STORIE DI VITA - Mondo Voc marzo 2014                                         Torna al sommario

 

 

LA SFIDA DIFFICILE E FATTIBILE DELLE DONNE IMPEGNATE SU PIÙ FRONTI

Bello e possibile

Un gioco ad incastro faticoso ma fecondo


Fare la mamma ed essere una moglie non impedisce a Marzia di continuare a lavorare. È dura, ma gioia che questa vita le dà, la ripaga di tutti gli sforzi e le dà la carica per andare avanti. E poi, quando proprio sente di non farcela, c’è sempre Dio a cui chiedere una mano!


di Stefania Careddu


mamme_manager“Ah, se la giornata fosse di 36 ore! Sarebbe tutto più facile”. Forse. O forse ne servirebbe una di 48 o di 72. Perché quando bisogna mettere insieme lavoro e famiglia il tempo e l’energia sembrano non bastare mai. Sempre più donne ormai sono mamme e lavoratrici, ma riuscire a conciliare un impegno professionale con le esigenze della casa, dei figli e quelle della vita sociale e comunitaria non è certo semplice.

 


Il tempo della coppia

Marzia ha 38 anni, fin da quando era bambina sognava di fare l’architetto. Poter creare una casa così come la immaginava, dare forma e colore a calcoli matematici e materiali grezzi, la affascinava. Perciò, determinata e testarda, dopo la maturità si trasferisce a Venezia per frequentare l’Università. Si laurea con il massimo dei voti, valuta qualche offerta, ma dopo qualche tempo decide di tornare nella sua cittadina natale, in provincia di Teramo. Entra a far parte di uno studio associato e la sua carriera prende il via. Nel frattempo si fidanza con Sandro, uno dei ragazzi dell’oratorio diventato medico. “Il lavoro occupava buona parte delle mie giornate, ma poter fare quello che mi piaceva, ciò per cui avevo studiato, mi ricompensava della stanchezza e del fatto che non mi restasse molto tempo libero”, racconta Marzia, che dopo tre anni di fidanzamento sposa Sandro. “All’inizio – continua la giovane - tutto filava alla perfezione: eravamo talmente organizzati che riuscivamo a lavorare, a trovare dei momenti per noi e perfino ad organizzare qualche cena con gli amici. Non solo: all’ennesima richiesta di don Piero, non me l’ero sentita di dire di no e così, una volta alla settimana, facevo anche catechismo ai bambini”.

 


Il tempo dei figli

pap_mamma_figliIl gioco ad incastro dei tempi funziona fino a quando, ad allietare la vita di Marzia e Sandro, arrivano “i gemelli”: Anna e Luca. “La gioia della gravidanza si è mescolata subito, come è ovvio, ad una certa preoccupazione: non uno, ma due bimbi insieme di cui prenderci cura. Come avremmo fatto?”, racconta la giovane donna che, dopo la nascita dei piccoli, si trova presto a fare i conti con una doverosa riorganizzazione di tempi e spazi.Non potendo contare a tempo pieno sui nonni, perché abitano lontano da noi - spiega Marzia - abbiamo fatto delle scelte. Sandro ha chiesto e ottenuto di non fare i turni notturni in ospedale e io ho deciso di lavorare soprattutto da casa”. Non si sente una “wonder-woman”, un’eroina. Non parla né di sacrificio né di ripiego, ma preferisce sottolineare la sua felicità nel sentirsi realizzata, come donna e come madre.


La giornata inizia alle 6,30: una volta messa in tavola la colazione, bisogna svegliare, lavare e vestire i gemelli, poi accompagnarli a scuola e andarli a riprendere alle 16. Nel frattempo ci sono progetti e disegni da fare, clienti da seguire, materiali da visionare. E poi anche fare la spesa, preparare pranzi e cene, riordinare casa. A questo si aggiunge l’impegno in parrocchia: Marzia continua infatti a fare catechismo e da qualche mese ha dato la sua disponibilità per i turni alla mensa Caritas.

 


Il tempo con Dio

mamma_figliNon nego che a volte servirebbe una giornata di 48 ore e che spesso arrivi sfinita a sera. Ma quando, prima di addormentarmi, mi fermo a parlare con Dio non posso che ringraziarlo”, sorride Marzia. Se poi, aggiunge, “l’ansia, il nervosismo, le preoccupazioni prendono il sopravvento faccio ricorso al mio segreto: mi siedo, chiudo gli occhi e prego. Chiedo la forza di andare avanti, mi calmo e ricomincio”. “Quando sono arrabbiata o triste – osserva – ne risento io e tutta la famiglia, mentre invece ciò che conta è la serenità e il volersi bene. Se le cose sembrano andare per il verso sbagliato e tutto mi sembra insormontabile, provo a pensare a Maria, alla sua forza e alla sua infinita dolcezza”.

 

Del resto, ha ricordato Papa Francesco, “le doti di delicatezza, peculiare sensibilità e tenerezza, di cui è ricco l'animo femminile, rappresentano non solo una genuina forza per la vita delle famiglie, per l'irradiazione di un clima di serenità e di armonia, ma una realtà senza la quale la vocazione umana sarebbe irrealizzabile”.

 

 


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