DIVERSO PARERE - Mondo Voc dicembre 2012                                                         Torna al sommario

 

 

SACRIFICI E SOBRIETÀ MA NON PER TUTTI


Il Natale che stride e stona


I media rivelano quotidianamente gli sprechi, gli abusi e le spese facili di chi sicuramente si appresta a vivere le feste in una consueta sfarzosità; questo stride parecchio con i bei discorsi, che soprattutto a Natale vanno tanto di moda, sul recupero di uno stile di vita più sobrio, sul superamento delle logiche puramente materialistiche e sulla necessità di sacrificio; e oltre a stridere, stona pure con la situazione di grave crisi economica che il mondo sta vivendo.

 

di N. C.


Addobbi_nataliziSta arrivando il Natale che, inutile negarlo, è la festa dei regali, dei pacchi sotto l’albero, dell’albero stesso sfavillante e addobbato, delle luminarie, dei pranzi e delle cene pantagrueliche.


C’è anche un Natale spirituale, che forse non va per la maggiore, ma pure esiste ed è quello della famiglia, della solidarietà, della rinascita interiore.


C’è poi il Natale che stride e stona, quello delle contraddizioni, di chi chiede lacrime e sangue, mentre le emorragie sono ancora in corso, di chi invita a viverlo nella sobrietà, ma poi spende cifre esorbitanti per gli allestimenti tradizionali o per i cenoni e le feste.

 


I due volti della festa

Così come il mondo viaggia a due velocità, quella folle di chi la crisi non la sente e quella frenata di chi (la gran parte) deve trovare il modo per arrivare alla fine del mese, anche il Natale si presenta con una doppia sfaccettatura. Quella dello sfarzo e quella della ristrettezza. Dove è la novità? Solo nei numeri, nelle proporzioni. La sfera della penuria è sempre più affollata, dall’altra parte invece in pochi si allargano, comodi, e si preparano a festeggiare in pompa magna.


I fatti sono sotto gli occhi di tutti, sui giornali, nei libri, nei programmi televisivi che ultimamente martellano i telespettatori con indagini sugli sprechi dei soldi pubblici, con le inchieste sui furti delle “caste”, con rivelazioni sui costi di alberi e presepi, lasciando nel pubblico un senso di sconforto, di amarezza, di rabbia.

 


Le due parole del momento

crisi_economicaLo sconforto nasce dalla percezione dell’impotenza, l’amarezza dalla delusione profonda, la rabbia dalla constatazione che solo ad alcuni si chiedono i sacrifici e il ritorno ad uno stile di vita più sobrio. Sono queste le due parole più inflazionate dell’ultimo anno: sacrificio e sobrietà.


Due esempi su tutti. Il discorso del premier Monti, pronunciato alla Camera il 5 dicembre 2011, in cui il primo ministro spiegava che il Governo avrebbe chiesto “sacrifici a tutte le componenti del paese” e che al grande e urgente sforzo avrebbe dovuto contribuire personalmente ogni cittadino. E l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato ad Arezzo durante la celebrazione, in occasione della recente visita pastorale (13 maggio scorso): “L’attenzione agli altri – ha detto Benedetto XVI - , fin da secoli remoti, ha mosso la Chiesa a farsi concretamente solidale con chi è nel bisogno, condividendo risorse, promuovendo stili di vita più essenziali, contrastando la cultura dell’effimero, che ha illuso molti, determinando una profonda crisi spirituale. Questa Chiesa diocesana, arricchita dalla testimonianza luminosa del Poverello di Assisi, continui ad essere attenta e solidale verso chi si trova nel bisogno, ma sappia anche educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo, e finiscono per annebbiare proprio il senso della solidarietà e della carità”.


Ma sono appunto parole. Tutti proclama che a Natale poi diventano d’obbligo. Dove i fatti? La dicotomia tra il dire e il fare è lapalissiana e non risparmia alcuna istituzione. Ci si sente ripetere continuamente che siamo in crisi, che i sacrifici sono inevitabili, che bisogna recuperare uno stile di vita più semplice, meno pretenzioso, che ciò che conta è l’essere non l’avere.. Salvo poi assistere basiti al contrario di tutto ciò. Una rotta inversa seguita proprio da chi lancia i moniti di cui sopra. E questo vale in tutti gli ambiti, dalla politica alla religione.


Insomma, sobrietà e sacrificio certo, ma solo per la gente comune.

 


Il Natale è la festa di tutti

Natale_dei_poveriNon è per essere retorici, ma è estremamente deludente assistere alle manifestazioni di sfarzo che, in questo periodo, sanno proprio di inopportuno. Dallo champagne dei politici alla grandiosità degli addobbi e delle luminarie nelle piazze e per le strade delle nostre città.


Il Natale è la festa di tutti, mica solo di quelli che possono fare sfoggio di magnificenza! Il Natale è la festa dei semplici, delle persone sole, di chi soffre. Il Natale è soprattutto la loro festa, se significa qualcosa il fatto che Gesù sia nato nella povertà e nell’umiltà di una capanna, e merita rispetto.


Uno stile più modesto non rovinerebbe la festa né inibirebbe lo stupore incantato dei bambini. Sarebbe bello comunque; forse più bello del solito, perché darebbe un segnale di solidarietà a quanti, tanti purtroppo, quest’anno il Natale dei regali non potranno festeggiarlo. Ma, vista la rabbia, l’impotenza, la delusione, potrebbero non voler festeggiare anche il Natale spirituale. Resterebbe solo il Natale delle contraddizioni, ma a quello sinceramente rinunciamo volentieri.

 

 

 

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