi… si continua con il vecchio senato, anche se tutto rappezzato! Così pure nelle assemblee provinciali: ci sono i vecchi governatori che fanno alto e basso, mentre i deputati sono ancora quelli vecchi, ma spesso per le beghe non riescono nemmeno più a riunirsi in assemblea. C’è un nuovo governo, è vero, che ha fatto delle belle, coraggiose dichiarazioni…  

 

Ma chi ci crede?
Ogni tanto c’è magari anche qualche imprevisto fuoco d’artificio, che non è fatto però certo per “illuminare” né per rallegrare la situazione. Un esempio: la corte di giustizia –messa insieme all’ultimo minuto da Kabila, immediatamente prima delle elezioni di novembre, che deve sostituire
la corte costituzionale – prevista già nella costituzione del 2006, ma che il parlamento e Kabila non
ha avuto ancora il tempo di istituire! –- è stata incaricata di accogliere i numerosissimi ricorsi sugli
“eletti” al parlamento, – e tra febbraio e aprile ha convalidato molte candidature dubbie, ma ha anche invalidato e sostituito più di una trentina dei deputati pubblicati come tali dalla CENI (Commissione elettorale): tra cui c’erano ben… tre fratelli (di sangue!) del pastore protestante, fido consigliere di Kabila e da lui scelto a presiedere la stessa CENI! Che fa il pastore-presidente della CENI? Invece di nascondersi per la vergogna, attacca pubblicamente la corte di giustizia e chiede spudoratamente che gli invalidati per corruzione e manipolazioni varie… siano riassunti in parlamento! Davvero un fuoco d’artificio che lascia esterrefatti! Ma fosse l’unico!!!

Quali previsioni per il domani?
Bella domanda davvero! Ma se non riusciamo neanche noi a capire cosa sta succedendo oggi e dove stiamo andando effettivamente,… vi sfido io a prevedere il futuro! Per noi qui, buio pesto! E tuttavia, qualche riflessione dobbiamo pur farla, qualche spiraglio dobbiamo pur cercarlo! Ci provo.
Punto di partenza: i lampi e i tuoni che continuano a sconquassare questa bellissima e malcapitata “regione dei grandi laghi”, con le ricchezze naturali scandalose che fanno gola a tutti, in un momento di crisi mondiale apocalittica, sembrano confermare che purtroppo non è stato ancora abbandonato il subdolo pazzesco progetto, sognato dai piccoli satrapi confinanti e sostenuto di gran cuore da interessi e forze presenti in vari stati occidentali e dalle multinazionali, il progetto, cioè della cosiddetta “balcanizzazione” del Congo. Detto in maniera brutale, è il vecchio, risorgente progetto di fare del Congo… uno spezzatino, per poterne distribuire dei bei pezzetti succulenti agli staterelli confinanti, che sono un po’ più popolati e assai più poveri di ricchezze naturali. Ma naturalmente il grosso della torta, i “beni mobili” ricavati dall’operazione, andrebbero appunto direttamente alle multinazionali del mondo intero! E ai congolesi, oltre alla beffa atroce, anche tutti i danni da pagare! Un progetto pazzesco, ma di che cosa purtroppo non è stata capace l’umanità, come testimonia la storia?
Ma se “gli amici di mammona” (capita anche a loro, per fortuna, talvolta!) avessero fatto, anche stavolta, i conti senza l’oste! Perché qualche grosso palo tra le ruote certamente l’hanno trovato, se non son ancora riusciti a farlo ‘sto spezzatino del Congo, pur hanno tentato più volte, a partire dallo stesso anno dell’indipendenza (1960), quando il piccolo ma tronfio Belgio, pentendosi subito di averla data, l’indipendenza, eliminò brutalmente Lumumba e tentò di annettersi il Katanga, un boccone troppo ingordo, che gli andò presto di traverso!

Perché forse i “ladri” non ce la faranno?
Ho letto in questi giorni su Le Potentiel del 29.5.2012 - un giornale di Kinshasa tra i più seri e  critici, – una riflessione molto lucida intitolata: Les variables oubliées de l’équation de la balkanisation (del Congo, evidentemente), firmato da un certo professore Remy K. Katshingu, un congolese della diaspora, suppongo, che insegni attualmente in Canada. Ne faccio gli elogi e lo cito perché… il prof. È d’accordo con me! Scherzi a parte, mi sembra infatti che formuli in modo chiaro almeno due motivi oggettivi, che anch’io ritengo “dirimenti”, per bloccare e impedire il tentativo-progetto di fare del Congo uno “spezzatino”.

Una prima ragione è il fatto che ormai i congolesi, nonostante tutte le apparenze e le divisioni, e malgrado tutto quello che hanno sofferto in questi ultimi decenni, anzi anche proprio in forza di quello, hanno ormai maturato una forte coscienza nazionale. Dice il nostro autore (traduco dal francese): «Malgrado la molteplicità delle particolarità etnico-culturali, i congolesi hanno vissuto e condiviso sulla loro terra, nel corso degli ultimi 50 anni, degli avvenimenti storici di portata nazionale: la lotta per accedere all’indipendenza, il caos del post-indipendenza, il mobutismo con i suoi periodi di gloria e di decadenza, il fallimento della Conferenza nazionale sovrana, la duplice operazione di “liberazione” (= le due guerre! ndr) condotte da Kabila senior (1996-97, contro la dittatura mobutista; 1998-2004, contro le forze ruandesi di occupazione), la frode elettorale del novembre 2011… Proprio di là si è sviluppata una identità di situazioni che hanno fortificato una coscienza nazionale».

L’altro elemento di una coesione nazionale ormai saldamente acquisita, che impedirà quindi a lungo
andare, speriamo, qualsiasi possibile balcanizzazione del Congo, è un fatto ancora più recente, e il nostro autore lo identifica, in particolare, nella giovinezza congolese della diaspora. Dice:
«L’altra variabile concerne la cristallizzazione politica della giovane generazione congolese, quella che, tra dicembre 2011 e febbraio 2012 ha preso d’assalto, a migliaia, le grandi arterie delle metropoli dei cinque continenti e ha sventolato la bandiera congolese davanti al Campidoglio, alla CNN, alla CPI, alla Casa Bianca, all’Eliseo, denunciando il complotto in atto… È la generazione che porta collettivamente le stigmate del sangue versato da 8 milioni di congolesi assassinati, violentati, mutilati nell’est del paese dalle forze di occupazione straniera, di fronte a uno stato incapace di difenderli e di difendere il suo territorio».

Se dunque, nonostante tutte le apparenze minacciose contrarie, le cose sotto sotto stanno veramente così, per questi e per ben altri motivi, lasciateci quindi sperare ancora in una prossima primavera, anche per il nostro Congo! Per restare infatti anche solamente al livello di un’analisi “laica”, socio-politica, condivido ancora la conclusione di R. K. K.: «Così, se l’istituzione “Stato congolese” sembra inesistente, la nazione congolese, invece, esiste davvero e si solidifica in reazione alla disfunzione dello stesso stato congolese (…)».

Ai posteri, l’ardua sentenza. Ma voi, aiutateci a continuare a sperare e a continuare a seminare nella gente una speranza profonda e solida, che si attiva nei meandri della vita e della storia, per far sorgere dalle tenebre una nuova, pur sempre ancor timida, aurora. O non ci crediamo che Cristo, risorgendo, ha sbaragliato una volta per sempre, anche per noi, le forze delle tenebre?

(Antonio Trettel, sx Bukavu, 4 maggio 2012, Festa dei martiri dell’Uganda, su Testimoni 12 del 2012)