ATTUALITÀ - Mondo Voc aprile 2014                                           Torna al sommario

 

 

Caritas italiana, menaide di carità e solidarietà

La rete che non è una trappola

Tutte le iniziative in favore dei bisognosi


Migliaia le iniziative della Caritas per i poveri. Dall’inizio della recessione nel 2008, boom di acquisti dei beni di prima necessità per chi non arriva a fine mese.


di Gelsomino Del Guercio


Logo_Caritas_ItalianaUna mano tesa alle famiglie in difficoltà economiche, ai senza fissa dimora, agli anziani soli, agli ex detenuti, ai migranti. Le persone povere ed in difficoltà trovano nella Chiesa Cattolica un punto di riferimento insostituibile. E la Caritas Italiana è il fulcro di questo ingranaggio. In tutta Italia promuove oltre 14mila servizi socio-assistenziali e sanitari nei quali operano quasi 300mila volontari laici. All’interno di questo universo variegato, sono circa 2000 i servizi promossi e/o gestiti dalle Caritas diocesane, dove operano 30mila volontari laici. Pertanto, sono innanzi tutto i numeri a rendere l’idea dell’impegno vastissimo, promosso in ogni regione dalla Caritas.

 


I progetti anti-crisi per chi ha problemi economici

Un primo filone di attività è rappresentato dalle iniziative anti-crisi messe in piedi dal 2008, anno di inizio della bassa congiuntura economica. Le iniziative di contrasto alla recessione si sono moltiplicate di anno in anno. Nelle 220 diocesi italiane si contano oltre 1000 progetti rivolti a persone o famiglie che faticano ad arrivare a fine mese perché hanno perso il lavoro oppure hanno stipendi dimezzati dagli ammortizzatori sociali. Tra le iniziative si segnalano microcredito, fondi di solidarietà, consulenza nella gestione del credito, sportelli anti-usura, formazione e sensibilizzazione al consumo responsabile. E ancora empori della solidarietà, magazzini del riciclo, gestione della distribuzione di prodotti alimentari. Si è provato anche ad aprire una nuova prospettiva, attraverso formazione professionale, tirocini formativi, percorsi di reinserimento lavorativo.

 


I più richiesti: beni di prima necessità e farmaci

Farmaci-La maggior parte delle spese, sostenute dalle Caritas diocesane per fronteggiare la crisi, sono state destinate all’acquisto di beni di prima necessità (quasi il 40% delle spese totali) e all’erogazione di contributi al reddito (più del 32% del totale). Tra i beni di prima necessità, una quota importante è stata destinata all’acquisto dei farmaci. Su questo fronte, la situazione si presenta molto variegata fra le realtà che hanno richiesto il rimborso: in alcuni casi, infatti, le spese per farmaci hanno rappresentato più del 20% della spesa per generi di prima necessità. Numeri in linea con i dati resi noti dalla Fondazione Banco Farmaceutico in collaborazione con Caritas Italiana relativamente all’aumento esponenziale della povertà sanitaria in Italia nell’ultimo decennio: dal 2006 al 2013 un numero sempre crescente di persone e famiglie, infatti, non è più in grado di acquistare medicinali. Nell’ultimo triennio le richieste di farmaci hanno subito un aumento del 57%.

 


Una boccata d’ossigeno per le famiglie

prestitoUn focus va poi esteso sul “Prestito della speranza”. L’iniziativa promossa nel 2009 dalla Conferenza Episcopale Italiana, vede la collaborazione anche di Caritas Italiana e delle diocesi, ed è orientata a favorire prestiti bancari a tassi agevolati (erogati dalle banche aderenti) garantiti da un Fondo straordinario specificatamente costituito dalla Cei. Il fondo è stato rilanciato nel marzo 2011 a seguito di un nuovo accordo tra i Vescovi e l’Associazione Bancaria Italiana, che ha previsto nuove condizioni e una significativa semplificazione dei criteri di accesso. Al 9 ottobre 2013, i finanziamenti complessivamente attivati sono stati 3174. In quattro anni, il totale dei finanziamenti erogati ammonta a quasi venti milioni di euro (19.985.764 euro).

 


Dalla parte dei senza tetto, ex detenuti e anziani

Un altro raggio d’azione della Caritas è rivolto alle persone che vivono vecchie e nuove solitudini. È il caso, ad esempio, dei “senza fissa dimora”. Per loro sono attive in decine di diocesi strutture e servizi di pronta accoglienza, mense, docce, dormitori, distribuzione vestiario, assistenza sanitaria, segretariato sociale, attività di inserimento lavorativo. Sempre in tema di solitudini, sono numerose gli ex detenuti che vengono accolti nelle strutture Caritas. Si tratta di persone che, appena usciti dal carcere, si ritrovano oltre che senza lavoro, anche senza una famiglia. La Chiesa Cattolica offre loro un supporto con strutture di accoglienza, borse lavoro, laboratori formativi. Un sostegno concreto è rivolto anche a chi è vittima di dipendenze e si ritrova solo e privo di introiti finanziari. In questi casi la Caritas e le diocesi sono operative per sviluppare percorsi di inclusione sociale, sostegno alloggiativo, inserimento lavorativo protetto, percorsi terapeutici e riabilitativi.

 


3000 migranti nella rete della carità

sbarchi-migrantiLa Caritas, infine, focalizza l’attenzione ai migranti che spesso arrivano in Italia in condizioni di assoluta miseria. I loro risparmi vengono investiti sul viaggio che li conduce sulle coste o alle frontiere della nostra Penisola. 70 Caritas diocesane si sono attivate su tutto il territorio nazionale, realizzando negli ultimi cinque anni 164 progetti specifici per 3000 tra immigrati, rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta, con un coinvolgimento di centinaia di operatori, volontari e comunità ecclesiali locali. A fine 2012, ultimo dato ufficiale, rimanevano nelle strutture di accoglienza della rete Caritas ancora 1000 persone, ovvero un terzo di quelle ospitate dall’inizio dell’emergenza. Per tutti loro sono stati promossi percorsi di integrazione e inclusione sociale; sportelli informativi e consulenza legale; percorsi formativi e di alfabetizzazione; laboratori interculturali; percorsi di inserimento lavorativo.

A dimostrazione che le porte della Caritas sono aperte davvero a chiunque le bussi.

 



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