DIVERSO PARERE - Mondo Voc gennaio 2014                                         Torna al sommario

 

 

LA MUSICA PER CELEBRARE E LA SACROSANCTUM CONCILIUM

Musica e azione liturgica

Istruzioni per l'uso

 

Una ricognizione, sulla scorta dell’insegnamento del Concilio Vaticano II, dei principi che regolano il rapporto tra musica e liturgia. Scoprire, aldilà dei luoghi comuni e di nostalgie ancorate al passato, il ruolo e le modalità di una musica che si pone al servizio della liturgia, allo scopo di lodare Dio e di far pregare meglio tutta la comunità cristiana.

 

di Aldo Maria Valli


organo_a_canneQuello che non ha senso

Portare una musica qualsiasi in chiesa non ha senso. Anzi, è un controsenso. Durante la liturgia la musica ha senso solo se è legata strettamente al rito. Purtroppo però da anni e anni ormai nelle nostre chiese la musica è spesso usata come una specie di aggiunta alla liturgia, una sorta di abbellimento (spesso più presunto che reale), come se si trattasse di guarnire una torta.  

 

Ma questo, liturgicamente, non ha senso. E non ha senso che l’animazione musicale sia appannaggio esclusivo del celebrante o del coro né che l’unico strumento ammesso sia l’organo a canne. Non è un’opinione personale. È l’insegnamento del Concilio.

 


A ciascuno il suo

coroLa liturgia, nel suo insieme, è soprattutto questione di equilibrio. Ognuno deve stare al suo posto. Nella Sacrosanctum Concilium, la Costituzione sulla Sacra Liturgia emanata dal Concilio Vaticano II, si legge: “Nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza” (n. 28).

 

L’equilibrio lo si raggiunge con l’educazione, e infatti la Costituzione raccomanda: “Anche i ministranti, i lettori, i commentatori e i membri della schola cantorum svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi. Bisogna dunque che tali persone siano educate con cura, ognuna secondo la propria condizione, allo spirito liturgico, e siano formate a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine” (n. 29).

 


Musica e preghiera

coro_san_francescoIl documento del Concilio insiste sull’abbinamento tra semplicità e decoro: “I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni” (n. 34).

 

All’interno di questo quadro, il ruolo della musica è ben delineato: “La musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie (n. 112).

 


Qualità della musica e uso degli strumenti

organo_a_canne_2Spesso si dice che la trascuratezza liturgica, anche in campo musicale, è nata proprio dal Concilio, ma sarebbe più corretto dire che è nata da chi ha usato male il Concilio per fare di testa propria.

 

Pensiamo solo a quanto è raccomandato, nella Sacrosanctum Concilium, a proposito degli strumenti musicali: “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale […], purché siano adatti all’uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli” (n. 120).

 

Le schitarrate e i canti sguaiati nascono da una sciagurata negligenza che il Concilio non ha mai né ammesso né tanto meno incoraggiato.

 


i_musicistiIl ruolo dei musicisti

Mi sembra anche il caso di ricordare quanto è raccomandato ai musicisti: “I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori scholae cantorum, ma che convengano anche alle scholae minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l’assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche” (n. 121)


Insomma, i principi sono molto chiari. È incoraggiante vedere che nelle parrocchie e nelle comunità i giovani, anche se magari non hanno mai letto la Costituzione conciliare, sono spesso consapevoli di quella necessità di equilibrio e dignità senza la quale ogni ricorso alla musica, così come ogni azione liturgica, rischia non di avvicinare a Dio e di rafforzare l’appartenenza alla Chiesa, ma di ottenere esattamente l’effetto contrario.

 

 


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