DIVERSO PARERE - Mondo Voc febbraio 2013                                                          Torna al sommario

 

 

 

La vera ricchezza di una famiglia serena

 

L’esperienza di una famiglia, quella dell’Autore, dove il numero è ricchezza: di gioia, condivisione, ottmismo, fiducia nella Provvidenza e… ricchezza di sorrisi e di senso dell’humour. Una vita ordinariamente felice, in controtendenza (con la statistica) e controcorrente (con le mode effimere e passeggere).

 

di Aldo Maria Valli


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I soldi non fanno la felicità, però aiutano a trovarla. Dice così un vecchio adagio, cinico al punto giusto. È inutile nasconderlo. Il sistema capitalista imperante ha fatto del denaro la pietra angolare dell’intera costruzione sociale ed economica. Tuttavia non è detto che si debba essere schiavi del denaro.

 

Nonostante il pensiero unico imposto dal sistema consumistico, abbiamo tutti la possibilità di coltivare spazi di libertà e di riflessione critica. Se lo vogliamo, possiamo ancora dire “io non ci sto”.

 


Non accumulare beni, ma accumulare e trasmettere il bene

Tanto per non andare troppo lontano, e per stare sul concreto, porto l’esempio di una famiglia che conosco abbastanza bene: la mia. Fin da quando ci siamo fidanzati (nel secolo scorso!), mia moglie ed io non abbiamo mai desiderato accumulare beni, ma accumulare, e possibilmente trasmettere, il bene. Più che sull’avere abbiamo puntato sull’essere. Ovviamente, rispetto alla mentalità dominante siamo andati controcorrente. Il che è stato a volte faticoso, ma soprattutto è stato appassionante e anche divertente.


Ricordo bene che, quando eravamo in attesa del secondo figlio, qualcuno, anche tra i nostri parenti, ci giudicava un po’ avventati, visto che il sottoscritto era l’unico percettore di reddito e che mia moglie, così avevamo deciso, si sarebbe dedicata all’attività di mamma a tempo pieno, senza cercare un lavoro esterno. Allora, stanchi di doverci giustificare, inventammo per la mamma una professione di fantasia. Dicevamo che lei faceva “l’ottimizzatrice familiare”. E una volta qualcuno ci chiese in quale università si prendeva quella laurea.

 

 

Affidarsi alla Provvidenza, più che al conto in banca

famiglia_disegno_2Non vi dico poi i commenti e le domande quando è arrivata la figlia numero tre: “È stata voluta o è arrivata?”. “E’ arrivata perché voluta – rispondevamo noi – ma non perché programmata”. Quando invece sono arrivate le figlie numero quattro, cinque e sei, nessuno ci ha chiesto più niente. A quel punto, per la mentalità corrente, mia moglie ed io, poiché ci affidavamo alla Provvidenza e non badavamo al conto in banca, eravamo chiaramente degli irresponsabili.


Oggi non possediamo una casa di proprietà, non andiamo in vacanza in paesi esotici, non frequentiamo ristoranti e non indossiamo capi firmati, ma siamo felici. Vedo già gli sguardi poco convinti di qualche lettore, eppure è così. “I soldi non sono tutto”, dice un altro adagio. E noi lo preferiamo decisamente a quello citato all’inizio. Perché lo sperimentiamo.

 


Il giusto ordine dei valori

Qualcuno accusa noi cristiani di “dolorismo”, di crogiolarci con un certo compiacimento nella sofferenza e nel sacrificio. Sgomberiamo subito il campo dall’equivoco. Il Dio dei cristiani non chiede mai di essere tristi e Gesù non era certo uno che invitava a soffrire. Semmai, lui i sofferenti li guariva, e non solo nello spirito ma anche nella carne. Gesù ci vuole felici e contenti. Ma proprio per questo insegna a mettere ordine nei valori. Chiarendo che al primo posto devono esserci quelli morali, non quelli dei titoli bancari.


famiglia_disegno_4La storia dell’Occidente è la storia di come il denaro ha acquistato un’importanza sempre crescente nei rapporti umani. Noi, in Italia, lo sappiamo bene, visto che le banche sono nate proprio qui, in particolare nelle ricche aree del centro-nord, in epoca rinascimentale. Da quando l’oro era l’unica moneta di scambio fino alla nascita delle note di cambio (da cui le banconote, altra invenzione italiana), e poi ancora dal rafforzamento delle monete nazionali fino all’euro, il denaro ha accompagnato e spesso condizionato la politica e la diplomazia, cambiando di pari passo il nostro modo di vivere.

 

Da parte nostra non si tratta quindi, in modo superficiale e privo di senso della realtà e della storia, di negare l’importanza del denaro o di  demonizzarlo (anche se la definizione del denaro in quanto “sterco del diavolo” è assai significativa). Se si agisce così si cade, sia pure per via opposta, nello stesso errore di chi il denaro lo divinizza. Si tratta invece di considerare il denaro per quello che effettivamente è: un mezzo e non un fine. Si tratta di non trasformarlo né in un’ossessione né in un idolo.

 


famiglia_disegno_5Reagire alla dittatura del denaro

La famiglia fondata sul matrimonio indissolubile e aperta alla vita è il miglior antidoto contro la dittatura del denaro. Perché dentro questo tipo di famiglia ci si educa tutti a mettere ordine nei valori, piazzando ai primi posti quelli che contano davvero: l’accoglienza, la solidarietà, la disponibilità, l’ascolto, la gioia interiore.


Qualcuno mi dice: “Ma tu sei fortunato, perché hai sempre avuto un buon lavoro”. Io dico che non mi ritengo tanto fortunato quanto accompagnato. Il Signore, invocato e pregato, ha accompagnato me e i miei cari, indicandoci la strada attraverso molteplici segni. Sempre, e dico sempre, ha premiato la nostra fiducia in Lui e l’apertura alla vita. Calcoli alla mano, in base a valutazioni esclusivamente terrene, sembravamo effettivamente pazzi, ma il Signore ci ha sempre sostenuti.

 


Giocare la partita del dono

Il cammino non è facile, occorre riconoscerlo, perché la mentalità dominante si infila in mille modi nel nostro modo di pensare e di giudicare, e arriva a condizionarci anche quando noi crediamo di essere al sicuro. Tuttavia non bisogna aver paura. Con l’aiuto del Signore e di chi ci vuol bene è possibile vivere la bella avventura dell’amore che si dona, senza cadere nella trappola edonistica e consumistica, che alla lunga procura soltanto solitudine e insoddisfazione.


Occorre sapere che noi cristiani siamo chiamati a giocare ogni giorno una partita insidiosa, durante la quale possiamo anche essere insultati e derisi per le nostre scelte. Ma non importa. Alla fine il risultato sarà dalla nostra parte. Come verifico ogni giorno con i miei figli, ragazzi normalissimi, inseriti nel mondo, partecipi del loro tempo, ma non soggiogati alla logica del denaro e liberi dalla schiavitù consumistica. Ragazzi sereni. Che giocano la loro partita a testa alta. E anche divertendosi, perché far funzionare il senso critico è stimolante e fa vivere con più gusto.


 

 

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