ORIENTARSI - Mondo Voc aprile 2013                                                               Torna al sommario

 

 

 

Adozione Missionaria…. per fare Missione


La storia di due ragazzi che, attraverso il Programma di Sostegno a Distanza messo in atto dall’Ufficio Missionario dei Padri Rogazionisti, hanno potuto realizzare le loro più profonde aspirazioni e riuscire pienamente nella vita. Un’esperienza che si è rapidamente diffusa e continua ad aiutare tanti ragazzi e ragazze attraverso la solidarietà di tante persone.

 

di Carmelo Capizzi

 

Bro_Christian_de_Sagun“Vi conosco solo da pochi anni,  ma  sono convinto che siete una famiglia straordinaria per il fatto di avermi accettato in casa vostra pur essendo io di un paese lontano dal vostro. Grazie a voi, Dio mi offre l’opportunità di sognare una vita più serena”. Così scriveva Christian dalle Filippine ai suoi benefattori italiani nel Natale del 1994, poco prima di concludere il ciclo delle Medie. Orfano di padre, il ragazzino era stato accolto al termine delle Elementari nel St. Anthony’s Boys Village, l’opera sociale dei Rogazionisti nelle Filippine. La signora Gisella e il marito Alessio, una giovane coppia che lavorava allora presso  l’Ambasciata italiana a Manila, aveva conosciuto la missione e ne erano diventati subito collaboratori, partecipando al Programma di Sostegno a Distanza, aprendo il loro cuore a Christian e a Renè, due degli alunni che nel 1992 erano entrati a far parte della Città dei Ragazzi, aperta nel 1987 sulle colline di Silang, a sud di Manila.

Con l’aiuto di questa famiglia, rientrata poi a Roma, l’alunno Renè, dopo la Graduation dell’High School, volle continuare nello stesso Rogationist College con un corso di Formazione Professionale, conseguendo successivamente il Masteral in Management. Mentre Christian espresse il desiderio di entrare in Seminario per il liceo e il corso  filosofico, attratto dall’ideale di poter essere un giorno educatore di altri ragazzini come lui. Riuscì infatti a ottenere anche il Masteral in Education che volle subito mettere a frutto per cinque anni, come missionario, in Papua Nuova Guinea.


La componente spirituale accompagna sempre l’aspetto economico
Bro_Christan_in_barcaChiaramente, il programma non prevede di portare un figlio in  casa e prendersi  cura di lui con tutte le relative complicazioni legali. Forse l’espressione “solidarietà a distanza” descriverebbe meglio l’idea dell’impegno di assistere una bambina o bambino fino al loro completo sviluppo, senza rimuoverli dal loro ambiente naturale. L’assistenza finanziaria per l’educazione e la formazione professionale è solo l’aspetto  materiale del progetto.  La componente spirituale rimane l’affetto per condurre i beneficiari ad un livello degno di vita.  L’esperienza di tanti anni ci dice che l’iniziativa si rivela positiva per tutti quelli che ne sono coinvolti: il ragazzo con la sua famiglia naturale, i genitori adottivi  lontani e l’agente locale, come i missionari che fanno da  ponte tra le due culture. 

Nel corso degli anni ho visitato spesso gli amici Gisella e Alessio nella loro casa di Roma dove fanno bella mostra le foto di Christian e di Renè sulle mensole del salotto, tra le cornici del loro figlio Ruggero e le altre di famiglia. “Noi – mi ripete sempre mamma Gisella – Christian e Rene, anche se lontani, li sentiamo come in casa e li seguiamo nei loro passi. La relazione con questi due giovani è stata determinante nell’educazione di nostro figlio e contribuisce ad ampliare il nostro piccolo orizzonte. Per noi è come essere ancora a Silang con Renè, o in missione con Christian a Sideia, in Papua Nuova Guinea”.

 

Cosa è l’Adozione Missionaria

Bambini_di_SideiaDi questa loro avventura ne parlano con entusiasmo ad amici e colleghi di lavoro e sono stati di ispirazione per tante altre simili esperienze. Oggi, nonostante la crisi economica che ci preoccupa, sono molti i benefattori che generosamente collaborano al programma del Sostegno a Distanza attuato dal nostro Ufficio Missionario di Roma e, tra questi, sempre di più, quelli che preferiscono l’Adozione Missionaria, che assicura la formazione in loco di personale religioso per le opere avviate dai Rogazionisti nelle Filippine, in India, Vietnam, Indonesia, Rwanda, Camerun e America Latina.

Per quanto riguarda particolarmente l’Adozione Missionaria, rivolta ai seminaristi delle missioni rogazioniste provenienti da famiglie povere che non possono sostenere la scuola dei figli e le spese del seminario, è il tipo di aiuto che più ne moltiplica gli effetti nel tempo. Il bene procurato, infatti, si prolunga con l’impegno in società della persona aiutata e, in particolare, per l’apostolato che realizzerà un sacerdote o un missionario una volta che riuscirà a coronare il suo sogno con l’aiuto della famiglia adottante.

 

Adozione Missionaria dal lungo respiro

È quanto diceva in una recente intervista P. Peji, un altro ex alunno della missione di Silang che, diventato sacerdote grazie ad una parrocchia di Milano, ora svolge il suo apostolato nella missione rogazionista di Maomere, in Indonesia. “In quello che faccio – afferma nell’intervista – vedo sempre come collaboratori tutti quelli che mi hanno aiutato nel cammino della formazione e considero parte del mio ministero sacerdotale”.


È la proposta che lanciamo a chi volesse imbarcarsi in un’avventura umana e cristiana il cui orizzonte rimane vasto come l’amore stesso. Resta anche vero quanto suggerisce il famoso detto “Fra cento anni non importerà che tipo di macchina possediamo, quanto oggi abbiamo in banca, o il costo della casa in cui viviamo. Fra cento anni conterà, invece, il bene che oggi abbiamo fatto ad un bambino”.

 

 

 

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