LETTERE - Mondo Voc maggio 2012                                                                      Torna al sommario

 

 

perrone

 

  

√ Una Chiesa alla deriva.

 


 

√ Ancora sui preti sposati...


 

Risponde Padre Sandro Perrone

 

 

 

Una Chiesa alla deriva

Caro Padre, il Papa Benedetto XVI, soprattutto in occasione della Messa Crismale del Giovedì Santo, celebrata nella Basilica di San Pietro, ha denunciato con forza e preoccupazione “la drammatica situazione in cui si trova la Chiesa”. Forse non ha usato queste precise parole, ma il concetto mi sembra chiaro. Ci sono preti, anzi un’associazione di preti, che invitano alla disobbedienza alla Chiesa e chiedono ad alta voce e pubblicamente il sacerdozio alle donne, una nuova pastorale per i divorziati, i diritti dei gay, ecc. Padre, mi chiedo e le chiedo: cosa sta succedendo nella Chiesa? In tempi non troppo lontani, sarebbe bastato molto meno per fare scattare la scomunica e comunque queste posizioni sarebbero apparse chiaramente inconciliabili con l’ortodossia cattolica. A mio parere, si tratta ormai di un vero e proprio “scisma silenzioso” che è in atto nella Chiesa, tra l’indifferenza di molti e il silenzio dei responsabili. Lei che ne pensa?
(Antonio P. – Latina)

 

Caro Antonio, vedo con piacere che sei informato sui fatti e la vita della Chiesa e ti esprimi con correttezza teologica. Niente niente sei un sacerdote o un seminarista? Non posso che darti ragione, d’altra parte, anche se non è del tutto vero che quanto denunci  avvenga tra l’indifferenza di molti e il silenzio dei responsabili. Intanto il Papa non è la prima volta che interviene su questi problemi e, onestamente, più che denunciarli, può fare ben poco. In altri tempi, a colpi di scomuniche la cosa sarebbe rientrata nei ranghi (ma Lutero è lì a dirci che non è bastato); oggi viviamo in tempo di generale indifferenza religiosa, che rende tutto molto più difficile. La secolarizzazione ha intaccato profondamente il tessuto religioso dell’Occidente ed è proprio di questi giorni la pubblicazione di statistiche davvero preoccupanti circa la reale situazione della pratica religiosa in Italia. Rimpiangere il passato non serve a nulla; è necessario che ogni credente, prete o laico, prenda coscienza delle proprie responsabilità e s’impegni lealmente nella costruzione del Regno di Dio. La disobbedienza è una strada sicura? Si è chiesto e ci ha chiesto il Papa. La risposta la conosciamo. E, tanto per stare alla storia, Francesco di Assisi ha vissuto giorni più drammatici di Martin Lutero. Ma lui è diventato santo; Lutero non mi pare.

 

 

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Ancora sui preti sposati
Caro Padre, sono certa che il problema è stato toccato già altre volte nella sua rubrica, tuttavia sento il bisogno impellente di sfogarmi con lei. Io sono una cattolica praticante (bruttissima espressione, che rende però una realtà) e mi sforzo di collaborare in parrocchia, anche facendo catechismo e aiutando nella Caritas. Vedo un po’ le cose dal di dentro, per così dire. Padre, i sacerdoti sono pochi e non bastano mai ai bisogni della gente: per quanto aiuto si presti loro, sono sempre al di sotto delle attese della gente. Allora le chiedo: perché la Chiesa non apre almeno al sacerdozio “sposato”? Sono certa che vi sarebbe una risposta superiore a quella attuale. E non voglio nemmeno accennare al fenomeno della “solitudine del prete”, spesso (o qualche volta) “compensata” in maniera sbagliata. La mia non è e non vuole essere una critica preconcetta, ma di una che ama davvero la Chiesa. Per favore, mi risponda sinceramente e non “da prete”. Mi scusi.
(Anna M. – Napoli)

Cara Anna, non c’è niente di cui scusarti, ma non so se riuscirò a non risponderti “da prete”: il fatto è che io “sono prete”, non “faccio il prete”: le cose che dico e che faccio le sento veramente. Gli attori recitano una parte: io non so recitare e non ho maschere di alcun genere. Ti rispondo come so: se si guardano attentamente le “statistiche vocazionali” dei “preti sposati”, si evidenzia facilmente che la crisi è ancora più grave. È noto, infatti, che non solo i “pastori protestanti” si possono sposare (recentemente hanno aperto anche al matrimonio tra gay), ma si sposano anche i preti ortodossi (i “pope”) e i preti cattolici di rito greco (in Italia sono nella Piana degli Albanesi, in Sicilia e in alcuni paesi della Calabria. Va detto che possono sposarsi unicamente “prima” del sacerdozio). La “crisi vocazionale”, cioè, non solo è più grave di quella dei “preti cattolici celibi”, ma dimostra con chiarezza che non è il celibato l’ostacolo alle vocazioni sacerdotali. Ti risparmio tutte le considerazioni spirituali e teologiche, che potrai trovare facilmente in qualche buon libro. Il punto è che oggi la Chiesa vive una “crisi di fede” (vedi la risposta precedente), che influisce pesantemente (e provoca) la “crisi vocazionale”. Molti giovani vogliono donarsi al Signore, ma “a tempo determinato”. La scelta definitiva e totalizzante spaventa e allontana. Possiamo intendere anche in questo senso le parole di Gesù: “Prendi il largo”. Si preferisce navigare sottocosta e a vista. Fa paura un impegno “per tutta la vita”. Ma Cristo ci ha amato “fino alla morte e alla morte di croce”, ci ricorda l’apostolo Paolo. Chi lo comprende, chi accetta questo “dono totale” non può rispondere che “per sempre”, sposato o celibe che sia.