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RomeoGiulio1Aprile 2012

Lettera del p. Nicolàs preposito generale dei gesuiti

Il compito educativo tra i giovani d'oggi

Con la progressiva riduzione delle forme tradizionali di contatto,occorre trovare nuove occasioni per aiutare i giovani a trarre il meglio di sé dal loro cuore, favorire il loro discernimento, e accompagnarli nel viaggio della vita.

Dio ha molto a che fare con i giovani e la loro gioia”: con queste parole si apre la risposta che p. A. Nicolàs, preposito generale della Compagnia di Gesù, redige, sollecitato dalle lettere annuali ex officio che i Superiori maggiori della Compagnia scrivono ogni anno. Nel 2010 p. Nicolàs aveva invitato i provinciali a scrivere le lettere annuali tenendo presente la questione dei giovani e la risposta apostolica della Compagnia. La risposta, giunta nel mese di ottobre del 2011, si profila quindi come una sintesi delle lettere pervenute, arricchita da riflessioni e da criteri in vista di un discernimento apostolico, senza alcuna pretesa di descrivere o analizzare in modo esaustivo le tematiche giovanili.

Interrogativi aperti
Il p. Nicolàs apre la sua riflessione ricordando un evento impresso nella memoria di molti: la Giornata mondiale della gioventù svoltasi a Madrid nell’agosto del 2012. «C’è stata, sotto gli occhi di tutti, questa semplice gioia dei giovani: contagiosa, inspiegabile, abbondante. Non si poteva perderla. Né il calore del sole estivo, né le piogge improvvise avrebbero potuto alterare quella felicità. Sentivo che Dio doveva essere stato molto vicino».
Come custodire e promuovere questa gioia profonda? Se da un lato le notizie pervenute sono sorgente di consolazione per le molte iniziative buone ed efficaci, che vengono svolte nella Compagnia da parte dei gesuiti e loro collaboratori, dall’altra si sollevano domande e si avvertono segnali di preoccupazione.
Viene fatto notare, ad esempio che, «in tutto il mondo, il nostro principale contatto con i giovani è nelle nostre istituzioni educative. Tuttavia, poiché stiamo diminuendo e abbiamo ancora tante scuole, qualcuno nota che sembra esserci una tendenza per i gesuiti ad essere principalmente nell’amministrazione. Nonostante questo sia un servizio importante, alcuni osservano che, di conseguenza, ci sono meno opportunità per i contatti personali e le relazioni che sono sempre stati al centro dell’educazione dei gesuiti. Così alcuni hanno chiesto se le nostre istituzioni educative sono ancora il modo migliore per poterci mettere a servizio dei giovani, o, almeno, se noi gesuiti stiamo assumendo i ruoli migliori e apostolicamente più fruttuosi che possiamo nelle nostre scuole».
Un altro luogo di riflessione nasce dal rapporto, spesso difficile, tra i giovani e la Chiesa. «Alcuni hanno espresso la preoccupazione che molti nella Chiesa non parlano la lingua o non capiscono la cultura dei giovani, e viceversa. Un buon numero di gesuiti si chiede come possiamo essere ponte reale tra i giovani e la Chiesa, in particolare quando molti giovani hanno difficoltà con l’immagine della Chiesa che ricevono dai media, a volte confermata dalle loro proprie esperienze».
La riflessione svolta conduce anche a interrogarsi circa le modalità per essere più presenti ai giovani e come sia possibile oggi condividere con loro il dono del Vangelo in modalità «che davvero parlino a loro, alla loro esperienza e alla loro ricerca di significato, direzione e amore».

Continuare il discernimento
Questa rilettura della situazione non tende certamente né a minimizzare, né a svalutare il lavoro apostolico in ambito giovanile che la Compagnia offre alla Chiesa e alla società; semmai è il segno di una spiritualità che, alla ricerca del meglio, conduce ad essere «apostolicamente inquieti, continuare a porre domande circa la natura e la qualità del nostro servizio per percepire la spinta del Signore a una maggiore generosità e verso nuove frontiere. Non si può e non si deve pensare che si possa fare tutto. Ma gli interrogativi che ci si pone o che altri pongono, possono invitarci a continuare il discernimento personale e apostolico che è parte della vita e missione di ogni gesuita e di ogni apostolato dei Gesuiti».
Dopo questa breve analisi della situazione, il p. generale continua la sua riflessione offrendo un contributo per un processo di discernimento partendo da una semplice storia. «Un medico voleva che il figlio diventasse un medico come lui, ma il figlio disse al padre che voleva diventare un pittore. Il buon dottore replicò in tre frasi: (1) “Figlio mio, ho sempre voluto il meglio per te e ho sognato che saresti diventato un bravo medico come me. (2) Ma, voglio dirti che sono molto felice di vederti diventare un buon pittore. (3) Così mi consenti di accompagnarti nella vita che hai scelto”.


1.Valore dei giovani come momento speciale della vita: Ho sempre voluto il meglio per te..

“I giovani sanno che non resteranno giovani per sempre. Ecco perché sembrano aver fretta di ottenere il massimo dalla loro giovinezza. Dobbiamo comprendere questo e cooperare con loro in questa avventura. È importante che diamo il nostro contributo a un periodo molto importante di opportunità e creatività. Gli esseri umani sono creati da Dio con la capacità di crescere, costruire e realizzare società e comunità. La giovinezza è il momento in cui queste capacità sono messe alla prova».
Il compito educativo si traduce in un lavoro di integrazione creativa tra tutti i fattori che contribuiscono a rendere umana la persona, far crescere significa aiutare i giovani a trarre il meglio dai doni e dalle risorse che sono loro dati da Dio e metterli a servizio di altri uomini e donne, in modo particolare verso poveri e sofferenti; aiutarli a trovare il loro senso più profondo e la gioia nell’amore di Dio e nell’amicizia.

Aiutare i giovani a trarre il meglio di sé
«Il bisogno è tanto grande quanto la sfida è più che mai complessa: come possiamo aiutare i giovani a trarre il meglio dal proprio cuore e imparare dalla saggezza del passato al fine di consentire loro di creare un futuro migliore? Vogliamo che essi crescano, abbiano grandi sogni di vita e di speranza. E noi vogliamo offrire loro gli strumenti che li aiutino a distinguere, tra i molti sogni loro offerti, quelli che seguono la strada verso la vera gioia del nostro Signore Gesù, e quelli che semplicemente seguono le tendenze superficiali del profitto e del mercato del momento. Vogliamo essere con i giovani in modo che essi non scambino l’entusiasmo per il cinismo, ma che mettano tutto ciò che hanno a servizio di obiettivi e sogni ai quali valga la pena dedicare la loro vita e il loro cuore”.
Il primo passo per un discernimento è dunque porsi la domanda se siamo dove sono i giovani, la presenza è il primo e più importante contributo alla loro vita. «Qual è la qualità della nostra presenza con i giovani, e quanto essa è profonda, genuina e cristiana? Qual è la qualità della nostra presenza tra i giovani poveri, esclusi, o vulnerabili, i giovani che hanno più bisogno?».

Facilitare il loro discernimento
2. Facilitare il discernimento: Sono molto felice di vederti diventare un buon...
Dopo la presenza, il secondo grande servizio ai giovani è facilitare il loro discernimento. «I giovani hanno difficoltà a prendere decisioni fondate. In questo periodo della loro vita, essi sono di fronte a decisioni su cosa fare per il resto della loro vita: quali relazioni avere, quale professione o carriera intraprendere, quali valori far propri».
Il criterio e la preoccupazione nel campo apostolico sarà quello di aiutare i giovani a rendersi liberi da decisioni che altri hanno preso per loro. «Viviamo in un mondo in cui molte persone e agenzie vogliono decidere per noi; vogliono farci comprare i loro prodotti, la loro moda, i loro valori, il loro stile di vita, le loro ideologie». Il ruolo educativo nei confronti dei giovani sarà quello di aiutarli a essere liberi per potersi confrontare con tutte queste possibilità. Questo è il luogo in cui ciascuno può esercitare al massimo il suo personale dono di creatività con i giovani, andare fin nelle profondità del proprio cuore per scoprire l’azione e l’opera dello Spirito, fonte principale e affidabile per una giusta decisione su ciò che è importante.
«Il servizio ignaziano ai giovani, quindi, è un servizio in profondità che non può essere esercitato soltanto attraverso rapporti amministrativi. Esso richiede quella vicinanza che può facilitare le grandi decisioni, nelle quali i giovani rischiano la propria identità, sulle quali possono realizzare la casa futura, cui saranno in grado di invitare il mondo».
Il lavoro con i giovani offre opportunità di crescita anche per chi lavora con i loro, nulla di ciò che è veramente importante succede solo automaticamente.
«La sensibilità e la capacità di percepire l’opera e i doni di Dio nei nostri cuori richiedono istruzione e formazione interiore: la capacità di sentire, di percepire, di avvertire i movimenti del nostro cuore. I giovani sono pieni di capacità, di doni e di una straordinaria profondità d’animo. Ma questa grande abbondanza può essere fonte di rumore interiore; ed è molto facile che si cresca insensibili a ciò che accade dentro, ignorando la musica e gli affetti che rendono la nostra vita così bella e così promettente. La sfida è quindi di aiutare i giovani a diventare sensibili alle forze meravigliose e ai movimenti che Dio, altre persone, la realtà, la loro generosità e la vita producono nei loro cuori”.
Tutto questo non solo comporta un lavoro approfondito di conoscenza di se stessi e dei propri movimenti del cuore, ma anche si avverte la necessità di conoscere in modo più approfondito il mondo dei giovani, la loro cultura, i loro valori e il loro linguaggio.

Accompagnarli nel viaggio della vita
3. Accompagnare i giovani nel lungo viaggio della vita: Consentimi soltanto di accompagnarti nella vita che hai scelto.
Essere presenti tra i giovani, aiutarli nel discernimento e accompagnarli lungo la vita. “La giovinezza non finisce con la laurea all’università. Le decisioni prese prima dei 24 anni di età devono essere vissute negli anni successivi. Matrimonio, professioni, impegni sociali o politici, anche scuola di specializzazione sono tutti soltanto l’inizio di una lunga vita di perseveranza in un percorso scelto. Tutti i tipi di trappole, deviazioni, tentazioni e apparenti scorciatoie saranno offerti ai giovani che iniziano la loro nuova vita. Le decisioni non terminano con la “grande decisione.” I giovani adulti avranno ancora bisogno di accompagnamento”.
I primi tempi dopo le scelte risultano essere anche i più delicati, «la lotta per diventare se stessi, con integrità e tutti i valori umani al proprio posto, è una battaglia lunga, difficile e dura. Essere presenti al fine di accompagnare, sostenere, condividere e consolare in quegli anni cruciali in cui le persone creano il proprio stile personale è uno dei più importanti servizi che possiamo dare all’umanità».
Gli stimoli e le sollecitazioni offerte invitano, in conclusione, a un costante atteggiamento di sano e creativo discernimento apostolico circa la qualità della presenza e del servizio al mondo giovanile nella Chiesa a favore dell’umanità.
Le lettere annuali ex officio si mostrano quindi come vera possibilità di dialogo apostolico tra la Compagnia e il suo superiore generale che passa attraverso la parola scritta. Un dialogo nello Spirito, nel tentativo di cogliere ciò che lo Spirito stesso dice attraverso gli avvenimenti, le persone e le parole scambiate con grande senso di responsabilità e desiderio di trasparenza.

(Francesca Balocco, su Testimoni 6 del 2012)