ATTUALITÀ - Mondo Voc giugno - luglio 2012                                                           Torna al sommario

 

 

LA “RIFORMA FORNERO” TRA POLEMICHE E CONTESTAZIONI

 

LA RIFORMA CHE DIVIDE


Le nuove norme sul mercato del lavoro proposte dal governo Monti

 

Per il Governo è una riforma che aiuta i giovani ad entrare più facilmente nel mercato del lavoro. Per le parti sociali e per i diretti interessati è invece deleteria.

Ma quali sono i capisaldi del disegno di legge?

 

di Giuseppe Cionti

 

Parola d’ordine: inclusione

Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita’’.  Questo il titolo (un po’ burocratico) scelto per il Disegno di legge del Governo Monti, meglio conosciuto come “Riforma Fornero”  sul lavoro, che tante polemiche e contrasti sta sollevando nel paese tra le forze sociali e politiche. Uno strumento di legge (ben 72 articoli), al momento al vaglio del Parlamento presso l’11.ma Commissione parlamentare lavoro e previdenza sociale del Senato.

 

Una riforma per includere anche i giovani che protestano e che non capiscono questa logica di esclusione del mercato del lavoro attuale. Questo governo vuole continuare nel dialogo perché solo nel dialogo si può fare una politica basata sull’inclusione”. Così l’ha presentata la responsabile del dicastero del Lavoro, Elsa Fornero, recentemente in una visita a Torino, dove è stata pesantemente contestata proprio da giovani e studenti.  Una riforma, quindi, fatta anche per i giovani.

 

Ma è davvero così? Risposta che solo il tempo consentirà di dare se è vero che con l’abolizione dell’articolo 18, ad esempio, i diritti dei lavoratori verranno ancor più ristretti e molti tra sindacalisti e uomini politici, contestano il binomio: meno diritti per ‘i vecchi’ uguale più diritti per i giovani.

 

Nel dispositivo di legge, intanto, si sostiene che la finalità delle misure sono quelle di realizzare un mercato del lavoro “inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione, in quantità e qualità, alla crescita sociale ed economica e alla riduzione permanente del tasso di disoccupazione; in particolare: favorendo l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili e ribadendo il rilievo prioritario del lavoro subordinato a tempo indeterminato, cosiddetto ‘contratto dominante’, quale forma comune di rapporto di lavoro; valorizzando l’apprendistato come modalità prevalente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.

 

 

Il nuovo apprendistato

Le novità contenute nel disegno di legge, che si dovrebbero riflettere anche sul mercato del lavoro in entrata per i giovani riguardano, ad esempio, all’articolo 5, la modifica della disciplina del contratto di apprendistato. Quest'ultimo, secondo il governo, è un contratto di lavoro che dovrà essere volto alla formazione ed all'occupazione dei giovani; la disciplina individua tre tipologie di contratto: per la qualifica e per il diploma professionale; professionalizzante o contratto di mestiere; di alta formazione e di ricerca. Il contratto è a tempo indeterminato; il rapporto prosegue infatti al termine del periodo formativo, a meno che una delle due parti non receda.

 

 

E le nuove forma contrattuali

Tra le altre nuove fattispecie di lavoro c’è quella cosiddetta “intermittente” (un lavoratore "si pone a disposizione" di un datore di lavoro, per lo svolgimento di prestazioni di carattere discontinuo o intermittente), viene ridisegnato il lavoro a progetto e inserito l'istituto del “lavoro accessorio” (prestazioni di natura meramente occasionale).

Altra novità quella del “contratto di inserimento”  che, sostituisce il

precedente istituto del “contratto di formazione e lavoro”.

 

Altro strumento che si è cercato di normare, in questo mercato del lavoro ormai frastagliato e disarticolato, è il cosiddetto “lavoro accessorio”, che riguarda quelle attività lavorative di natura meramente occasionale che non danno luogo, con riferimento alla totalità dei committenti, a compensi superiori a 5.000 euro nel corso di un anno solare.

Altra misura che potrebbe avere un impatto diretto sull’occupazione giovanile, quella dei tirocini formativi.

 

La norma delega il Governo ad emanare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del disegno di legge, uno o più decreti legislativi in materia di tirocini formativi e di orientamento,  prevedere azioni ed interventi finalizzati a prevenire e contrastare l'uso distorto dell'istituto.

 

 

È allarme per le parti sociali

Scettici i sindacati. Su tutti Susanna Camusso che ha affermato: “trovo particolarmente grave che sia stato detto che i giovani sarebbero stati al centro della riforma.  Invece sono stati solo usati, come sulle pensioni".  "La cosa positiva – ha poi aggiunto esplicitamente il segretario generale della Cgil - è che dopo quasi vent'anni si inverte una tendenza e si blocca l'estensione di tipologie contrattuali precarie, ma c'è un abisso tra le aspettative e le decisioni concrete".

 

Preoccupazione è stata espressa anche dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.Speriamo non ci facciano scherzi su partite iva e falsi co.co.co. che sono un disastro per i giovani e sulle associazioni in partecipazione che sono un delitto per i giovani”, ha commentato il numero uno della Cisl.

 

E più in generale, sulla situazione economica del paese non ha usato mezzi termini. "Si sta creando una miscela esplosiva nel Paese, tra aumento della disoccupazione, aumento delle tasse, blocco degli investimenti pubblici e privati", ha sottolineato, infatti, Bonanni all'indomani della festa del Primo Maggio.

 

"Qui occorre una svolta nella politica economica, altro che spending review! Il 2012 si sta confermando l'anno più nero per la disoccupazione. Nessuno sta facendo niente per i giovani. Vanno accelerati i tempi di approvazione della riforma del lavoro, senza alterare il difficile equilibrio raggiunto in particolare sulle tipologie contrattuali, semmai rafforzando, anche con una dotazione economica, - è stata la sua ricetta - gli interventi di politica attiva per favorire la collocazione e ricollocazione lavorativa, e va finalmente sbloccato il credito di imposta per le nuove assunzione al Sud".

 

 

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