DIVERSO PARERE - Mondo Voc gennaio 2013                                                              Torna al sommario

 

 

Giovani per una bellezza alternativa

 

Quando non basta più essere belli “fuori”

 

L’attuale società porta i giovani a considerare la bellezza esteriore come una priorità assolutamente necessaria per riuscire in qualsiasi ambito della vita. Un adeguamento al modello estetico imposto dalla cultura dominante che, però, comincia ad incontrare delle “sacche di resistenza” anche tra le file delle nuove generazioni, “tentate” da un modello alternativo di bellezza. L’esperienza di una famiglia che ci sta provando.


di Aldo Maria Valli

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Si ha un bel dire che l’importante è essere belli dentro. Come padre di sei figli (fra cui cinque ragazze), posso testimoniare che oggi la faccenda della bellezza esteriore è assolutamente prioritaria, molto più di quanto lo fosse quando ero giovane io, ovvero nel secolo scorso!


Le giovani donne, in particolare, fin da bambine rischiano di essere ossessionate dal modello estetico imposto dalla pubblicità, dal cinema, dalla tv  e dalla moda. È, lo sappiamo bene, quello della magrezza estrema, per cui se non sei filiforme è come se tu fossi una specie di appestata.

 

In famiglia, fortunatamente, con massicce dosi di spirito critico (nei confronti dei mass media), di ironia e di sarcasmo (nei confronti delle modelle, delle attrici e delle telegiornaliste che io definisco “patibolari”) e di amore per la buona tavola (intesa non come rimpinzarsi, ma come stare insieme e godere insieme di momenti di comunità), siamo riusciti a demitizzare il modello imperante, ma vedo che ogni tanto nelle mie figlie riaffiora la tentazione di lasciarsi omologare: è una battaglia che non si può mai dare per vinta definitivamente.

 

La bellezza che apre tutte le porte

ManagerProprio a loro, ai miei figli, ho chiesto se pensano che la bellezza fisica sia di aiuto per farsi largo nella vita e la risposta è stata unanime: sì, lo è, eccome. A loro giudizio non è determinante in modo assoluto, perché se uno è bello ma scemo prima o poi la sua mancanza di cervello si fa sentire e gli fa pagare il conto.

 

Però indubbiamente la bellezza esteriore è un ottimo biglietto da visita, che serve per aprire certe porte e per prevalere, almeno in una fase iniziale, rispetto agli altri. Il problema, a quanto pare, riguarda di più, anche in questo caso, le giovani donne. A scuola e all’università una ragazza carina ottiene ascolto più facilmente sia da parte dei coetanei sia dagli insegnanti. E anche nella ricerca del lavoro la bellezza rappresenta un vantaggio.


Forse è sempre stato così, o forse no. Di fatto oggi è così. E allora da parte nostra, ovvero degli educatori, si tratta di smontare il modello e di mostrarne tutti i limiti.

Quando un nostro presidente del Consiglio (indovinate quale?) tempo fa disse che essere belli è un valore commerciale spendibile socialmente, purtroppo siamo stati costretti a dargli ragione, ma abbiamo preso la palla al balzo: ragazzi, ci siamo detti, vogliamo anche noi piegarci a questa logica?

 

Vogliamo davvero essere i seguaci di una subcultura che vede in noi soltanto consumatori e che ci rende schiavi attraverso l’imposizione di modelli estetici?

 

 

Il giusto ordine dei valori in gioco

Per quanto riguarda la nostra famiglia il confronto, in proposito, è serrato soprattutto con le due figlie sedicenni (terza liceo) e con la diciannovenne (primo anno di università), ma mia moglie ed io non abbiamo nessuna intenzione di rinunciarvi. Non si tratta di trascurare l’aspetto estetico, ci mancherebbe. Si tratta di mettere le cose al loro posto.


collage-ritocco-1-corretQuando ci siamo accorti che una delle due gemelle sedicenni trascorreva un bel po’ di tempo al computer per correggere le foto di se stessa da mettere su Facebook, non abbiamo ignorato il problema né abbiamo dato per scontato il suo comportamento. Ci siamo chiesti tutti quanti: questa opportunità offerta dalla tecnologia non rischia di diventare, in verità, un’altra forma di schiavitù e un modo per non farci pensare al contenuto più profondo della bellezza? Correggere una foto è facile. Correggere se stessi, per migliorarsi in tutti i sensi, non è facile per niente. Facilità contro complessità. Il conflitto oggi è quotidiano. Vogliamo ignorarlo o entrarci?


Devo dire che proprio da loro, dalle mie figlie, sono arrivate le migliori risposte. Spinte  a mettere in moto lo spirito critico e a interrogarsi sui comportamenti ai quali assistono quotidianamente, hanno dovuto ammettere che molto spesso chi punta totalmente o prevalentemente sulla bellezza rischia, alla lunga, di andare incontro al disastro, come del resto documentano le stesse cronache provenienti dal mondo dello spettacolo e della moda. Inoltre hanno notato che la bellezza, se da una parte è un vantaggio, dall’altra può diventare anche un ostacolo, perché la persona fisicamente bella rischia di essere vista e considerata come oggetto da usare.

 

 

Proporre un modello alternativo di bellezza “buona”

Ai nostri figli cerchiamo di insegnare che il detto secondo cui gli occhi sono lo specchio dell’anima è verissimo. Anziché usare le pomate contro la cellulite o chissà quali altri trucchi abbondantemente forniti dall’industria della cosmetica, siate persone dallo sguardo limpido e sereno. Il quale non si ottiene andando dall’estetista ma crescendo come persone brave e buone.


ballerina-al-truccoLo so, lo so. A questo punto sarò accusato di essere un patetico sognatore fuori dal mondo. E invece posso dire che con le nostre figlie la lezione ha funzionato. Certo, anche loro si truccano e trascorrono un bel po’ di tempo davanti allo specchio per rendersi più carine (dico la verità: se non lo facessero mi preoccuperei), ma lo fanno con una sana dose di distacco. È un gioco, non è la priorità assoluta.


Noi non siamo contro l’essere belli e contro la cura del proprio corpo. Siamo contro la bellezza come ossessione. Siamo contro i modelli imposti. Coltiviamo un modello di bellezza diverso da quelli che ci vengono prescritti come fossero dogmi.


C’è un motivo se la parola greca kalòs, che in origine significava “bello”, nel corso del tempo ha acquisito sempre di più il significato di “buono”. È veramente bello ciò che è buono. È buono ciò che è bene. È buono chi fa il bene. Pensare alla propria bellezza in questi termini è la rivoluzione copernicana da proporre ai nostri giovani che hanno tante opportunità ma sono anche tanto esposti al rischio di diventare schiavi.

 

 

 

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