ATTUALITÀ - Mondo Voc aprile 2013                                                               Torna al sommario

 

 

 

I seminaristi nei numeri degli Annuari Pontifici

 

Dai dati degli Ultimi Annuari Pontifici si evince un aumento del numero di sacerdoti, quindi di seminaristi. Ma non in Europa, dove invece, nell’ultimo decennio, si è assistito ad un calo preoccupante. In Italia i seminari sono quasi vuoti. Che fare per arginare il decremento di vocazioni?


di Novella Caterina

 

semiristi_datiÈ stato recentemente pubblicato e presentato al Santo Padre, Francesco, l’Annuario Pontificio 2012. Si tratta del volume che dal 1912, ogni anno, presenta il quadro, in numeri, della Chiesa. Elenca tutti i Papi, recensisce Cardinali e Vescovi, le diocesi, le ambasciate e gli istituti religiosi. Contiene anche i dati sui seminaristi, aggiornati ovviamente al 2011.

 


Un trend in crescita su base mondiale

Il rapporto è fatto su base mondiale e l’analisi mostra un incremento generale del numero di vocazioni. La tendenza alla crescita si riscontra sin dal 2000, quando i nuovi sacerdoti sono stati 405.178. Nel 2010 il numero dei nuovi sacerdoti è stato invece pari a  412.236 unità, di cui 277.009 membri del clero diocesano e 135.227 del clero religioso. Nel 2009 erano 410.593 (+1,34% rispetto ai dati di inizio millennio), suddivisi in 275.542 diocesani e 135.051 religiosi. In sintesi, negli undici anni in questione, l’incremento è stato di 7.058 unità. Tuttavia questa crescita di vocazioni, e quindi del numero di seminaristi e poi di sacerdoti, riguarda prevalentemente l’Asia, l’Africa e il Sud America (rispettivamente +1.695 sacerdoti,  +761, + 40 unità), mentre l’Europa ha registrato una diminuzione (-905 sacerdoti).

 


Ma in calo in Europa e in Italia

seminaristi_dati_2In Italia il calo dei seminaristi è preoccupante. Ci si interroga sul futuro delle nostre chiese. A chi saranno affidate tra qualche anno? Già adesso si è costretti a ricorrere alle reggenze e sempre più frequenti sono i casi in cui a curarle sono sacerdoti provenienti da paesi asiatici, africani, sudamericani. Segno che il sacerdozio non affascina più i nostri connazionali.

 

Antichi seminari, con una lunga e rinomata tradizione, sono quasi vuoti. Milano è la diocesi più grande d’Italia. Lì, il

prestigioso e antico seminario ambrosiano, nel 2010 ha registrato appena 139 nuovi seminaristi. Un’esiguità in confronto ai numeri degli anni precedenti, quando frotte di ragazzi vi entravano per uscirne preti. A Firenze, nello stesso anno, solo 29 i nuovi seminaristi. 21 a Torino e a Venezia, 15 a Bologna, 14 a Genova. Un po’ meglio il sud, con 91 giovani aspiranti sacerdoti a Napoli e 40 a Palermo. Quelli registrati non sono certo numeri entusiasmanti. D’altra parte il calo delle vocazioni è un fatto risaputo. Che fare?



L’Opera Pontificia di San Pietro

lOpera_Pontificia_di_San_Pietro_ApostoloNel 1889 mons. Cousin, vescovo di Nagasaki, la tristemente nota città del Giappone, scriveva una lettera indirizzata alla famiglia amica Bigard nella quale esprimeva il suo rammarico nel dover respingere molti ragazzi innamorati del sacerdozio, che avrebbero voluto formarsi e studiare per diventare preti, senza però averne i mezzi. Fu allora che Jeanne Bigard e sua madre, Stephanie, diedero vita ad un’associazione per il sostentamento delle vocazioni sacerdotali.

 

Nel 1922, la Santa Sede trasformò l’iniziativa in Opera Pontificia, così da conferirle carattere universale ed assicurarle una organizzazione e la durevolezza che un simile progetto merita. Da allora  l’Opera Pontificia di San Pietro Apostolo si occupa di sostenere la formazione, spirituale e materiale, dei giovani seminaristi delle missioni in tutto il mondo.

Questa iniziativa, negli anni, non ha mai smesso di portare buoni frutti. Sono sempre più le persone che decidono di “adottare” un giovane ed aiutarlo così a realizzare la sua vocazione sacerdotale o che offrono un contributo alla costruzione dei seminari, nei paesi svantaggiati. Una dimostrazione di quanto efficaci siano gli interventi se adeguatamente sostenuti e promossi.



La riscoperta delle vocazioni

risposte_voc_1Ebbene, se circa un secolo fa, c’era bisogno principalmente di dare sostegno economico alle vocazioni e ai seminaristi dei Paesi in via di sviluppo, oggi c’è bisogno in via prioritaria di riscoprire il fascino delle vocazioni nei Paesi che hanno una tradizione cattolica molto forte. Se l’Opera Pontificia di San Pietro, come le tante iniziative simili nate dall’entusiasmo dei fedeli, ha dato i risultati  di cui prima si accennava, allora è sicuramente possibile dare nuovo vigore anche al nostro sistema seminariale, facendo affidamento sulle tante risorse, in termini di progettualità, provvidenza, fervore che la Chiesa possiede. Il problema adesso non è la mancanza di fondi, per cui non basta la beneficienza di persone di buona volontà. Il problema è semmai l’eccessiva disponibilità economica che rende priva di attrattiva una vita condotta all’insegna degli insegnamenti del Vangelo, fatta sicuramente di rinunce, anche se a fronte di più grandi gratificazioni spirituali - come è poi sempre nella vita, anche di chi non sceglie la via sacerdotale. L’abitudine ad avere tutto, che contrassegna lo stile di vita moderno nei paesi occidentali, sicuramente non aiuta la scoperta di una vocazione. Servirebbe un’opera (con la lettera minuscola, nel senso cioè di un’azione) finalizzata alla riscoperta di un ruolo che è stato, ed è ancora, fondamentale nella società.

 

 

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