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xviii2f09Aprile 2012

Un problema sempre più urgente specie in Europa: l'invecchiamento dei religiosi

Sazi di giorni per Dio...

Il coraggio di affrontare i problemi spirituali, giuridici e gestionali degli anziani.L’impegno delle singole comunità e la corresponsabilizzazione di tutto l’istituto religioso.Creato, in casa dehoniana, un gruppo di lavoro ad hoc.

Quante potranno essere le comunità religiose, maschili e femminili, che, almeno nei paesi europei, Italia compresa, rischiano di trasformarsi, in tempi più o meno ravvicinati, in case di accoglienza per anziani?

 

Il problema se lo è posto anche il direttivo generale dei Dehoniani che ha voluto dar vita, recentemente, a un gruppo di lavoro ad hoc. Certo, il rischio di un ennesimo organismo messo in campo solo perché poi, di fatto, “nulla cambi”, potrebbe essere reale. Stando, però, al primo documento programmatico elaborato dal gruppo nel febbraio scorso, è forse il caso di dire che si è andati ben oltre le buone intenzioni. Si tratta di un gruppo ad tempus,voluto per «studiare il problema dell’invecchiamento nella congregazione ed offrire i suoi consigli all’amministrazione generale». Detto così, può sembrare un compito facile. Anche se l’area maggiormente interessata a questo discorso è l’Europa, non si può comunque dimenticare che i modi e i tempi del passaggio dalla terza alla quarta età, nella complessità di tutti i suoi risvolti psicologici e sociali, sono necessariamente condizionati e legati alla propria cultura, al proprio contesto ambientale. Potrebbe rivelarsi un problema di non poco conto anche solo il voler trovare il minimo comun denominatore da cui partire per indicare percorsi credibili ai superiori maggiori dell’istituto.

L’accompagnamento spirituale
Fin dal primo confronto all’interno del gruppo, si è cercato di individuare alcuni tra i problemi più urgenti, quali l’accompagnamento spirituale e tutte le questioni giuridiche, materiali e gestionali del processo di invecchiamento. A proposito dell’accompagnamento spirituale si è fatto notare come il ritmo della vita di preghiera e le pratiche di pietà siano uno “specchio” di quelle apprese ancora durante il noviziato, dalla preghiere del mattino e della sera, alla celebrazione eucaristica, all’adorazione, all’atto mattutino di oblazione. In alcune province, poi, sono specificamente previste per gli anziani una qualche forma di direzione spirituale, possibilmente la visita di un sacerdote esterno per le confessioni, a volte anche una visita personale, un breve ritiro ecc.
Quando si è avanti negli anni, si sono detti all’interno del gruppo, «gli aspetti che non sono stati trattati nei primi anni della vita religiosa tendono a ritornare e a trovare, a questa età, un difficile equilibrio». È il caso, ad esempio, del diverso trattamento riservato ai fratelli (laici) da una parte e ai padri (presbiteri) dall’altra. Come negare la netta percezione di uno stato di “inferiorità”, e a volte anche di “rabbia”, dei primi rispetto ai secondi? Nel corso del tempo, soprattutto dopo il concilio, spesso è mancata una «informazione adeguata sui cambiamenti nelle pratiche (di pietà) della Chiesa o della congregazione», generalmente sostituite, a volte in maniera esclusiva, dalla recita delle lodi e dei vespri. Per quanto ecclesialmente importanti, queste pratiche, di fatto, in tante persone anziane, «non sono mai diventate delle espressioni di una fede personale».
Perché stupirsi, allora, di fronte al desiderio di un possibile e facile ritorno alle pratiche di una volta? In molti casi, questi confratelli hanno sviluppato una loro vita spirituale e ritengono quasi lesivo della loro personalità un accompagnamento spirituale più diretto e programmato. Il raggiungimento di questo obiettivo dovrebbe avvenire in un modo quasi informale, valorizzando le opportunità già previste non solo dall’orario quotidiano, ma più ancora, dallo snodarsi dell’anno liturgico. Paradossalmente, potrebbe essere più facile accompagnare spiritualmente un confratello anziano affrontando temi non immediatamente spirituali, come quelli riguardanti il suo stato di salute o certi avvenimenti relativi alla sua famiglia e al suo vissuto.

Il ruolo particolare del superiore
Non ci si dovrebbe mai dimenticare che l’attenzione ai lunghi discorsi, alle grandi conferenze anche di ordine spirituale, è inversamente proporzionale agli anni che uno si sente sulle spalle. Ciò non toglie, comunque, l’apprezzamento, da parte delle persone anziane, almeno di tanto in tanto, anche di una vera e propria condivisione di fede. È un modo sapiente per offrire loro non solo la “libertà di parola”, ma anche la percezione di «vivere in un ambiente naturale che le accetta e le fa sentire a casa propria». È facilmente comprensibile il ruolo centrale del superiore di queste comunità di anziani. Non ci si improvvisa responsabili di queste strutture dall’oggi al domani. È indispensabile una formazione adeguata, non esclusa una specifica educazione di pastorale clinica. Rientra, in particolare, tra i compiti del superiore l’esigenza fondamentale di assicurare un rapporto continuo, una reale interazione con gli altri membri della provincia. Meglio ancora, e qui ci permettiamo un suggerimento al gruppo di lavoro, se il superiore avesse attorno a sé alcuni confratelli (meno anziani) con cui non solo condividere fino in fondo le sue dirette responsabilità, ma anche per dare un volto il più normale possibile a quella comunità.
Tra gli strumenti che potrebbero agevolare questo delicatissimo servizio a beneficio dei confratelli anziani, non mancano preziose pubblicazioni. È il caso del volume di Anselm Grün La grande arte di invecchiare (San Paolo, 2009), con una sistematica riflessione sull’accettazione della propria esistenza, sulla presa di distanza dai beni, dalle relazioni, dalla sessualità ecc., sulle virtù proprie della vecchiaia, dal rilassamento, alla pazienza, alla dolcezza, alla libertà, alla riconoscenza e alla gratitudine. Sempre nell’ambito dell’accompagnamento spirituale, va inoltre ricordato che ogni istituto non ha che da attingere ai valori specifici del proprio carisma. Nel caso dei dehoniani i valori più significativi a questo riguardo, potrebbero essere quelli del dono di sé, dell’abbandono, dello spirito di oblazione, del fiat di Maria. Ma sarebbe quanto mai opportuno che tutti questi aspetti venissero costantemente riproposti e affrontati nei documenti dei superiori maggiori e negli atti capitolari provinciali e generali.Anche nei corsi di formazione permanente non andrebbe mai trascurata una preparazione più o meno remota a questa fase della propria vita.

Problemi giuridici e di gestione
Pensando soprattutto alla sempre più preoccupante situazione di alcune regioni europee, sotto la lente d’ingrandimento del gruppo di lavoro sono passate le questioni non meno delicate di ordine giuridico e gestionale. Perché non confrontarsi, ad esempio, con qualche canonista per capire meglio come si debba comportare una provincia religiosa che percepisce sempre più vicina la propria fine? Di fronte alla chiusura delle case, soprattutto se si tratta dell’ultima casa di una provincia, come muoversi se, come può succedere, le persone si vengono a trovare nella pratica impossibilità di emettere un valido atto giuridico?
Che ruolo e quali poteri potrebbe svolgere un laico o una religiosa di un’altra comunità nel consiglio della casa da chiudere? Nel caso, inoltre, della chiusura non solo di una comunità, ma addirittura di una provincia, quali sono giuridicamente le responsabilità di un’amministrazione generale? L’ente giuridico di una provincia che fine fa? Si tratta, in altre parole, di capire come comportarsi concretamente nei confronti degli edifici esistenti, della riconsegna delle parrocchie alla diocesi, dell’alienazione di una casa costruita con l’aiuto dei benefattori, le cui intenzioni dovrebbero essere gelosamente salvaguardate.
Ma ancora, in tutte queste problematiche situazioni, come rendere vivibile la propria vita consacrata fino alla fine? È possibile che il compito della chiusura definitiva di una casa e quello della cura dei beni materiali venga assegnata a qualcuno, laico o sacerdote, anche estraneo alla comunità? A che punto è la riflessione giuridica e politica su questo genere di problemi? Ogni casa o ogni provincia, spesso, ha una sua biblioteca, un suo archivio, documenti e anche quadri di un certo valore. Quali diritti può vantare su questi beni l’amministrazione provinciale o generale?

Suggerimenti concreti
Non meno delicati dei problemi giuridici, sono quelli gestionali e delle cure da prestare alle persone anziane. In una casa di riposo non si può trascurare, ad esempio, il problema degli ascensori, delle barre di sicurezza, del tipo di letti, dei pasti, degli esercizi fisici, delle visite mediche, della scelta dei medici, degli ospedali, dei medicinali ecc. Sono tutti aspetti che andrebbero tenuti debitamente in conto anche e soprattutto nel corso delle visite da parte dei superiori maggiori. Da parte sua, il gruppo di lavoro si è impegnato non solo ad acquisire con una certa urgenza tutti i dati disponibili sulle “politiche assistenziali” delle altre entità, ma anche per contattare qualche esperto in campo giuridico, suggerendo, nello stesso tempo, possibili e appropriati testi di riferimento sul tipo di quello di Anselm Grün. Nello stesso tempo sarà sua premura far emergere con più evidenza, a beneficio dei confratelli anziani, i valori della propria spiritualità, sollecitando chi di dovere a prestare la dovuta attenzione al problema dell’invecchiamento anche, non si stancano di ripetere i membri del gruppo, in ambito formativo, soprattutto negli incontri di formazione permanente. A questo scopo sarà compito del gruppo acquisire con esattezza alcuni dati su come ci si sta muovendo all’interno delle singole province in questo campo e sui possibili aiuti che i vari stati sono o non sono in grado di accordare. Un eventuale opuscolo di sensibilizzazione delle varie realtà della congregazione a questo riguardo, anche se da solo non può certo bastare, non sarebbe comunque fuori luogo. Non si può certo rinviare all’infinito uno studio attento di tutti gli aspetti finanziari del problema, in modo da assicurare tutte le cure e l’assistenza necessarie anche a quelle entità che non dispongono di risorse. Potrebbero forse servire – perché no? – anche degli appositi video sulle persone anziane come memoria e testimonianza della loro vita, magari sullo sfondo di quelle case e di quelle opere fondate e sviluppatesi proprio grazie allo zelo apostolico di quelle stesse persone. Mentre il gruppo di lavoro potrebbe presto terminare il suo compito, sarebbe quanto mai opportuno che nel frattempo venisse nominata una persona – è il gruppo stesso a suggerirlo – sia nell’amministrazione generale che nelle province. Lo scopo è comprensibilmente quello di garantire la continuità nella riflessione, nel coordinamento e nella progettazione. Come i poveri di cui parla il Vangelo, così anche i religiosi/e anziani, in numero ancora forse maggiore, saranno sicuramente sempre con noi.

(Angelo Arrighini, su Testimoni 6 del 2012)