ATTUALITÀ - Mondo Voc giugno-luglio 2013                                            Torna al sommario

 

 

 

“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”

Il senso teologico forte della missione parte dalle parole di Gesù che chiudono il Vangelo di Matteo e spalancano ai discepoli le strade del mondo intero. Una essenziale rassegna storica e teologica che aiuta a capire il valore fondamentale, per ogni persona battezzata, di essere missionaria in una Chiesa in missione permanente.

di Matteo Sanavio

Andate_in_tutto_il_mondoTra le pagine del Nuovo Testamento certamente uno dei passi più conosciuti è il “the end” del Vangelo di Matteo, che riferisce le ultime parole che Gesù risorto consegna agli undici, in Galilea, all’inizio di una nuova esperienza di vita che li coinvolgerà completamente, fino al dono della vita: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20).


Queste due frasi hanno segnato gli ultimi duemila anni di storia nella Chiesa, impegnandola in imprese incredibili e facendole vivere il paradosso che già fu incarnato da Gesù di Nazaret: è nella consegna totale di sé, nell’amore vissuto fino al dono della vita che si vince la morte e si va al di là, scoprendo sempre nuovi orizzonti e confini.

 


Spinti dallo Spirito Santo

predica_di_PietroLa maggior parte del Nuovo Testamento riporta le testimonianze missionarie degli apostoli e la corrispondenza che essi avevano con le nuove comunità cristiane. Condotti dallo Spirito Santo, uomini senza mezzi e (a volte) senza cultura sono riusciti a gettare e far fruttificare il seme del Vangelo nelle città più importanti dell’Impero Romano. Dal quarto secolo in poi, con la fine delle grandi persecuzioni, dalle città la missione passa alle campagne e, progressivamente, alle popolazioni barbare che invadono quello che rimane della gloria di Roma. Successivamente, soprattutto con l’esperienza dei monaci, si evangelizzano i popoli germanici e slavi, fino a giungere al XIII secolo con il nuovo slancio delle missioni degli ordini mendicanti. La scoperta dell’America e il bisogno di rinnovamento spirituale dopo la Riforma protestante, coinvolse ancora nuovi ordini e congregazioni in un movimento missionario che abbracciò i confini del mondo che poco a poco si conosceva.

 


L’impulso missionario del Concilio Vaticano II

Nasce in questo periodo l’Istituto di Propaganda Fide a Roma e subito viene alla memoria qualche scena incredibile del film “Mission” che ricorda il grande sacrificio dei Gesuiti impegnati nell’evangelizzazione degli indios Guaranì nel Sud America… La colonizzazione dell’Africa e le grandi emigrazioni dall’Europa verso l’Ovest del XIX secolo corrisposero ad ulteriori spinte missionarie, ma fu il Concilio Vaticano II (ci mancherebbe!) a dare una linfa ancora più vitale a questo movimento che fa parte della natura stessa della Chiesa, impostando quella che sarà il movimento della nuova evangelizzazione per il terzo millennio.

 


Una Chiesa missionaria

Apostoli“La Chiesa, dice il decreto conciliare Ad Gentes al paragrafo 2, è per sua natura missionaria”. Questa definizione lapidaria ricorda la forza del mandato missionario di Gesù, con cui abbiamo aperto la nostra riflessione. I teologi hanno trovato il fondamento della missionarietà della Chiesa nel seno stesso della Santissima Trinità. La vita di comunione (leggi “Spirito Santo”) che esiste da sempre tra il Padre e il Figlio si riversa per sua natura all’esterno e diventa la vita stessa e il dinamismo della Chiesa. Quasi a dire che il dono dell’amore ricevuto da Dio, non può essere non condiviso da tutte le persone del mondo.


Nella prima apparizione ai discepoli di Gesù risorto, san Giovanni riporta un’altra frase di Gesù: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”. La vocazione di ognuno è per forza missionaria. Anzi, la missione è quasi il risvolto applicativo della vocazione. Se si prende sul serio la persona di Cristo, se si entra in dialogo con lui, ci si scopre “chiamati per”, coinvolti nel tentativo millenario di annunciarlo a tutti come salvatore del mondo.

 


Chiamati da Cristo per i fratelli

Dai primi apostoli ai santi Domenico e Francesco, dai santi Francesco Saverio e Matteo Ricci a santa Francesca Cabrini, fino ai Charles de Foucauld e Madeleine Delbrêl, tutti costoro rimangono cristiani veri perché testimoni e missionari. D’altronde, l’enciclica Redemptoris Missio del Beato Giovanni Paolo II, già ricordava che il mondo oggi si aspetta da ogni cristiano e dalla Chiesa intera un dinamismo missionario che si fondi sulla testimonianza, sul primo annuncio, sulla conversione e sul lavoro delle Comunità di Base. Un dinamismo missionario che, come già nei primi secoli, incarni il Vangelo nella cultura, entri in dialogo con le coscienze e si muova secondo i criteri della carità.


Il messaggio cristiano non rappresenta una questione opzionale o estetica, ma oggi più che mai coinvolge la vita delle persone nella loro totalità. Il Vangelo crea cultura, demitizza le ideologie, contribuisce alla costruzione di una società più giusta e solidale. La nuova evangelizzazione rimane il cammino preferenziale per lo sviluppo della Chiesa e per il rilancio della civiltà dell’amore.

 

 

 

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