ATTUALITÀ - Mondo Voc febbraio 2013                                                                 Torna al sommario

 

 

 

La povertà: pericolo da evitare

 

o sfida profetica per i giovani di oggi?

 

 

Nella  società dell’ incertezza, nell’infrangersi di ogni speranza in un futuro vivibile, i giovani sono tentati di rifugiarsi a tempo indeterminato nell’intimismo della  famiglia di origine, alla ricerca di sicurezze economiche e fuggendo rischi e responsabilità. Allora, come proporre ai giovani l’ideale di una povertà consacrata nella vita religiosa, che non sia anch’essa fuga e rifugio?

 

di Matteo Sanavio


San_francesco_5La povertà è ancora un’opzione di vita attraente per il giovane di oggi? Scelte controcorrente, come lo furono quelle, nei secoli passati, di gente dal calibro di San Francesco e di numerosi santi che, magari anche di nobili origini, lasciarono tutto per iniziare un’avventura totalmente nuova sono ancora attuali?


In realtà tutto sembrerebbe dire che la povertà vissuta come valore per la vita della persona è un mito del passato. Nella nostra società iper-tecnologica, infatti, gli scambi e le interazioni esigono una velocità dell’ordine del nanosecondo e se non si è aggiornati si ha l’impressione di rimanere “giù dal treno”  del progresso. Un “povero” non può rimanere “in connessione” tanto facilmente…


È chiaro, tuttavia, che non è tutto oro quello che luccica. Operando una scelta decisa verso il progresso e il trionfo del capitalismo, sembra che tutti si debba pensare nello stesso modo, che si viva in un mondo in cui l’altro, più che un amico, diventa un concorrente da sconfiggere, ciò che è gratuito, in realtà, non ha valore. Vale chi produce, e, come avviene per un capo difettoso,  chi presenta una menomazione o ha esaurito le sue energie per l’età avanzata, per una malattia improvvisa, ecc. diventa un problema da “eliminare” al più presto, magari rinchiudendolo in una struttura specializzata. E, d’altra parte, mentre la speranza di vita si allunga, ci si sente minacciati da una massa incredibile di persone che hanno l’unica colpa di essere nati in una zona meno sviluppata della nostra. Il terrore della nostra società è che, prima o poi, costoro prenderanno il nostro posto e forse, quando toccherà, non saranno così gentili da chiederci: “è permesso?”.

 

 

Giovani, “precari” a vita?

giovani_chiesaIl nostro mondo, lungi dall’essere l’ambiente ideale sognato dall’illusione delle filosofie e dalle ideologie di fine ottocento, rischia di soccombere di fronte alle logiche spietate del profitto e del progresso a tutti i costi, creando ingiustizie macroscopiche. E i primi a farne le spese sembrano, inevitabilmente, i giovani e coloro che, tra qualche anno, dovranno prendere in mano le redini del comando.

 

Essi sembrano estremamente deboli, incapaci (tanto spesso ostacolati) di prendere qualche decisione importante. Qualcuno potrebbe giustificarli asserendo che l’attuale crisi economica li costringe a confrontarsi con un futuro sempre più precario, senza vere sicurezze. Ed è così che tanto spesso ci si trova di fronte ad un numero crescente di ragazzi e ragazze che preferiscono rimanere in casa con i genitori, a vivere da “mantenuti”.


Di fronte a questa situazione, è ancora proponibile oggi un’opzione radicale di povertà vissuta, magari in una forma di consacrazione nella vita religiosa? Questi giovani di oggi sono davvero capaci di lasciare tutto e di seguire Gesù in una vita di rinunce materiali? 

 

 

La forza profetica della vita consacrata

seminaristi_1Certamente, potrebbe darsi il caso che un’opzione di vita religiosa oggi potrebbe rivelarsi un “rifugio” che permetta di trovare una sistemazione permanente in un contesto sociale veramente difficile. Da sempre, infatti, un piatto da mangiare e un letto su cui dormire, in un convento o in un monastero è garantito…  In realtà la vita religiosa, quella in cui ci si consacra a Cristo e lo si segue facendo voto di castità, povertà e obbedienza, conserva ancora oggi, anche nella nostra società occidentale, vecchia e stanca, una grande forza profetica. E i numeri delle congregazioni, ordini e movimenti che si impegnano in una scelta di vita radicale, appaiono, stranamente, in aumento. Come una volta, si “lascia il mondo” per “rinchiudersi” in un monastero, per dedicarsi alla vita contemplativa, per gustare il silenzio e, così facendo, scoprire il “gusto di Dio”.


Un ulteriore dato che impressiona è la qualità dei candidati che scelgono di “provare” una nuova opzione di vita. Essi, normalmente, presentano un titolo di studio superiore o, addirittura, universitario. Ciò vorrebbe dire che la scelta di vita appare consapevole e seria.

 

 

seminaristi_5I valori che continuano ad affascinare i giovani

Occorre sottolineare che nella vita consacrata, le congregazioni o ordini che soffrono maggiormente la crisi vocazionale sono quelle che hanno vissuto nei decenni scorsi il loro punto più alto nell’apostolato educativo, nella sanità, nell’ospitalità e nella cura dei piccoli e i poveri, magari costruendo e promuovendo grandi strutture caritative. Di contro, si mantengono meglio e addirittura sperimentano un incremento nel numero dei membri quelle congregazioni che, con un’identità ben definita (e ben visibile, a volte con la semplice adozione dell’abito e delle “abitudini” religiose), si dedicano ai più poveri tra i poveri, immergendosi nella loro realtà, o rilanciano l’importanza della contemplazione e della preghiera. Tali movimenti religiosi spesso non si appoggiano in grandi strutture e appaiono piuttosto “precari” dal punto di vista economico… Stiamo forse assistendo ad una riproposizione del fenomeno degli ordini mendicanti del 13° secolo?


In realtà la risposta a questo fenomeno che interpella ancora oggi la dobbiamo cercare nella carica profetica della vita religiosa e, se scendiamo ancora di più in profondità, nell’ispirazione dello Spirito Santo, vero motore del profondo rinnovamento che è in atto nella Chiesa. Proprio perché originariamente più libera da strutture ecclesiastiche, la vita religiosa si configura come una risposta profetica, suscitata dallo Spirito, ai bisogni del mondo in cui si trova a vivere. E in un mondo in cui l’ideologia del consumismo relativista si sta imponendo, una risposta controcorrente, illuminata dalla fede e fiduciosa nella provvidente mano di Dio, conserva una forza e una freschezza speciale.


I giovani sono ancora attratti dai grandi ideali. Forse appaiono oggi più fragili, più bisognosi di aiuto, di condivisione, nonostante siano contemporaneamente in contatto virtuale con migliaia di coetanei e soffrano una profonda solitudine. La povertà e il distacco dalle cose, soprattutto nella nostra società, potrà certamente aiutarli a riscoprire quanto è importante avere delle radici, amare il prossimo, sentirsi amati veramente da Dio.

 

 

 

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