LETTERE - Mondo Voc marzo 2012                                                                        Torna al sommario

 


perrone


 

 

√ Che sta succedendo in Vaticano?

 

 

√ Perché la Chiesa non vuol pagare l'ICI?


 

Risponde Padre Sandro Perrone

 

 

Che sta succedendo in Vaticano?

Caro Padre, chi le scrive è un vecchio Monsignore in pensione ormai da molti anni. Certi amici dei mei amici mi hanno detto che lei bazzica il colonnato di San Pietro e i dintorni del Vaticano. Ecco, perdoni la franchezza: ma che sta succedendo lì da voi? Non passa giorno in cui i giornali non forniscano nuovi dettagli alle numerosissime “fughe di notizie” che alcune “talpe” (o “corvi”) mettono in giro. Lei ricorderà certamente il Card. Domenico Tardini, Segretario di Stato sotto il Beato Giovanni XXIII. Diceva: la diplomazia del Vaticano è ritenuta la prima del mondo, figuriamoci che cosa è la seconda… È vero, errori e problemi ci sono sempre stati, ma ora mi sembra che si stiano moltiplicando ogni giorno che passa. Le ripeto, caro padre, che sta succedendo in Vaticano?

(Un vecchio Monsignore di Palermo)


Caro Monsignore, non mi sottraggo alla sua provocazione e le dirò molto francamente che non so cosa stia succedendo dentro e fuori del Vaticano. Leggo, come lei, le notizie sui giornali, guardo i programmi alla televisione, cerco d’informarmi il più possibile, ma non credo di saperne molto di più di quanto non sappia lei. Certo, mi ha impressionato la frequenza con cui il Papa sta ritornando sui problemi (e difficoltà) nella Chiesa e, soprattutto, nella Curia Romana. Già in tempi non sospetti ammoniva a non lasciarsi vincere dalla fame di carriera e di ambizione, vizi pericolosissimi in chi dovrebbe porre la sua vita a totale servizio della Chiesa. Probabilmente, anzi certamente, il Papa è a conoscenza di molte più cose di quanto non dia a vedere e soffre egli per primo per questa situazione penosa. Legga, a conferma, il discorso o meglio la Lectio divina fatta al clero romano per l’inizio della Quaresima, giovedì, 22 febbraio 2012. Gli ideali sono alti, la realtà spesso è molto, molto bassa. Un vecchio Monsignore come lei, che ha navigato tanto nel mare della vita queste cose le sa meglio di me. Per fortuna, al timone della barca di Pietro, c’è lui, il Vicario di Cristo. Le dirò in confidenza che di lui mi fido ciecamente, dei rematori un po’ meno.

 

 

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Perché la Chiesa non vuol pagare l’ICI?

Caro Padre, non le sarà certamente sfuggita la querelle dell’ICI alla Chiesa (o, meglio, che la Chiesa non vuole pagare). Mi sembra strano che nessuno dei suoi “lettori” abbia sollevato la questione (oppure…). Bene, se non parla nessuno, lo faccio io e le chiedo chiaramente: perché la Chiesa si ostina a non voler pagare l’ICI, soprattutto oggi in cui tutti siamo chiamati a fare dei sacrifici, anche pesanti. Non sarebbe “evangelico” che la Chiesa desse il buon esempio e pagasse come fanno tutti? Non se ne abbia, ma a me pare che si stia comportando molto male!

(Carmine, Napoli)


Caro Carmine, non so dove tu abbia letto che la Chiesa non vuole pagare l’ICI o, meglio, credo di saperlo anche troppo bene. Come spesso accade in Italia, intorno alla questione si è sollevato un polverone fittissimo, che impedisce di vedere con chiarezza le cose e di ragionare con serenità. Come è noto, gli edifici di culto e quelli adibiti ad attività non commerciali (scuole, ospedali, istituti di assistenza, oratori, ecc.), assieme a molti altri (dei partiti politici, dei sindacati, di associazioni sportive, onlus, ong, no profit, ecc.) sono esentati dal pagamento dell’ICI fin dai tempi del Governo Amato (1994, se non vado errato). Gli “avversari” obiettano: “Molti di questi edifici sono impiegati in attività commerciali e non è vero che sono senza finalità di lucro”. Su questo punto hanno ragione e già varie volte le Autorità Ecclesiastiche sono intervenute per fare chiarezza in merito e “obbligare” i “trasgressori” a pagare regolarmente allo Stato. Ma insistere che gli ospedali, le scuole, gli oratori e tutte le attività assistenziali siano equiparati a quelle commerciali è pura demagogia, anzi rancore anticlericale di stampo ottocentesco. Quale beneficio avrebbe lo Stato con il fallimento di centinaia di scuole cattoliche (che già sopravvivono a stento) o la chiusura di enti e strutture che fanno soltanto del bene? Il Vangelo citato è solo un pretesto per fare del male: cui prodest?