ORIENTARSI - Mondo Voc giugno-luglio 2013                                     Torna al sommario

 

 

 

 

“Vanità delle vanità…”



La disperazione del non senso


Quella del libro biblico di Qoèlet è una lezione di disperazione globalizzata, la dichiarazione di insensatezza di tutte le cose, alla quale la fede del credente oppone una pienezza di senso che prende il nome di “vocazione”, una realtà in grado di far vedere in modo nuovo tutte le cose, e di allietare ogni stagione della vita.


di Amedeo Cencini

sacra_scritturaUna sensazione del tutto contemporanea

Facile riconoscere nel titolo virgolettato il libro biblico da cui è tratto: il Qoèlet. Sono parole conosciutissime perché citate in vari contesti, credenti e non credenti, più o meno a (s)proposito, magari per commentare l’epilogo di storie ed esistenze che parevano destinate a grandi successi e poi miseramente concluse.


Nostro intento, ora, è proprio quello di mettere un po’ in dubbio questa affermazione con tutto il pessimismo che ne deriva. Sappiamo infatti che quella visione negativa che pervade l’intero libro del Qoèlet è anche frutto dell’influsso della mentalità ellenistica del tempo, ma costatiamo anche che questo pessimismo più o meno disperato non appartiene a un passato così lontano da noi, al contrario, è un’aria che tutti respiriamo.


Come rispondere alla disperazione globalizzata del non senso?

 


“Tutto è vanità…”

riflessioneQoèlet argomenta amaro che non ha senso guastarsi il fegato per quei 4 giorni che passiamo sulla terra, visto che poi tutto finisce e sparisce, il bello e il brutto, il grande e il piccolo, l’onesto e il disonesto, senza più alcuna distinzione. E per ben 38 volte ripete questo termine, “vanità”, per dire l’esistenza come ciò che sfuma inesorabilmente, quasi un soffio.


Molti oggi sono d’accordo con tale prospettiva, delusi dall’asimmetria della vita, che spesso non premia chi se lo merita e promuove mezze tacche e arrivisti, o frustrati dalla previsione della morte, che si abbatte inesorabile su chiunque, a volte senza nemmeno il pudore di tenere conto dell’età.


In realtà non manca al dotto autore biblico solo la fede nell’aldilà, quanto la fiducia nel momento presente, e in quell’essere umano che può riempire ogni momento di senso. E che proprio in questa capacità trova la sua maggiore dignità, ciò che lo costituisce come essere unico-singolo-irripetibile, libero di dare un significato altrettanto originale e inconfondibile alla propria storia, che solo lui può dare.



La vocazione dà valore a ogni cosa

È, in fondo, il mistero di ciò che noi credenti chiamiamo vocazione: grazie a essa la vita –  qualsiasi vita in ogni istante di essa – ha un senso, che noi in concreto riconosciamo in quel compito che Dio ha affidato a ognuno. Come un sogno del Creatore, ma che è la cosa più reale e vera perché pensata apposta sulla misura di ciascuno da colui che ci ha creati per la felicità; sogno che ora rappresenta la più alta possibilità di caricare ogni momento di significato. È a partire da quel progetto che nulla è vano e tutto assume un suo valore nella storia della creatura. Persino la morte, il grande spauracchio di Qoèlet, abisso di non senso e disperazione per tanti uomini e giovani oggi, specie di chi non si sente “chiamato”, o dell’uomo “senza vocazione”.

 


Non è vero che non c’è “…Niente di nuovo sotto il sole”

vocazione_4Altra espressione tipica e discretamente disperata di Qoèlet. Che va ben situata nel cammino faticoso della fede di Israele. Il nuovo, infatti, è un pilastro importante in tale cammino, perché indica gli interventi salvifici di un Dio sempre presente nel mondo e nella storia per fare nuove tutte le cose, nuove terre, nuovi orizzonti (cf Is 43,19). L’affermazione di Qoèlet assume allora un tono drammatico, quasi volesse smentire l’agire salvifico di Dio.


Ma ancora una volta è possibile rispondere a questa visione immobilista e annoiata della vita a partire dalla logica della vocazione. Questo svelamento del sogno e progetto divino non può avvenire, infatti, tutto in un momento, poiché è parte del mistero dell’Eterno. Per questo il buon Dio, maestro paziente e comprensivo, ci illumina pian piano sul senso di esso, chiamandoci ogni giorno e spingendoci sempre più avanti, più in là. Per questo non c’è giorno uguale all’altro, e pure il Dio di ieri sarebbe l’idolo di oggi… Per questo sotto il sole di Dio (e di chi si lascia da lui chiamare) tutto è sempre una sorpresa nuova e inedita, non calcolata e oltre le aspettative, dirompente e a volte drammatica, fatalmente aperta verso prospettive impossibili, ma che Dio si ostina a render possibili. E lui, il chiamato, non semplice esecutore di ordini, ma scopritore di strade che portano a Dio.

Per informazioni rivolgersi a certi personaggi biblici che abbiamo conosciuto in questa nostra rassegna: Abramo, Mosè, Elia, Davide…, e poi Maria, Pietro, Gesù stesso!

 


“Godi, o giovane, della tua giovinezza”… vale per tutti

Ma in Qoèlet c’è anche l’invito alla gioia, rivolto però in modo esclusivo a una particolare categoria, ai giovani, come fosse dunque inaccessibile a chi tale non è. In tal senso ritroviamo ancora in tale testo antico una tendenza che è pure attuale, ovvero quell’enfasi un po’ banale sulla giovinezza che rende triste il tempo “di cui dovrai dire: “Non ci provo alcun gusto” (12,1).


È… tristemente interessante questo modo di definire l’anziano come chi è “incapace di provare gusto”. Chi l’ha detto che questo sia tipico dell’età anziana o non più giovanile? Non potrebbe essere inteso tutto il cammino di maturazione umana e cristiana come un continuo imparare a godere per ciò che è fonte di autentica gioia, per ciò che è vero e bello e buono ed esalta la dignità umana? E la vecchiaia non è il vertice di tale cammino, tempo pieno di formazione? Credere non è forse avere sensi e sensibilità nuova per le cose di Dio, come ciò che può condurre sempre più l’uomo al massimo della felicità umana? E la vocazione, ancora una volta, se è la pienezza di senso della vita, d’altro lato non è anche ciò che ci fa entrare nel mondo di Dio, dei suoi desideri, dei suoi gusti, della sua gioia? Di quel Dio che allieta non solo la mia giovinezza, ma ogni frammento di vita.

 

 

 

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